Guerriera Errani che resurrezione. Rieccola in finale (Crivelli). Lo stop di Fognini a Rio. Strappo muscolare? La Davis è a rischio (Crivelli). Tra Errani e Vinci non è mai finita (Valesio)

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Guerriera Errani che resurrezione. Rieccola in finale (Crivelli). Lo stop di Fognini a Rio. Strappo muscolare? La Davis è a rischio (Crivelli). Tra Errani e Vinci non è mai finita (Valesio)

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Guerriera Errani che resurrezione. Rieccola in finale (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Un passo alla volta. L’hashtag scelto dal fratello Davide, che sta palpitando da casa, ha ormai i crismi del talismano portafortuna. Intanto, a qualche migliaio di chilometri di distanza, nel deserto di Dubai, la sorella Sarita risorge come la fenice delle racchette e si butta alle spalle un periodaccio vincendo quattro partite di fila e arpionando così la 19° finale in carriera, la quarta in un Premier e la seconda dagli emiri, dopo quella persa nel 2013 contro Kvitova. GUERRIERA Perché si potrà dire di tutto, della piccola, grande Errani, ma non che le difetti il carattere. Da cinque anni, riesce sempre a sorprendere, a trovare risorse insperate, a scalare montagne all’apparenza insormontabili con la tigna e la faccia tosta della guerriera, moltiplicando energie, voglia e convinzione in maniera inversamente proporzionale al fisico più che normale. L’avevamo lasciata in Australia travolta dalla Gasparyan e nauseata dal tennis, fino a paventare un cambio di rotta se non addirittura di vita, e poi a Marsiglia, svuotata di motivazioni in un turno di Fed Cup ferale per l’Italia, annichilita dalle francesi. Ma Sara non finisce mai, come la sua volontà, in quello che da un decennio è il paradigma del tennis femminile italiano, capace di rinascere e ripartire quando meno te lo aspetti. RESURREZIONE E allora, basta scorrere la settimana della Cichi per salutare un’altra resurrezione, un’altra risposta di cuore e testa alle ombre di questo inizio d’anno: era sotto 5-1 senza vedere palla nel primo turno contro la Zheng; nei quarti, ha dovuto recuperare un set e un doppio break di svantaggio nel terzo contro la Brengle; e ieri, contro la Svitolina, al cui angolo debuttava come coach il monumento Henin, nonostante la miglior partita stagionale, ha rimontato da 3-1 sotto nel secondo set. Insomma, se mai si era persa, Sarita si è ritrovata, come certificano quei dritti liftati finalmente amici degli angoli più profondi, le corse ad inseguire ogni palla per non lasciare sul campo di battaglia neppure un punto, la tenuta mentale e fisica negli scambi prolungati fino a sfiancare un’avversaria di sette anni più giovane e con meno fatica sulle gambe nel torneo. Lunedì, la Errani recupererà un posto nella top 20, ma prima c’è da tornare a festeggiare dopo un’anno, oggi nella finale contro la Strycova, numero 47 del mondo con la quale i precedenti sorridono (5-1): «Contro la Svitolina è stata una partita durissima, lei è una che non sbaglia mai e ti obbliga a rimanere concentrata su ogni punto. In questo momento non mi sento le gambe, sono stanchissima (ha giocato anche la semifinale di doppio insieme alla Suarez Navarro, perdendola, ndr), ma penso di poter tenere duro ancora per un giorno. E comunque è incredibile essere tornata in finale, sono davvero molto felice». E chissà che un po’ di ispirazione, o magari un po’ di sana rabbia, non le sia entrata in circolo con il successo della Vinci a San Pietroburgo e poi l’accesso di Robi alla top ten. Se è rivalità e fa così bene, mantengano alta l’adrenalina; se è un rigurgito della vecchia amicizia, ci sarà, se vorranno, l’Olimpiade per rinverdire antichi fasti. Ma intanto il tennis rosa non tradisce mai

 

Lo stop di Fognini a Rio. Strappo muscolare? La Davis è a rischio (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

L’ annuncio arriva da un post su Facebook, e un po’ raggela: «Rottura dei muscoli obliqui addominali, spero di tornare presto». Fabio Fognini lascia il Sudamerica (dopo Rio, avrebbe dovuto giocare a San Paolo) con una pesante ipoteca sul futuro agonistico prossimo, anche se per una diagnosi e una prognosi più precise occorrerà aspettare lunedì, quando il numero uno italiano si sottoporrà a una vista specialistica a Barcellona. DAVIS A RISCHIO Certo, la parola rottura lascerebbe poco margine di speranza (sarebbero settimane e non giorni) ma è lo stesso giocatore, ritiratosi nel secondo turno contro Gimeno Traver, a rimanere attendista: «Avrei voluto farmi visitare subito (ieri, ndr) ma non ho trovato uno specialista, quindi vediamo cosa mi dicono all’inizio della settimana. Certo, il dolore è molto forte, qualche preoccupazione c’è. E’ accaduto tutto così all’improvviso, alla parte sinistra dell’addome». I muscoli obliqui, tra l’altro servono a governare i movimenti di otto costole e incidono anche sulla respirazione, dunque si tratta di un infortunio particolarmente delicato. E’ ovvio che l’impiego di Fognini in Coppa Davis contro la Svizzera, dal 6 all’8 marzo prossimi a Pesaro, è fortemente a rischio e l’unica, piccola consolazione deriva dall’assenza, tra i nostri avversari, tanto di Federer quanto di Wawrinka. Uno stop che fa male, non solo fisicamente, perché Fognini ha sempre mostrato di prediligere le trasferte sul rosso sudamericano, che l’anno scorso gli regalarono (proprio a Rio) il successo su Nadal e la finale poi persa contro Ferrer. Le buone notizie, così, arrivano dal torneo femminile carioca, dove la Schiavone, al termine di un’altra maratona, batte la qualificata olandese Burger (numero 187 dle mondo, la milanese è 142) e approda in semifinale. Sprazzi di Leonessa

 

Tra Errani e Vinci non è mai finita (Piero Valesio, Tuttosport)

Non si può commentare il fatto che Sara Errani abbia conquistato la più inattesa delle finali della sua carriera a Dubai senza collocare l’evento nella giusto contesto: quello del suo rapporto con Roberta Vinci. Un rapporto che evidentemente va analizzato con molta al cura bel al di là dei confini tennistici: e che certo non si è concluso con l’esplosione del doppio cui avevano dato vita proficuamente per anni. Evento ormai datato visto che si è verificato giusto un anno fa: ma che in una visione storica ha il ruolo del punto di spartiacque: ciò che c’è stato prima è separato nettamente da ciò che è stato dopo. SORPRESA Si diceva della finale più inattesa. E già si odono le voci di coloro i quali sostengono che uno scricciolo come la Errani che affronta la Sharapova nella finale del Roland Garros rappresentò a suo tempo una sorpresa ben più grossa. In realtà, a quei tempi, Sarita era una outsider di bellissime speranze e di assoluta grinta alla quale era difficile associare un futuro piuttosto che un altro. Viceversa era motto facile ad esempio all’indomani della bruciante sconfitta in Fed Cup contro la Francia, prevedere alla Errani di questi tempi (quella vista più o meno quella vista grosso modo tutto l’anno scorso) un futuro contrassegnato da un lento ma inevitabile declino. Perché Sara è apparsa a più riprese sgonfia nei colpi ma soprattutto nella testa: e per una come lei che ha copstruito le sue fortune su una determinazione possente capace di trascinarla ben oltre i suoi limiti fisici, non si tratta di un problema da poco. Dunque il fatto che tal versione della Errani, reduce da una serie bruciante di sconfitte, abbia vinto tre partite di fila (contro Shvedova, Brengle e Svitolina: non esattemente Navratilova, Lenglen e Steffi Graf ma non stiao a sottilizzare) e sia approdata alla finale di oggi contro la Strycova è fatto moooolto inatteso e piacevolmente sorprendente. IL LUOGO Ma dove avrà trovato, Sarita nostra, l’energia mentale per vincere partite dure (almeno due) e lasciarsi alle spalle quell’aridità tennistica che l’ha ripetutamente colpita da mesi a questa parte? Difficile non identificare quel luogo nel punto di contatto profondo tra Errani e Vinci. Che Roby stia vivendo il periodo più fulgido della sua carriera è consapevolezza comune: è proprio se come guardando a tale fulgore, Sara, invece di farsene schiacciare, abbia ritrovato il filo del discorso. A ben vedere si può pure scovare il momento in cui tale contatto (si potrebbero scomodare le dita del Padreterno e quelle dell’uomo che quasi si toccano nella Sistina: vabbè, lasciamo perdere) potrebbe essersi verificato. Quello in cui Roberta ha perso al primo turno di Dubai contro la Shvedova (dopo il successo di San Pietroburgo) evitando così di dover affrontare la ex socia di doppio (sarebbe stata la prima volta dal febbraio scorso) nel turno successivo.  Un derby che avrebbe avuto mille sapori: ma che avrebbe rappresentato un rischio tennisticamente mortale per Sara. Quello di chi, in una coppia scoppiata, deve confrontarsi con la ex socia di successo. Difficile immaginare un cocktail psicologico più esplosivo. DISTANZA Pur restando a prudente distanza, è come se la Vinci avesse lanciato una gomena alla affaticata exsocia. E l’avesse tirata fuori dalle sabbie mobili. Forse solo a livello di ispirazione: può darsi che Sara abbia tratto dalla impronosticabile ascesa di Roby verso la top ten la consapevolezza che da una crisi si può uscire: può darsi che Roby le abbia magari consegnato una parola, un gesto, un consiglio: qualcosa che è arrivato alle orecchie della Errani come una iniezione di ottimismo. Oppure si può immaginare che fra le due, dopo tanto frequentarsi, sia rimasto in essere un livello silenzioso e profondo di comunicazione. Quando una è giù l’altra indossa i panni del maestro Jedi e le ricorda che la forza è ovunque, basta concederle spazio. (Poi magari Sarita ha avuto fortuna, ha cambiato dieta o si è svegliata con il piede giusto e per questo oggi giocherà la finale. Ma è bellissimo invece pensare che non sia solo così)

 

 

 

 

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