Cecchinato saluta Bercy e il 2018. Shapovalov deve imparare

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Cecchinato saluta Bercy e il 2018. Shapovalov deve imparare

PARIGI – Eliminazione al primo turno e niente Djokovic per il numero due d’Italia, svuotato di energie mentali. Gasquet batte Shapovalov, ma a fregare il canadese è la sua stessa irruenza

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da Parigi

Chiudere la stagione con una sconfitta, nel tennis, è quasi la prassi. A meno di non portare a casa l’ultimo titolo al Rolex Paris Masters di Bercy, bisogna accontentarsi di salutare tutti con un punteggio a sfavore e andarsene in vacanza – breve – a pensare ai voli per l’Australia di gennaio. Marco Cecchinato abbandona Parigi, la città simbolo del suo strepitoso e inaspettato 2018, forse con un giorno d’anticipo: il 7-5 6-3 in favore di Joao Sousa gli nega la “bella” con Novak Djokovic al secondo turno, e la possibilità di accumulare qualche altro punto nell’ennesimo torneo tutto nuovo per lui. Considerate stanchezza e frustrazione mostrate oggi però, è probabile che il palermitano si sia risparmiato piuttosto un secondo passivo pesante dopo quello di Shanghai.

Se il bilancio annuale è da applausi, infatti, c’è invece rammarico per il risultato di oggi, soprattutto perché la partita è girata davvero su poco. Si è rimasti senza break fino al cinque pari nel primo set, poi il turning point: Sousa, appena scampato a un set point, si è involontariamente aperto il campo con una risposta steccata e ha messo la testa avanti. Marco ha di colpo capito di aver terminato le energie fisiche e mentali e si è smarrito del tutto, prendendo un warning per maltrattamento della racchetta e mettendosi all’improvviso a giocare palle corte su palle corte, senza indovinarne quasi nessuna. Il suo nervosismo ha fatto seguire a un primo set tirato uno con una direzione ben precisa, purtroppo portoghese. “Non vedo l’ora che finisca” ha esclamato il numero due d’Italia, mentre nel suo box scuoteva la testa Corrado Barazzutti, al suo seguito in questa seconda Parigi senza terra rossa né fortuna. Il capitano di Davis sapeva che c’era poco da fare, se non lasciare che un anno estremamente dispendioso per ragazzo, appunto, terminasse.

All’anno che verrà Cecchinato non dovrà chiedere tanto una conferma sulla sua superficie preferita, quanto il proseguimento di quei progressi mostrati nelle ultime settimane tra cemento all’aperto e indoor. La pressione e le aspettative rimarranno – almeno si spera, perché vanno di pari passo con i successi e il ranking d’alta quota – ma con coach Simone Vagnozzi, l’innesto in squadra di un ex pro come Uros Vico e il sostegno di un pubblico che lo ha scoperto (o riscoperto) il grande exploit potrebbe trasformarsi davvero in una nuova carriera. Nei primi mesi dell’anno venturo “Ceck” potrà godere di un triplo vantaggio: corpo riposato, tabelloni favorevoli, e soprattutto consapevolezza del livello degli avversari che lo attendono. La irripetibile semifinale del Roland Garros, i cui punti andranno quindi difesi altrove, lo aveva catapultato in una dimensione a lui del tutto estranea, per la quale non aveva alcun tipo di esperienza e preparazione. Se fa le mosse giuste, quella dimensione potrebbe anche diventare casa sua.

 

Denis Shapovalov al Rolex Paris Masters 2018 (foto di Erika Tanaka)

CALMA, SHAPO… – Un altro il cui processo di crescita tennistica sembra tortuoso è Denis Shapovalov. Il baby canadese ha dalla sua l’attenuante di avere appena diciannove anni, ma negli ultimi mesi ha evidentemente frenato con entrambi i piedi sia nei risultati, sia nell’evoluzione del gioco. La sconfitta al primo turno nella sfida monomane contro Richard Gasquet evidenzia l’uno e l’altro blocco e pesa, perché è lo stesso identico non-bottino dall’AccorHotels Arena dello scorso anno (anche allora fu un tennista di casa, Benneteau, a eliminarlo al primo turno). Punti guadagnati nessuno, punti persi neppure, Denis sembra da un po’ di tempo vittima di una sorta di stasi sportiva. Le cause, paradossalmente, sono direttamente legate all’irruenza con la quale continua ad approcciare gli incontri. Costanti alti e bassi all’interno dello stesso match spesso lo costringono a risolvere al terzo set un match nel quale si trovava avanti; nei casi meno fortunati invece, come quello di oggi, le situazioni di partenza favorevoli lo vedono rimontato fatalmente.

Dal 3-0 nel set d’apertura Shapovalov non è riuscito a gestirsi, segno che del campione ha le stimmate ma non ancora la freddezza. Pur avvantaggiato su entrambe le diagonali – il suo rovescio mancino avrebbe dovuto fare mattanza del dritto avversario, principale punto debole, e il suo dritto è comunque competitivo – ha continuato a sparare a tutta forza da fondo, sbagliando, sbagliando, sbagliando. L’esperienza di Gasquet, nel tour da quando Denis aveva appena tre anni, gli ha permesso di contenere le fiammate e arrivare più lucido al tie-break del secondo set. Il francese si è così meritato l’occasione d’oro di sfidare Jack Sock, campione in carica con possibilità di difendere il titolo prossime allo zero. Il torneo regala punti facili a chi avrà ancora benzina per arrivare in fondo, dato che anche il finalista dello scorso anno, Filip Krajinovic, si è presentato a Bercy senza ambizione di ripetersi. A lui ha già pensato Karen Khachanov: lunedì, a Race completata, la sua carrozza tornerà zucca e lui ripiomberà fuori dai primi 90.

Risultati:

K. Khachanov b. F. Krajinovic 7-5 6-2
N. Basilashvili b. J. Millman 6-4 rit.
D. Dzumhur b. [Q] P. Gojowczyk 6-4 7-6(5)
R. Bautista Agut b. S. Johnson 6-4 7-6(2)
P. Kohlschreiber b. [Q] R. Haase 6-7(4) 6-4 6-2
A. Mannarino b. [WC] U. Humbert 6-4 6-2
[Q] J. Sousa b. M. Cecchinato 7-5 6-3
[Q] F. Lopez b. A. De Minaur 6-7(4) 6-4 7-6(6)
R. Gasquet b. D. Shapovalov 6-4 7-6(3)
F. Tiafoe b. [Q] N. Mahut 7-6(1) 6-2

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