A quanto pare, ciò che ha fatto discutere il web e in particolare gli aficionados degli Australian Open, è stato tutto uno scherzo da parte degli organizzatori: infatti il logo del primo Slam dell’anno non è quello che era stato presentato qualche giorno fa.
Subito dopo l’uscita di quello che sembrava essere il nuovo logo (un omino alzato che sorregge le due lettere AO), i commenti sui social sono letteralmente impazziti e quasi nessuno sembrava gradire il neo marchio, il quale aveva spodestato l’elegante servizio di Stefan Edberg. Ma grazie ad un Tweet (riportato di seguito), gli organizzatori del torneo hanno ristabilito la calma tra i fan, spiegando che non si trattava del vero logo, ma solo di una prova. Inoltre, è stato precisato che il nuovo simbolo sarà presentato la settimana prossima.
“L’uomo che serve non è mai stato progettato per l’era digitale, non si adatta bene. E ovviamente avendo un uomo che serve che rappresenta un torneo che è uguale per uomini e donne non è più rilevante. Siamo e siamo sempre stati una piattaforma sulla parità di retribuzione tra uomini e donne, e circa il 65 per cento dei nostri partecipanti sono donne”, ha dichiarato al “The Sydney Morning Herald” Jo Jurel, responsabile dell’area marketing degli AO, che ha concluso l’intervista, raccontando brevemente la storia dell’icona dello Slam australiano: “Le origini esatte del logo sono diventate una sorta di leggenda metropolitana. E’ divertente, qualcuno ha detto che era Ivan Lendl, qualcuno ha detto Stefan Edberg e Peter Johnston, così siamo andati attraverso tutti i file e per essere onesti, non so davvero da dove venisse, ma lui è lì, lui è parte della storia”.
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— #AusOpen (@AustralianOpen) September 30, 2016
