IW, spunti tecnici: a lezione di appoggi da David Goffin

(S)punti Tecnici

IW, spunti tecnici: a lezione di appoggi da David Goffin

INDIAN WELLS – Il belga David Goffin, prossimo avversario dell’Italia in Davis, può vantare un footwork perfetto. Praticamente un manuale per i giocatori di club

Pubblicato

il

 

da Indian Wells, il nostro inviato

Il problema, con molti dei campioni al massimo livello che si possono ammirare ai grandi tornei, è che sono certamente fantastici da veder giocare, producono colpi spettacolari e potentissimi a ripetizione, e onestamente – lo dico da giocatore più che da tecnico o giornalista – fanno venire una voglia matta di scendere in campo a sparare pallate in prima persona. Chi dei lettori-tennisti di Ubitennis ha avuto la possibilità di vedere dal vivo e ancor meglio da vicino i professionisti sa certamente di cosa sto parlando: io lo chiamo l’effetto “doping da imitazione”, si torna al circolo sotto casa con gli occhi pieni di dritti, rovesci e servizi tirati dai migliori del mondo, e oltre ad avere, come dicevo, la bava alla bocca dalla voglia di prendere in mano una racchetta, ci si trova effettivamente anche a giocare molto meglio, al proprio massimo e oltre, ed è veramente una bella sensazione. Dura poco, però, dopo qualche ora il nostro rovescio “alla Stan” se ne è già sparito nei meandri dei ricordi coordinativi, e si ritorna alla dura realtà della terza categoria. E il problema accennato prima è questo, il “down” tecnico che afflige il tennista della domenica è tremendo, in mente non rimane che una ossessiva domanda: “ma insomma, sembrava così facile a vederglielo fare, per un attimo mi sembrava di riuscirci anch’io, e adesso?”

Ci sono però diverse piccole cose che si possono notare osservando “quelli veri”, che se imitate e utilizzate nel modo corretto si rivelano spesso estremamente utili anche alla crescita dei giocatori amatoriali. Lasciamo perdere le sbracciate da fantascienza di Federer, Nadal, Djokovic, Murray, Wawrinka e compagnia bella, e proviamo invece a vedere – più semplicemente, ma è importante almeno come i movimenti a colpire stessi – in che modo ci si deve approcciare alla palla per colpirla al meglio delle nostre possibilità, di qualunque livello siano. Uno dei migliori in questo comparto tecnico, per precisione e pulizia delle esecuzioni, è il belga David Goffin, che oltre a essere un grandissimo colpitore ha pure un fisico assolutamente “normale”, e per questo è costretto a utilizzare una tecnica al massimo dell’efficienza cinetica non avendo chissà quanti chili di peso da scaricare sulla palla per ottenere potenza. Ieri mattina sono passato al practice court 6, dove David si stava allenando con Marin Cilic, e mi è venuto automatico soffermarmi ad analizzare la postura tanto semplice e per questo esemplificativa con cui si posiziona con le gambe, ed è davvero da replicare se possibile. Andiamo a imparare qualcosa insieme.

 

goffin dritto 1

Qui sopra, inizio della preparazione di un dritto in neutral stance, il classico colpo affiancato, da scuola tennis di base. Da notare il bel passo deciso in avanti con il piede sinistro, che si solleva tanto da rendere ben visibile la suola della scarpa. Ottimo il movimento a “pendolo” delle braccia, che portano il busto spalle a ruotare in modo sincronizzato al passo stesso. A qualsiasi livello si giochi, una postura iniziale da imitare.

goffin dritto 2

Qui sopra, la “pedata” con la gamba sinistra è andata giù e l’appoggio è stato affondato, nello stesso momento parte il movimento a colpire, e soprattutto, guardiamo adesso il piede destro: insieme alla racchetta, David lo trascina in avanti accompagnando il peso verso la palla, che è entrata nell’inquadratura. Troppo spesso a livello amatoriale si vedono talloni piantati sul campo come fossero avvitati, e dritti colpiti di puro sforzo di spalla e braccio. Oltre a rendere l’esecuzione poco fluida e strappata, c’è il rischio di stressare le articolazioni. Non è difficile abituarsi a eseguire questa sorta di movimento a pendolo in avanti, con le ginocchia che accompagnano lo swing, e il piede posteriore che viene avanti a sua volta, il segreto è concentrarsi sull’appoggio della gamba avanzata (quello sì deve essere più saldo possibile), e partendo da quel “perno” aprire la spalla sinistra portando il busto spalle a essere frontale al campo, vedrete che il trascinamento in avanti del piede posteriore viene automatico, e il peso sulla palla sarà trasferito praticamente in modo totale.

goffin dritto 3

Qui sopra, impatto e finale, David ovviamente è perfetto, nel frame di destra il follow-through impostato come descritto prima lo porta ad avere tutto l’equilibrio sulla gamba avanzata, il resto del corpo segue naturalmente il braccio, e viene così ottenuto il massimo risultato con la minima fatica: i suoi 70 chili qui Goffin li ha messi sulla palla praticamente tutti, forzando pochissimo di muscoli.

goffin dritto 4

Qui sopra, passiamo al livello superiore, un’impostazione più moderna e adatta all’agonismo, il buon vecchio Davidino ci mostra una preparazione della open stance (postura frontale, da “toppatori”), e come avevo già evidenziato negli spunti tecnici che gli avevo dedicato in Australia nel 2016 (link più su nel pezzo), Goffin è un maestro nel gestire con disinvoltura entrambe le tecniche. Da ammirare la magnifica sincronia e compostezza delle braccia, ma noi come detto guardiamo più in basso. A sinistra, David ha messo giù la pedata, stavolta con la gamba destra, piede rivolto verso l’esterno, è l’attimo esatto in cui inizia la caduta verticale della testa della racchetta, il braccio sinistro ha condotto la rotazione del busto spalle fino al massimo possibile. A destra inizia il movimento a colpire, notiamo come in questo caso tocca al piede sinistro venire portato verso il punto di impatto (tallone sollevato), anche qui nulla di difficile: un bell’affondo deciso sul piede destro, giù il ginocchio a caricare la spinta, e il resto  – se si sono ruotate bene le spalle – verrà da sè.

goffin dritto 5

Eccoci al punto di impatto, la gamba destra ha spinto verso l’alto-avanti, il piede sinistro si solleva ad accompagnare la sbracciata, sempre in modo naturale, viene istintivo per mantenere il controllo dell’equilibrio se si è impostato il movimento in modo corretto da prima. A destra, il finale a tergicristallo (windshield-wiper), a conferire top-spin alla palla, notiamo la differenza con il finale del dritto affiancato di prima, David ha spinto parecchio ma non è arrivato alla sospensione, rimane a contatto con il campo con l’avampiede destro, massimo controllo del peso e dell’equilibrio. Non stiamo parlando di Nadal o del Potro, con i loro swing diversissimi ma ugualmente estremi, questo è un dritto in open stance super standard, eseguito alla perfezione (beh, è un top-10, ci mancherebbe), ma come dicevo è un’esecuzione tranquillamente imitabile senza svitarsi la spalla anche dai tennisti del torneo sociale, magari non i sessantenni (per cui è meglio il dritto affiancato visto più su), ma qualsiasi agonista un minimo a posto fisicamente lo può fare con successo.

Ringraziamo quindi il “maestro ospite” Goffin per questa splendida dimostrazione, e se non stiamo crollando dal sonno come tutti gli appassionati di tennis durante i tornei con dirette notturne a causa dei fusi orari, via in campo a mettere a posto i passi e gli appoggi, e a tirare un po’ dritti ben portati a partire dalle gambe. Mi raccomando, eh, che David ce l’ha messa tutta per farci capire come si fa.

Continua a leggere
Commenti

(S)punti Tecnici

Alta intensità a Indian Wells: Berrettini e Tsitsipas a tutto braccio [VIDEO]

Due ore di pallate tra Matteo e Stefanos, spettacolo di potenza sul campo di allenamento

Pubblicato

il

Matteo Berrettini e Stefanos Tsitsipas, Indian Wells 2022 (foto Ubitennis)

da Indian Wells, il nostro inviato

Poche parole, tante immagini: il modo migliore di apprezzare il tennis, visto da vicinissimo, di due top-player. Nel primo pomeriggio californiano, Matteo Berrettini e Stefanos Tsitsipas sono andati in campo sul “practice court 1” di Indian Wells, e hanno fatto divertire gli spettatori assiepati sulle tribune.
Vi documentiamo l’allenamento dei ragazzi con una serie di video esclusivi, da pochi metri: andiamo a goderceli in compagnia.

Palleggio dal centro, è sempre incredibile vedere come si muove un omone come Berrettini:

 

Sale il ritmo:

La palla schiocca, le scarpe fischiano:

Open stance piena, pallate una dietro l’altra:

Dall’altra parte della rete, non scherza nemmeno Stefanos:

Si comincia coi diagonaloni di dritto:

Matteo non si fa pregare, e in quattro botte costringe Tsitsipas alla steccata:

Si provano i colpi in chiusura, siamo verso la fine della sessione:

Per finire la carrellata, prima le cose belle di Stefanos col rovescio a una mano:

E poi la specialità di casa Berrettini, servizio e due drittoni:

Un gran bel pomeriggio di sport al massimo livello, tra il numero 5 e il numero 6 del mondo: la competizione sta appena iniziando, ma nel “Paradiso del tennis” le cose sono già interessantissime e appassionanti.
Per quello che abbiamo potuto vedere, anche parlandone un attimo con Matteo e Vincenzo Santopadre, il nostro miglior giocatore sembra stare bene, ha tirato senza paura, speriamo che possa disputare un buon torneo.

Spunti tecnici: il segreto del dritto di Berrettini
Spunti tecnici: Tsitsipas, forse abbiamo trovato un nuovo Airone

Continua a leggere

(S)punti Tecnici

Spunti tecnici: Sinner, decontrazione e scioltezza

Jannik è forse il miglior colpitore puro che il tennis italiano abbia mai visto. Velocità di palla altissima, fluidità totale

Pubblicato

il

Non era mai successo che il tennis azzurro contasse due giocatori contemporaneamente tra i primi 10 della classifica mondiale come accaduto fino alla settimana scorsa. Così come non era mai successo, tra gli italiani, quello che ha realizzato nel 2021 Jannik Sinner, 20 anni, ovvero vincere ben 4 tornei ATP in una stagione (i “250” di Melbourne, Sofia e Anversa, e il “500” di Washinghton, più una finale Masters 1000 persa a Miami). Il giovane ex sciatore della Val Pusteria sta vivendo, da ormai un paio d’anni, un percorso di progresso tecnico e tattico a tratti esaltante, meritatamente condito da vittorie di peso e una conseguente scalata verso i piani alti del nostro sport, dove ha raggiunto Matteo Berrettini, che sta facendo sognare i tifosi non solo nostrani.

La cifra del gioco di Sinner, tennista modernissimo come impostazione tecnico tattica, è la qualità del palleggio aggressivo da fondocampo. Dritto e rovescio di Jannik sono fucilate in costante accelerazione, con una capacità fenomenale di creare velocità di palla da ogni angolo del campo. Come ci riesce il nostro campione? Andiamo ad analizzarlo, ringraziando l’imprescindibile Vanni Gibertini per i video e le immagini originali ed esclusive di Ubitennis direttamente realizzate da Indian Wells nell’ottobre 2021. Iniziamo con un video rallentato, dove possiamo apprezzare due dritti e un rovescio.

SPUNTI TECNICI: Il nostro coach analizza colpo per colpo, foto per foto, Jannik Sinner al microscopio

Quello che salta subito all’occhio, oltre alla generale compostezza della postura e dell’equilibrio, è la facilità con cui Jannik fa scorrere la testa della racchetta attraverso la palla, senza perderne minimamente il controllo. Andando a osservare con attenzione alcuni “frame” tratti dallo stesso filmato, possiamo notare la caratteristica speciale degli swing di Sinner: il giocatore è talmente decontratto da far finire l’attrezzo praticamente nello stesso punto, ben alto e dietro le spalle, da cui ha iniziato il movimento a colpire.

 

Questa ampiezza dell’ovalizzazione non è un dettaglio peculiare di Jannik, è tecnica abbastanza standard, quello che risulta straordinario nel caso dell’azzurro è che di norma uno swing così sciolto, in gergo si direbbe “a tutto braccio”, viene “lasciato andare” così tanto nel momento in cui si vuole produrre un’accelerazione vincente, alla massima velocità possibile, con tutti i rischi di errore annessi. Sinner, invece, lo fa in ogni singolo colpo, botta dopo botta, mantenendo percentuali altissime di successo, ed è da questo che deriva la sensazione di ritmo impossibile da reggere che tanti dei suoi avversari hanno provato e poi raccontato dopo averlo affrontato.
Andando a vedere i frame, la stessa cosa avviene dal lato del rovescio.

Rovescio che è il colpo più naturale di Jannik, anche se a ben vedere i progressi degli ultimi tempi hanno portato anche il dritto a essere un’arma di pari efficacia. La caratteristica principale del colpo bimane di Sinner è l’estrema semplicità della preparazione, un “backswing” eseguito praticamente in linea, un po’ come nel caso di Daniil Medvedev. Molto differente rispetto, per esempio, all’ovalizzazione più “rotonda” di uno come Alexander Zverev, nessuna delle due tecniche esecutive è migliore o peggiore dell’altra, sono solo personalismi coordinativi. Vediamo il confronto qui sotto, con un’immagine di Sascha sempre da Indian Wells, la differenza di altezza della testa della racchetta all’apice del backswing è chiarissima.

La preparazione con ovalizzazione facilita un minimo l’accelerazione della testa della racchetta, che viene “aiutata” dal percorso bello tondeggiante che va a effettuare (come nel caso di praticamente tutti i dritti standard), mentre quella in linea, a patto di avere la scioltezza di braccia necessaria per far viaggiare l’attezzo, rende più semplice andare a impattare “attraversando la palla”, con poca rotazione, e altissima rapidità del colpo. Lo vediamo dall’inizio alla fine qui sotto.

L’intero movimento, dal backswing fino all’impatto, vede la testa della racchetta di Jannik che non va più in alto rispetto alla linea delle spalle, e non viene portata più in basso dei fianchi, rimanendo in un “binario” di poche decine di centimetri in verticale. L’accompagnamento finale, sempre composto e con la racchetta che segue la direzione della palla prima del già commentato, scioltissimo “wrap” (avvolgimento delle braccia) sopra la spalla opposta, conclude un’esecuzione a dir poco spettacolare.

Dal binario di cui sopra partono gli autentici treni, lungolinea e incrociati, con cui il rovescio di Sinner fa a fette il campo e di conseguenza gli avversari.
Riassumendo, con i fondamentali al rimbalzo, siamo davanti a una macchina lanciamissili che ha pochi eguali nel circuito, paragonabile a quello che era Tomas Berdych (ma con maggiori margini a mio avviso), e per quanto riguarda il rovescio, l’eccellenza è assoluta, al livello dei migliori di tutti, come i citati Zverev e Medvedev. Forse solo il bimane del grande Novak Djokovic, attualmente, potrebbe farsi preferire a quello di Sinner, ma per una questione di varietà tattica di soluzioni che deriva dall’esperienza del fuoriclasse, non certo per qualità tecnica in senso stretto.
A partire dallo scorso anno Jannik sta lavorando molto per migliorare il servizio, che è un colpo ben eseguito e che produce bella velocità, ma a volte tende a non ottenere sufficienti percentuali e angoli efficaci. Il problema (relativo, parlando di livelli simili) appare in gran parte risolto, certo Sinner è difficile che si trasformi in un bombardiere alla Berrettini, ma se riesce ad ottenere un congruo bottino di punti diretti, e negli altri casi a comandare lo scambio scatenando il pazzesco ritmo da fondo analizzato prima, va benissimo così. Lo vediamo qui sotto:

Esecuzione assolutamente corretta, ottimo impatto, si può notare che Sinner tende a rimanere molto verticale con relativa minore uscita dell’anca in avanti, e di conseguenza azione del piano delle spalle meno accentuata, ma anche qui siamo davanti a caratteristiche coordinative personali, quello che conta è la sensazione e la sicurezza nel colpo che può sentire solo il giocatore stesso. Nel corso dell’ultimo anno Jannik è passato dalla tecnica foot-up, cioè con il piede posteriore che fa un passo in avanti a raggiungere quello anteriore, a quella foot-back, con i piedi entrambi a terra in fase di caricamento. Di solito in questo modo si può regolarizzare il lancio di palla, e pare che per Sinner la cosa funzioni. Ormai le prime palle vanno spesso a 200 kmh e anche di più, le seconde non sono facili da aggredire, e oltre a questo ricordiamo che la fase di evoluzione tecnica del giocatore non è ancora conclusa. In ogni caso, è stata raggiunta l’elite del tennis mondiale, se poi immaginiamo ulteriori margini di miglioramento anche tattici, come la capacità di chiudere a rete con angoli e soprattutto tempi di esecuzione sempre più efficaci, il futuro non potrà che riservarci soddisfazioni che attendevamo tutti da una vita.

Continua a leggere

(S)punti Tecnici

ATP Finals – Spunti Tecnici: Matteo Berrettini e il dritto che fa male anche ai top-players

SPONSORIZZATO – Per non parlare del servizio… Gli straordinari risultati del testimonial Lotto, consolidato ATP Top 10, dipendono in gran parte dal binomio dritto servizio

Pubblicato

il

(photos @Ray Giubilo per Lotto Sport Italia)
(photo @Ray Giubilo per Lotto Sport Italia)

Acquista l’outfit di Berrettini

Tecnicamente, stando in campo con Matteo Berrettini, che si prepara a giocare le ATP Finals per la seconda volta in carriera (record per il tennis italiano maschile, come l’esaltante finale raggiunta sull’erba di Londra), è molto interessante vedere quanto i colpi dell’azzurro sponsorizzato da Lotto Sport Italia siano strutturati con l’obiettivo dell’efficienza e dell’incisività.

Il dritto è uno dei più potenti e carichi di top-spin del Tour, parole di Novak Djokovic, una botta paragonabile a quella di Juan Martin del Potro, il servizio è sempre la specialità di casa, e il rovescio slice (con rotazione all’indietro) è diventato solido e molto efficace. D’altronde, a questi livelli non vai in fondo agli Slam con buchi tecnici evidenti, chi critica il rovescio di Matteo dovrebbe provare a starci in campo contro, come ha detto anche Monfils dopo averci perso a New York due anni fa. Vediamoci insieme Berrettini da vicinissimo.

(photos @Ray Giubilo per Lotto Sport Italia)
(photos @Ray Giubilo per Lotto Sport Italia)

Qui sopra, un paio di esecuzioni del dritto in open stance, postura frontale, il classico “sventaglio” con cui l’italiano martella a ritmo altissimo da ogni angolo del campo. Da notare, a parte l’ovalizzazione perfetta e l’ottima spinta della gamba esterna, come Matteo tenga l’indice della mano destra ben separato dalle altre dita. La cosa consente una maggiore sensibilità, la nocca del dito avvolge il manico più avanti sostenendolo e “sentendolo”, è il cosiddetto “pistol grip“, l’impugnatura “a pistola”, come se l’indice fosse su un grilletto immaginario. Rispetto al “hammer grip“, che non è l’impugnatura a martello che in italiano è la continental, ma è la postura della mano sul manico a dita raccolte, il vantaggio a livello di percezione e tatto è notevole, a patto che si sia in grado, con la forza dell’arto, di reggere con sufficiente saldezza l’attrezzo. Ecco un esempio più chiaro, per capirci.

 

Sopra, Dominic Thiem, sotto, Berrettini. Se osserviamo l’indice, la differenza è evidente. Sono due dritti brutali per potenza, efficacissimi entrambi, ma avete presente quando un colpo ha “qualcosa” in più? Magari dà un’impressione di maggior controllo, o di varietà di esecuzioni, tipicamente la capacità di tirare piatto oppure super-arrotato cambiando l’angolo di attacco del piatto corde sulla palla con disinvoltura? Ma non si riesce a focalizzare quale sia la causa, o perché uno ci riesca meglio di un altro? Ecco, questi dettagli spesso sono la risposta. E sappiamo bene che una delle caratteristiche tecniche di Matteo è proprio la capacità di sparare liftoni alternati a manate piatte come niente fosse.

Acquista l’outfit di Berrettini

(photos @Ray Giubilo per Lotto Sport Italia)
(photos @Ray Giubilo per Lotto Sport Italia)

Qui sopra, vediamo il rovescio tagliato con rotazione all’indietro, ovvero lo slice. Berrettini ha lavorato moltissimo su questo colpo, ce lo ha detto lui stesso, e i risultati si vedono. Non parte molto in alto con la testa della racchetta, non sale troppo con la spalla, e tiene il braccio abbastanza discosto dal corpo (pensiamo a Roberta Vinci, che arrivava dietro la schiena col piatto corde, e avvolgeva il braccio così tanto che ancora un po’ si strangolava da sola, con la spalla destra in gola). Il movimento a colpire risulta più orizzontale, data l’altezza di Matteo la cosa per lui funziona più che bene, ed è ottima la conduzione del piatto corde, con postura perfettamente composta, come si può apprezzare nella seconda immagine. Notevole la capacità di andare basso con le ginocchia, data la stazza del giocatore. La rasoiata in slice di Berrettini non ha nulla da invidiare, quanto a efficacia e cattiveria della rotazione, a esecuzioni ben più “blasonate” dal punto di vista stilistico. Bravissimo.

Qui sopra (sequenza originale ed esclusiva di Ubitennis da Indian Wells), il super-servizio, senza commenti perché le immagini parlano da sole. Il caricamento iniziale, con il brandeggio basculante “alla Raonic”, e il polso morbido, con presa leggerissima, sono caratteristiche personali di Matteo. Decontrazione totale, che produce una frustata con pochi eguali nel circuito. Dalla “trophy position” in poi, vediamo le immagini, anche scolasticamente è una martellata fantastica, il lieve attimo di surplace con racchetta piatta verso l’alto, difettuccio veniale ma presente fino a tre anni fa, è sparito, Matteo va di taglio ad aggredire la palla in modo perfetto. Che missili, ragazzi.

In conclusione, abbiamo un gran bel giocatore, moderno, fisico, potente, e dotato di tecnica assai più raffinata di quanto appaia a prima vista (e soprattutto in TV). La grande sensibilità della sua palla corta ne è un esempio, non spari servizi a 225 all’ora, dritti a 160 dall’altra parte, e poi chiudi il punto con una carezza a mezza spanna dal nastro se non hai tanta, ma tanta “mano”. Un po’ di abitudine ad andare a rete a prendersi qualche punto in più, altra cosa su cui Berrettini e Santopadre ci hanno detto di stare lavorando parecchio, con successo viste le vittorie, e il “pacchetto” è completo.

Terzo anno chiuso in top-10 ATP, titoli prestigiosi come al Queen’s Club, soddisfazioni personali come la convocazione per il team Europa alla Laver Cup, e il sogno della finale di Wimbledon: Matteo Berrettini è arrivato tra i grandi del tennis, e ha intenzione di rimanerci a lungo.

Acquista l’outfit di Berrettini

Continua a leggere
Advertisement
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement
Advertisement