Wimbledon donne: Serena Williams controlla, Cibulkova compie l'impresa

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Wimbledon donne: Serena Williams controlla, Cibulkova compie l’impresa

Vincendo nove game consecutivi contro Svetlana Kuznetsova, Serena Williams ha mostrato di cosa è ancora capace quando gioca sull’erba. Ma l’impresa del giorno è quella di Dominika Cibulkova

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Ottavi di finale femminili: otto partite sono tante da commentare. Per questo salto qualsiasi preambolo e comincio subito seguendo l’ordine del tabellone, dall’alto in basso.

Parte Alta
Numero uno: Serena Williams. Contro Kuznetsova Serena ha mostrato che rimane lei la favorita del torneo. Ho seguito parzialmente il suo match, e il modo in cui lo ha risolto lascia intendere che sull’erba può davvero puntare al 22mo slam: Kuznetsova si era trovata avanti 5-4 e servizio nel primo set. Con un game di risposta perfetto (una risposta vincente e due dritti efficacissimi + un doppio fallo di Sveta) Serena ha pareggiato i conti sul 5-5 e da lì in poi non ha più concesso game all’avversaria: 7-5, 6-0. Passare dal 4-5, alla vittoria a zero nel secondo set significa mettere in sequenza nove game. Farlo contro Kuznetsova non è cosa da tutte.

Serena ha quindi vinto il primo scontro russo/americano. Ma se ne prospetta un altro al prossimo turno, contro Pavlyuchenkova. Anastasia a sua volta è uscita vincitrice del secondo scontro tra giocatrici russe e statunitensi in programma negli ottavi: ha sconfitto Coco Vandeweghe in due set (6-3, 6-3).
Ho seguito gran parte del match e devo dire che la partita ha avuto un andamento abbastanza insolito sul piano tattico. Si affrontavano due giocatrici che hanno il punto debole nella mobilità laterale; entrambe hanno però deciso di misurarsi sui loro punto forte: la capacità di colpire con grande potenza. Per evitare di dover correre troppo, tutte e due hanno preferito non aprire gli angoli del palleggio, cercando soprattutto la profondità nella zona centrale. E così per lunghi tratti di match si è assistito a scambi basati su colpi profondi e violenti, che però atterravano al massimo uno-due metri a destra o a sinistra rispetto all’asse centrale del campo. Fossero state palle meno pesanti sarebbe stato possibile provare a “girare” intorno alla palla per colpire il più possibile di dritto. Ma la velocità del palleggio era tale da non dare assolutamente il tempo di spostarsi per cercare di eseguire il loro colpo preferito (il dritto). Alla fine la maggior solidità di Pavlyuchenkova è stata determinante: appena 7 errori gratuiti contro i 22 di Vandeweghe, che ha anche servito con un deficitario 49% di prime.
Ora contro Serena le cose si complicheranno molto, visto che Williams è in grado di stringere gli angoli sia di dritto che di rovescio con soluzioni che invece Coco non possiede.

Il secondo quarto di finale della parte alta sarà tra Dominika Cibulkova ed Elena Vesnina. Nel momento in cui scrivo ho potuto solo vedere in registrata (grazie ai video archiviati in sala stampa) la parte finale del match vinto da Cibulkova contro Radwanska (6-3, 5-7, 9-7): scambi di una intensità impressionante, con Cibulkova in costante spinta e Radwanska capace di contenere e rimandare (quasi) tutto. Giocare in quel modo al limite delle tre ore è una impresa straordinaria, come la stessa Dominika ha confermato in conferenza stampa. E lo ha fatto in modo curioso: ha esordito dicendo che si trattava della partita più faticosa della sua carriera; ma lo ha espresso utilizzando una formula dubitativa. Poi, dopo aver ripercorso attraverso le domande dei giornalisti le diverse fasi del match ha concluso dicendo: “Si tratta senza dubbio del match più faticoso della mia carriera”. Come a dire che quanto più ci ragionava tanto più aumentava la sua convinzione. Ha raccontato di avere retto fino in fondo solo grazie alla “tigna” mentale, perché sentiva ormai il corpo a pezzi.

Con queste premesse sembrerebbe quasi spacciata in vista del prossimo turno, in programma senza giorno di riposo, se non fosse che trova di fronte un’altra giocatrice reduce da una vittoria 9-7 al terzo (appena dodici minuti di gioco in meno rispetto alle tre ore di Cibulkova). Elena Vesnina ha sconfitto 5-7, 6-1, 9-7 la sua compagna di doppio Makarova, sovvertendo le indicazioni degli ultimi 12 anni di tornei. Infatti era dal 2004 che Vesnina non strappava più un set a Makarova; dopo aver vinto il loro confronto da teenager, ne erano seguiti altri sei, tutti persi in due set. Ma questo è un periodo di grande forma per Vesnina, che sta giocando un tennis di efficace aggressività con un dritto particolarmente incisivo. Ha scelto il momento migliore per interrompere la serie negativa contro la compagna Makarova.

Parte Bassa
Simona Halep l’ha spuntata alla distanza contro Madison Keys (6-7, 6-4, 6-3), che ha ceduto soprattutto sul piano fisico. L’impressione che si era avuta in campo, cioè di un problema determinato dai crampi, è stata confermata dalla protagonista. Madison nell’intervista ha detto: “Non mi venivano i crampi durante un match da più di cinque anni, ho scelto il giorno giusto per averli…” Ma poi ha spiegato che probabilmente un ruolo l’ha giocato anche la tensione, oltre alla stanchezza per un periodo molto intenso di tornei.
Con questa eliminazione Keys rimane ancora lontana dal miglior risultato Slam della carriera (la semifinale degli Australian Open 2015), ma penso che debba vedere il bicchiere mezzo pieno: sta evidenziando costanti progressi tecnici. Nel primo set contro Halep ha giocato con molta attenzione mostrando miglioramenti nel footwork: arrivava quasi sempre molto bene sulla palla, e quando Madison riesce ad approcciare la palla come si deve diventa una giocatrice che tira colpi di rara potenza. Halep stessa lo ha confermato in conferenza stampa (“È durissima reggere la sua velocità”). E questo non fa che aumentare i meriti di Simona, che ha saputo risollevarsi da un primo set perso in modo amaro (4 set point mancati). A lungo andare credo che per spostare l’equilibrio del match abbia contato anche la maggiore esperienza ad alti livelli.

Halep troverà come avversaria Angelique Kerber, l’unica rimasta a non avere ancora perso un set. Angelique ha rischiato qualcosa solo al terzo turno contro Witthoeft (4 set point salvati al tie break), ma per il resto ha ceduto pochissimi game: 6-2, 6-2 a Robson, 6-1, 6-4, a Lepchenko, 7-6, 6-1 a Witthoeft, fino all’ultimo 6-3, 6-1 a Misaki Doi. Ho riportato per esteso il suo percorso perché il dubbio che rimane sul torneo di Kerber è quello relativo all’effettiva consistenza delle avversarie. Un dubbio che sicuramente ci toglieremo contro Halep: chi vincerà sarà una seria candidata alla finale.

L’ultimo quarto è quello tra Venus Williams e Yaroslava Shvedova. Venus a 36 anni compiuti (è nata il 17 giugno del 1980) mostra di sapersi ancora esprimere alla grande sull’erba. Di fronte aveva una giocatrice come Carla Suarez Navarro che anno dopo anno adatta sempre meglio il proprio tennis anche ai campi rapidi. Nel post match Carla ha spiegato come non sia riuscita a rispondere come avrebbe voluto, e questo a lungo andare ha finito per impedirle di mettere la necessaria pressione all’avversaria. Personalmente per spiegare l’esito del match aggiungerei anche la straordinaria classe di Venus che, come quasi contemporaneamente stava facendo Serena sul Centrale, ha saputo raddrizzare un match che si stava mettendo male (era sotto 3-5), gestendo con superiore lucidità le pause per pioggia che hanno spezzettato i game conclusivi del primo set. 7-6, 6-4 il risultato finale.

Per chiudere resta da raccontare l’impresa di Yaroslava Shvedova. Insieme a Vesnina è l’altra giocatrice non testa di serie approdata tra le ultime otto. Nel ranking WTA oggi Vesnina è numero 50 del mondo, mentre Shvedova è addirittura numero 96. Eppure la sua presenza sorprende relativamente, visto che nella carriera ha mostrato di saper raggiungere picchi di gioco notevolissimi. Discontinua come poche, è capace di eclissarsi per mesi prima di riemergere con prestazioni straordinarie.
Confesso che è da un po’ di tempo che vorrei scrivere un articolo su di lei, parlando delle giocatrici che non riescono a raggiungere in carriera i risultati che sembrerebbero alla loro portata nei giorni migliori. Ma per questo articolo, che dovrebbe avere un titolo del tipo “Talenti inespressi”, fatico a trovare giocatrici in attività che possano essere paragonate a Shvedova per quanto è grande la distanza tra potenziale massimo e risultati effettivamente ottenuti.
Purtroppo non sono riuscito a seguire il suo match contro Safarova (sconfitta per 6-2, 6-4), ma per una volta i precedenti (Shvedova era in vantaggio 3 a zero) sono stati confermati.

A proposito di precedenti, concludo con il quadro riassuntivo:
Serena vs Pavlyuchenkova: 5-0
Cibulkova vs Vesnina: 3-3
Halep vs Kerber: 3-1
Venus vs Shvedova: mai incontrate

Segnalo infine che l’unico confronto disputato su erba è relativo a un match di Wimbledon 2009, vinto da Vesnina 7-5, 4-6, 6-4 su Cibulkova.

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