Nei dintorni di Djokovic Down Under: dal ko di Novak alla rivincita di Mirjana Lucic - Pagina 2 di 2

Nei dintorni di Djokovic

Nei dintorni di Djokovic Down Under: dal ko di Novak alla rivincita di Mirjana Lucic

Dopo la prematura eliminazione di Djokovic e Cilic, per la prima volta dal Roland Garros 2009 i paesi dell’ex Jugoslavia rischiavano di non avere rappresentanti nei quarti. Invece ci ha pensato una tennista dalla storia particolare e che si è messa ad inanellare record particolari: l’ex enfant prodige Mirjana Lucic-Baroni

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Singolare femminile

Qui sin dall’inizio le cose erano andate bene, con un bel en plein di vittorie, cinque su cinque, al turno di esordio. Tra le quali spiccavano la rivincita in tre set di Jelena Jankovic sulla tds n. 26 Laura Siegmund, che lo scorso anno nel secondo round l’aveva sconfitta 7-6 al terzo,  e la bella vittoria di Ana Konjuh, reduce dalla finale persa ad Auckland, su quella mina vagante che sa essere Kristina Mladenovic.

Il secondo turno vedeva continuare la corsa delle veterane Lucic-Baroni e Jankovic, mentre si fermavano le giovani promesse, le croate Konjuh (19 anni), Vekic (20) e la montenegrina Kovinic (22). Mentre la sconfitta – lottata – di Ana Konjuh contro la beniamina di casa Gavrilova ci poteva stare, fa riflettere quella di Donna Vekic contro Carolina Wozniacki. Tutto secondo pronostico, per carità, ma perdere 61 63, cioè più o meno con lo stesso punteggio con cui ci aveva perso da sedicenne quattro anni fa (64 61, e quella Wozniacki era una top ten), fa pensare ancora una volta che la giovane tennista di Osijek rimane lontana dal tanto atteso salto di qualità. Ma sicuramente non è stato il suo ultimo treno, anche considerando l’esempio che ha proprio in casa: il suo fidanzato Stan Wawrinka ha iniziato a dare il meglio di sé (e che meglio) dopo i 28 anni. Tutte fuori al secondo turno, ma almeno, rispetto a quanto visto in campo maschile, qui di giovani speranze ce n’erano. E se ci aggiungiamo anche l’altra ventenne croata Jana Fettarrivata in semifinale a Hobart all’esordio in un primo torneo WTA ad inizio stagione, le prospettive per il futuro ci sono. La Jankovic intanto mieteva un’altra vittima teutonica, battendo in rimonta la Georges, ma soprattutto iniziava a fare notizia Mirjana Lucic-Baroni, eliminando la tds n. 3 Radwanska con un netto 63 62 e qualificandosi per la prima volta al terzo turno del torneo australiano, a diciannove anni dalla sua prima partecipazione. Nei sedicesimi usciva di scena anche “JJ”, che si arrendeva solo dopo una battaglia di tre e ora mezza,  9-7 al terzo, alle mazzate da fondo campo della Kuznetsova, n. 10 WTA. Nonostante la sconfitta, la belgradese – che ripartirà con a fianco l’ex top ten Guillermo Canas in veste di coach – può essere soddisfatta, perché dopo i tanti problemi fisici dello scorso anno ha dimostrato di poter essere ancora competitiva ad alto livello. Proseguiva invece la corsa della 34enne croata, che superava in rimonta 36 62 63 la giovane greca Maria Sakkari, che aveva solo 16 mesi quando la tennista nata a Dortmund fece il suo esordio nel 1996 nel professionismo, in un ITF a Salisburgo.

E sempre nel 1996, quando in settembre la quattordicenne Lucic conquistò gli US Open juniores, aveva 16 mesi anche Jennifer Brady, la 21enne statunitense eliminata dalla Lucic-Baroni negli ottavi. Come detto all’inizio, Mirjana qui a Melbourne ha aggiunto altri record particolari alla sua carriera. Il primo grazie alla vittoria sulla Radwanska: quello del più lungo periodo di tempo intercorso tra due match vinti nello stesso Slam, 19 anni (il record precedente erano i 17 anni di Kimiko Date, Wimbledon 1996-2013). L’ennesimo primato particolare, per lei che fu in grado di vincere il primo torneo WTA in singolare a cui partecipò (a Bol, in Croazia, nel 1997) e poi anche il primo in doppio (niente di meno che un Major, proprio gli Australian Open del 1998, in coppia con Martina Hingis), di essere la più giovane tennista a vincere un torneo per due anni di fila (Bol 1997 e 1998) e poi di vincere un torneo a sedici anni di distanza dal precedente (Bol 1998- Quebec City 2014). Ma, più che per i record in sé, è perché si intersecano con la sua storia – le vittorie da teenager, la fuga con la famiglia negli Stati Uniti per scappare da un padre violento, i problemi finanziari in seguito alla causa intentatagli dalla IMG (c’è chi dice che dietro ci fosse proprio il padre Marinko), il ritiro perché impossibilitata economicamente a continuare, la voglia di riprovarci e di continuare ad allenarsi in attesa di una nuova possibilità, il matrimonio da favola con l’imprenditore americano Baroni, il rientro, le nuove vittorie – che ce li ricorderemo.

Una storia il cui incredibile capitolo di questi Australian Open deve ancora finire di essere scritto. Perché stanotte, superando nei quarti la n. 5 del seeding e del ranking Karolina Pliskova, la tennista croata ha deciso di aggiungerci anche la sua seconda semifinale Slam a distanza di diciotto anni da quella raggiunta a Wimbledon nel 1999  e diventare – tanto per non farsi mancare un altro record – la prima tennista croata a raggiungere il penultimo atto dello Slam Down Under. Con la ciliegina del best ranking, dato che lunedì prossimo per la prima volta in carriera entrerà tra le top 30, lei che è stata al massimo n. 32 nel lontano 1998.

Per lei ora la sfida con Serena Williams, con cui non gioca dal 1998 quando l’americana la batté al secondo turno di Wimbledon. Da una leggenda ad un’altra, insomma, dato che in quella semifinale dello scorso secolo a Church Road fu fermata da Steffi Graf. Chissà se Mirjana ha finito qui o, come aveva detto in conferenza stampa dopo la vittoria contro la statunitense Brady, sente di avere lasciato ancora qualcosa in sospeso e voglia fare ancora un regalo, da giovane donna finalmente serena, a quella adolescente impaurita che tanti anni fa non riuscì a raggiungere i suoi sogni. Un altro, meritato, regalo a se stessa.

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