Nadal, questa è la tua terra (Crivelli), Nadal, febbre a 49: la rinascita del torero moderno (Piccardi), Nadal fantastico c'è il nono trionfo sulla terra di Barcellona (Mancuso)

Rassegna stampa

Nadal, questa è la tua terra (Crivelli), Nadal, febbre a 49: la rinascita del torero moderno (Piccardi), Nadal fantastico c’è il nono trionfo sulla terra di Barcellona (Mancuso)

Pubblicato

il

 

Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Nadal, questa é la tua terra

 

Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 25.04.2016

 

Un proverbio spagnolo dice che per la strada di poi si va alla casa di mai. Un invito a rimanere nel presente anche quando riserva ferite e dolori, quando il futuro ti appare come una nuvola carica di pioggia. E il Nadal del 2015 era un giocatore ammaccato, spogliato delle certezze tecniche e mentali che per dieci anni lo avevano reso il guerriero dei 14 Slam, l’agonista più feroce, l’uomo che si sublimava nella battaglia. Eppure, neanche in quei momenti d’ombra ha scelto l’incognita della strada del poi e non ha abbandonato il conforto delle sicurezze con le quali era diventato grande. E così alla fine è tornato, ha risalito la china, appoggiandosi a un carattere indomabile, al legame indissolubile con zio Toni e ovviamente all’amata terra rossa, che può mitigare qualche difetto ormai insanabile…Dopo Montecarlo, ecco Barcellona. Dopo Monfils, tocca a Nishikori.Un’altra sinfonia, la nona come nel Principato. Sì, ci sono giocatori che aspettano per una vita di vincere un torneo e lui, ineffabile, ne ha vinti 27 solo in tre località (aggiungeteci anche il Roland Garros), un record che rischia di essere imbattibile per sempre e per chiunque. Solo per esemplificare: esclusivamente tra la Costa Azzurra, la Catalogna e Parigi Rafa ha collezionato un successo in più di Ferrer (che è fermo a 26 tornei vinti complessivamente su ogni superficie), vale a dire un califfo che staziona nella top ten da quasi un decennio. Nu• Le palle break concesse ieri da Nadal. Nishikori è riuscito a sfruttarne solo tre meri straordinari e che sembravano irripetibili soltanto quattro mesi fa, quando il 69 torneo in carriera (a tanto è arrivato il maiorchino in 101 finali) pareva davvero un lontano miraggio. Lavoro, lavoro e tanto lavoro, con la consapevolezza che non c’era nulla da migliorare o da modificare, e che il problema risiedeva nei nervi più che nei muscoli. QUALITA’ Poi, come ha sempre ripetuto quasi fosse un man-tra,«vincere ti dà la carica per vincere di più, e quindi più partite porti a casa, più aumenta la fiducia». A Barcellona, anche se non ha perso un set e dove è tornato a sollevare il trofeo dopo i trionfi dal 2005 al 2009 e dal2011 a12013, probabilmente non ha raggiunto i picchi di Montecarlo, però ha di nuovo mostrato le qualità che lo porteranno nel giardino di casa del Roland Garros con il rispetto che si deve a chi era abituato a dominarvi. Intanto, non vinceva due tornei di fila dal 2013, l’ultima annata magica (allora furono i due Masters 1000 di Montreal e Cincinnati e gli Us Open); in secondo luogo, ha ritrovato il dritto capace di aprire gli angoli e di spingerlo ben dentro il campo, consentendogli punti facili soprattutto nel secondo set; infine, ancora una volta, approdato alle due ore di gioco, è stato più lucido e più presente fisicamente dell’avversario, segno che davvero i balbettii non riguardavano il corpo ma la mente. E poi c’è la terra, dove la sua capacità di leggere il match, di cambiare strategie e piani secondo gli schemi che gli oppone chi gli sta di fronte, la sua resistenza superiore, gli consentono di nascondere le pericolose insidie di un servizio che non è più incisivo, come certificano le 13 palle break concesse al giapponese, di cui ben 10 salvate. Nishikori, doppio campione in carica e imbattuto in 14 match a Barcellona, almeno fino a ieri, ne ha approfittato per recuperare da 1-4 nel secondo set, ha pure annullata un primo match point nel decimo game con una deliziosa palla corta, ma poi si è arreso ai 34 gratuiti dettati dal ritmo troppo serrato del maiorchino. Ovviamente soddisfatto: «Bella partita, molto equilibrata e in questi casi di solito decide la capacità di giocare bene nei momenti decisivi. Ecco, sono felice per come ho gestito i due/tre punti delicati del match».

 

Nadal, febbre a 49: la rinascita del torero moderno

 

Gaia Piccardi, il corriere della sera del 25.04.2016

 

Dalla zazzera di Guillermo Vilas alla piazza precoce di Rafael Nadal Parera sono passati quasi quarant’anni di drittoni liftati sulla terra battuta. È cambiato il mondo, ma il tennis ha un altro signore in grado di dominare sul rosso: sudato e roccioso, grugnente e intenso, l’hombre vertical di Manacor dopo Montecarlo si annette, back to back, anche Barcellona, dépendance di casa, centrando il 49° titolo (come Vilas) sulla superficie dove è nato e diventato grande, anzi di più, immortale, perché nove titoli del Roland Garros non sono impresa banale. Redivivo più di Di Caprio dopo il corpo a corpo con l’orso, battendo Monfils nel Principato e Nishikori (6-4, 7-5) ieri in Spagna Nadal nel giro di sette giorni si rilancia alla grande per l’obietti vo della stagione, Parigi, lo Slam del cuore che negli ultimi undici anni lo ha tradito solo due vol te. «Non giocavo a così alto livello da un po’. Sono contento soprattutto della mia tenuta mentale» ha detto prima di fare gli auguri di compleanno alla madre Ana Maria, da bravo figlio della media borghesia maiorchina, qual è . Il ritorno di Rafa contro ogni pronostico (a Montecarlo doveva vincere facile Djokovic, invece…) è una buona notizia per questo tennis attempato e affezionato alle gerarchie consolidate, l’età media (27,1 anni) dei top-10 gli allunga la carriera anche se al Roland Garros, dove si gioca tre set su cinque, comincerà un altro campionato per questo splendido trentenne ( 3 giugno, auguri) che si sente davvero vivo quando ha di fronte un bersaglio mobile da prendere a pallate, una riga da s pazzo lare con l’uncino di dritto, una coppa da azzannare con le dita incerottate. L’avevamo dato per morto nell’annus horribilis 2015, quello delle tre sconfitte con Fognini (Rafa si è preso la sua vendetta, ghiacciata, propri o a Barcellona) , degli zero tituli Slam per la prima volta dal 2005, del doping della Sharapova che di rimbalzo aveva schizzato di fango anche la sua polo, costretto a querelare l’ex ministro dello Sport francese Bachelot, per allusioni per nulla velate. C’è tutto l’orgoglio di questo torero versione 2.0 , la tigna con cui è stato allevato sul rosso, la forza d’animo di chi si sente in missione per conto di zio Toni, dietro la rinascita di uno dei più grandi campioni della storia, la cui personalissima vicenda, è evidente, non finisce qui. Perché Rafa potrà non piacere ai puristi, ma travasare in dosi da omeopatia la sua intensità nel braccio di qualsiasi giocatore italiano ci cambierebbe la classifica. E, a ruota, l’umore.

 

Nadal fantastico c’è il nono trionfo sulla terra di Barcellona

 

Angelo Mancuso, il messaggero del 25.04.2016

 

Chi aveva già intonato il de profundis è servito. La crisi di Rafa Nadal fino a un paio di settimane fa sembrava irreversibile, ma con testardaggine e le sue tante qualità il mancino spagnolo si è risollevato ancora una volta. Dopo il nono trionfo a Monte Carlo, ecco il bis a Barcellona. Anche in Catalogna è la nona sinfonia: in finale ha battuto Kei Nishikori per 6-4 7-5. Se un indizio non fa una prova, due fanno riflettere. Per il terzo, quarto e così via bisognerà attendere i prossimi tornei sul rosso: Madrid, Roma e il Roland Garros. Intanto il più grande specialista della terra di sempre aveva bisogno di vincere qualche braccio di ferro uno dietro l’altro contro avversari di rango. In Costa Azzurra ha messo ko Wawrinka (è quinto e lo ha avvicinato nel ranking). Murray e il miglior Monfils di sempre. A Barcellona non ha ceduto un set ai rivali, Nishikori compreso. Grazie a questo successo ha eguagliato lo storico record di Guillermo Vilas di titoli sulla terra (49), una superficie sulla quale vanta una percentuale mostruosa: ha vinto il 92% degli incontri. LA PRIMAVERA DELLO SPAGNOLO Non conquistava due tornei consecutivi dall’estate del 2013, quando infilò addirittura il tris tra Montreal, Cincinnati e US Open. «Mi sento molto bene – ha sottolineato – sicuramente meglio rispetto al 2015. I risultati delle ultime due settimane mi trasmettono grande fiducia. Sono sempre stato positivo nei momenti difficili vissuti negli ultimi due anni e ho fatto grandi sacrifici per tornare a questi livelli grazie al sostegno del mio staff. Il mio obiettivo è vincere di nuovo uno Slam, ma non voglio pensare a Parigi. Prima vengono Madrid e Roma. Il mio unico pensiero a breve termine è quello di giocare sempre meglio». Non ha dimenticato come si vince e lo ha dimostrato contro Nishikori, che a Barcellona aveva fatto sue le ultime due edizioni e serve come un treno (82% di prime). Fosse appena meno fragile fisicamente, il 26enne di Shimane potrebbe essere tra i candidati al trono di Francia (lo allena Michelino Chang). Nadal contro il giapponese giocava il decimo match negli ultimi 12 giorni, segno tangibile della ritrovata integrità fisica. E’ ancora capace di soffrire, di recuperare palle che sembrano impossibili da rispedire al mittente. Si spiegano così le 9 palle break salvate in un primo set tiratissimo. Si è smarrito sul 4-1 quando poteva dare il colpo del ko, ha avuto un primo match point sul 5-4, non ha fallito sul 6-5 con Nishikori che si è sgretolato sotto le accelerazioni del maiorchino. Una vittoria dedicata alla madre Ana Maria, che compiva gli anni, con canzoncina di auguri intonata dal pubblico durante la premiazione. TERRA PROMESSA Ha ritrovato solidità, esplosività e il giusto timing. Il suo diritto carico di top spin è tornato a essere profondo: una fondata terrificante, così come il passante bimane di rovescio. Colpi capaci di massacrare la psiche degli avversari. Con il contorno di qualche discesa a rete e sapienti smorzate. Non è il Nadal invincibile di qualche stagione fa e probabilmente non lo sarà più: sbaglia qualcosa di troppo rispetto alla sua miglior versione e non è implacabile come un tempo. I16 giugno compirà 30 anni, ma le vittorie a Monte Carlo e Barcellona sono un chiaro messaggio per tutti coloro che lo davano per finito. «Amo combattere in campo, la mia mente è pronta per farlo ancora a lungo — ha detto — prima o poi, quando le modvazioni e l’entusiasmo caleranno e il mio fisico non mi permetterà di essere più competitivo, arriverà il momento dell’addio. Ma per ora non ci penso, le competizioni sono ancora la mia vita». L’esame vero sarà sfidare il miglior Djokovic.

 

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement