Tennis italiano in vero progresso, o è fuffa? - Pagina 2 di 2

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Tennis italiano in vero progresso, o è fuffa?

I numeri della FIT testimoniano una netta crescita del movimento, ora arrivano anche i risultati. Di chi i meriti? Quanto è vero boom e quanta propaganda? I pro e i contro… dei nostri avvocati

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L’AVVOCATO DEI CONTRO

L’ESPANSIONE DEL MOVIMENTO

La crescita del movimento è sempre positiva, ma il dato che comprende tutti i tesserati (anche i non agonisti e i giocatori di briscola) può risultare fuorviante. Ciò che conta di più è in realtà il numero dei tesserati più giovani. È vero che gli under 16 sono cresciuti, ma quanti di questi sono agonisti? Più in generale, a frequentare i circoli sono maggiormente gli under 30 o quelli con più anni sulle spalle? A giudicare dal naufragio della lodevole campagna FIT per convertire un gran numero di campi in terra battuta in campi duri, è evidente che sono di più i secondi. Chi paga per frequentare un circolo e si vede i campi in terra trasformati in superfici veloci non ha particolari problemi se ha meno di 30 anni, ma se ne ha di più non è certo contento di sforzare le articolazioni su superfici più aggressive. Se i circoli hanno scelto di non seguire gli incentivi FIT a convertire i campi, è perché sanno che i loro soci avrebbero stracciato l’iscrizione. L’obiettivo che la Federazione dovrebbe perseguire e non persegue è svecchiare i circoli, per permettere di avere le condizioni per valorizzare al massimo il numero di giovanissimi che prendono in mano una racchetta. Contribuire alla pratica sportiva di persone non più giovani è lodevole, ma il primo compito di una federazione sportiva è portare il maggior numero di potenziali promesse ai livelli più alti possibile.

Che la Federazione non faccia nulla per ringiovanire i circoli è testimoniato anche dalla struttura delle classifiche FIT per agonisti. Almeno a livello di quarta categoria drasticamente cambiate negli ultimi anni. Se consideriamo i metodi con cui si stilavano le classifiche fino a cinque o sei anni fa, si nota subito la differenza nel sistema di promozione. Prima era più difficile salire di livello. Ora il sistema premia chi gioca molto. Una volta per passare da 4.2 a 4.1 era necessario un exploit, battere un avversario di categoria superiore, oltre ad accumulare un buon numero di vittorie con i propri pari. Attualmente invece se un giocatore vince molte partite con gente del suo stesso livello o più debole riesce lo stesso a salire di categoria. Questo perché imposto dai diversi punti ottenuti per le diverse vittorie: un successo contro un pari categoria (4.2 contro 4.2) dava 50 punti, oggi 60. Inoltre, il numero di partite valide per calcolare il punteggio di fine anno rispetto a prima è aumentato. Quindi, un buon numero di vittorie contro pari categoria permette comunque di ottenere i punti necessari per salire di livello, anche senza l’exploit contro un categoria superiore. In buona sostanza, anni fa si dovevano avere vittorie di qualità, ora se se ne rastrellano tante la qualità è secondaria. Questo invoglia più persone a giocare (se per diventare 4.2 non devo fare miracoli, allora mi viene voglia e gioco). Lo stratagemma serve solo per far giocare più over 30, quindi gente che non può dare nulla in termini di risultati significativi al movimento, ma intanto fa crescere i tesserati.

LE RISORSE DELLA FEDERAZIONE

A parità di risorse, l’Italia ha ora tre giocatori nei primi 50 del mondo e quattro nei primi 100. Nazioni come la Spagna (5 e 10), la Serbia (2 e 5), l’Argentina (3 e 4), la Croazia (solo due top 100, ma Cilic e Coric sono rispettivamente numero 7 e 21) fanno come o meglio di noi con un budget simile o inferiore. C’è poi la Repubblica Ceca che oggi è in difficoltà ma ci è sempre stata davanti. Quanto al modo di reperire le risorse mediante gli Internazionali d’Italia e Supertennis, occorre fare le seguenti precisazioni. Sugli Internazionali, correttissimo farne la prima fonte di guadagno, ma ciò non deve arrivare gravando ogni anno sempre di più sulle tasche degli appassionati. La strada migliore per coniugare profitti dall’evento maggiore e possibilità di accesso a più persone possibile è quella degli sponsor. Roma è uno dei Masters1000 più apprezzati, i giocatori migliori ci vengono sempre per l’alto montepremi e la location unica nel circuito ATP. Con i migliori sempre presenti, non si può intraprendere una campagna più incisiva di ricerca degli sponsor anziché insistere sul prezzo dei biglietti?

Le risorse poi non vanno solo procacciate, ma anche sapute spendere. Supertennis sta sì avendo una grande espansione, ma comporta un costo enorme per le casse federali. Perché non investire quel capitale sulla valorizzazione dei giovani migliori, altrimenti costretti a contare solo sulle risorse delle loro famiglie?

I RISULTATI AD ALTO LIVELLO

Non è il caso di entusiasmarsi per le sei vittorie nei tornei di quest’anno, tutte arrivate nei 250, disertati dai giocatori più forti. L’euforia deriva poi anche dal fatto che le ultime tre sono state molto ravvicinate, ma non è certo la regola (magari vincessimo ogni settimana…). La squadra Davis è competitiva ma non irresistibile: Cecchinato ha fatto cose stupefacenti ma deve ancora vincere un partita ATP sul cemento. Berrettini ha grandissime prospettive ma deve accumulare esperienza. Sonego ha ancora tutto da dimostrare. Non si tratta di criticare a oltranza, ma di rendersi conto che i nuovi devono ancora dimostrare molto: Cecchinato è esploso solo a maggio a partire da Budapest e lo deve ancora fare lontano dalla terra battuta, Sonego si è affacciato agli Slam in Australia ma rimane un ottimo prospetto, non un giocatore su cui contare oggi, così come Thomas Fabbiano). Quanto alle ragazze, Tathiana Garbin sta facendo in Fed Cup quello che può, la verità è che siamo appesi alla continuità di Camila Giorgi. Gli ultimi due Slam fanno ben sperare ma non bastano per essere davvero ottimisti, vista la carriera della maceratese fin qua.

Signori, credete ancora che il movimento sia veramente in salute?

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