José Mourinho: "Ho pianto per la vittoria di Murray a Wimbledon"

Interviste

José Mourinho: “Ho pianto per la vittoria di Murray a Wimbledon”

Lo “Special One”, l’allenatore del triplete interista, dello scudetto dei record del Real Madrid, della Champions League vinta dal Porto e neo campione d’Inghilterra con il Chelsea, ha fatto visita al torneo del Queen’s e concesso un’intervista in cui fa un breve confronto fra calcio e tennis, racconta della sua amicizia con Nadal e delle lacrime piante dopo la vittoria di Murray a Wimbledon

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Vieni spesso qui agli Aegon Championships. Ne deduco che ti piace il tennis.
Mi piace il tennis. Sono ancora qui a Londra. Le mie vacanze inizieranno domani per cui sono ancora a Londra e ho avuto questa grande opportunità di essere qui oggi, visto che abito ad appena dieci minuti di distanza. Alcuni dei migliori giocatori del mondo ed un torneo con tanta tradizione, sono davvero felice di esserci.

Cosa ti piace del tennis?
Mi piace tutto. Sfortunatamente non sono un grande giocatore ma sono abbastanza bravo da riuscire a divertirmi con i miei figli e i miei amici, ma ammiro molto i grandi giocatori e sono sempre alla ricerca di nuove cose da imparare dagli altri sport. Da un punto di vista psicologico in uno sport individuale come il tennis, ogni palla e ogni dettaglio possono fare la differenza in una partita. Io dico sempre che nel tennis è come se tirassero i calci di rigore tutto il giorno. Ogni punto corrisponde ad una scelta difficile, per cui devono essere molto forti. Nel mio sport a volte ci nascondiamo uno dietro l’altro, possiamo sempre trovare il modo di giustificare le vittorie e le sconfitte, e in questo senso il tennis è fenomenale perché devi essere davvero molto forte.

Andy Murray ha detto che gli piacerebbe sedersi con te e provare a leggere nella tua mente.
Io amo molto parlare con i giocatori di tennis e con altri sportivi perché a volte, quando raggiungiamo il top nel nostro sport, è come se arrivassimo al limite di ciò che possiamo imparare. Non sto dicendo che Murray deve imparare qualcosa da me, ovviamente, ma sarebbe un approccio intelligente da parte di tutti noi cercare di trasferire varie cose da uno sport all’altro, su quello che siamo, quello che facciamo e il mondo in cui ci alleniamo.

 

Dopo la vittoria di Murray agli US Open, ho parlato con Sir Alex Ferguson, subito dopo il match point. Mi disse di sentirsi molto più nervoso guardando Murray che la sua stessa squadra. Ti riconosci in questo?
È vero. Ci sono dei momenti in cui senti una determinata connessione con alcuni giocatori. Esistono momenti in cui siamo nel mezzo del gioco ma non stiamo giocando. È tutto fuori dalla nostra portata. Nel calcio alcune cose sono nelle nostre mani e noi allenatori abbiamo la possibilità di comunicare apertamente con i giocatori e con il gioco, è come se stessimo giocando anche noi. Il tennis è un po’ diverso, la comunicazione non è aperta. Penso che abbiano bisogno di creare dei codici o dei piccoli segnali per riuscire a passarsi l’uno l’altro alcune informazioni. Sono felice di non essere un allenatore di tennis perché per me sarebbe davvero complicato.

Chi sono i tuoi giocatori preferiti?
Sono amico di Rafa da tanto, tanto tempo. Ho allenato suo zio tanti anni fa al Barcellona e ho conosciuto Rafa quando era ancora un ragazzino. Sento grande affetto nei suoi confronti. Io ed Andy ci siamo incontrati agli US Open diverso tempo fa. Veniva spesso ad allenarsi al centro di allenamento di Cobham quando cercava di recuperare dopo l’operazione chirurgica. Radek Stepanek è alla fine della sua carriera ma siamo ancora molto vicini. Ho sempre avuto rapporti speciali con alcuni dei ragazzi. Li ammiro molto e poi ci sono così tanti fantastici giocatori nel passato e nella mia infazia; io vengo dal periodo di Connors, Borg e Lendl. Amo il gioco e ammiro tutti i grandi del passato e ovviamente tutti i grandi di oggi. Ma anche quei ragazzi che sono fuori dalla top20 o dalla top30, cerco sempre di tifare un po’ per loro perché si tratta comunque di una carriera stupefacente e immagino molto difficile. Ma se la amano, è una carriera meravigliosa.

Andy vincerà la semifinale di oggi? E il torneo? Wimbledon?
Questo ragazzo, Kevin Anderson, il suo servizio è assolutamente fantastico e in finale lotterà sicuramente per vincere. Troicki sta giocando bene, ma alla fine credo che Murray andrà in finale. Wimbledon è Wimbledon. Tutti i grandi saranno lì. Cinque set, una maratona fisica e psicologica praticamente ogni giorno. Devo ammettere di aver versato qualche lacrima quando Andy ha vinto Wimbledon.

Hai pianto quando Andy ha vinto Wimbledon?
Si, sicuro perché è stato qualcosa che ovviamente ha significato più di qualsiasi altra cosa nella sua carriera. Mi posso immaginare che deve essere stato qualcosa fuori dal mondo. Non penso che cambierebbe la vittoria a Wimbledon per altre dieci vittorie negli altri tornei del Grande Slam. È qualcosa di più del gioco, è qualcosa di più di un torneo. Ha infranto quel muro psicologico che è stato lì per anni per tutti i britannici che amano questo gioco. Penso che sia certamente stato il più bel giorno della sua carriera e io ho condiviso con lui quella gioia e vedremo se riuscirà a farlo di nuovo. Come ho detto prima, i più grandi saranno tutti lì. Lui è uno di quelli, ma ciascuno di loro sarà lì a combattere per un magico momento.

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ATP Miami, Alcaraz: “Paul è molto talentuoso, sarà una battaglia”

“Quando commetto più errori cercando di essere aggressivo, vario il mio gioco” così Carlos Alcaraz dopo il complicato successo contro Lajovic. “Miami o Indian Wells? Non ho preferenze di condizioni”

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Carlos Alcaraz - Indian Wells 2023 (foto Ubitennis)

L’uomo del momento per quanto riguarda il circuito maschile, ruolo che sembra destinato a ricoprire per ancora molti anni, considerati i soli 19 di età. A margine della vittoria “a due facce” contro il numero 76 del ranking ATP, Alcaraz ha parlato dell’incontro che lo aspetta negli ottavi di finale contro Tommy Paul, con cui ha perso l’unico precedente a Montreal nel 2022. Inoltre, il numero uno del mondo ha analizzato il suo gioco e ha parlato del feeling che ha con i campi di Miami ed Indian Wells, aprendo una parentesi per ringraziare con emozione tutti i tifosi e le celebrità che cercano posto negli stadi durante le sue partite, come capitato con la star dei Miami Heat Jimmy Butler in occasione dell’ultima partita giocata.

D. Ottima partita oggi, ben fatto. Guardando a martedì, avrai una sfida importante contro Tommy Paul, che ti ha battuto in Canada lo scorso anno. Vuoi dire qualcosa a riguardo?
ALCARAZ: “Sì, oggi ho giocato un ottimo match, spero di esprimermi allo stesso livello di oggi anche martedì. Mi aspetta una grande sfida, ho perso l’unico precedente con Tommy. So che è un giocatore molto forte e molto talentuoso, quindi dovrò giocare al mio meglio. Vedremo cosa succederà martedì.”

D. Parlando del tuo stile di gioco, come fai ad essere sempre molto aggressivo ma allo stesso tempo rimanere così solido da fondo campo? Pensi che, crescendo, diventerai un giocatore più paziente?

 

ALCARAZ: “Mi sento a mio agio nel giocare in entrambi i modi. Quando commetto più errori cercando di essere aggressivo, vario il mio gioco e cerco di essere più solido. Mi piace molto come mi muovo in campo, mi considero un giocatore molto veloce. Cerco di trarre vantaggio da questo, essendo giovane e veloce, cercando di essere solido e non sbagliare. Credo di essere un giocatore duro da affrontare perché so mescolare entrambi gli stili di gioco. Anno dopo anno sento di essere sempre più maturo e solido nei momenti importanti.”

D. Oggi sembrava dovesse andare come lo scorso turno, ma poi il secondo set è diventato molto teso. Cosa è successo? Hai perso un po’ di concentrazione nel secondo set, o è stato qualcos’altro?

ALCARAZ: “Ci sono stati alcuni punti, come quando ho servito sul 5-4, in cui ho commesso alcuni errori che hanno cambiato il match. Ho sbagliato in qualche occasione con il rovescio, cosa che non era successa fino a quel momento durante la partita. Sì, probabilmente ho avvertito la pressione dell’essere vicino a chiudere il match. Ma sono rimasto concentrato, anche quando il punteggio era equilibrato. Ho lavorato sul mio gioco e sono rimasto focalizzato sul mio obiettivo, e questa è stata la chiave. Ho sprecato anche una palla break sul 4-2, non ho sfruttato l’occasione. Quando sprechi le chances a questo livello diventa più difficile.”

D. Prima parlavi di Tommy Paul. C’è qualcosa in particolare che credi lo abbia portato ai grandi risultati raggiunti recentemente?

ALCARAZ: “Guardo molte sue partite. Mi piace molto vederlo. Come ho detto prima, è un giocatore molto talentuoso. Fa sembrare tutto semplice, mi piace vedere giocatori di questo tipo. Sta facendo molto bene, si muove bene, è molto veloce e colpisce molto forte, sia di dritto che di rovescio. Sarà un avversario molto ostico. Mi piace molto giocare partite di questo tipo, battaglie dure. Sarà una partita tosta, e sicuramente mi divertirò.

D. Ci sono sempre più tifosi a vedere le tue partite. Anche le celebrità vogliono vederti giocare. Ci sono molti articoli che ti definiscono come il futuro del tennis. Come ti senti a riguardo?

ALCARAZ: “Mi sento alla grande vedendo che le celebrità  vengono alle mie partite. Mi sembra davvero incredibile e mi sento anche un po’ nervoso quando vedo persone come Jimmy, o come altre celebrità, ad esempio, durante lo US Open. Per me è davvero incredibile.”

D. Tu hai già vinto sia a Miami che ad Indian Wells, ma con le condizioni così diverse in termini di velocità di palla, hai una preferenza?

ALCARAZ: “In realtà no, non ho una preferenza. Mi trovo molto bene in entrambe le condizioni. Mi piace giocare ad Indian Wells ed amo giocare qui, quindi non me la sento di scegliere tra le due.”

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Gipo Arbino: “Puntiamo al best ranking entro la fine dell’anno, il livello di gioco c’è” [ESCLUSIVA]

Intervista esclusiva a Gipo Arbino, il coach di Lorenzo Sonego, uno dei due tennisti italiani che ha raggiunto il terzo turno al Miami Open

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Lorenzo Sonego - Miami 2023 (foto Ubitennis)

Dopo un’inizio stagione davvero avaro di soddisfazioni, al Miami Open presented by Itaù sono arrivate due vittorie di sostanza per Lorenzo Sonego, che dopo aver battuto in due set Dominic Thiem al match d’esordio, sabato pomeriggio si è imposto contro la testa di serie n. 23 Daniel Evans.

Prima del suo incontro di terzo turno contro l’emergente americano Frances Tiafoe, abbiamo scambiato due parole con l’allenatore di Sonego, Gipo Arbino, con il quale abbiamo parlato degli ultimi mesi, della programmazione e degli obiettivi per la stagione.

La vittoria di Lorenzo [Sonego] contro Daniel Evans è stata non solo una bella vittoria, ma è stata anche una bella partita. Peccato che non ci fosse tanta gente.

 

Eh beh, gli americani seguono gli americani, poi giocava Matteo, quindi erano due giocatori interessanti. Comunque Lorenzo è stato bravo perché il primo set gli è scappato per colpa di un primo game strano, nel quale l’altro ha steccato una palla a metà campo, poi ha tirato un diritto inside-in che è entrato per pochissimo. Quel game gli ha fatto perdere il set 6-4, e poi però è stato bravo a rimanere sul pezzo, a ripartire da capo. Gli ho detto “Dai Lory, comincia adesso la partita, del primo set non ne parliamo”, e partendo ha fatto il break a metà set ed ha confermato. Il suo livello di gioco è andato in progressione dall’inizio alla fine, ha giocato sempre meglio.

Questa partita potrebbe essere il “clic” per uscire dal periodo negativo?

Io ero molto tranquillo perché vedevo che giocava bene. Secondo me non ha mai giocato così bene. Poi è ovvio che hai il match point contro Murray [a Doha], nove set point contro Medvedev che adesso ha vinto [quasi] quattro tornei di fila,… l’unica partita è forse stata quella di Indian Wells contro Kubler, ma io insisto a dire che Kubler è forte.

E anche lui lo sentiva, parlando con lui diceva di sentire di giocar bene, di esprimere un buon tennis. Dicevo di continuare così e l’anno è lungo e le cose andranno bene. E qui, anche al primo turno con Thiem ha giocato una bella partita, perché il primo set è stato teso, ha anche dovuto annullare un set point.

Quest’anno avete cambiato la programmazione della prima parte dell’anno rispetto alla scorsa stagione, quando eravate andati a giocare sulla terra battuta in Sud America, ed eravate incappati in Kecmanovic che stava esplodendo. Quest’anno invece siete rimasti a giocare indoor in Europa e poi in Medio Oriente. Come avete maturato questa decisione?

[Lorenzo] voleva andare in Sud America. Io mi sono un po’ impuntato perché vedendo un po’ il livello, e come serviva, ho detto che era meglio evitare il cambio di superficie veloce-terra-veloce, e puntare a giocare a un livello più alto. Perché il nostro obiettivo non è quello di vivacchiare intorno al 50 del mondo, ma arrivare al massimo possibile, e per fare questo bisogna giocare con i giocatori forti. A costo di fare meno punti.

Infatti è vero che in Sud America è nettamente più facile, però essendo convinto che Lorenzo si trovi molto bene sul veloce, se il suo livello fosse salito anche solo di un po’ si poteva azzeccare il risultato in un torneo importante. In questo modo si manteneva la programmazione tutta con il veloce, evitando il cambio di superficie, arrivando poi a Indian Wells con tutta quella preparazione dietro.

Quindi se ti interessa far punti, e magari sei Alcaraz e ne vinci tre su tre, allora è un conto. Ma ormai, tra essere n. 50 ed essere n. 200 cambia poco, è questione di vicissitudini e di una-due palle. Andare a giocare con questi “cagnacci” argentini o spagnoli, specialisti della terra, assetati di vittorie, che giocano a casa loro, anche se hanno una classifica più bassa non è così facile. Certo è più facile che giocare contro tennisti più quotati, ma perché Lorenzo gioca bene sulla terra.

Però anche Musetti gioca bene sulla terra, e guarda cosa è successo a lui… ha vinto una partita in tre tornei con una trasferta lunghissima, peraltro giocando partite con gente che non ti alza il livello. Ho visto la partita con Varillas, punti di trenta scambi… e poi deve tornare qua, e giocare su pochi scambi o comunque utilizzare altri armi. E poi i viaggi sono stancanti.

Noi invece siamo rimasti in Europa, e poi Doha, Dubai e via siamo venuti in America.

L’anno scorso ricordo che Lorenzo alla fine di Miami era molto stanco, anche per la mazzata supplementare della Davis [a Bratislava].

Sì, la Davis l’anno scorso fu il colpo di grazia. I viaggi sono pesanti, e anche quest’anno quando siamo arrivati a Indian Wells, Lorenzo ci ha messo 4-5 giorni prima di essere a posto. Noi arrivavamo da Dubai e 12 ore di fuso orario sono pesanti da assorbire.

Lorenzo si sente ancora un giocatore da terra battuta?

Eh sì! Gli piace giocare sul veloce, ma a lui piace la lotta, la terra gli piace tanto, quindi noi ci prepareremo molto per far bene a Roma perché lui ci tiene davvero tanto. Ma la terra è molto più faticosa, i punti richiedono più fatica, fisicamente sono più impegnativi.

Ora bisognerà sperare di non giocare a Torino, che potrebbe essere un dolore per lui…

Se perdiamo la prima settimana, andiamo a giocare a Torino. Però speriamo di non poter giocare. Peccato però che in questo modo non possiamo giocare il doppio con Vavassori, perché se si perde in singolare e si è ancora in gara in doppio toccherebbe rinunciare a Torino e allora non giochiamo. D’accordo puntare al miglioramento, ma bisogna anche fare qualche punto e migliorare la classifica, in modo tale da poter arrivare al livello dei Top 40-45 quando si è tranquilli di entrare in tutti i tabelloni principali, per poi arrivare a essere testa di serie negli Slam, dove vuol dire incontrare un giocatore classificato peggio nei primi due turni.

A pagina 2 si parla di doppio, programma per l’estate e obiettivi

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ATP

ATP Miami, Sinner: “Con Dimitrov la chiave è stata la risposta, il secondo set un gioco di scacchi”

Intervista esclusiva di Ubitennis a Jannik Sinner, dopo il successo su Grigor e il passaggio agli ottavi: “Sto provando ad aggiungere qualcosa al mio gioco per essere meno prevedibile”

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Jannik Sinner – ATP Miami 2023 (foto Ubitennis)

Jannik Sinner ha staccato il pass per gli ottavi di finale superando 6-3 6-4 in 1h28′ di match la testa di serie numero 21 Grigor Dimitrov, in quello che era il loro secondo scontro diretto dopo gli Internazionali d’Italia 2020 dove il bulgaro si impose in rimonta con un doppio 6-4, ed ora al prossimo turno troverà il n. 6 del tabellone Andrey Rublevil russo ha sconfitto Miomir Kecmanovic. Dopo la vittoria, nella sala conferenze della Florida, l’azzurro si è concesso in esclusiva ai microfoni dell’inviato di Ubitennis al Miami Open Presented By Itaù Vanni Gibertini. Ecco, di seguito, le parole rilasciate dall’altoatesino.

Vanni Gibertini, Ubitennis: Due set quasi diversi perché nel primo ci sono stati scambi più monotoni, con lui che cercava di tenere la palla bassa. Nel secondo, invece, lui ha decisamente cambiato qualcosa e poi ci sono stati tutti quei break all’inizio che hanno cambiato la dinamica del set. Cosa è cambiato tra i due parziali?

Jannik Sinner: “Sicuramente io avendo vinto il primo comunque non ho dovuto cambiare tanto, è stato bravo lui a cambiare diverse giocate. Insomma, era una partita non dico più equilibrata ma più un gioco di scacchi dove gli scambi erano più lunghi e più tosti. Però niente, credo che alla fine ho risposto molto bene che forse oggi era un pò la chiave della partita e credo quindi di poter essere contento“.

 

Vanni Gibertini, Ubitennis: Quindi sei soddisfatto della tua prestazione al servizio e in risposta?

Jannik Sinner: “In risposta sì, al servizio anche. Soprattutto all’inizio ho servito molto bene, poi forse il lancio di palla ho iniziato a farlo un pò troppo in avanti. Ho sbagliato due, tre giocate con il servizio però fa parte della mia crescita. Ho fatto comunque un serve&volley che ho messo dentro, e che diciamo non accade spesso. In generale sto provando ad aggiungere qualcosa al mio gioco perché devo investire per il futuro. Quello che sto provando a far è cercare di essere meno prevedibile e da questo punto di vista la partita di oggi si è svolta molto bene“.

Vanni Gibertini, Ubitennis: Andrey [Rublev, ndr] al prossimo turno. Partita ovviamente tosta, l’ultima volta vi siete affrontati al Roland Garros lo scorso anno in quello che speriamo sia stato il tuo ultimo ritiro. Cosa ci puoi dire che dovrai fare giocando contro di lui?

Jannik Sinner: “Va bè, la tattica ora non la dico. Lui è sicuramente un giocatore che serve molto bene, tira forte il dritto e anche di rovescio è molto solido. Quindi sarà una partita diversa rispetto a quella con Dimitrov. Quindi certamente dovremo stare entrambi attenti ai nostri game di servizio, e poi vedere quello che succede in risposta. Lui risponde molto bene, ma bisognerà comunque vedere quando giocheremo e in quali condizioni. Oggi ad esempio abbiamo giocato di sera, il campo era più lento perché non c’era vento mentre con il vento la partita cambia “.

Vanni Gibertini, Ubitennis: L’ultima cosa, oggi il pubblico ha creato una bella atmosfera. Te ne sei reso conto anche dal campo?

Jannik Sinner: “Si, si sentiva. Il campo era pieno dal primo punto e alla fine questo è il bello dello sport, credo che giocare in quest’atmosfera sia molto, molto bello. C’era pubblico sia per me che per lui e alla fine è stata una partita bella, intensa, di qualità e livello alti che alla fine è quello che conta“.

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