Zverev studia da Federer «Mi dà sempre consigli» (Crivelli), Con Federer e Fognini da Montecarlo a Roma (Semeraro), Starace: Chiuderò la carriera in campo (Viggiani)

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Zverev studia da Federer «Mi dà sempre consigli» (Crivelli), Con Federer e Fognini da Montecarlo a Roma (Semeraro), Starace: Chiuderò la carriera in campo (Viggiani)

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Zverev studia da Federer «Mi dà sempre consigli»

Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 12.04.2016

Non succederà più. Perché tra qualche tempo, settimane più che mesi, e certamente non anni, Sascha Zverev non sarà soltanto il teenager più brillante e promettente del favoloso mondo del tennis, ma davvero «il numero uno del futuro, senza dubbio», come già lo hanno benedetto Nadal e Berdych, battendolo a fatica e con la lingua di fuori. E dunque basta con le partite alle dieci e mezzo del mattino, seppur sul Centrale, l’orario che si riserva di solito a chi ci potrebbe arrivare ma non ha ancora lo status di big. Lui ci rimarrà un’ora esatta, travolgendo il coetaneo diciannovenne Rublev (ci sono sei mesi di differenza) e mostrando che, al momento, la differenza di qualità tra testa, colpi e sicurezza in campo è incolmabile. Sascha, soprannome fin troppo scontato per chi è nato da genitori russi e si chiama Alexander, del resto predestinato lo è da sempre, da quando a quattro anni (era il 2001) inciampò letteralmente su Federer negli spogliatoi del torneo di Amburgo. Quella era la città che i genitori, Alexander senior e Irina, avevano scelto dopo la caduta del Muro e, da ex tennisti (lui Davisman sovietico e anche camionista dell’Armata Rossa), il locale Club era diventato un’altra casa. La madre lì fa l’allenatrice ancora adesso mentre il padre, dopo aver cresciuto con la racchetta in mano il primo figlio, Misha, di dieci anni più vecchio, un passato da 45 del mondo troppo presto rovinato da una litania infinita di infortuni, ora segue anche il secondo, già numero 54 e primo in classifica tra i nati nel 1997. I legami, a casa Zverev, sono fortissimi: papà allena, il fratello consiglia, la mamma dà indicazioni sulla dieta. Un team davvero efficace, che sopportava volentieri di tornare a casa due o tre ore dopo la chiusura del Circolo perché il piccolo non voleva smettere di palleggiare. Nel 2011, con la semifinale ai Petits As di Tarbes (il torneo più famoso per gli Under 14) si accendono i radar e due anni dopo, quando Zverev è poco più di un ragazzino, l’ex vincitore di Wimbledon Stich gli offre una wild card proprio per il torneo di Amburgo, di cui è direttore: «Dopo mio padre e mio fratello, Michael è la persona più importante della mia vita». Senza neppure vederlo giocare, il manager Patricio Apey, figlio dell’ex allenatore della Sabatini, lo mette sotto contratto. E gli porta in dote Jez Green, l’uomo che ha fatto di Andy Murray un atleta: perché malgrado l’1.98, Sascha ha bisogno di irrobustirsi per gestire una carriera al top. E così decidono per un piano biennale: «Lo so che devo migliorare sotto il profilo fisico – ammette – per questo ho lavorato duro per due inverni, due mesi di seguito a potenziare i muscoli. Ma sono convinto sia la strada giusta». Malgrado l’altezza, Zverev non è il bombardiere che ti aspetteresti, perché la sua qualità più esaltante è il timing perfetto sulla palla, con un dritto che può aprire gli angoli e un rovescio a due mani tecnicamente perfetto e con il quale può trovare ogni direzione. La prossima sfida è con Ferrer, sulla terra un test da brividi: «Ho voglia di esserci, la sua carriera parla per lui, da dieci anni è tra i giocatori più forti, sfidarlo mi darà delle risposte importanti». Non c’è dubbio che il tedesco («Di russo ho solo i genitori, mi sento figlio della Germania»), con le sue armi di gioco, possa già stargli vicino, ma a quell’età c’è pure l’incognita della testa, come ha dimostrato la sconfitta con Nadal a Indian Wells, quando Sascha è scomparso dal campo dopo aver sciupato il facile match point. E infatti Mischa, il fratello che è anche miglior amico, lo tiene ancora nella culla: «Deve essere paziente, sarà l’esperienza a maturarlo». Intanto, Federer ad ogni torneo vuole allenarsi con lui: «Non so perché, ma da un anno Roger è davvero simpatico con me, mi aiuta e mi dà tanti consigli». Da un re all’altro?

Con Federer e Fognini da Montecarlo a Roma

Stefano Semeraro, il corriere dello sport del 12.04.2016

«Roger, come al solito, è tornato Roger molto in fretta». Parole che suonano come un proverbio e appartengono a Stan Wawrinka, rivale, amico e compagno di Coppa Davis di Federer che nei giorni scorsi si è allenato con lui sull’argilla magica di Montecarlo, «Roger è in forma, senza male al ginocchio sarà molto, molto pericoloso». Se Stan the Man ha ragione, lo capiremo oggi pomeriggio, visto che Federer, dopo due mesi e mezzo di assenza causa infortunio al menisco e relativa operazione, tornerà finalmente a giocare un match ufficiale contro lo spagnolo Guillermo Garcia Lopez sul centrale del Country Club. «All’inizio avevo paura che sarebbe stata una cosa lunga», ha spiegato papà Roger, che la cartilagine se l’era distrutta facendo il bagnetto a una delle sue gemelline il giorno dopo l’eliminazione agli Australian Open. «Invece dopo tre giorni stavo già meglio. Sono riposato, fisicamente e mentalmente, e ho recuperato bene anche dal virus che mi ha impedito di giocare a Miami. Sono arrivato a Montecarlo dieci giorni fa per allenarmi, il ginocchio è al cento per cento ma per capire come sto veramente ho bisogno di qualche match. Non ho grandi aspettative, perché non puoi sottovalutare la durezza di un tabellone di un Masters 1000», aggiunge sibillino. «Mi auguro però che qui nessuno sottovaluti me…». Insomma, il patriarca del Tour (35 anni ad agosto, quattro figli e un matrimonio a prova di bomba) con l’Olimpiade ad agosto e una delle ultime cartucce da sparare a Wimbledon, magari nel 2016 non punta proprio tutto sul rosso, Ma guai a darlo per battuto in partenza. E occhio alle ricorrenze: F come Federer, due volte F come Fabio Fognini, altro reduce da un lungo infortunio – addominale obliquo saltato a Rio de Janeiro, anche lui due mesi di stop – che ufficialmente è rientrato ieri, perdendo in doppio a fianco di Paolo Lorenzi, e che oggi Lorenzi se lo ritroverà davanti come avversario in singolare. Volendo proprio giocare con le lettere c’entra anche la P: dal Patriarca Federer al Promesso Sposo Fogna, che in attesa di portare all’altare Flavia Pennetta l’11 giugno a Ostuni, a Montecarlo si è goduto con lei una serata da fidanzato cenando all’Egvita, il nuovo ristorante aperto nel Principato dai coniugi Djokovic (e dagli, con la famiglia…). Ieri Fabio, con l’improvvisato compagno (Lorenzi ha preso il posto di Bolelli, anche lui infortunato) ha ceduto a un’altra coppia vagamente bizzarra, quella composta dal trentenne filippino-americano Treat Huey e dal veterano (38 anni) bielorusso Max Mirnyi. Oggi, sulla carta, nel derby azzurro è nettamente favorito, visto che nei quattro precedenti con Lorenzi ha sempre vinto. Come nel caso di Federer ci sarà da verificare lo stato di forma dopo uno stop così prolungato. Di sicuro non la voglia di ricominciare. «Finalmente!!! Dopo 7 settimane si ritorna a competere!!!», ha postato Fabio su Twitter, rivolgendosi senza lesinare sugli esclamativi ai suoi fan. «Non vedo l’ora, sono davvero contento!!! Grazie per il vostro appoggio, ora più che mai ho bisogno di voi». A mangiarselo con gli occhi sulle tribune oggi ci saranno Flavia – che ieri al doppio ha preferito il match sfortunato di Marco Cecchinato contro Milos Raonic – e capitan Corrado Barazzutti: il quarto di finale di Coppa Davis contro l’Argentina per fortuna è a luglio, perché al momento Bolelli è fuori, Fognini in recupero e Seppi malandato (non si opererà all’anca ma ha dovuto sottoporsi una volta di più a infiltrazioni). Speriamo di vederli tutti in forma – Federer compreso – al Foro a metà maggio. Oggi a Roma c’è la presentazione degli Internazionali e dal Principato si attendono solo buone notizie.

Starace: Chiuderò la carriera in campo

Mario Viggiani, il corriere dello sport del 12.04.2016

Tutto è iniziato nell’ottobre 2014, quando il nome di Potito Starace con quello di Daniele Bracciali è comparso nell’indagine della Procura di Cremona sul caso-scommesse innescato dall’inchiesta sulle partite di caldo e allargatosi a quelle di tennis. Nel mirino in particolare la finale Atp persa da “Poto” a Casablanca nell’aprile 2011 contro Andujar. Da allora, la successione dei fatti ha compreso: nel 2015 a febbraio sospensione cautelare dei due giocatori dall’attività agonistica per 40 giorni da parte del Tribunale Fit, a luglio rinvio a giudizio nell’inchiesta di Cremona (con udienza preliminare davanti al Gup poi fissata per l’imminente 18 maggio), ad agosto radiazione e multa nella sentenza di primo grado del tribunale Fit, a ottobre assoluzione di Starace e inibizione di un anno e multa dimezzata a Bracciali in sede di appello federale, a dicembre annullamento della stessa sentenza; nel 2016, è storia di una settimana fa, il nuovo giudizio della Corte d’Appello Fit che ha confermato quanto deciso quattro mesi fa tutti e due, “Poto” e “Braccio”, tra un mesetto sono attesi dall’incombenza più importante, quella con la giustizia ordinaria. Ma se Daniele, già 38enne, si ritrova comunque l’anno di stop federale e parla da ex giocatore, invece Potito, che di anni ne compirà 35 a luglio, ha voglia di chiudere la carriera sui campi di gioco.  Nel 2015 ho giocato quando è stato possibile. Tra primavera ed estate sono tornato anche nel circuito Atp (è arrivato in semifinale nel challenger del Garden a Roma, ha tentato le qualificazioni al Roland Garros – ndr). E in autunno ho partecipato alla A1 con il Due Ponti (sono quattro anni che vive stabilmente nella capitale – ndr), dando il mio contributo alla permanenza nel massimo campionato. Adesso sono in buona condizione, tra lavoro in palestra e paddle, che pratico da qualche mese: è divertente, mi place più del beach tennis. Fisicamente non ho problemi, non ho più fastidio alla schiena (che nel 2012 lo costrinse ad alcuni mesi di inattività – ndr). Devo solo riprendere a giocare con costanza a tennis dopo tutti questi tira e molla. Vedrò come e quando ripartire nei tornei (dove manca dal luglio scorso: senza risultati, è precipitato al n. 628 Atp, lui che era stato 27 nell’ottobre 2007 – ndr). Quello che mi preme è tornare a giocare per concludere la carriera in campo e non altrove… Avrei voluto smettere magari alla fine di quest’anno, vorrà dire che andrò avanti fino al prossimo». Intanto però il 18 maggio ci sarà il dentro o fuori dall’inchiesta di Cremona «La conferma dell’assoluzione sportiva mi dà ulteriore fiducia sul fronte della giustizia ordinaria. Io sono innocente, non ho commesso alcun illecito, a questo punto mi aspetto che la mia estraneità a ogni accusa venga riconosciuta anche dalla Procura di Cremona, così come è avvenuto con gli organi federali del tennis». Con Bracciali come va? «Da quando è iniziata questa storia, ciao ciao quando ci siamo incrociati per le udienze e niente di più». E con gli altri giocatori? «Ci sentiamo, mi fa piacere che Filippo (Volandri, suo coetaneo – ndr) si faccia ancora valere nei tornei. E poi ho ricevuto una mail di… matrimonio (da Fabio Fognini e Flavia Pennetta, ovvio – ndr)».

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