Venus vendica Serena: la Vinci si infuria (Oriani). La vendetta di Venus fa arrabbiare la Vinci (Zanni). Vendetta Venus, Vinci uno show anche a parole (Azzolini)

Rassegna stampa

Venus vendica Serena: la Vinci si infuria (Oriani). La vendetta di Venus fa arrabbiare la Vinci (Zanni). Vendetta Venus, Vinci uno show anche a parole (Azzolini)

Pubblicato

il

 

Venus vendica Serena: la Vinci si infuria (Massimo Oriani, la Gazzetta dello Sport)

“Non ti azzardare mai più a schierarti contro la famiglia, è chiaro? Mai più”. Ok, Venus Williams non è Michael Corleo-ne, ma la vittoria in semifinale a Wuhan su Roberta Vinci, che tre settimane prima aveva tolto alla sorella Serena la chance di mettere a segno il primo Grande Slam stagionale da quando ci riuscì Steffi Graf nel 1988, deve aver avuto il sapore della vendetta. E un paio di episodi nel corso del match hanno confermato che tra le due non corre esattamente buon sangue. GELO Sul 6-4 Williams nel tie-break decisivo, tra la prima e la seconda di servizio dell’azzurra, Venus ha perso parecchio tempo prima di riprendere posizione a fondo campo. Non essendo la prima volta, molto probabilmente perché dolorante a una coscia, la Vinci è sbottata sulla scusa accampata dall’avversaria che dava la colpa a un raccattapalle non ancora tornato al suo posto: «Ho capito cazzo, ma vuoi un tè, un caffè?». Inevitabile che la successiva stretta di mano tra le due sia stata freddina… Roberta ha disputato un’ottima partita, rimontando da 0-3 nel primo , fallendo i primi due set point, annullando una chance per il tie-break e chiudendo poi 7-5 (primo set vinto in carriera contro Venus). Migliorando notevolmente le percentuali di servizio, la statunitense si aggiudicava il secondo 6-2, preparando la scena per un terzo da brividi. La Williams volava sul 5-2 ma al cambio di campo accusava un risentimento alla coscia sinistra, non chiamando però il time-out medico, con Roberta che risaliva sino al 5-5, strappando poi ancora la battuta all’americana e arrivando addirittura al match point nel game successivo, con Venus che riusciva però a portare l’incontro al tie-break, vinto 7-4. Simpatico il siparietto tra la Vinci e il suo allenatore, Francesco Cinà, che durante un cambio campo la incitava così: «Devi prendere rischi, restar lì mentalmente come hai fatto fino adesso. E’ più vecchia di te». Sarcastica la replica di Robertina: «Sì, ma è alta 7 metri e mezzo…». In realtà sono solo 185 centimetri, ma la risposta è comprensibile per una che arriva a malapena a 164… Vendetta, si diceva. Venus la mette in questi termini: «Sì, se avessi potuto avrei scambiato questa vittoria con Serena. Roberta ha avuto un match point e ha giocato davvero benissimo. Sono stata molto fortunata». MASTERS Peccato perché l’azzurra aveva la possibilità, vincendo il torneo (in finale c’è una Muguruza anch’essa non al top per un problema al piede sinistro) di salire tra le prime 8 della Wta Race, con un occhio rivolto al Master di Singapore. Per raggiungerlo dovrà entrare tra le prime 9, visto lo stop di Serena che ha chiuso in anticipo la stagione. Roberta attualmente è 14′ con 2545 punti, essendo stata scavalcata da Venus Williams proprio grazie al successo nello scontro diretto di ieri. Ma la nona, la ceca Karolina Pliskova, non è affatto lontana, a quota 2950. Roberta, e non solo per gli screzi della semifinale, dovrà tifare Muguruza, quarta con 3521 punti, per tenere la Williams a contatto prima dell’Open di Cina della prossima settimana. Dove non ci sarà Victoria Azarenka (scesa al 20 posto) a causa di un infortunio alla coscia sinistra che l’ha costretta a ritirarsi a Wuhan durante la partita con la britannica Konta.«Se dovessi qualificarmi per Singapore sarei felice — ha commentato con un sorriso la Vinci — Altrimenti mi prenderò una bella e lunga vacanza».

 

La vendetta di Venus fa arrabbiare la Vinci (Roberto Zanni, Corriere dello Sport)

Questa volta a Roberta è mancata soltanto la vittoria, e per un soffio. Ma solo quella. Perchè la semifinale di Wuhan in Cina sembrava la copia di quella di New York: Vinci da una parte e Williams (prima Serena, ieri Venus) dall’altra, partita anche qui decisa al terzo set con l’azzurra ancora protagonista anche per una parolaccia che le è scappata in terra asiatica. A New York era successo perchè il pubblico, tutto impegnato a tifare Serena, non si degnava di applaudire i suoi colpi, a Wuhan invece per la furbizia di Venus che continuava a perdere tempo, dopo ogni punto. «Non ho capito, ma (omissis), vuoi un tè, un caffè…». E dall’altra parte Venus, fingendo davvero di non aver compreso il motivo delle lamentele dell’avversaria, le rispondeva con un «Excuse me?». Era il tie-break, 6-4 per l’americana, l’italiana al servizio, ma talmente innervosita da subire anche il settimo punto. Addio a Wuhan e anche alla possibilità di diventare la prima giocatrice quest’anno ad avere battuto entrambe le Williams, nelle ultime tre stagioni c’erano riuscite solo la Kerber (2102), Lisicki (2013) e Ivanovic (2014), mentre con Venus il bilancio complessivo ora è 0-4 con la tarantina però che per la prima volta è riuscita a strappare un set all’americana. UNA BATTAGLIA. Ma è stata una battaglia, in tutti i sensi, e l’epilogo, certo per il risultato, ma soprattutto per come è stato raggiunto, non è piaciuto per nulla a Roberta, così incavolata che al momento di dare la mano a Venus, a rete a fine partita, l’ha fatto nel modo più glaciale e veloce possibile, senza nemmeno guardarla in faccia. E così la vendetta Williams, anche se in modo non proprio limpidissimo, si è consumata. «Se potessi – ha poi detto la sorella più grande – darei questa vittoria a Serena per gli U.S. Open, ma sfortunatamente non funziona così». E proprio un dramma senza fine in casa Williams quella partita persa tre settimane fa, al punto che Venus, ha davvero fatto di tutto pur di dare un piccola gioia alla sorellina afflitta e ferita. «Guardando la partita di New York – ha ammesso la vincitrice di ieri – ho imparato tanto da Serena». Anche come far spazientire l’azzurra. «Roberta ha giocato così bene – ha poi ammesso la vincitrice – ha avuto un match-point, così che sono stata fortunata ad aggiudicarmi questa partita». DA RIDERE. Dopo aver conquistato il primo set 7-5 e perso il secondo 2-6, Roberta ha avuto anche la palla del match sul suo servizio, sul 6-5, ma il rovescio è finito in rete. E al tie-break è successo di tutto con il giudice di sedia che non ascoltava le lamentele della Vinci, nemmeno un warning a Venus che, toccandosi la coscia sinistra malandata (ma non ha mai chiamato il medical time-out) ha fatto appello a tutta la sua esperienza (nel senso più ampio del termine) per vincere. L’hanno capito anche i cinesi al punto che dopo un ‘sorry’ della statunitense per un servizio non effettuato, altri secondi persi, si sono messi a ridere, mentre dall’altra parte della rete la Vinci era sempre più furibonda. SETTE METRI. Una maratona durata due ore e 43 minuti, durante i quali c’è stato anche un altro intermezzo “vinciano”, questa volta nessuna parolina fuori luogo, ma solo un divertente scambio di opinioni con il suo allenatore. «Continua a fare il tuo gioco, è più vecchia di te» le diceva Francesco Cinà per spronarla durante un cambio di campo. «Sì, ma è alta sette metri e mezzo» l’immediata risposta di Roberta che comunque, anche dopo questa sconfitta continua la sua incredibile corsa nel ranking Wta. Era 43 alla vigilia degli U.S. Open, sarà almeno 15 da lunedì con la possibilità, dalla prossima settimana partono i China Open (ultimo dei quattro ‘Premier Mandatorï , torna in campo Flavia Pennetta), di centrare quella Top Ten mai raggiunta in carriera.

 

Vendetta Venus, Vinci uno show anche a parole (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Visto che tutti si affannano a dire che il tennis è uno sport della mente (e lo è, certo che lo è, ma da sempre, non dall’altro ieri), forse non conviene insistere tanto sulla vendetta che Venus avrebbe colto per conto della sorella, o chissà, a nome della famiglia, nei confronti di Roberta Vinci, a stento battuta ieri in semifinale a Wuhan, quanto sul dato inequivocabile di come la nostra piccola grande colpitrice di rovesci a saponetta sia diventata nelle ultime settimane l’incubo dell’intera stirpe dei Williams, da Serena alla stessa Venus, passando per mamma Oracene e fino al babbo orco Richard, capostipite e quintessenza del “comptonismo tennistico” – cfr. da Compton, il quartiere natio delle Williams a Los Angeles: modi rudi è ceffoni “alla pallina” per farsi strada. C’è ormai un piccolo fantasma dall’accento largamente sudista che si agita fra i pensieri della famigliona americana, ed è lo stesso che ha reso di gelatina le gambe di Serena nella semifinale di Flushing per poi consigliarle di annunciare che non si farà più viva da qui a fine anno. La stessa ombra impertinente che si è intrufolata nelle convinzioni di Venus in un terzo set combattuto e lungo (più di un’ora) ma privo di scossoni fino al 5-2 in suo favore, per precipitarla nella confusione più assoluta e condurla a un solo colpo dalla sconfitta. Battute alla grande Kovinic, Bega, Kvitova e Pliskova (quella forte, la Karolina), Roberta ha avuto sulla racchetta un match point sul 6-5 del terzo, e lo ha gestito male soffocando un rovescio in rete. Ma prima c’era stata la rimonta, a far venire le traveggole all’americana, cominciata da uno scambio vorticoso di dritti sul 4-2 per Venus, che in una rincorsa trafelata sulla sua destra si è sentita tirare qualche muscolo dalle parti della coscia. Problema che è diventato visibile a tutti nel game successivo perso da Venus alla quinta palla break. Serena avrebbe ululato alla luna i suoi addolorati commenti. Venus si è limitata a fare stretching fra un punto e l’altro, senza nemmeno chiamare i medici al suo capezzale. Ma ha convenuto con se stessa che non fosse più appropriato giocare di rimbalzo, quanto chiudere al più presto i punti. Roberta ha sfruttato bene gli impicci dell’avversaria, con sapidi rovescioni tesi a impedire ogni attacco, e si è rifatta sotto dal 5-3, agganciando e sorpassando sul 5 pari. Sprecato quel match point, però, il match è tornato alla Williams, e il tie break è corso via senza ulteriori inciampi. Avesse fatto centro, Roberta si sarebbe regalata la terza finale dell’anno, la 15° in una carriera che l’ha vista vincere 9 titoli. Sarebbe entrata nel ristretto club delle vincitrici annuali di entrambe le Sister (e non è poco) e avrebbe avvicinato l’ultimo obiettivo stagionale, l’ingresso nel Masterino delle seconde otto, quest’anno a Zhuhai, in Cina. Venus va invece a giocarsi la 77° finale (46 le vittorie) contro la spagnola Muguruza, che dopo quella di Wimbledon non ne aveva azzeccata più una «Se solo potessi, cambierei volentieri questa vittoria con Serena» ha detto Venus, come sempre mammosa. Restano della semifinale di Wuhan (dollari 2 milioni, spettatori due) molte frasi di Roberta che nel vuoto delle tribune sono giunte fino a noi. La domanda finale, intanto… «Vuoi anche il the, il caffê?» urlata alla Williams che perdeva tempo. E uno scambio con coach Cina, alla fine del 2 set: «Gioca, dai.. – le ha detto lui Gioca come sai, guarda che lei è più vecchia di te». E giù risate. «Si – ha risposto la Vmci – ma è anche alta sette metri e mezzo». Venus non ha sentito, e col suo scarso italiano (un pó lo parla…) non avrebbe forse capito. Nel caso si sarebbe accorta che gli incubi, ogni tanto, sono anche divertenti.

 

 

 

 

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement