"Agassi, 6-0 anche in libreria" (Di Gennaro, il Fatto Quotidiano)

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“Agassi, 6-0 anche in libreria” (Di Gennaro, il Fatto Quotidiano)

Riportiamo uno stralcio dell’interessante articolo di Andrea Di Gennaro su “il Fatto Quotidiano”, nel quale l’autore mette a confronto Open di Agassi con Indoor del padre Mike e con l’autobiogarfia di Nick Bollettieri, senza lesinare critiche tecniche all’allenatore di Andre

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GUERRE DI LIBRI – Il padre Mike e l’allenatore Nick, presi di mira in “Open”, tentano una risposta all’ex campione: con risultati un po’ goffi.

Entrambi sostengono di non averlo letto. Sebbene entrambi abbiano scritto – al netto delle dichiarazioni di circostanza – una chiara risposta a Open, l’autobiografia capolavoro di Andre Agassi che Einaudi ha pubblicato nel 2011 facendolo entrare a buon diritto (e anche rovescio) nel novero dei long-seller. Ed è un peccato che non l’abbiano letto perché non avrebbero potuto che beneficiarne: dal punto di vista stilistico così come anche nella costruzione del racconto. Mike Agassi, padre padrone di Andre, ci prova da par suo con Indoor che sembra una risposta già dal titolo. Fa del suo meglio, c’è da ammetterlo, per non dar vita a una bagarre famigliare; prova a concentrarsi molto sulla propria storia di iraniano d’origine armena emigrato illegalmente negli Stati Uniti e non rinnega la durezza dei suoi metodi alla luce dei risultati ottenuti. C’è qualche contraddizione tra il racconto dei sacrifici per conseguire addirittura due lauree una volta negli Usa e le più recenti dichiarazioni di analfabetismo che gli avrebbero impedito di leggere Open e qualche curiosità. Come il più grande cruccio dovuto al fatto che Andre, una volta allontanatosi dai suoi allenamenti abbia smesso di giocare serve & volley. E questo in effetti sarebbe stato un bel vedere tennistico. Di chi sarebbe la colpa? Nientemeno che di Nick Bollettieri, autore del secondo tentativo di risposta a Open. Diciamolo subito: “l’autobiografia del più grande allenatore di tennis di tutti i tempi”, come recita il sottotitolo, è davvero una smargiassata in linea con il tamarro iper-abbronzato e occhiali da sole che da trent’anni si vede sugli spalti dei principali tornei. Ma le responsabilità di Bollettieri sono ben maggiori dell’aver scritto un libro imbarazzante per la pochezza dei contenuti e la piaggeria delle dediche di ex allievi e collaboratori con cui apre ogni capitolo. O dei toni melensi con cui poi li ringrazia. Bollettieri ha devastato l’estetica del tennis, un patrimonio centennale di eleganza e bellezza fatto di gesti sobri e ricercatezze da artigiano che dal suo avvento in poi sono andati perduti per sempre. Lui dichiara di aver dato a questo sport una decina di numeri uno: vero, peccato che nessuno di questi sia durato più di una stagione (vedi il caso di Jim Courier) e che sembrassero tutti degli automi costruiti in serie. Metti un ragazzo a fondo campo, fallo tirare forte, tanto e vedrai che al netto del talento che non c’è qualcosa di buono verrà fuori. Finito con uno si cerca il prossimo. (…)

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