Thiem, un guerriero (Crivelli). Il tennis senza padroni (Semeraro). Il dirittone di Thiem spiega la resa di Federer (Clerici). Andreescu, l'alba di una campionessa (Garofalo). ATP finals, Torino diventa la grande favorita (La Stampa)

Rassegna stampa

Thiem, un guerriero (Crivelli). Il tennis senza padroni (Semeraro). Il dirittone di Thiem spiega la resa di Federer (Clerici). Andreescu, l’alba di una campionessa (Garofalo). ATP finals, Torino diventa la grande favorita (La Stampa)

La rassegna stampa di martedì 19 marzo 2019

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Thiem, un guerriero. E adesso il tennis non ha più padroni (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)

La democrazia non sarà perfetta, ma rimane il migliore dei mondi possibili. E dopo anni di strapotere dei soliti noti i Fab Four prenditutto – il tennis maschile si scopre improvvisamente a fine impero, regalando un avvio di stagione impensabile negli ultimi tre lustri: 19 tornei, 19 vincitori diversi (li abbiamo indicati a fianco con la classifica al momento del successo). All’elenco degli eversori del vecchio ordine costituito si è aggiunto Dominic Thiem a Indian Wells, dove non soltanto ha conquistato il primo Masters 1000 in carriera, a 22 anni di distanza dal Thomas Muster di Miami, fino a domenica ultima perla austriaca, ma ha zittito Roger Federer e la sua rincorsa al trionfo 101. Non una sorpresa in senso assoluto, perché Dominator è da tempo un solido top ten, ha già giocato una finale Slam (a Parigi l’anno scorso) e con Roger adesso ha un saldo addirittura attivo nei confronti diretti (3-2), ma certo imprevista per il modo in cui è maturata. Quel primo set travolgente del Divino svizzero lasciava infatti presagire una rapida conclusione e la festa celere per il Più Amato, ma l’allievo di Gunther Bresnik (che allo staff ha aggiunto anche Massu) si è ribellato finalmente al destino da sconfitto, andando a prendersi lui, con autorità, il successo, giocando meravigliosamente tutti i punti dal 5-4 0-30 del terzo set, quando il k.o. era a soli due 15 […] Euforia comprensibile, quella di Thiem, ma sono proprio i quattro tornei maggiori a marcare ancora la differenza nonostante la crescita dei protagonisti di contorno: degli ultimi 61, 52 sono finiti a Federer, Nadal e Djokovic e appena due giocatori nati negli anni 90 (appunto Thiem e Raonic a Wimbledon 2016) sono riusciti a raggiungere una finale. Perché i tre set su cinque e le due settimane di competizione sono in definitiva un altro sport, anche se la tendenza di questo avvio di 2019 è stimolante. Per popolarità e carisma, questo resta ancora saldamente il circuito di Nole, Rafa e Roger, ma le loro scelte di calendario, con la riduzione dell’attività per preservare i muscoli graffiati dall’età e da mille battaglie, ovviamente lasciano campo agli inseguitori. E anche quando si presentano nei tornei di una settimana o di dieci giorni, devono fare i conti con un tennis sempre più fisico e monocorde, dove la condizione atletica è determinante e i colpi di inizio gioco (servizio e primo colpo a rimbalzo) scavano la differenza, qualità che ormai si portano da casa quasi tutti i top 100, soprattutto nelle partite due su tre. Non a caso negli ultimi 14 Masters 1000, fino al 2017 giardino quasi esclusivo dei Fantastici Quattro, si sono avuti 7 vincitori per la prima volta. Inoltre, dei 19 tornei già conclusi quest’anno, 10 si sono giocati sul cemento, la superficie più equa nel livellare i valori e 5 sul veloce indoor, dove i grandi battitori possono essere letali nel match singolo. E poi il tennis si conferma sempre più sport universale (22 nazioni finaliste da gennaio a marzo), esteso ormai anche a Paesi senza tradizioni (si pensi a Grecia e Moldavia) […]

Thiem e il tennis senza padroni (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Ripetiamo da anni che Dominic Thiem sarà l’erede di Rafa Nadal sulla terra rossa e il ragazzo austriaco sembra aver copiato dal Cannibale anche la tattica giusta per infastidire Roger Federer. Sul cemento, per giunta. Nella finale di Indian Wells, vinta in tre set lottati (3-6 6-3 7-5) The Dominator ha applicato con efficacia la tattica che Nadal ha utilizzato per un decennio abbondante, ovvero spedire vagonate di top-spin – con il servizio kick e il rovescio incrociato – contro il rovescio a una mano di Federer: da quel lato, non a caso, sono arrivati i 18 errori dello svizzero che hanno indirizzato la partita. «Fisicamente sto bene e credo di aver giocato un buon tennis», ha aggiunto il Genio. «Ma mi sono scontrato contro qualcuno che stavolta ha giocato meglio quando contava di più»: altra specialità di Nadal […] Risultato: primo successo della carriera in un Masters 1000 e numero 4 del ranking mondiale agganciato scavalcando proprio Federer. «Ho giocato al massimo per tutta la partita – ha detto l’austriaco – ma ho dovuto adattarmi al tennis di Roger, che è diverso da quello di tutti gli altri». E che oggi, a quasi 38 anni, riesce ancora a imporre il suo ping-pong tennis ad alto rischio quando il match resta sotto le due ore, ma fatica (e si innervosisce) se deve prolungare gli incantesimi. Dominic così è diventato il 19esimo vincitore diverso nei primi 19 tornei Atp dell’anno. Anche aggiungendo alla lista i finalisti, sono appena quattro (Medvedev, Federer, Tstsipas e Pella) i nomi ripetuti nei due elenchi in questo avvio di stagione, segnato dall’equilibrio assoluto pure in campo femminile: 13 vincitrici diverse in 13 tornei. Il 2019 non era iniziato benissimo per Thiem, con il primo turno a Doha e l’eliminazione bruciante al secondo agli Australian Open contro il n.149 Atp Popyrin. la svolta è arrivata nella settimana di Coppa Davis. Dominic non ha giocato il match con il Cile, ma dopo essersi allenato a Vienna all’accademia del suo storico coach Gunther Bresnik, ha contattato il cileno Nicolas Massu, ex n.9 del mondo e oggi capitano di Coppa Davis del suo Paese. Cercava un coach aggiunto che potesse coprire i tornei ai quali Bresnik non può/vuole andare, e ha trovato quello giusto. I due hanno debuttato insieme a Buenos Aires, dove Thiem ha perso in semifinale. Dopo il passo falso di Rio (contro Djere al primo turno) è arrivato il boom nel deserto californiano, che a distanza di 22 anni completa per l’Austria la cosiddetta Sunshine Double, visto che nel 1997 Thomas Muster si era preso Miami, l’altro Masters 1000 americano che parte questa settimana […]

Federer, un ko che non brucia (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Il primo Masters 1000 di stagione, quello di Indian Wells, è andato in archivio con la vittoria di Dominic Thiem nei confronti di Roger Federer al termine di un match dai due volti […] Alle porte, sono scattate ieri le qualificazioni, il secondo Masters 1000 del 2019, il Miami Open (20-31 marzo). Federer è pronto a rilanciare, forte dell’ottima condizione che l’ha portato in due settimane a vincere Dubai (Atp 500) e centrare la finale a Indian Wells. Non ha fatto drammi per la sconfitta in conferenza stampa post gara. «Puoi guardare ai dettagli e scavare, ma alla fine non ci capiresti nulla – ha detto il campione di Basilea -. È molto più corretto dire che lui ha giocato un po’ meglio quando ne aveva bisogno. Quando ti confronti con Dominic hai la sensazione che ogni suo colpo sia pesante e carico di rotazioni. Penso che per questo sia andato cosi bene a Indian Wells su campi che esaltano la pressione su ogni colpo e il servizio in kick. Forse non mi brucia tanto la sconfitta perché sento di essere in buona condizione e giocare bene. Quando invece tutto è difficile le battute d’arresto pesano di più». Intanto si sta entrando nei giorni decisivi per l’assegnazione delle Atp Finals 2021-2025, con Torino candidata. Ieri il Consiglio comunale ha approvato la delibera che stanzia 1,5 milioni all’anno per la candidatura, contando su la ricaduta economica e di immagine per la città (si prevedono 300 mila spettatori). E l’ulteriore spostamento della data della decisione Atp al 28 marzo (dal 15 e poi 18) potrebbe essere un segnale beneaugurante per Torino.

Il dirittone di Thiem spiega la resa di Federer (Gianni Clerici, Repubblica)

Esiste, in Canton Ticino, un caro amico che ritiene che Federer sia il tennista più forte mai esistito, e da anni mi telefona per dimostrarmelo. Per solito la dimostrazione gli riesce, ma adesso che la sua Divinità ha perduto 3-6, 6-3, 7-5 dall’austriaco Dominic Thiem nella finale di Indian Wells gli ho telefonato per primo, chiedendogli cosa mai fosse successo. «Quando il match supera le 2 ore Roger a volte diventa battibile per l’età», mi ha risposto. «Ma poteva vincere prima – ho interloquito – col suo tennis ping-pong, sul 5-4 nel terzo è andato a 2 punti dal match». «Lì – ha risposto l’amico – a Thiem è riuscito un passante di rovescio per lui insolito e, da quel momento, si è impossessato di 6 degli ultimi 8 punti». Ho allora nuovamente osservato: «Non sei ancora riuscito a spiegarmi la sconfitta, però». «Forse la ragione principale – ha risposto il ticinese – sta nel confronto tra i due diritti. Roger per solito domina il diritto avverso, quando non si tratta di Nadal, che poi batte sugli altri colpi. Oggi Thiem lo ha messo in difficoltà con il suo dirittone liftato, colpi a tutto braccio con una violenza non inferiore alla regolarità. Diritti che Roger non è riuscito a evitare con il rovescio che non è il suo colpo più istintivo, anche se, negli anni, lo ha molto migliorato, inventandosi un colpo tagliato, d’attacco». «Ma quando la lunghezza e la potenza dell’avversario non gli lasciano l’iniziativa, o non è in buona giornata, cosa accade?», ho chiesto. A questo punto la comunicazione si è interrotta. Ragioni tecniche, o disagio dell’amico? Sto ancora aspettando che mi richiami.

Andreescu, l’alba di una campionessa (Antonio Garofalo, Giorno – Carlino – Nazione Sport)

Nel deserto californiano che ha visto Dominic Thiem fermare Roger Federer (3-6 6-3 7-5) a due punti dalla conquista del titolo n.101, forse è spuntata una nuova stella. Nessuno poteva immaginarsi che una ragazzina canadese di 18 anni, Bianca Andreescu, superasse (6-4 3-6 6-4) una 3-Slam winner come la tedesca Angelique Kerber, prima wild card di sempre a iscrivere il nome nell’albo d’oro di Indian Wells. Eppure da quelle parti non è una novità che sboccino talenti precoci: qui Serena Williams nel 1999 vinse il suo primo torneo importante (in finale su Graf, ma con la wild card prima era arrivata solo in semifinale) e un anno fa Naomi Osaka conquistò il suo primissimo titolo. Bianca Andreescu lo sapeva bene: «Sì, è stata un’ispirazione! Naomi prima ha vinto qui… e poi ha vinto due Slam di fila». Capito la ragazzina? L’esplosione di Bianca, di origini romene — infanzia e adolescenza trascorse tra Canada, dove è nata, e Romania da bambina perché lì lavoravano i genitori — pare sottolineare il momento magico del tennis canadese: Shapovalov (classe 1999), Auger-Aliassime (2000) sono già star tra gli uomini. Lei ha fatto balzi da gigante in 12 mesi: «Un anno fa stavo giocando un torneo minore in Giappone. E avevo molti problemi… È pazzesco cosa può cambiare in un anno». Il suo tennis, vario, creativo eppur solido nei fondamentali, si è rivelato un rebus per ogni avversaria, perfino per vecchie volpi come Kerber e Svitolina. Impressiona di Bianca la forza mentale. In finale ha sofferto per un problema al braccio destro, ma non si è per nulla scomposta. E neppure dopo i tre matchpoint falliti. Un misto di coraggio e incoscienza. Frutto della sua scelta per la mente? «Non guardo molto il telefono, ma mi prendo 15 minuti ogni mattina per fare della meditazione… con visualizzazione creativa (sic!). Cerco di far entrare in connessione il mio corpo e la mia mente. Lo so che molti privilegiano l’aspetto atletico, ma io invece credo che il fattore mentale sia il più importante». La ragazzina ha le idee chiare e, di sicuro, grande personalità. In questo strano 2019, caratterizzato da 19 vincitori diversi nel circuito maschile in 19 tornei e anche da 13 ragazze in 13 tornei, Bianca aspira a un clamoroso bis a Miami. Il sorteggio le ha riservato un quasi derby: la romena Begu. All’unica azzurra in gara, Camila Giorgi, toccherà la vincente di Schmiedlova-Maria (è un cognome). In campo maschile il fresco campione Thiem, n.4 ATP, si trova nella metà del n.1 Djokovic. Sotto, assente Rafa Nadal k.o. per il solito ginocchio (arrivederci a Montecarlo), ci sono Federer e Zverev. Gli azzurri dopo l’imbarazzante 0-4 di Indian Wells sono Fognini e Cecchinato (teste di serie e al secondo turno) mentre Berrettini, vittorioso nel ricco challenger di Phoenix, si imbatte in Hurkacz. Fabbiano sfida Ivashka.

ATP finals, Torino diventa la grande favorita (R.CRO., La Stampa)

È una partita così complicata che sarà chiusa soltanto quando l’Atp dirà la parola fine. Ma le notizie che arrivano da Miami, dove la decisione verrà presa nei prossimi giorni, danno Torino come grande favorita per l’assegnazione di cinque anni di finali del grande tennis dal 2021 fino al 2025. Per chiudere la pratica manca una comunicazione ufficiale dalla Federazione italiana tennis che confermi il sostegno economico del territorio. Una lettera destinata ad arrivare in tempi brevissimi a cui la Fit sta lavorando in collaborazione con il Comune di Torino dietro ovviamente la spinta quotidiana di Chiara Appendino che su questo possibile successo per la città ci ha puntato con forza considerandolo uno dei regali che la sua amministrazione vuole lasciare alla Torino di domani. Una battaglia su cui è riuscita ad ottenere anche il via libera da quella parte della sua maggioranza che spesso si è manifestata un po’ allergica ai grandi eventi sportivi. E proprio ieri con i voti favorevoli della maggioranza Cinque Stelle, e del capogruppo di Forza Italia Osvaldo Napoli, il Consiglio comunale di Torino ha approvato la delibera relativa all’impegno finanziario della Città. L’atto prevede «l’inserimento di apposito stanziamento nell’esercizio 2021 del Bilancio pluriennale 2019-2021 e l’adeguamento del Dup nel quale verranno definite le modalità gestionali per la realizzazione dell’evento qualora venga assegnato alla Città», per un importo di 1,5 milioni di euro l’anno per il quinquennio 2021-2025 […] Era però chiaro che per ottenere la manifestazione non si poteva attendere. Un dettaglio che ha ispirato il capogruppo di Forza Italia Osvaldo Napoli che ha deciso di dire sì nonostante tutto: «Ho votato a favore della delibera della giunta Appendino perché è un’occasione troppo importante ospitare a Torino le finali dell’Atp di tennis per votare contro. Dopo anni in cui la logica del No ha prevalso, questa è stata la prima occasione davvero positiva in cui la giunta grillina ha smentito se stessa. Come sempre ho detto, e fatto, la mia opposizione non è mai stata pregiudiziale. Ora si apre per la città un’occasione davvero utile e positiva e sarebbe delittuoso lasciarla cadere. Sono sicuro che la giunta saprà trovare anche le necessarie coperture contabili».

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