Il futuro è in orario (Semeraro). L'Angiulli e una visibilità che pesa (Zotti). Pseudo Davis, tie-break, arbitri: sarà un anno da tutti contro tutti (Semeraro)

Rassegna stampa

Il futuro è in orario (Semeraro). L’Angiulli e una visibilità che pesa (Zotti). Pseudo Davis, tie-break, arbitri: sarà un anno da tutti contro tutti (Semeraro)

La rassegna stampa di martedì 18 dicembre

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Il futuro è in orario (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

La fine dell’anno si avvicina, è tempo di profezie. C’è chi le affida alla cara, vecchia palla di vetro e chi punta sulle statistiche. La domanda che interessa tutti pero è sempre quella: chi sarà il prossimo padrone del tennis? La vecchia guardia resisterà o il 2019 sarà – finalmente o purtroppo, fate voi – l’anno del ricambio dopo tanti anni della marmotta in cui a vincere i titoli che contano sono stati i soliti noti? I bookmaker inglesi, tanto per dirne una, sono convinti che fra dodici mesi esatti il Number One sarà Novak Djokovic (lo danno 1,50) o Rafa Nadal (5,5). Secondo Toni Nadal, «è difficile che Roger Federer alzi un altro trofeo dello Slam», mentre Brad Gilbert, l’ex pro ed ex allenatore molto seguito come opinionista, giura che Djokovic, Nadal e il Genio svizzero continueranno a far piangere la concorrenza. «Nessun riuscirà a vincere come quei tre – suggerisce Boris Becker, che però aggiunge – ma il prossimo numero 1 del mondo sarà Sascha Zverev». Il tedesco, in effetti ha tutte le carte in regola per riuscirci e Becker non è l’unico a pensarlo. Dalla sua ci sono l’età, 21 anni compiuti ad aprile contro i 37 di Federer, i 31 di Djokovic e i 32 di Nadal, e il fatto che già quest’anno nel ranking mondiale si è piazzato alle spalle di Novak e Rafa e davanti a Sua Fluidità Federer. Sì, obiettano i detrattori, però nei tornei degli Slam non ha ancora combinato nulla (il miglior risultato sono i quarti raggiunti a Parigi quest’anno) e mentalmente è ancora acerbo. Può essere, anche se a Londra, a novembre, Sasha si è messo in tasca il Masters battendo in semifinale Federer e in finale Djokovic. «L’unica statistica che conta sono le vittorie» predica lo svizzero, ma se andiamo a vedere cosa avevano combinato lui per primo, e poi Nadal, Djokovic e Murray, i famosi Fab Four, all’età di Zverev, ci rendiamo conto che il ragazzo di Amburgo è perfettamente in rotta verso l’eccellenza, avendo portato a casa già dieci titoli, fra i quali ben tre sono Masters 1000. A 21 anni e 212 giorni, l’età esatta in cui Sascha ha conquistato il Masters, solo Nadal era entrato in un’orbita tutta sua: numero 2 del mondo, 23 tornei conquistati, un bilancio totale di 254 vittorie e appena 66 sconfitte (contro il 175-89 di Zverev), già tre Roland Garros, nove – dicasi: nove – Masters 1000 e un paio di finali di Wimbledon in saccoccia. Un mostro. Molto simile, quasi identico, al profilo di Sasha è quello del 21enne Djokovic, che a referto poteva contare sulla stessa posizione in classifica mondiale (3) e su un torneo in più vinto (11, compreso però uno Slam e quattro Masters 100). Meno brillante lo statino di Andy Murray: sei titoli ATP e la posizione numero 4 del ranking, e soprattutto quello di Federer, il più ritardatario di tutti ad alto livello, appena – si fa per dire – sei titoli da pro’ e il numero 4 nel ranking ATP. Roger a partire dai 22 anni ha poi recuperato in fretta il tempo perduto; non c’è motivo perché Zverev, con l’assistenza di un king-maker come Ivan Lendl e contando su un ipotizzabile-comprensibile declino dei magnifici quattro, anzi meglio dire tre, visto che Murray è già stato sorpassato ed è alle prese da un anno ormai con un rientro molto problematico, non possa piazzare a breve l’allungo vincente. Non ha la scioltezza di Federer; né la grinta di Nadal, il tedesco; non possiede l’elasticità e la ferocia di Djokovic e, forse, nemmeno l’estro tattico di Murray. Ma ha vinto 23 volte contro un Top 10 e può migliorare ancora molto sia in continuità sia in tenuta mentale […]


L’Angiulli e una visibilità che pesa (Emanuele Zotti, Gazzetta del Mezzogiorno Bari)

«Un appuntamento sportivo come questo Torneo di Natale offre una grande opportunità di visibilità per la nostra società. In questa settimana che precede le festività, l’Angiulli è l’epicentro del tennis nazionale». A presentare il torneo di tennis giovanile in corso nell’Angiulli Bari ci pensa il direttore sportivo del circolo, Giuseppe Noia, professore di Scienze Motorie dell’Università degli Studi di Bari. «Riuscire a organizzare e ospitare eventi di alto profilo come questo – ha detto il diesse dell’Angiulli – è una possibilità che poche società hanno in tutta la nazione. Sicuramente, il torneo di Natale, oramai maggiorenne considerato che ha raggiunto la 18esima edizione, sta confermando le capacità organizzative del nostro circolo e l’efficienza dei numerosi operatori, che anche quest’anno stanno riuscendo a soddisfare le esigenze dei circa seicento giovani tennisti iscritti. Sono queste le occasioni in cui l’Angiulli si dimostra una struttura idonea a ospitare eventi di rilievo, con numeri alti di partecipanti, una società sempre pronta ad accogliere manifestazioni nazionali, anche di altre discipline sportive». La storica polisportiva barese si sta facendo trovare ancor più pronta in questo 18° appuntamento del torneo. «La schiera di tennisti – ha spiegato il docente di Teoria del movimento e dell’apprendimento motorio -, con al seguito una massa di accompagnatori e famigliari, sta avendo un grande impatto in termini non solo di presenze nella nostra società, ma anche riguardo l’utilizzo delle strutture e dei servizi che l’Angiulli offre. La città di Bari, di riflesso, sta usufruendo di un vivace movimento economico, legato soprattutto al settore turistico» […]


Pseudo Davis, tie-break, arbitri: sarà un anno da tutti contro tutti (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Il 2019 del tennis sarà un anno di lotta (tanta) e di governo (difficile). Dopo quasi tre lustri di pax Federeriana e Nadaliana, interrotta solo dai lampi di Murray e dai periodi di “dittatura” di Djokovic, il panorama inizia ad aprirsi e un po’ tutti, nel tennis, cercano di prenotarsi una fetta di un futuro che peraltro pare incerto, di assicurarsi una rendita di posizione. ITF e ATP, la federazione internazionale e l’associazione dei tennisti sono in piena guerra, e l’ITF lo è anche contro la sua stessa scoria. La creazione di una nuova Coppa Davis, subito ribattezzata sarcasticamente (da Federer istesso) “Piquè Cup”, ha scontentato quasi tutti perché la sede unica e i match al meglio dei tre set sembrano un sacrilegio, e fatto infuriare l’ATP, che dall’inizio del 2020 le farà concorrenza con l’ATP Cup. Djokovic si è schierato a favore di quest’ultima, e agita la possibilità di un boicottaggio contro le regole che impongono la partecipazione alla Davis in prospettiva olimpica. Nadal appoggia il suo connazionale Piquè, mentre Federer ha a cuore soprattutto la sua Laver Cup, versione tennistica della Ryder Cup del golf. Fra l’altro la federazione australiana, mina vagante istituzionale, è fieramente avversa alla Davis riformata, ma sostiene – contro l’ITF – le altre due Cup. I quattro tornei dello Slam, tanto per non farsi mancare nulla, contribuiranno poi al caos generalizzato con quattro formati diversi per quanto riguarda il quinto set – niente tie-break a Parigi, tie-break a 6 a New York, a 10 in Australia e a 6 ma sul 12 pari a Londra – con Wimbledon che fra l’altro ha appena rilanciato la corsa al gigantismo acquistando altri 50 ettari di terreno. In compenso la Fed Cup, la Davis al femminile, che avrebbe avuto molto più bisogno di una riforma della sua sorella, rimarrà invariata, mentre mediaticamente parlando non si vedono all’orizzonte alternative convincenti a Serena Williams. La Pantera a New York ha poi aperto un fronte di guerra con gli arbitri – e di riflesso con il sessismo del tennis – tanto che, dopo la rissa verbale nella finale degli US Open con Carlos Ramos, in Australia i due saranno tenuti lontani. Un problema arbitrale lo aveva peraltro già sollevato Mohamed Lahyani con la sua sconcertante “discesa in campo” a favore di Nick Kyrgios. Basta? Macché. L’anno prossimo sul fronte regolamentare vedremo ufficialmente lo shotclock, che conta i 25 secondi fra uno scambio e l’altro (e per molti provoca più danni che benefici) in tutti i Masters 1000, mentre la WTA, sempre alla voce pari opportunità, ha introdotto un nuovo ranking per proteggere chi rientra dalla maternità e stabilito un codice di abbigliamento molto tollerante che farà infuriare la federtennis francese […]

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