Murray: «Testa e battute Ora vinco anche sul rosso» (Crivelli), Il vecchio Federer 15 valigie di dubbi con il mal di schiena (Lombardo), «Murray a Roma vincente a 17 anni» (Viggiani)

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Murray: «Testa e battute Ora vinco anche sul rosso» (Crivelli), Il vecchio Federer 15 valigie di dubbi con il mal di schiena (Lombardo), «Murray a Roma vincente a 17 anni» (Viggiani)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Murray: «Testa e battute Ora vinco anche sul rosso»

 

Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 17.05.2016

 

In una classe di fenomeni, c’è sempre qualcuno meno fenomeno degli altri. Questione di dettagli, perché non conquisti due Slam, l’Olimpiade e la Davis senza qualità eccelse. Eppure, dei Fab Four, Andy Murray è sempre stato quello che ha camminato un passo indietro, soprattutto perché fino all’anno scorso, di questi tempi, non era uomo per tutte le stagioni, visto che sulla terra non aveva mai beccato palla. EENTALITA’ Parlano i numeri: prima di imporsi a Monaco di Baviera nell’aprile 2015, aveva un record di 63 vittorie e 37 sconfitte. Da allora, ha collezionato 29 successi su 32 match, vincendo Madrid (l’anno scorso) e Roma (quest’anno). Davvero impensabile, caro Muzza? «Mai me lo sarei aspettato a inizio carriera. Però, guardando indietro, ho sfiorato la finale a Montecarlo e negli anni passati ho servito per il match contro Djokovic in semifinale a Roma (2011, ndr) e ho avuto spesso chance con Nadal. Il problema era che non credevo abbastanza in me, mi sono sempre lasciato convincere dall’idea che fosse la superficie peggiore per me. Poi sono arrivare le vittorie dell’anno scorso, grandi partite contro gli specialisti e ho guadagnato fiducia, anche se mi ci è voluto tempo. E con la mentalità nuova sono arrivati miglioramenti tecnici: ora mi muovo meglio sulla terra». L’AVVERSARIO Lo riconosce anche lo sconfitto, Novak Djokovic, che in 4 precedenti sul rosso lo aveva sempre battuto: «Andy ora copre meglio il campo, lo usa meglio e soprattutto ha una varietà di colpi da fondo che prima non possedeva. A Parigi, poi, le condizioni sono un po’ più veloci e lui le ama di più. Spesso ha giocato bene, ma quest’anno ci arriva nella forma migliore di sempre e con grandi motivazioni». Del resto, pensare a un Murray favorito nel tempio della terra rossa poteva apparire una bestemmia fino a due anni fa, ma ora anche i book- makers non possono snobbarlo. Dietro a Djokovic e Nadal, ma nettamente dav a n t i a Wawrinka, campione in carica, a Federer e a Nishikori, c’è lui: «Roma ha dimostrato che sono sulla strada giusta, ma uno Slam è un’altra cosa: si gioca su due settimane, 3 set su 5 e devi chiedere qualcosa di più al tuo fisico e soprattutto alla tua testa». AGGRESSIVO Eccola, la grande incognita che gli ultimi dodici mesi di gloria sul rosso non riescono del tutto ad allontanare: Andy è pronto mentalmente a sfide lunghe, dove spesso contano pazienza e capacità di adattamento più del gioco che si riesce ad esprimere? Il punto debole di Muzza sono sempre stati i cali di tensione all’interno dello stesso match, quasi che il tenws non fosse importante in quei momenti, con la conseguenza di assumere un atteggiamento tecnico passivo e di semplice difesa che sulla superficie più lenta conduce a maggior fatica e a soluzioni forzate. Aggiungiamoci che a lungo lo scozzese si è portato dietro problemi alla schiena, amplificati dalla lunghezza degli scambi. Risolti quelli con un’operazione, ora il numero 2 del mondo deve compiere l’ultimo, balzo: «L’avvicinamento a Parigi è stato ottimo, il successo è una preparazione eccellente. Sto giocando meglio dell’anno scorso, ma dovrò continuare a servire come in queste settimane e ad essere aggressivo sempre, per sfruttare tutte le occasioni. Sono convinto di poter correre per vincere». Andy for president.

 

Il vecchio Federer 15 valigie di dubbi con il mal di schiena

 

Marco Lombardo, il giornale del 17.05.2016

 

La faccia è scura, e non solo perché è mattina presto. La famiglia Federer sta facendo colazione, Charlene e Myla leggono un fumetto, la moglie Mirka sta cercando di far mangiare Lenny, mentre Leo è il più chiacchierino del gruppo. A quel punto Roger sorride e comincia a scherzare con il figlio, ma la sua espressione cambia quando è il momento di alzarsi rigidamente dalla sedia. E vale più di dieci conferenze stampa. Insomma Roger Federer ieri era ancora a Roma, con una lunga serie di 15 valigie sulla porta e uno sguardo tendente al brusco. D’altro canto lo svizzero si era presentato a Roma giusto per saggiare la sua schiena malandata, e dopo aver battuto Zverev al primo turno si era arreso a Thiem come se fosse tutto COLAZIONE A ROMA Il vecchio Federer 15 valigie di dubbi col mal di schiena programmato: «Sono fiducioso per Parigi – aveva detto alla fine del match -, ma io sono un ottimista di natura. Negli ultimi mesi ho giocato si e no 4 partite, per cui devo vedere come va. Come sto? Non sono dell’umore per spiegarvi tutto, onestamente». E l’umore di ieri mattina sembrava quello. Cosi quando Federer si alza per prendere per mano i due gemellini e avviarsi all’uscita, i dolori del non più giovane Roger si leggono sul viso. Quel maledetto mal di schiena, proprio nel momento in cui Djokovic non sembra più il cannibale del 2015, è un campanello d’allarme per tutti quelli che non si rassegnano all’inesorabile legge dell’età. E probabilmente anche per lui, che vede ancora Wimbledon – più di Parigi – e soprattutto le Olimpiadi di Rio come l’ultimo sogno di una carriera irripetibile. La realtà, per ora, sono però le 15 valigie pronte per il prossimo viaggio e quell’espressione un po’ cosi. Di uno che stavolta non sa se vincerà la partita. KO Roger Federer

 

«Murray a Roma vincente a 17 anni»

 

Mario Viggiani, il corriere dello sport del 17.05.2016

 

Andy Murray per la prima volta vincitore sulla terra rossa a Roma? No, no, no. Non è vero. Certo, altri tempi, altre situazioni, niente a che spartire con gli Internazionali BNL, d’Itaca, ma la storia è divertente. Si parla di fine agosto 2004, quando nel solleone capitolino al TC Borghesiana, all’intemo del centro sportivo che spesso ha ospitatole Nazionali di caldo e rugby, si presentò un 17enne scozzese tutto riccioli e tanto alto, accompagnato dalla madre. Testa di serie numero 2 in un Futures F22 dell’ITF con 10.000 dollari di montepremi, quel torneo appunto Andy lo vinse battendo per 6-0 6-3 tale Dominque Coene, allora 22enne belga, in carriera diventato al massimo numero 406 dell’Atp nel 2002. E per arrivare in finale Andy nelle prime tre partite mise in fila altrettanti italiani: Marco Meneschincheri, Alessandro Piccari e Flavio Cipolla IL RICORDO. Meneschincheri, che adesso è apprezzato commentatore in Tv per SuperTennis, ricorda benissimo il giovane Murray. Anche perché quella fu praticamente l’ultima partita in carriera per l’allora 32enne Marco, che ora ha 44 anni. Si aggiudicò un torneo Futures da 10.000 dollari «Giocava già con intelligenza» «lòmavo a giocare dopo un infortunio, in quella circostanza fui costretto a ritirarmi nel secondo set quando ero sotto per 7-61-0. Gli ho ricordato quella partita, quando per la prima volta ci siamo incrociati qui a Roma per gli Internazionali: ricordavano benissimo il torneo sia lui che la signora Judy, che allora era la sua allenatrice». Com’era Andy a 17 anni, da junior? «Era longilineo, mingherlino. In campo era tignoso come adesso, un vincente, con un gioco molto simile che non è cambiato più di tanto. Stava a fondocampo, lottava di brutto e per fargli punto dovevi ammazzarlo! Giocava peraltro già con molta intelligenza. Aveva un gran servizio, una gran risposta soprattutto sulla seconda e anche un rovescio molto incisivo. Ecco, l’unica differenza abbastanza marcata rispetto al Murray attuale, soprattutto parlando di gioco sulla terra, era quella del dritto, che giocava piatto, senza rotazione. Con il tempo l’ha trasformato e i risultati si vedono». Anche Piccari, allora 22enne, ora coach ad Anzio, ricorda bene la sua partita contro Murray, che se l’aggiudicò per 6-7 6-3 7-5. «Non mi impressionò tan- «Un mingherlino ma tignoso come adesso. Per fargli un punto, dovevi ammazzarlo…» to per il gioco, anche se pressante e offensivo, quanto per la grinta: nel set decisivo ero in vantaggio per 5-3, recuperò e vinse lui tirando colpi pazzeschi uno dopo l’altro». CURIOSITÀ. Piuttosto, da segnalare una curiosità non poco bizzarra: Andy vinse l’F22 romano il 29 agosto, giusto due settimane dopo si aggiudicò l’US Open, unico Slam conquistato da jumor. La bizzarria, ovvio, sta nell’aver preparato sulla terra un appuntamento così importante sul cemento. D’altronde, va ricordato, da 14enne “Muzza” lasciò Dunblane e la Scozia per trasferirsi in Spagna, a Barcellona, nell’accademia Sanchez-Casal, dove per un paio di anni sotto la guida del colombiano Pato Alvarez si impratichì non poco sulla terra. Per il resto, Murray sempre da junior è stato capace di arrivare in semifinale al Roland Garros 2005: perse da Marin Cilic, poi da pro’ anche 1M vincitore di Slam (US Open 2014), dopo che in precedenza nei quarti aveva rifilato un secco 6-4 6-2 a un certo Juan Martin Del Potro. Magari Andy ci ha messo del tempo, al punto da essere sorpreso lui per primo di aver vinto due Masters 1000 sul rosso (Madrid 2015 e ora Roma), tuttavia adesso si può tranquillamente dire che sulla terra sia tomato né più né meno sui livelli di quando era junior. ROLANDGARROS. Intanto sono state annunciate le teste di serie del Roland Garros: Murray è ovviamente numero 2 del tabellone, posizione che da ieri è tornato a occupare nella classifica Atp. Il successo di Roma ai danni di Novak Djokovic non ha cambiato l’antepost sullo Slam parigino: il serbo è sempre favorito a quota massima di 1,83, con Rafa Nadal a 5,00 e Andy a 7,00. La cabala, però, non è proprio dalla parte di Murray. A parte Nadal, capace di realizzarla ben sei volte (2005, 2006, 2007, 2010, 2012 e 2013), la doppietta Internazionali-Roland Garros negli ultimi quarant’anni è riuscita solo ad altri sei giocatori: Bjorn Borg (1974 e 1978), Adriano Panatta (1976), Ivan Lendl (1986), Jim Courier (1992) e Thomas Muster (1995).

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