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La settimana degli italiani: si chiude una pessima stagione

L’autunno grigio degli azzurri va in archivio con i dubbi sul futuro di Roberta Vinci e il cambio della guida tecnica nel box di Fognini

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Il terzo ed ultimo tennista italiano nella top 100 del ranking ATP, Andreas Seppi, conclude un’annata anche per lui molto deludente con quella che tutto sommato può essere definita una prova d’orgoglio. L’ex n°18 ATP, incerto sino all’ultimo sul se riuscisse ad entrare nelle quali del nono ed ultimo Masters 1000 della stagione, dove difendeva i punti del secondo turno del 2015 (vittoria su Cuevas), è riuscito, non solo ad iscriversi, ma anche a conquistarne 20 entrando nel tabellone principale. Per farcela, ha prima superato il lituano Ricardas Berankis, n°76 ATP, (2-1 i precedenti a favore dell’azzurro che però aveva perso l’ultimo quest’anno a Doha) sconfitto 6-3 6-2 in un’ora esatta di gioco e poi ha eliminato il 31enne ceco Lukas Rosol, n°106 ATP, (2-2 gli head to head), battuto nettamente 6-1 6-4 in 57 minuti. Nel tabellone principale il tennista bolzanino ha trovato dall’altra parte della rete il portoghese Joao Sousa, n°43 ATP che lo aveva sconfitto ad Umago l’anno scorso, nell’unico precedente tra i due. Andreas ha lottato, ma già nel primo set ha pagato una per lui non inusuale partenza diesel, perdendo il servizio nel primo gioco dell’incontro: tale momento si rivelerà decisivo per perdere dopo 31 minuti un parziale nel quale nessun gioco va ai vantaggi. Seppi ha voluto chiudere la stagione senza rimpianti ed ha lottato ancor di più nel secondo set, arrivando nel secondo e sesto game, a totalizzare cinque palle break. nessuna delle quali, purtroppo, capitalizzata. Sousa, nel classico settimo game cruciale, è stato invece freddo alla prima occasione a brekkare Seppi e giungere cosi senza più intoppi a chiudere l’incontro con un duplice 6-4 in 1 ora e 22 minuti.

In campo femminile si è registrato, un mese dopo il secondo turno di Pechino, il ritorno nel circuito di Roberta Vinci: la tarantina ha partecipato a Zuhai, metropoli della Cina meridionale non lontana da Hong-Kong, alla seconda edizione del WTA Elite Trophy, una sorta di Master B, torneo da oltre due milioni di dollari di montepremi, che vede affrontarsi le migliori 11 (+ 1 wild-card) giocatrici non entrate alle WTA Championships. Il torneo, che si componeva di un primo turno con quattro gironi da tre giocatrici che qualificavano alle semi le quattro prime, ha sorteggiato la nostra giocatrice con due tenniste ceche. Petra Kvitova, N°13 WTA e Barbora Strycova, N°21. Proprio con quest’ultima, vi è stata per Roberta l’esordio. La nostra numero 1, che aveva vinto quattro dei sei scontri diretti, perdendo però gli ultimi due, ha purtroppo confermato di non stare al meglio della condizione psico-fisica: pur essendo partita bene, portandosi sul 3-1, ha sofferto troppo al servizio (40% di punti vinti con la prima, 35% con la seconda). Dal 3-1 in suo favore, per ben sei volte su otto si farà strappare il servizio, indice inequivocabile di una prestazione purtroppo mediocre non solo alla battuta. ma anche col dritto. Con queste premesse, si spiega facilmente il 6-4 6-3 con il quale, in 1 ora e 18 minuti, Roberta è stata liquidata. Non è andata meglio, anzi, nella seconda gara del round robin contro la Kvitova: la due volte campionessa di Wimbledon (2011 e 2014), che aveva vinto tre dei sei precedenti con la Vinci, è attualmente troppo di un’altra categoria (alla fine sarà lei a vincere il torneo), come si è visto soprattutto nel primo parziale, vinto 6-1 dalla mancina ceca in appena 19 minuti. Una reazione dignitosa di Roberta ad inizio del secondo parziale non ha purtroppo cambiato le cose: la Kvitova ha vinto 6-1 6-2 in 46 minuti una partita nella quale non ha concesso una palla break e dove è riuscita a strappare il 75% dei punti all’avversaria, quando questa serviva la seconda

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