Nei dintorni di Djokovic Down Under: dal ko di Novak alla rivincita di Mirjana Lucic

Nei dintorni di Djokovic

Nei dintorni di Djokovic Down Under: dal ko di Novak alla rivincita di Mirjana Lucic

Dopo la prematura eliminazione di Djokovic e Cilic, per la prima volta dal Roland Garros 2009 i paesi dell’ex Jugoslavia rischiavano di non avere rappresentanti nei quarti. Invece ci ha pensato una tennista dalla storia particolare e che si è messa ad inanellare record particolari: l’ex enfant prodige Mirjana Lucic-Baroni

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Lo scorso anno alla partenza degli Australian Open eravamo a commentare quanto la spedizione dai paesi dell’ex Jugoslavia fosse veramente consistente numericamente, con 19 iscritti complessivamente nei due tabelloni di singolare. A dire il vero quella imponente pattuglia non ottenne grossi risultati, il solito Novak Djokovic (di quei tempi) a parte, dato che oltre al fuoriclasse di Belgrado solo in tre raggiunsero il terzo turno (Cilic, Troicki e Ivanovic) e nessuno di loro andò oltre.

Quest’anno il vagone dei tennisti dell’ex Jugoslavia è arrivato un po’ meno affollato (tredici in tutto). Specie nello scompartimento dedicato al singolare femminile, dato che lo scorso anno si erano presentate in nove al primo turno e quest’anno invece solo in cinque. Mancava all’appello la serba Ana Ivanovic, ritiratasi a fine 2016, che lo scorso anno a Melbourne perse al terzo turno in tre set contro Madison Keys in un match reso drammatico dal malore che colpì il suo allenatore Nigel Sears – padre di Kim, moglie di Murray, in quel periodo in attesa del primo figlio – fortunatamente senza conseguenze. Assenti dal main draw anche le altre due serbe Aleksandra Krunic, eliminata nelle qualificazioni, e Bojana Jovanovski, che è in attesa di rientrare dopo l’operazione alla spalla della scorsa estate. Out per problemi fisici anche la slovena Polona Hercog, che ha saltato a piè pari la trasferta australiana. Meno gente anche tra i maschietti, dove dei dieci in tabellone lo scorso anno ne mancavano due: Filip Krajinovic (l’Agassi di Sombor è tornato a giocare proprio la scorsa settimana, raggiungendo i quarti in un Challenger a Coblenza, dopo 5 mesi di stop in seguito a problemi alla mano e alla mononucleosi) e il bosniaco Mirza Basic, che lo scorso anno raggiunse per la prima (ed unica, al momento) volta il tabellone principale di uno Slam e questa volta invece si è fermato al secondo turno delle qualificazioni.

E se lo scorso anno l’ennesima vittoria di Djokovic aveva permesso di nascondere la debacle del resto della truppa, stavolta, dopo la clamorosa eliminazione al secondo turno di Djokovic e Cilic, in molti hanno iniziato a pensare che questa edizione degli Australian Open sarebbe stata ricordata come una delle peggiori nella storia del tennis di quella zona dei Balcani. Il rischio che nessuno si qualificasse non solo ai quarti di finale (l’ultima volta era stato al Roland Garros 2009, ma addirittura agli ottavi di finale (non accadeva dagli US Open 2005) era tangibile.

E invece no, grazie ad una tennista che è riuscita ad evitare che questi record negativi si materializzassero e ad aggiungerne alla sua carriera, già ricca di primati statistici particolari: l’ex grande promessa croata Mirjana Lucic, oggi Lucic-Baroni. Un’impresa anche per una come lei, che era riuscita in ben altro: trasformare la sua storia drammatica in una storia a lieto fine. Ne parleremo in seguito, dopo aver visto nel dettaglio cosa è successo a Melbourne Park in questi ultimi dieci giorni

Singolare maschile

Al primo turno han salutato l’Australia in tre: i croati Dodig e Coric e il bosniaco Dzumhur. Ivan Dodig, proveniente dalle qualificazioni, ha perso in 4 set contro Denis Istomin, ma obiettivamente in quel momento nessuno immaginava che quello fosse solo l’antipasto in salsa ex-jugoslava per il tennista uzbeko. Fuori in quattro set anche Borna Coric, contro Dolgopolov. Di sicuro l’estroso ucraino non è l’avversario ideale da affrontare in un primo turno Slam e con solo un match nelle gambe dopo l’operazione al ginocchio dello scorso settembre, perciò sul 20enne di Zagabria e sull’impatto del suo nuovo coach Ivo Ancic, il giudizio è rimandato. Damir Dzumhur è dovuto soccombere nel derby ex-jugoslavo con Viktor Troicki, dopo aver inutilmente rimontato due set di svantaggio e qualche escandescenza di troppo in campo, cosa a cui lo scorso anno ci aveva invece spiacevolmente abituato il serbo, tra Wimbledon e Vienna. Tra le vittorie, doveroso segnalare quella di Ivo Karlovic. Il 37enne gigante croato, reduce dalla delusione della finale di Coppa Davis, dove aveva perso nettamente contro Delbonis il match decisivo per l’assegnazione dell’insalatiera, ha trovato modo di consolarsi entrando ancora una volta nella storia di un torneo: ha avuto infatti la meglio 22-20 al quinto contro Horacio Zeballos in quello che è diventato il match degli Australian Open con il maggior numero di game giocati.

Il secondo turno ha visto fare le valigie altri tre tennisti. L’unica sconfitta che non ha sorpreso è stata quella di Dusan Lajovic: troppo forte Tsonga per il 26enne di Stara Pazova, nuovo allievo di José Perlas. Le altre due invece sono state clamorose. Prima quella di Marin Cilic in quattro set contro Daniel Evans, anche se il britannico era on firereduce dalla sua prima finale ATP a Sydney e fresco di best ranking (n. 51). Il n. 6 del mondo aveva preannunciato ad inizio stagione di voler sfruttare i pochi punti da difendere nella prima metà dell’anno per cercare di conquistare la top 5, ma sinora è riuscito nell’impresa di perdere persino quelli: sconfitto all’esordio stagionale al primo turno di Chennai, e al secondo turno a Melbourne (dove lo scorso anno era arrivato un turno più avanti). Insomma, continuano gli alti e bassi del tennista di Medjugorje e la domanda che molti si pongono è se mai finiranno.

Ma il “botto” è stata ovviamente la sconfitta in cinque set di Novak Djokovic, in cinque se contro Denis Istomin. Il serbo non perdeva così presto a Melbourne dal 2006, quando era un diciottenne di belle speranze e venne sconfitto al primo turno dallo statunitense Goldstein. Sconfitta talmente inaspettata, al di là delle belle parole per il suo avversario in conferenza stampa, da fargli rifare la programmazione di questo primo trimestre e decidere di disputare il primo turno di Coppa Davis ad inizio febbraio. Una scelta che sta indubbiamente a significare che Novak ci crede ancora e vuole tornare ad essere RoboNole. Se ci riuscirà, lo vedremo. Questa sconfitta appare infatti ben più dura da digerire di quella di Wimbledon contro Querrey e delle altre sconfitte della seconda metà della scorsa stagione. Forse perché anche Djokovic stesso, in cuor suo, pensava di essere stato troppo brutto negli ultimi sei mesi per essere vero. E questa sconfitta, invece, pare dire che può veramente essere che sia proprio così…

Da segnalare infine che continuava il suo cammino Troicki, dopo una battaglia di cinque set contro l’azzurro Paolino Lorenzi.

Al terzo turno pronostici rispettati e di conseguenza anche gli ultimi due superstiti in campo maschile hanno salutano Melbourne. Viktor Troicki cercava di approfittare della partenza lenta di Wawrinka portando a casa il primo set, ma poi doveva inchinarsi negli altri tre parziali, pur impensierendo lo svizzero nel quarto set conclusosi al tie-break.  Il servizio di Ivo Karlovic invece non impensieriva Goffin che superava agevolmente il tennista di Zagabria in tre veloci set.

Dicevamo che Mirjana Lucic-Baroni ha salvato il bilancio complessivo, ma analizzando solo il singolare maschile era dagli US Open 2006 che non succedeva che nessun tennista di quelle zone riuscisse a qualificarsi per gli ottavi di finale. Quaranta Major, dieci anni esatti di Slam. Un dato su cui riflettere, anche considerato che dei dieci giocatori scesi in campo al Melbourne Park, solo due anno meno di trent’anni (Lajovic e Coric) e uno meno di venticinque (Coric).

Nije baš dobro (Non va proprio bene, ndr), direbbero da quelle parti.

Segue a pagina 2: il singolare femminile e la rivincita di Mirjana

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