Dieci anni dopo Nikolay Davydenko a Miami, un russo torna a vincere un torneo negli Stati Uniti. A riuscirci, in una finale dal sapore di una mini guerra fredda, è Daniil Medvedev, che batte Steve Johnson nella finale del Winston-Salem Open e ottiene così in un sol colpo il secondo titolo in carriera e l’ingresso tra i primi 40 del circuito. Al prossimo aggiornamento del supercomputer ATP sarà numero 36, vicino al giro delle teste di serie dei maxi eventi per l’inizio del 2019.
Due set dall’identico punteggio di 6-4 hanno assegnato lo scomodo trofeo del 250 della Carolina del Nord, simile a una mina subacquea, al giocatore più solido nell’atto finale. Attendista mai falloso, specialmente nei lunghi scambi sulla diagonale di rovescio (quasi tutti vinti), Medvedev ha mostrato di patire la tensione molto meno del padrone di casa, spesso tanto impaziente da esporsi ripetutamente al passante. Al pragmatismo scaltro in risposta il moscovita ha accoppiato una ottima resa con il servizio, al netto di qualche doppio fallo di troppo: Johnson è riuscito ad arrivare a palla break soltanto sul 30 pari dell’ultimo game, dopo aver già annullato tre match point nel proprio turno di servizio, e non è riuscito neppure a iniziare lo scambio. Una manciata di punti più tardi è capitolato, correndo a vuoto per intuire la direzione di uno smash.
Generoso ma spesso un passo indietro all’avversario, Johnson avrà meno di 48 ore per cancellare lo sfortunato epilogo prima di scendere in campo per il primo turno degli US Open contro Istomin. Stesso tempo di recupero concesso anche a Medvedev, sorteggiato anche lui nella metà superiore di tabellone (sarà derby con Donskoy). Le energie fisiche spese a poche ore dallo Slam di New York consentono però all’ormai ex Next Gen di guadagnarne altrettante mentali, almeno nel comparto della fiducia. L’elemento meno chiacchierato del terzetto di giovani russi ha messo finora insieme una stagione di alti e bassi, nella quale non si è mai candidato come vero pericolo alla vigilia di alcun torneo. Questo non gli ha però impedito di entrare nel club dei titolati sul cemento australiano, grazie a una rimonta sull’ancor più acerbo Alex De Minaur, e di ripetersi ora, su quello americano, contro un tennista esperto come l’allievo di Craig Boynton.
Curioso come invece per Johnson, classico yankee servizio-dritto, la superficie tabù rimanga proprio quella tipica del tennis a stelle e strisce. Due titoli su terra battuta e due su erba compongono un palmares di tutto rispetto, ma ad oggi ancora mancante di un successo sul duro outdoor. Situazione decisamente inattesa per il miglior tennista di college della storia, che aveva addirittura rinviato di un anno il passaggio al professionismo per continuare a giocare con la divisa dei Trojans, il team della University of Southern California. Ed è sui campi di un’altra università, la Wake Forest University, che Medvedev lo ha sconfitto addirittura nel terzo confronto su tre giocato negli Stati Uniti. A volte il fattore campo, l’abitudine e mille altri elementi secondari sono, appunto, semplicemente secondari. E a vincere è chi tira fuori il tennis migliore.
Risultato:
D. Medvedev b. [8] S. Johnson 6-4 6-4