Toni Nadal confessa: "Sarebbe difficile dire di no a Djokovic"

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Toni Nadal confessa: “Sarebbe difficile dire di no a Djokovic”

L’ex allenatore di Nadal risponde ai microfoni di Lavanguardia: “Non mi chiederebbe mai di allenarlo, ma se lo facesse…”

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Mentre il nipote ha ben cominciato anche a Barcellona dopo la passerella di Montecarlo, lo zio Toni è a pochi metri da lui anche senza più esserne l’allenatore. L’organizzazione del torneo ha invitato Toni Nadal per consegnargli un premio, alla presenza dello stesso Rafa che gli ha permesso di meritarselo; Toni si è quindi concesso molto volentieri a obiettivi e microfoni. Tra i tanti, quelli spagnoli de “Lavanguardia” per un’intervista nella quale riflette sulla sua intera carriera, a partire dal movente che l’ha convinto a imbracciare la racchetta. Perché sì, anche Toni è stato tennista sebbene di livello modesto – mai oltre la seconda categoria – e la sua passione per il tennis ha dato poi il la alla nascita della leggenda di suo nipote, che invece sul campo ha ottenuto tutto quello che era possibile ottenere. “Vidi la vittoria di Nastase contro Smith (era la finale dei WCT Championships 1972, ndr) e rimasi incantato. Ho iniziato a giocare a 13 anni e un anno dopo il tennis era la mia più grande passione“.

Tra i passaggi più interessanti dell’intervista, che si smarca dallo stile un po’ ripetitivo delle uscite dell’allenatore spagnolo, ne spiccano soprattutto due. Il primo si riferisce all’ormai celeberrima impronta che ha dato a Rafa perché colpisse con la mano sinistra nonostante fosse destro. Il piccolo Nadal era molto magro, per questo aveva iniziato a colpire sia il dritto che il rovescio con due mani, per stare al passo dei suoi avversari. Al momento di scegliere quale dovesse essere l’arto di riferimento, Toni è stato sicuro nel scegliere il lato sinistro convinto che fosse effettivamente quello dominante; non lo era, ma il piccolo errore si è rivelato cruciale per l’intera carriera di Rafa. Costruita su uno stile che comunque Toni non apprezza, se si parla di mero gradimento estetico: “Non mi piace affatto quello stile. Ho sempre amato i colpi eseguiti normalmente, lo stile classico. Rafael ha iniziato a colpire così quando era piccolo, aveva bisogno di farlo per gareggiare con avversari più alti di lui; aveva dodici anni e giocava già con quelli di 15“. Però, se avesse potuto scegliere… “avrei voluto che Rafa colpisse con lo stile di Federer“.

Dopo il riferimento al primo rivale del nipote, arriva quello più stringato ma quantomai sorprendente all’altro grande rivale di Rafa, il nobile decaduto Novak Djokovic. L’intervistatore piazza la domanda perfetta: “Se ti chiedesse di allenarlo, cosa gli risponderesti?. Toni non si nasconde: “Non succederà mai. Ma sarebbe difficile dire di no a Djokovic, è un numero uno. Se si comportasse in modo educato, mi piacerebbe accompagnarlo almeno in un torneo“. Il successivo chiarimento sul cenno all’educazione, sulla difficoltà di lavorare con i giovani oggi – tutti un po’ avvezzi a manie di protagonismo e un po’ dimentichi del rispetto per i ‘vecchietti’ – non riesce a distogliere dalla suggestione di pensare a Toni nel box di Djokovic. Destinata però, con ogni probabilità, a rimanere tale.

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