Focus
Tennis e mental coaching: Roland Garros 2018, appunti da uno Slam
Da Serena Williams a Nadal, da Halep a Djokovic. Ma anche Trungelliti. Spunti e ‘tips’ sull’aspetto mentale dalle tribune del Roland Garros 2018

Fare l’inviato ad un torneo del Grande Slam permette di assistere ad una quantità notevole di partite. Nel caso del sottoscritto – inviato al Roland Garros dello scorso anno – ha significato, tanto per capirci, guardare dalla tribune, tra singolare maschile e femminile, una ventina di partite intere e una mezza dozzina parzialmente. Da inviato, ovviamente, il focus era sull’andamento del match, in funzione della cronaca da scrivere. Ma essendo anche un mental coach, è stata nel contempo una imperdibile occasione di appuntare in un angolo del block notes – tra il numero di palle break annullate e i vincenti di dritto – alcuni spunti in ambito mental coaching, anche con l’obiettivo di condividerli con i lettori di questa rubrica. Spunti che il trovarsi lì, per quindici giorni, a veder giocare da pochi metri di distanza i migliori tennisti e le migliori tenniste del pianeta, ha permesso di cogliere con maggior facilità e accuratezza rispetto a quanto sia possibile fare dal divano di casa. Nel seguito alcuni di questi spunti presi sulle tribune del Roland Garros e i conseguenti tips su come trarne utilità anche se non si è un (o una) top 100.
SERENA WILLIAMS – “The Queen is back” recitavano i cartelloni pubblicitari della Nike lungo Boulevard d’Auteuil, che da Place de la Porte Molitor conduce fino all’ingresso del Roland Garros. Di conseguenza, noblesse oblige, partiamo da lei, Serena Williams. Singolare femminile, secondo turno. Ashleigh Barty ha appena conquistato con il punteggio di 6-3 il primo set del match contro l’ex n. 1 del mondo, palesemente lontana da una forma fisica accettabile. Lenta nei recuperi, poco reattiva con i piedi, sulla superficie che più mette a nudo le carenze a livello di preparazione fisica, la 36enne campionessa statunitense in quel momento pareva veramente destinata ad una precoce eliminazione di due set.

Ma ecco che dopo il primo quindici conquistato nel secondo parziale Serena caccia un urlo, un “c’mon” che rimbomba nello Philippe Chatrier semivuoto. Sembra quasi lo voglia gridare in faccia alla sua 22enne avversaria. Un modo per darsi una scossa e richiamare a sé tutte le sue energie, fisiche e mentali? O solo per intimorire la giovane tennista australiana? Ognuno può interpretarla come vuole. Sta di fatto che, a netta sensazione di chi scrive ritornando con il ricordo a quel pomeriggio nella tribuna stampa del campo centrale parigino, da quel momento il match gira. La 23 volte campionessa Slam si aggrappa al suo incredibile spirito competitivo, alla sua voglia di vincere giocando ogni palla con la massima attenzione, cercando nel suo tennis e nella sua forza mentale quello che il suo fisico in quel momento non poteva darle. Risultato? Serena vince 6-4 al terzo.
TIP: può capitare di non essere al 100%. Di giocare un torneo sapendo di non essere in forma o di scendere in campo e sentire che non tutto gira per il verso giusto. Ma invece di entrare nella spirale negativa dei rimpianti per gli allenamenti non fatti, per quell’infortunio che ci ha rallentato, per quel colpo che non si sa perché non sta andando come invece va di solito, cerchiamo di fare come Serena. Invece di focalizzarci su quello che ci manca, impegniamoci nel dare il 100% di quello che possiamo dare in quel momento. Magari scopriremo risorse – tecniche, tattiche, fisiche o mentali – che non sapevamo di avere. O semplicemente che siamo bravi a far di necessità virtù. Vi sembra poco? Già solo esserne consapevoli è un fattore che accresce la fiducia in noi stessi.
I professionisti ripetono spesso che le partite in cui sono al 100% in un anno si possono contare sulle dita della mano e che di conseguenza la differenza la fa la capacità di portare a casa le partite quando invece si è lontani da quel 100%. Scendere in campo sapendo di essere in grado di dare sempre il massimo di quello che possiamo dare in quel momento rappresenta una gran bella scorta di fiducia in noi stessi alla quale possiamo sempre attingere, soprattutto nei momenti di difficoltà.
RAFA NADAL – Dopo la regina WTA, il Re della Terra. Finale singolare maschile, entrano in campo Rafael Nadal e Dominic Thiem. Basta guardarli e si capisce già come andrà a finire. Lo spagnolo entra in campo a testa alta, petto in fuori e spalle larghe. Insomma, come facciamo un po’ tutti noi quando invitiamo qualcuno a casa e, orgogliosi, facciamo vedere quant’è bella. L’austriaco invece, fa l’esatto opposto: il capo un po’ chino, il passo un po’ timoroso. Lui sembra l’ospite timido che entra in casa altrui e non vuole disturbare troppo. Una differenza che viene enfatizza ulteriormente dal consueto comportamento di Rafa al momento del rito della foto pre-partita vicino alla rete, con il campione maiorchino che si mette a saltellare come un campione di boxe, sempre a testa alta e petto in fuori, prima di un match nel quale ha tutta l’intenzione di vincere per KO. Ed in effetti il match finirà con un vero e proprio KO: Nadal vincerà in tre set, lasciando in tutto nove game a Thiem, e porterà a casa l’undicesima Coppa dei Moschettieri.
TIP: la postura influenza lo stato d’animo, ne avevamo parlato in uno degli articoli precedenti di questa rubrica. Allora, se vogliamo entrare nello stato d’animo più funzionale per quello che stiamo facendo, usiamo la postura giusta. Se stiamo per giocare una partita importante (in campo, ma anche nella vita) affrontiamola approcciandola nel modo più adeguato sotto tutti i punti di vista, in primi quello posturale. “Testa alta e petto in fuori” non è solo un modo di dire: Nadal ci dimostra che è anche un modo di essere.
SIMONA HALEP – Finale singolare femminile. Sloane Stephens è in vantaggio 6-3 2-0 su Simona Halep. La tennista rumena sembra destinata alla quarta sconfitta in altrettante finali Slam. Ma, ecco la svolta. “Ho pensato che se lo scorso anno avevo perso, allora quest’anno avevo ancora la possibilità di vincere” racconterà un paio d’ore dopo in sala stampa, sorridente vicino al trofeo della vincitrice, richiamando la sconfitta del 2017, quando si trovò in vantaggio 6-4 3-0 (e tre occasioni per il 4-0) prima di subire la vittoriosa rimonta di Jelena Ostapenko. La tennista di Costanza recupera infatti subito il break, poco dopo ne piazza un altro e non si volta più indietro. Con un parziale di 12 game a tre Simona rovescia le sorti dell’incontro e quarant’anni dopo Virginia Ruzici un’altra tennista rumena trionfa al Roland Garros.

TIP: impariamo a guardare le cose da più punti di vista. Impariamo a trarre ogni informazione utile da una sconfitta. Non solo perché elaborare quelle informazioni ci permette di crescere, dal punto di vista tecnico, tattico, fisico e/o mentale, ma perché potremo applicare a nostro favore quello che abbiamo visto accadere. “Se ha funzionato per lei, può funzionare per me” ha pensato Simona. E invece di vedere lo svantaggio come uno scoglio insuperabile lo ha usato come trampolino per invertire l’inerzia del match e arrivare al suo primo trionfo Slam. Cerchiamo perciò di farlo anche noi quando ci troviamo in una situazione che in passato ha visto qualcuno uscire vincitore nei nostri confronti. Riflettendo sul fatto che stavolta quel qualcuno potremmo essere noi.
NOVAK DJOKOVIC – La conferenza stampa di Novak Djokovic dopo il quarto di finale perso contro Cecchinato è un qualcosa che i giornalisti presenti ricordano bene ancora oggi. Il fuoriclasse serbo entra letteralmente livido di rabbia in sala stampa, fa la sua dichiarazione, risponde a fatica ad un paio di domande, si alza prima che qualcuno possa solo accennarne un’altra ed esce. Chi scrive era vicino alla porta della sala stampa e Djokovic passò vicinissimo uscendo: ebbene, si percepì benissimo la rabbia e la frustrazione interiore del 31enne fuoriclasse serbo.
Un mese dopo, lo stesso giocatore furioso e demoralizzato alzava al cielo il trofeo più prestigioso del tennis, quello di Wimbledon. Ed era solo l’inizio del suo fantastico comeback: che ora conta tre Slam consecutivi e la prima posizione del ranking di nuovo saldamente nelle sue mani. Cos’è successo in quel mese? In realtà Djokovic in parte stava già tornando, l’infortunio era alle spalle e richiamando il vecchio staff stava ritrovando le vecchie sicurezze. Ma, molto probabilmente, la sconfitta contro il tennista azzurro era l’ultimo passaggio che, da un certo punto di vista, gli era necessario fare. Perdere nei quarti di finale di uno Slam contro un giocatore che fino a poco tempo prima chiamava per allenarsi, ha rappresentato quella scossa che mancava per stimolare il suo orgoglio di fuoriclasse.

Le strade erano due: mollare – “Non so se giocherò sull’erba” è la frase che si lasciò sfuggire Novak in quella conferenza, tanto per dire che il pensiero lo aveva sfiorato, e non poco – o guardarsi dentro e vedere cosa c’era. Novak ha deciso di guardarsi dentro. Come ha rivelato lui stesso, parlando della gita in montagna fatta insieme alla moglie Jelena dopo la sconfitta a Parigi per isolarsi dal resto del mondo e cercare la soluzione dentro di sé. E dentro di sé ha ritrovato – ancora lì, immutata – la voglia e la passione di quel ragazzino di Belgrado che sognava di vincere Wimbledon come il suo idolo Pete Sampras. E con quella voglia e quella passione, sette mesi dopo, ha superato il suo idolo nel numero di Slam vinti.
TIP: nei momenti di difficoltà, quando le cose non girano come dovrebbero girare, guardiamoci dentro. Sinceramente e profondamente. Per scoprire cosa vogliamo fare veramente. Per capire se gli obiettivi che ci eravamo posti, i desideri che volevamo realizzare, hanno ancora per noi lo stesso significato e la stessa importanza. Soprattutto, senza peccare di orgoglio. Perciò se è la cosa che sentiamo più giusta per noi, torniamo sui nostri passi e cambiamo direzione. Il che vuol poter significare anche chiedere aiuto – e forse anche scusa – a chi erroneamente credevamo non ci potesse più aiutare. Come ha fatto Djokovic richiamando il suo vecchio staff. Si dice che cambiare idea sia sintomo di saggezza. Quindi nei momenti di difficoltà cerchiamo di essere un po’ più saggi.
MARCO TRUNGELLITI – Dieci ore di viaggio. Per ritornare in tempo a Parigi e giocare il primo turno del main draw come lucky loser. E vincerlo, raggiungendo il secondo turno in un torneo Slam e guadagnando così circa 100.000 euro, praticamente un quinto di quanto guadagnato fino ad allora in dieci anni di carriera. Questo quanto accaduto al Roland Garros a Marco Trungelliti. Fortunato? Certamente. Del resto, li chiamano proprio lucky loser, perdenti fortunati. Ma non si può negare che il tennista argentino abbia fatto tutto il possibile per meritarsi l’aiuto del Fato. Avesse rinunciato, nessuno avrebbe potuto dirgli nulla. Lui invece ci ha provato.
TIP: quando c’è un’occasione, siamo pronti a fare tutto il possibile per coglierla? Siamo disposti a fare l’equivalente del viaggio di dieci ore di Trungelliti per giocarci la nostra chance, per quanto piccola possa essere? Se “Audentis fortuna iuvat”, come diceva Virgilio, allora ricordiamoci che serve anche un po’ di audacia, quando l’occasione che aspettavamo si presenterà alla nostra porta. Potrebbe essere l’ingrediente che ci permetterà di coglierla.
Ilvio Vidovich è collaboratore dal 2014 di Ubitennis, per cui ha seguito da inviato il Roland Garros 2018, tornei ATP e Coppa Davis. Personal coach certificato, ha conseguito un Master in Coaching, una specializzazione in Sport Coaching e tre livelli di specializzazione internazionale in NLP (Programmazione Neuro Linguistica), tra i quali quello di NLP Coach, ed è membro del Comitato Scientifico della ISMCA. Giornalista pubblicista, è anche istruttore FIT e PTR.
ATP
ATP Miami: Ruud cade, Ruusuvuori approfitta del buco, Rublev col pilota automatico si prepara per Sinner
Negli altri match del giorno la sorpresa è la sconfitta di Ruud per mano di Van de Zandschulp; l’olandese troverà Ruusuvuori che continua nel buon momento. Rublev mostruoso, brutto cliente per Sinner

Riportiamo qui di seguito il risultato e il dettaglio dei match della prima giornata del torneo maschile di Miami 2023 a nostro avviso più interessanti
[26] Van De Zandschulp b. [3] C. Ruud 3-6 6-4 6-4

Continua il momento no del norvegese, numero 4 del mondo ma che da lunedì vedrà concretizzarsi una notevole emoraggia di punti. Casper infatti l’anno scorso aveva raggunto proprio a Miami la sua prima finale 1000, sconfitto da Alcaraz. Alla luce delle statistiche (per una legenda dei grafici potete rivedere qua), il match è stato senz’altro combattutto, con Ruud che non ha sfigurato, specie al servizio, ma che però nei momenti topici non è riuscito a salire di livello e a far valere la sua migliore classifica. Se andiamo infatti a vedere le principali metriche vediamo che sulle prime di servizio in campo entrambi i giocatori hanno fatto registrare un ottimo 69% con una percentuale di realizzazione sulla prima di 75% (48/64) per Ruud e 67% (56/83) per Van de Zandschulp. Anche in risposta, le performance di realizzazione sulla seconda di servizio hanno visto prevalere Ruud, con un a 55% (21/38) contro il 48% (14/29) dell’olandese. In generale quindi ci si sarebbe aspettati una vittoria di Cristian che infatti ha anche vinto più punti del suo avversario (110 a 103). La chiave del match insomma sono stati i punti importanti, con Ruud che ha convertito solo il 13% delle proprie occasioni, (2/15), contro il 50% (3/6) di Van De Zandschulp. Match che insomma ha visto alcuni game fiume, come il decimo gioco del secondo set o quasi tutti i game alla fine del match, nei quali la bagarre è stata notevole e va dato atto all’olandese di aver mantenuto i nervi saldi, anche grazie al contributo del servizio; sono stati 12 alla fine gli ace dell’olandese, contro i 6 del norvegese.
[6] A. Rublev b. [29] M. Kecmanovic 6-1 6-2

Oggi Rublev andava di fretta e non c’è stato scampo per il malcapitato Kecmanovic. A vedere il match la differenza sembrava decisamente superiore fra i due: ricordiamo che il serbo è comunque n.35 al mondo. Ma Andrey oggi era decisamente ingiocabile, basti pensare al mostruoso numero di vincenti sparati (34!) in soli 15 game. Partita nella quale il serbo non è mai nemmeno riuscito ad arrivare a palla break, mentre il russo al servizio quando ha messo la prima a sfoderato una percentuale di realizzazione dell’84%. Basta insomma dare anche solo un’occhiata al grafico per confrontare quanto sia striminzita l’area di Kecmanovic comparata con quella di Rublev; decisamente non c’è stata partita e se Rublev riuscirà a mantenere questo livello di forma anche nei prossimi turni decisamente potrebbe diventare una mina vagante molto pericolosa. Insomma per Sinner decisamente non un buon cliente da incontrare, speriamo che possa avere le polveri un po’ più bagnate di oggi
E. Ruusuvuori b. [WC] T. Daniel 6-3 7-6 (3)

Zitto zitto Ruusuvuori continua nel suo buon momento dimostrando di essere un cliente poco simpatico per chiunque su superfici dure. Anche approfittando del buco nel tabellone il finlandese è bravo a giocare una partita giudiziosa e a prevalere sul giapponese Daniel, in precedenza giustiziere di Zverev. Il finalandese troverà Van de Zandschulp che ha sconfitto Ruud. Un match che sarà fra due outsider con una grossa opportunità di fare bei punti e che vedrà il vincitore scontrarsi contro il vincente di Sinner – Rublev. Ma veniamo alla partita. Match tirato nel quale le prime di servizio in campo sono state il 70% per Ruusuvuori e il 65% per Daniel, con una percentuale di realizzazione sulla prima pari a 75% (40/53) e 78% (29/37) rispettivamente. In risposta invece, le performance di realizzazione sulla seconda di servizio sono state pari a 55% (11/20) e 52% (12/23). La combinazione di efficienza al servizio e di incisività in risposta ha portato in dote ai due giocatori un numero di palle break pari a 5 per Ruusuvuori e 7 per Daniel. La gestione della pressione in queste situazioni di break point ha avuto come risultato un tasso di conversione pari a 40% (2/5) e 14% (1/7). La partita insomma è stata decisa dal giocatore che ha gestito meglio i punti importanti; non a caso il secondo parziale si è deciso al tie break, dove il finlandese ha fatto valere il suo maggior peso, spegnendo gli ardori di un Daniel che comunque torna a casa con lo scalpo di Zverev da questo torneo.

ATP
ATP Miami, Sinner: “Con Dimitrov la chiave è stata la risposta, il secondo set un gioco di scacchi”
Intervista esclusiva di Ubitennis a Jannik Sinner, dopo il successo su Grigor e il passaggio agli ottavi: “Sto provando ad aggiungere qualcosa al mio gioco per essere meno prevedibile”

Jannik Sinner ha staccato il pass per gli ottavi di finale superando 6-3 6-4 in 1h28′ di match la testa di serie numero 21 Grigor Dimitrov, in quello che era il loro secondo scontro diretto dopo gli Internazionali d’Italia 2020 dove il bulgaro si impose in rimonta con un doppio 6-4, ed ora al prossimo turno troverà il n. 6 del tabellone Andrey Rublev – il russo ha sconfitto Miomir Kecmanovic. Dopo la vittoria, nella sala conferenze della Florida, l’azzurro si è concesso in esclusiva ai microfoni dell’inviato di Ubitennis al Miami Open Presented By Itaù Vanni Gibertini. Ecco, di seguito, le parole rilasciate dall’altoatesino.
Vanni Gibertini, Ubitennis: Due set quasi diversi perché nel primo ci sono stati scambi più monotoni, con lui che cercava di tenere la palla bassa. Nel secondo, invece, lui ha decisamente cambiato qualcosa e poi ci sono stati tutti quei break all’inizio che hanno cambiato la dinamica del set. Cosa è cambiato tra i due parziali?
Jannik Sinner: “Sicuramente io avendo vinto il primo comunque non ho dovuto cambiare tanto, è stato bravo lui a cambiare diverse giocate. Insomma, era una partita non dico più equilibrata ma più un gioco di scacchi dove gli scambi erano più lunghi e più tosti. Però niente, credo che alla fine ho risposto molto bene che forse oggi era un pò la chiave della partita e credo quindi di poter essere contento“.
Vanni Gibertini, Ubitennis: Quindi sei soddisfatto della tua prestazione al servizio e in risposta?
Jannik Sinner: “In risposta sì, al servizio anche. Soprattutto all’inizio ho servito molto bene, poi forse il lancio di palla ho iniziato a farlo un pò troppo in avanti. Ho sbagliato due, tre giocate con il servizio però fa parte della mia crescita. Ho fatto comunque un serve&volley che ho messo dentro, e che diciamo non accade spesso. In generale sto provando ad aggiungere qualcosa al mio gioco perché devo investire per il futuro. Quello che sto provando a far è cercare di essere meno prevedibile e da questo punto di vista la partita di oggi si è svolta molto bene“.
Vanni Gibertini, Ubitennis: Andrey [Rublev, ndr] al prossimo turno. Partita ovviamente tosta, l’ultima volta vi siete affrontati al Roland Garros lo scorso anno in quello che speriamo sia stato il tuo ultimo ritiro. Cosa ci puoi dire che dovrai fare giocando contro di lui?
Jannik Sinner: “Va bè, la tattica ora non la dico. Lui è sicuramente un giocatore che serve molto bene, tira forte il dritto e anche di rovescio è molto solido. Quindi sarà una partita diversa rispetto a quella con Dimitrov. Quindi certamente dovremo stare entrambi attenti ai nostri game di servizio, e poi vedere quello che succede in risposta. Lui risponde molto bene, ma bisognerà comunque vedere quando giocheremo e in quali condizioni. Oggi ad esempio abbiamo giocato di sera, il campo era più lento perché non c’era vento mentre con il vento la partita cambia “.
Vanni Gibertini, Ubitennis: L’ultima cosa, oggi il pubblico ha creato una bella atmosfera. Te ne sei reso conto anche dal campo?
Jannik Sinner: “Si, si sentiva. Il campo era pieno dal primo punto e alla fine questo è il bello dello sport, credo che giocare in quest’atmosfera sia molto, molto bello. C’era pubblico sia per me che per lui e alla fine è stata una partita bella, intensa, di qualità e livello alti che alla fine è quello che conta“.
ATP
ATP Miami: Sinner liquida Dimitrov e accede agli ottavi. Ora c’è Rublev
Jannik Sinner continua il suo buon momento sconfiggendo in due set Grigor Dimitrov. Agli ottavi trova Andrey Rublev

(da Miami il nostro inviato)
[10] J. Sinner b. [21] G. Dimitrov 6-3 6-4

Le file che arrivavano fino alla fontana della Plaza centrale già durante il match tra Keys e Krejcikova lasciavano presagire che l’incontro tra Jannik Sinner e Grigor Dimitrov sarebbe stato uno dei più ambiti per gli spettatori di questa domenica al Miami Open presented by Itaù. E così è stato, con il Grandstand pressochè gremito in ogni tribuna, pieno di fans di uno e dell’altro giocatore. Un bello spettacolo per il pubblico del tennis, che si sta sempre più ritrovando dopo gli anni post-COVID piuttosto dimessi, e un bel risultato per Jannik Sinner, che ha messo in campo una prestazione decisamente convincente per raggiungere il quarto turno a Miami per la terza volta in carriera.
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Un match dai due volti, con un primo set un po’ più monocorde, fatto di scambi sulle diagonali e impostato in maniera più tradizionale da Dimitrov, e un secondo set decisamente movimentato con ben cinque break ma soprattutto splendidi scambi ad alta velocità.
PRIMO SET – Con uno splendido tramonto che arrossava il sole a ovest del Grandstand, il match iniziava con Dimitrov che provava a utilizzare il suo rovescio tagliato per tenere la palla bassa e impedire a Sinner di caricare con in colpi da fondo, soprattutto il rovescio. L’italiano pareva centratissimo e commetteva pochissimi errori, lasciando a Grigor il compito di dover prendere i rischi. Un game di servizio da dimenticare sul 2-2 con un doppio fallo e tre errori gratuti costava a Dimitrov il break a zero, e quel passaggio a vuoto era sufficiente per consentire a Sinner di siglare il primo set per 6-3 in 35 minuti.
SECONDO SET – Alla fine del primo parziale una buona fetta di spettatori sulle tribune avevano guadagnato i ristoranti fuori dal Grandstand, forse prevedendo una rapida fine della partita. Ma costoro non avevano fatto i conti con Dimitrov, che approfittando di uno dei consueti brevi cali di attenzione di Sinner (quattro errori anche per lui) si prendeva il break di vantaggio in apertura di set per l’1-0, e poi allungava sul 2-0 recuperando un game da 0-40 appoggiandosi alla prima di servizio.
Se nel primo set il bulgaro aveva giocato in maniera più conservativa, nel secondo appiattiva le traiettorie dei suoi colpi e soprattutto iniziava a giocare molto di più aprendo il campo, senza rimanere bloccato sulle diagonali. Questa modifica nel suo gioco, accoppiata alla capacità di spinta e di rincorsa da parte sia sua sia di Jannik davano vita a scambi molto vivaci, conclusi a volte da colpi estremamente spettacolari.
Sinner era però molto abile a mantenere il contatto con il suo avversario, sfruttando un doppio fallo nel turno di battuta seguente e ottenendo subito il controbreak per il 2-2. Il ritmo saliva, sul 30-30 Dimitrov si prendeva di prepotenza il gradino più alto del podio negli highlights odierni, e Sinner seguiva il suo avversario alzando il suo livello di gioco.
Dimitrov tornava in vantaggio di un break sul 3-2, ma questa volta non riusciva a consolidare: uno smash di Sinner cancellava la palla del 4-2, si esaltava nel corri e tira e poi incassava il controbreak sul quinto doppio fallo di Dimitrov. Nel game probabilmente più importante del match, Sinner rimontava da 15-30 e teneva la battuta con un serve and volley passando in vantaggio 4-3. Due game più tardi Dimitrov provava a tagliare il campo come un panettone utilizzando le traiettorie esterne al servizio, ma Jannik metteva la marcia superiore in risposta entrando in campo a martellare sulla seconda e aggrediva il turno di servizio di Dimitrov. Il bulgaro annullava i primi due match point con il servizio, ma sul terzo l’ennesima risposta aggressiva di rovescio chiudeva il match dopo 87 minuti di gioco.
Sinner affronterà al prossimo turno Andrey Rublev, testa di serie n. 6 e recente finalista al Dubai Duty Free. I precedenti tra i due sono in parità (2-2) ma due di questi sono terminati in ritiro: il primo a Vienna nel 2020 e l’ultimo, lo scorso anno al Roland Garros, quando Sinner dovette abbandonare il torneo per un infortunio al ginocchio.