Fabio Fognini perde una partita che avrebbe potuto vincere, forse persino dovuto, in ottemperanza allo splendido tennis che ha saputo offrire nei cinque game a cavallo tra il primo e il secondo set. Purtroppo nello stesso lasso di tempo si è verificato un’episodio abbastanza trascurabile, anche e soprattutto negli effetti, che ha finito ugualmente per innervosire l’italiano ed esporlo, alla lunga, al gioco completo e privo di evidenti punti deboli di Marton Fucsovics, che ha potuto prendersi la rivincita della recente sconfitta di Pechino. In quell’incontro Fognini aveva accusato l’infortunio alla caviglia che ancora sembra condizionare le sue prestazioni.
L’episodio incriminato è un overrule deciso dal giudice di sedia su un punto piuttosto delicato: Fognini ha a disposizione un set point sul punteggio di 5-4, dopo aver recuperato brillantemente il break di svantaggio con un parziale di tre game consecutivi. Il colpo di Fucsovics viene giudicato inizialmente lungo dall’arbitro che poi si lascia assalire dal dubbio e preferisce far rigiocare il punto: sul Next Gen Court viennese, per sfortuna sua e soprattutto di Fognini, non c’è hawk-eye. La protesta dell’italiano è contenuta, e anzi viene convogliata nel gran punto che potrebbe regalargli il set appena un istante dopo, non fosse per il nastro che blocca una volée di dritto al termine di un punto costruito perfettamente. Fucsovics annulla anche i successivi tre set point, uno dei quali con un notevole passante, ma al quinto tentativo Fognini passa con uno dei dritti migliori del set. Anche questo atterra vicinissimo alla riga e il falco non può venire in soccorso di Fucsovics.
Il tennista ligure adesso ha tutto dalla sua parte. L’inerzia dell’incontro, ulteriormente consolidata vincendo il primo game del secondo set, la superiorità tecnico-tattica e l’aver reso marginale quell’episodio che minacciava di complicargli i piani. Invece Fognini si disunisce un po’, forse anche a causa del riacutizzarsi del dolore alla caviglia per cui aveva chiesto il medical time out a metà primo set, e lascia campo a Fucsovics che tutto è tranne un cattivo giocatore. Pericoloso con entrambi i fondamentali, come aveva sottolineato lo stesso Fognini prima dell’incontro, e molto abile anche nei pressi della rete. Nei punti decisivi però è sempre Fognini a disporre del suo destino ed è un rovescio che si accomoda fiacco sulla rete a consegnare il break all’ungherese. Fognini scaglia via la pallina per la stizza e gli perviene, puntuale, il warning dell’arbitro.
Dal game successivo sembra tornare nella mente del ligure anche l’episodio dell’overrule, benché ampiamente superato dai fatti. Fognini ne borbotta tra un punto e l’altro, chiamando in causa l’arbitro in modo indiretto, e non trova la concentrazione per rimettere in piedi un set che si chiude anzi con un altro break di svantaggio. Nel parziale decisivo, sull’1-1, Fognini compromette in modo forse definitivo la sua fragile tenuta nervosa andando a urlare in faccia all’arbitro di fare qualcosa per zittire uno spettatore un po’ troppo disinibito alle sue spalle. Il siparietto contribuisce allo sciupìo di palle break, una delle quali proprio all’interno di quel game (a fine partita saranno dieci le occasioni fallite), e aumenta la fiducia di Fucsovics che sceglie saggiamente di disinteressarsi della questione, incassando anche le scuse di Fognini per aver interrotto la partita.
Né la presenza tranquillizzante del suo coach sugli spalti – ‘mi fa piacere di essere seguito da Franco Davin qui’ , ha detto Fabio dopo aver battuto Dzumhur – né un paio di soluzioni estemporanee riescono a evitargli l’amara sconfitta. Decide un brutto game di servizio che Fucsovics gli estorce rispondendogli due volte sui piedi, e a poco vale il successivo scambio di break perché a rimanere davanti è sempre l’ungherese, bravo ad annullare sul 4-2 le ultime due palle del contrattacco italiano. L’incontro finisce alla soglia delle due ore, con Fognini che si congratula con il suo avversario, saluta quasi tutte le restanti speranze di concorrere per le Finals ma non saluta l’arbitro, a cui non concede la stretta di mano.
“Non sono al 100% ma sto lottando con quello che ho” aveva detto dopo la buona vittoria contro Dzumhur, e la situazione oggi non sembra migliorata. Servirà un buon colpo di coda a Bercy per incamerare nuovi punti, ma forse non sarà neanche necessario per cogliere il best ranking a fine stagione: Goffin è destinato a passargli alle spalle e Dimitrov continua a precipitare. Il bulgaro è stato infatti sconfitto dal qualificato Kukushkin, per la verità uno dei qualificati più insidiosi che questa stagione ricordi, ma ormai il suo rendimento deficitario – almeno quanto il nuovo rivedibile taglio di capelli – ha smesso di sorprendere da diverse settimane.
Negli altri incontri c’è gloria per tutti i pretendenti alle finali di Londra, più o meno credibili: vincono bene Edmund e Khachanov, reduci dai titoli della scorsa settimana, passa senza giocare Kevin Anderson in virtù del ritiro pre-partita di Jurgen Melzer. L’austriaco, in effetti, con questa rinuncia lascia definitivamente il tennis almeno per quanto attiene al singolare: continuerà a giocare soltanto in doppio.
Risultati:
[SE] G. Monfils b. S. Johnson 4-6 6-3 6-2
[8] K. Edmund b. D. Schwartzman 6-3 7-6(3)
K. Khachanov b. [WC] D. Novak 6-3 7-5
M. Fucsovics b. [7] F. Fognini 4-6 6-3 6-2
[Q] M. Kukushkin b. [3] G. Dimitrov 6-4 4-6 6-4
[2] K. Anderson b. [WC] J. Melzer W/O
[6] B. Coric vs L. Pouille