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La settimana degli italiani: Fognini e la rivincita dello spirito azzurro

Il successo in Davis mostra una grande spirito di squadra per gli uomini: Fognini reagisce, Seppi ordinato. Lorenzi bravo comunque. Meno bene le donne: Vinci fallisce la difesa del titolo, Schiavone perde ancora

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Passando al settore femminile, uscito con le ossa rotte dal primo Slam stagionale (una sola vittoria, della Errani, e tre eliminazioni al primo turno) Roberta Vinci tornava a San Pietroburgo, dove l’anno scorso vinse, giocando magnificamente, il suo decimo e più importante titolo della carriera (l’unico appartenente alla categoria Premier). Tornava nella bellissima città russa dopo un Australian Open deludente (sconfitta al primo turno, sebbene contro una Coco Vandeweghe che si sarebbe poi rivelata in grandissima forma, arrivando alle semifinali dopo aver sconfitto anche Bouchard e, soprattutto, Kerber). Più in generale, la campagna australiana, che aveva portato i quarti di Brisbane e a un bilancio complessivo di 3 vittorie e 3 sconfitte, aveva confermato la tendenza di risultati della tarantina negli ultimi mesi: da aprile, la finalista degli US Open 2015, aveva sconfitto solo tre top 50 WTA. Per fortuna, in Russia, contro la 23enne ungherese Timea Babos, già sconfitta proprio a San Pietroburgo al tie-break del terzo, e contro la quale più in generale conduceva 4-1 nel bilancio dei precedenti, la numero 1 azzurra è riuscita a sconfiggere nuovamente una top 30 come la magiara, sebbene solo dopo una lunga battaglia. Roberta dopo aver staccato sul 3-3 la sua avversaria, ha vinto 6-3 il primo parziale in 37 minuti: nel secondo set, un suo calo di rendimento al servizio (in quattro volte nelle quali è andata a servire, mai ha mantenuto la battuta, vincendo il 40% dei punti sia con la prima che con la seconda) l’ha costretta alla distanza del terzo, nel quale la tarantina ha anche rischiato la sconfitta. Prima si è trovata sotto 1-3, e, una volta ristabilito l’equilibrio, ha corso un rischio ancora più grande sul 4-4, quando ha annullato due pericolosissime palle break, prima di chiudere nel gioco successivo alla seconda chance, dopo 2 ore e 4 minuti col punteggio di 6-3 3-6 6-4. Nel secondo turno, un altro avversario ostico si è presentato dinnanzi all’azzurra, la tedesca di origini bosniache Andrea Petkovic, classe 87, n° 52 WTA (ma 9 del mondo nell’ottobre 2011), contro la quale aveva già giocato per due volte, entrambe sul cemento all’aperto, vincendo solo uno degli incontri. Roberta è stata brava ad entrare più velocemente dell’avversaria nel match, scappando sul 4-0 e reggendo alla reazione della teutonica, prima di chiudere il primo parziale col punteggio di 6-4 dopo 46 minuti. Il secondo set ha visto le due giocatrici ancorarsi ai propri turni di servizio, ma con ben diverse difficoltà: l’azzurra infatti ha dovuto annullare una sola palla break nel suo primo turno di battuta; invece, la Petkovic, quando ha servito si è vista in ben altra difficoltà, arrivando ad annullare in tutto ben 11 palle break, prima di capitolare alla dodicesima nel corso del nono game. La Vinci, andata a servire per il match, si è fatta trovare pronta ed ha chiuso il match con un duplice 6-4 dopo 1h 37m di gara.

Ai quarti ha poi trovato di fronte la 23enne transalpina Kristina Mladenovic, n°51 WTA, sconfitta dall’allieva di Roberto Cinà nell’unico confronto diretto agli US Open 2015, in una partita molto combattuta che aprì a Roberta le porte delle semifinali contro Serena e quindi dell’impresa che l’ha consegnata alla storia del nostro sport. La francese, che nel turno precedente aveva eliminato Venus Williams, contro la nostra giocatrice ha confermato sin dai primi scambi di essere in gran forma, conquistando molto agevolmente il primo set, volato via in 28 minuti, nei quali Roberta ha sofferto molto la potenza balistica dell’avversaria anche nel fondamentale della risposta. La tarantina, pur mettendo il 76% di prime in campo, nel primo set non ha mai tenuto la battuta, vincendo il 31% di punti con la prima ed addirittura non conquistando neanche un punto con la seconda. Nel secondo parziale, il calo della francese ed il contestuale innalzamento del livello di gioco di Roberta, ha fatto sì che vi fosse partita: Roberta ha migliorato notevolmente la percentuale di punti vinti con la prima (68%) ed è riuscita cosi a conservare per quattro volte il servizio, ma sul 4-4 non lo ha mantenuto, mandando Kiki a servire per il match. La nostra numero 1, nel game successivo, non si è arresa, conquistando quattro palle per il 5-5, ma, al terzo match-point, la francese si è presa la sua rivincita degli US Open 2015, conquistando dopo 1 ora e 17 minuti l’accesso alle semifinali col punteggio di 6-1 6-4. Per Roberta, che perde 370 punti con questa eliminazione ai quarti, ci sarà una ulteriore discesa in classifica, attorno alla 25°posizione: preoccupa, piuttosto, maggiormente che non abbia raggiunto una sola semifinale successivamente alla vittoria a San Pietroburgo dello scorso anno.

Continua a non essere positivo neanche l’anno, l’ultimo nel circuito, di Francesca Schiavone, iscrittasi alla prima edizione del torneo International di Taipei (250.000 dollari di montepremi), uno dei nove tornei cinesi del calendario WTA nel 2017. La nostra Leonessa è incappata difatti nella quarta sconfitta consecutiva stagionale contro giocatrici non comprese tra le prime 100 WTA, nonostante quest’anno tre ottimi sorteggi l’avessero accoppiata sempre a qualificate: una vera disdetta non avere approfittato di questo aiuto del fato, anche perché Francesca ha in scadenza tra un paio di settimane i 280 punti della vittoria del torneo di Rio, corrispondenti a quasi metà della sua dote di punti, senza i quali scenderà orientativamente verso la 150° posizione. Questa volta è stata la 25enne slovena Dalila Jakupovic, 156° giocatrice al mondo, contro la quale non vi erano precedenti, a impedire la prima vittoria in un tabellone principale nel 2017 alla milanese. La prima vincitrice italiana di uno Slam (nel 2010, a Parigi) nel primo set è stata brava a rimontare dal 2-5 al 5 pari e conquistarsi due palle per il 6-5, ma, una volta non sfruttate, arrivata al tie-break, lo ha perso malamente per 7 punti a 2 dopo 65 minuti di battaglia. La partita si è così incanalata verso la slovena, che, strappando il servizio all’italiana nel corso del quarto game, non ha dovuto fare altro che conservare facilmente la battuta sui suoi turni di battuta per attendere la sua chance di chiudere il match, arrivata nel corso dell’ottavo game con la Schiavone al servizio, la quale, dopo aver annullato 4 match-point, ha capitolato, con la Jakupovic vincitrice dopo 1 ora 44 minuti con lo score di 7-6(2) 6-3.

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