Donde està Garbine Muguruza?

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Donde està Garbine Muguruza?

Dopo la splendida finale a Wimbledon dell’anno scorso, la tensione ha preso il posto del sorriso nel volto di Garbine Muguruza e il suo tennis ne ha risentito parecchio. La giovane spagnola riuscirà ritrovarsi nel corso del 2016?

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L’11 luglio 2015, sul centrale di Wimbledon, alla sua prima finale in un Major, l’allora 21enne spagnola di origine venezuelana Garbine Muguruza, pur giocando un tennis di ottimo livello, si trova sotto 6-4 5-1 contro una Serena Williams onnipotente. I cronisti sono pronti ad ultimare i loro articoli, il pubblico ad applaudire una gradevole finale tra una straordinaria campionessa e una giovane di belle speranze e la Williams ha già la testa rivolta a Flushing Meadows, dove potrebbe conquistare il Grande Slam. Piccolo particolare: Garbine non è d’accordo con questo finale. La giunonica iberica trova incredibilmente la forza di reagire e, dopo aver vinto 2 giochi consecutivi, sale 0-40 sul servizio Serena. L’americana però non si fa sorprendere e porta a casa il game, l’incontro e il titolo. Muguruza si mette a piangere. Pensava davvero di poter battere l’assoluta padrona del tennis in gonnella nel suo giardino di casa. Non è cosa da poco.

Il 25 febbraio 2016, solo 8 mesi dopo, sul centrale di Doha, da n.5 del ranking ATP, Muguruza è sotto 4-1 nel terzo set del quarto di finale contro la tedesca Andrea Petkovic. Al cambio di campo scende per incoraggiarla Sam Sumyk, il suo nuovo coach da quando a settembre si è separata da Alejo Mancisidor, colui che l’aveva portata fino alla suddetta finale ai Championships. Garbine è particolarmente agitata, anche perché ha vinto fino a questo momento 4 partite in 4 tornei, escludendo la Fed Cup. Sumyk prova a darle qualche consiglio tecnico ma lei lo gela così: “L’ho già provato. Dimmi qualcosa che non so!”. Lui, sconsolato, cerca di pungolare il suo spirito da combattente, paragonando il suo atteggiamento spento a quello determinato della sua rivale: “Lei (Petkovic) sembra pronta a morire per la palla”. Muguruza, in castigliano, a beneficio dei media del suo paese, tira fuori dalle sue labbra carnose una risposta sorprendente, in negativo “Io no. Io non voglio morire dietro alla palla”.

Cosa è successo in questi mesi a Garbine Muguruza? Dov’è finito quel mix di allegria e voglia di primeggiare che aveva conquistato tutti durante Wimbledon? Si è perso tra meandri di ansia da prestazione e distrazioni dovute ad un’improvvisa celebrità?

Due spiegazioni tanto scontate quanto apparentemente vicine alla realtà. Muguruza sembra molto più tesa e nervosa in campo. Il suo sguardo si è incupito e il suo body language trasuda la frustrazione di chi ha perso i giusti equilibri. Sembra quasi che Garbine lotti con sé stessa e la sua paura prima ancora che contro delle avversarie agguerritissime, pronte a raccogliere ogni sua incertezza, ogni sua esitazione, ogni sua paura. E così si sfoga. Con le sue racchette in primis, che vengono frantumate senza pietà, a Toronto nella prima debacle post-Wimbledon contro l’ucraina Lesia Tsurenko e, successivamente, a Pechino contro la croata Miriana Lucic Baroni, in quella che rimane comunque l’ultima settimana di vera gloria per la ragazzona di Caracas. Ma Garbine si scaglia anche contro le sue colleghe, colpevoli di ipocrisia quando si fingono amiche. “Tra noi ragazze ci odiamo tutte. Chi dice il contrario mente”, tuona Muguruza. La sincerità è sempre apprezzabile ma una dichiarazione così altisonante non potrebbe nascondere anche una buona dose di insicurezza?

E poi c’è la fama. Tanta, troppa fama per una ragazza così giovane. Ma in una Spagna sportiva vincente e preoccupata dai primi segnali di declino di Nadal, come non celebrare una nuova eroina che trasmette molta empatia? Alla remunerativa sponsorizzazione da parte di Banco Bilbao Vizcaya Argentaria (BBVA), colosso bancario basco con filiali sparse in tutto il globo, nella seconda parte di 2015 si  aggiungono così vari servizi fotografici, come quello per la versione iberica della rivista “Elle”. A consacrare definitivamente l’ingresso di Muguruza tra le celebrità sportive è però la sua partecipazione al Gran Galà del campionato di calcio spagnolo (non a caso sponsorizzato da BBVA) nella quale si presenta elegantissima con un lungo abito nero e premia come miglior giocatore del 2015 il fenomeno del Barcellona Leo Messi, che in Spagna è icona ancora più che altrove. Non che Garbine sia la prima o l’unica giocatrice corteggiata da brand di ogni tipo e trattata come una diva del cinema. Ma ci vuole una certa esperienza per coniugare in maniera ottimale la professione di tennista con questi impegni collaterali. Sharapova l’ha (aveva?) maturata, Muguruza ancora no, per forza di cose.

La prima a rendersi conto di questa situazione negativa è proprio Muguruza. “Sto giocando con addosso più pressione del solito. È naturale, so che ogni volta che scendo in campo devo vincere. Ho bisogno di ricominciare da zero” ha ammesso dopo l’eliminazione a Dubai per mano di Elina Svitolina, in un match in cui ha commesso ben 68 errori non forzati, uno sproposito. Ora Garbine deve riuscire a ritrovarsi per non incappare nella sindrome del secondo anno, che ha colpito in passato Ana Ivanovic, Petra Kvitova e, in maniera acutissima la scorsa stagione, Eugenie Bouchard. Ma non vorremmo mettere ulteriore pressione alla n.4 del ranking WTA. È l’ultima cosa della quale ha bisogno.

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