Djokovic è inarrestabile, spazza via Nadal in due set: “Ho giocato alla perfezione” (Cocchi). “Presto rivedrete il vero Nadal. Il mio posto è ancora in campo" (Semeraro). Fast4, il tennis futuro tra sogni e timori (Semeraro).

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Djokovic è inarrestabile, spazza via Nadal in due set: “Ho giocato alla perfezione” (Cocchi). “Presto rivedrete il vero Nadal. Il mio posto è ancora in campo” (Semeraro). Fast4, il tennis futuro tra sogni e timori (Semeraro).

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Djokovic è inarrestabile, spazza via Nadal in due set: “Ho giocato alla perfezione” (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Nessuna pietà. Novak Djokovic batte Rafa Nadal 6si porta avanti 24 a 23 nella rivalità con Rafa Nadal 6-1 6-2 nella finale del torneo di Doha con una prestazione perfetta e si porta avanti nel conteggio dei confronti diretti con lo spagnolo. Rafa, per quasi tutto il match, è rimasto schiacciato oltre la linea di fondo, tentando di frenare lo strapotere del serbo. Mai, nemmeno per un game, Nadal ha dato l’impressione di poter tornare su, di riuscire a trovare la chiave per disinnescare la bomba Nole. Mai, nella storia della loro lunga rivalità, il numero 1 gli aveva concesso così pochi game: appena 3 in tutta la partita, durata poco più di un’ora. La vittoria numero 60 per Djokovic è arrivata con una fame da cannibale. Questo era l’unico torneo in cui il serbo non era riuscito a centrare la finale nel suo 2015 da record. E forse anche quel ricordo ha dato la spinta in più al campione elastico, intenzionato a iniziare l’anno così come aveva concluso il precedente: demolendo avversari. Quando vinci tutto, alzare l’asticella può solo voler dire vincere meglio, in maniera più schiacciante, esaltante: “Ho giocato in modo perfetto – ha detto Nole — Fin dall’inizio ho fatto quello che ho voluto. Ho giocato i colpi come li avevo immaginati prima della partita”. Nadal, che nella seconda parte della stagione 2015 sembrava aver iniziato la risalita dal tunnel in cui era sprofondato, continua a ripetere di guardare avanti: “Non voglio più parlare del 2015, ora siamo in un’altra stagione”. Sarà, ma l’espressione di Zio Toni sugli spalti e il nervosismo di Rafa in campo, dopo aver corso in lungo e in largo dietro le palle impazzite di Djokovic, non erano incoraggianti. “Non c’è molto da dire — ha detto Nadal — ho affrontato un avversario che non ha fatto il minimo errore. Non ho mai conosciuto nessuno che mettesse in campo un tennis così. Anzi, da quando seguo il tennis non ho mai visto nessuno con un livello così alto: quando ti trovi davanti uno così c’è ben poco da fare”. Parlando di tennisti di alto livello, oggi Roger Federer si gioca la prima finale dell’anno, a Brisbane, contro Milos Raonic. Sarà una partita particolare per i due: non solo perché è il remake di quella del 2015, ma anche perché Ljubicic, neo allenatore di Federer, ha proprio lasciato il canadese per andare a sostituire Edberg alla corte del Magnifico. Destini incrociati.

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Presto rivedrete il vero Nadal. Il mio posto è ancora in campo” (Stefano Semeraro, La Stampa)

Ecco una sintesi dell’intervista rilasciata al quotidiano “La Stampa” dal campione spagnolo

Il 2015 non è stato il suo anno migliore, anzi: che cosa le è mancato?

Mi è mancata la fiducia, la sicurezza del mio gioco. Invece ho sofferto di troppa ansia…

Ne ha parlato anche recentemente a El País, che le chiedeva se si trattasse, cosa stranissima per lei, di paura.

No, era come se fossi fuori controllo con la respirazione e il tempo sulla palla. Una conseguenza dell’ansia che ti spinge ad accelerare tutto. Credo che sia dovuto agli infortuni e anche alla pressione che mi metto da solo per essere sempre al massimo. Comunque, con tutto quello che è successo, nel 2015 ho finito da n. 5 del mondo: non male

Qual è stato il momento migliore e quale il peggiore?

Il peggiore è stato a Wimbledon, dove ho perso una partita in un momento in cui non stavo giocando male. È stata dura. E anche il match contro Fognini agli Us Open, perché conducevo due set a zero. Il migliore è stato quando sono tornato a sentirmi bene in campo e soprattutto gli ultimi due mesi perché non ho avuto nessun infortunio. Per tornare ai miei livelli quest’anno dovrò solo lavorare, lavorare e lavorare. È quello che serve sempre per portare avanti qualsiasi progetto nella vita.

Le Olimpiadi saranno fra gli obiettivi fondamentali quest’anno, visto che ha dovuto saltare quelle di Londra?

L’obiettivo è stare bene di salute in modo da avere più possibilità. Il resto viene dopo. Ma indubbiamente le Olimpiadi sono molto importanti per me.

Quando ha giocato per la Iptl ha giocato anche in India. Cosa conosceva di questo paese?

La Iptl è stata molto utile per preparare la stagione e mi ha permesso di stare a contatto con la gente e gli appassionati in posti in cui non ero mai stato. Conoscevo un po’ l’India perché la mia fondazione ha un progetto ad Anatapur (“Unidos por la Infancia”, creata in favore dell’infanzia socialmente svantaggiata in tutto il mondo).

Lei ha ancora qualche soddisfazione da togliersi prima della fine della carriera?

Non ne ho una in particolare. Voglio tornare a essere competitivo al mio livello e credo di essere sulla strada buona per riuscirci. Voglio avere la possibilità di gareggiare per vincere i tornei che disputo.

Come procede la sua accademia che ha presentato quest’anno?

Siamo felici perché in maggio inaugureremo la Rafa Nadal Academy by Movistar. Ho molto entusiasmo per questo progetto e il mio impegno sarà massimo. Fino a quando gareggerò il mio tempo in accademia sarà limitato, ma abbiamo messo insieme un buon team. Vogliamo trasmettere valori positivi ai ragazzi che verranno qui. Non tutti diventeranno dei professionisti, è per questo che abbiamo previsto anche dei corsi scolastici. Faremo tennis e studio insieme.

Pensa mai che se vincesse una seconda volta gli Australian Open diventerebbe uno dei pochissimi a vincere tutti gli Slam almeno due volte?

Come dico sempre, quello che mi preoccupa di più è il primo turno e il mio prossimo avversario. Del resto ho già conquistato una volta tutti e quattro i tornei dello Slam: quando ero ragazzino mai avrei pensato di vincere tanto.

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Fast4, il tennis futuro tra sogni e timori (Stefano Semeraro, Il Corriere dello Sport)

Il tennis del futuro sogna di diventare più veloce. Si chiama Fast4 Tennis l’esibizione che per il secondo anno consecutivo si giocherà il 12 gennaio alla Allphones Arena di Sydney e che già l’anno scorso era stata battezzata la “rivoluzione in una notte” per il formato che propone e che qualcuno vorrebbe vedere adottato, presto o tardi, anche nei tornei del circuito Atp. Le modifiche sono quattro: punteggio senza i vantaggi (sul 40 pari chi fa punto ha vinto il game), set che si vincono a quattro game e non più a sei, tie-break sul tre pari anziché sul sei pari e abolizione del “let” (se sul servizio la palla tocca la rete e ricade dall’altra parte il colpo è comunque valido e non si deve ripetere). Quest’anno la competizione sarà a squadre: da una parte l’Australia, con Lleyton Hewitt, Nick Kyrgios e Pat Cash. Dall’altra il Resto del Mondo, ovvero Rafa Nadal, Gael Monfils e la vecchia gloria Mats Wilander. Baracconata o esperimento con un futuro? Da quando nel 1970 Jimmy Van Allen, esasperato da certe partite interminabili, inventò il tie-break non si è praticamente mai smesso di discutere di altre possibili variazioni a regole che resistono ormai da oltre 130 anni. Già negli anni ’70 il Worid Team Tennis iniziò a proporre negli Usa match a squadre accorciati, con sostituzioni durante le partite e un tifo molto rumoroso. Alcune di queste soluzioni sono state riprese anche nella IPTL, la Lega asiatica organizzata dal doppista indiano Maes Bhupathi dove sono comparsi anche l’orologio per scandire i secondi fra un punto e l’altro (chi sgarra viene penalizzato) e il power-point, il punto che vale doppio e che ciascun tennista può decidere di giocarsi quando crede opportuno. I giocatori si dividono fra quelli a cui certe innovazioni in fondo piacciono e altre decisamente meno – vedi Federer che, sarà per l’età, vede bene i set accorciati e l’orologio segnatempo -, le tv spingono perché una simile rivoluzione significherebbe match più corti e di durata più prevedibile da inserire nei palinsesti. I dirigenti di ATP, WTA e ITF per il momento prendono tempo. Anche Nadal, che un anno fa ha sperimentato il Fast4 Tennis in un evento con la vecchia gloria aussie Margaret Court, non chiude la porta all’innovazione, anzi: «mi sono divertito a giocare con quel formato, credo che sia interessante sia per i tennisti sia per il pubblico, perché per i fan è più facile entrare subito nel clima e si crea una grande atmosfera». Tutto giusto, per carità. Resta il sospetto: non sarà che vogliamo accorciare il tennis perché quello che si gioca oggi ci sembra noioso?

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