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ItalianiRubriche

Italia-Francia: confronto impari?

A Genova ce la giochiamo con i nostri cugini d’oltralpe. Ma se si guarda la storia e i numeri attuali dei due movimenti non c’è partita

Last updated: 09/04/2018 10:34
By Valerio Vignoli Published 08/04/2018
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9 Min Read
Jeremy Chardy e Fabio Fognini - Italia-Francia, Coppa Davis 2018 (foto Roberto Dell'Olivo)


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Quella tra Italia e Francia è una rivalità storica che si gioca su tanti fronti: dalla politica estera all’economia, dall’arte all’enogastronomia. La competizione tra questi due nazioni limitrofe, per tanti versi così simili e per altri così diverse, si riflette anche nello sport, come sta succedendo in questi giorni a Genova, con i quarti di finale di Coppa Davis. In alcune discipline, come il calcio, siamo tradizionalmente più forti noi (anche se oggi i valori in campo dicono ben altra cosa). In altre, come il Rugby, loro hanno molta più esperienza ad altissimi livelli. Ma gli equilibri si modificano come nel Basket, dove la Francia ci ha superato, diventando protagonista a livello continentale e mondiale.

Allo scontro nel capoluogo ligure arriviamo da sfavoriti ma con la consapevolezza di poterci giocare le nostre carte. I galletti sono campioni in carica ma sono privi dei quattro moschettieri che tanto bene – ma mai troppo – hanno fatto nel circuito alla fine degli anni zero e per tutti gli anni 10. Noi invece possiamo schierare contare sia su Fabio Fognini e Andreas Seppi, i due giocatori che ormai da molti anni rappresentano il movimento azzurro ai massimi livelli nel circuito ATP. La prima giornata ha dimostrato l’incertezza riguardo al risultato di questo tie. Nel primo singolare Lucas Pouille, simbolo del ricambio nelle file transalpine, ha sconfitto in cinque set Andreas Seppi, resistendo alla sua rimonta. Nel secondo Fabio Fognini ha pareggiato il conto per l’Italia, regolando in quattro parziali l’imprevedibile Jeremy Chardy. Nonostante la nettissima vittoria dei francesi Nicolas Mahut e Pierre-Hugues Herbert nel doppio, il risultato della sfida è ancora in bilico, con entrambi i singolari della terza giornata che potrebbero andare in qualunque senso.

Questo è quello che si prevedeva alla vigilia della sfida e quello che sta dicendo finora il campo. Il passato, più lontano ma anche quello recente, racconta tuttavia un’altra verità nella quale loro sono un paese con una ricchissima tradizione tennistica e noi siamo in seconda fila. Per rendere l’idea della centralità di questo sport in Francia basta ricordare che uno dei momenti più importanti della rivoluzione francese si svolse nella sala della pallacorda, antenato del tennis. Inoltre come anche i meno appassionati sanno, uno dei quattro tornei dello Slam, il Roland Garros, si gioca sulla terra rossa di Parigi. In Italia invece il tennis, da sempre sport d’élite, ha avuto spazio ben minore nell’immaginario collettivo e non a caso ci dobbiamo “accontentare” degli Internazionali capitolini.

Ma i numeri parlano ancora più chiaro della storia. Il divario tra i risultati ottenuti dai giocatori dei due paesi è enorme. In totale, i tennisti transalpini hanno vinto 88 slam in singolare (48 nel maschile e 40 nel femminile) contro i soli 5 degli italiani (3 nel maschile e 2 nel femminile). La Francia ha avuto due n.1 al mondo prima dell’era open – René Lacoste e Henri Cochet – e anche uno nell’era open – Amelie Mauresmo. Senza dimenticare poi una leggenda come “la divina” Suzanne Lenglen, la miglior tennista degli anni venti con 6 titoli di Wimbledon e 5 Roland Garros nel suo palmares. L’Italia in quanto a numeri uno sta a zero. È bene ribadirlo, zero. Alla differenza di successi individuali si aggiunge anche il gap proprio in Coppa Davis. I galletti infatti hanno alzato al cielo per ben 10 volte la Coppa Davis contro il nostro unico successo nel 1976. Noi li battiamo però sul fronte Fed Cup per 4 a 2, grazie alla recente generazione d’oro del nostro tennis al femminile.

È vero negli ultimi decenni la Francia non è stata così dominante nel tennis maschile. L’ultima affermazione francese in uno Slam risale al trionfo di Yannick Noah, oggi capitano di Davis, nel Roland Garros del 1983. Ma comunque è andata molto meglio dell’Italia. Dagli anni 90 infatti i francesi sono riusciti a piazzare diversi giocatori in Top 10 come Guy Forget, Sebastien Grosjean, Arnaud Clement, Cedric Pioline, fino ai più recenti Jo-Wilfried Tsonga, Richard Gasquet, Gael Monfils e Gilles Simon. Noi nessuno con proprio Fognini che ha raggiunto al massimo al 13esima posizione del ranking ATP. Al momento loro hanno 10 tennisti nei primi 100 mentre noi solo 4. Da notare come 8 tennisti francesi in attività abbiano vinto almeno un titolo ATP. Se i successi individuali non sono strabilianti in quanto a squadra se la sono comunque cavata egregiamente. Hanno infatti trionfato in Davis nel 1991, nel 1996, nel 2001 e infine lo scorso anno rompendo un lungo digiuno.

Le glorie del passato si riflettono in un movimento di dimensioni molto più consistenti di quello italiano che pone le basi per un presente florido e un avvenire roseo. La Federazione Francese di Tennis (FFT) fattura complessivamente 254 milioni di euro. L’80 per cento degli introiti viene proprio generato dal Roland Garros. Una cifra oltre 5 volte più grande di quella della sua omologa italiana, la FIT. Questo grazie ad oltre un milione di tesserati contro i circa 330mila in Italia (dato peraltro un po’ gonfiato dall’amministrazione dell’attuale presidente federale Angelo Binaghi). Grazie a tutti questi praticanti, il tennis rappresenta il primo sport individuale in Francia e il secondo in assoluto dopo il calcio. Di questi poi quasi la metà sono agonisti, ovvero gente che gioca a tennis sul serio e non per muoversi un pò nelle pause tra una partita di bridge e l’altra. Per dare la possibilità ai tesserati di allenarsi e competere in maniera ottimale servono tanti circoli sparsi sul territorio, sempre pronti ad organizzare competizioni.  Oltralpe le strutture affiliate alla federazione sono ben 7.722 che su 31577 campi organizzano quasi 20mila tornei. In Italia i circoli affiliati sono meno della metà, i campi un terzo, e i tornei un quarto.

Poi le risorse però bisogna saperle gestire in maniera efficiente e lungimirante. E anche in questo i nostri cugini sono più di un passo avanti come è stato dimostrato da un interessante reportage sul sistema tennis francese apparso su Tennis Italiano. Nel centro federale di Parigi i ragazzi sono seguiti con le migliori tecniche e tecnologie, puntando alla formazione del giocatore piuttosto che ai risultati immediati. I maestri sono ex tennisti con una brillante carriera alle spalle e diplomi specifici. Inoltre anche fuori dal centro una rete capillare di tecnici segue i ragazzi più promettenti. Non è tutto oro quel che luccica e la FFT è stata coinvolta recentemente in diversi scandali. Tuttavia la loro “macchina del tennis” è senza ombra di dubbio nettamente migliore della nostra: più potente e meglio organizzata.

Insomma speriamo di avere la meglio sulla terra battuta genovese e riuscire così ad accedere alla semifinale della Coppa Davis, forse l’ultima per come l’abbiamo conosciuta. Ma se dovessimo perdere non disperiamoci. In generale, loro sono sempre stati più forti di noi e tutto lascia pensare che lo saranno ancora a lungo.

All’articolo ha collaborato Paolo di Lorito


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