Focus
L’incredibile rimonta di Tara Moore (e qualche illustre precedente)
All’ITF di Sunderland la britannica riesce a ribaltare il match a un passo dal doppio 6-0 contro Jessica Ponchet. In Inghilterra è già star dei social

Mancano ancora tutti i controlli incrociati per stabilire l’ordine di grandezza, ma Tara Moore all’ITF di Sunderland ha firmato un’impresa tra le più significative della storia del tennis. Sotto 0-6 0-5 30-40, a un punto dal rotondissimo doppio bagel contro la francese Jessica Ponchet, la britannica nata a Hong Kong (26 anni) ha ripescato dalla spazzatura la partita riuscendo alla fine a spuntarla in tre set. A tenerla in vita, sul primo dei due match point salvati sul suo servizio, ha contribuito anche il nastro che ha mantenuto in campo sulla linea laterale uno smash all’indietro diventato già virale sui social. “Mai in dubbio“, ha ironizzato la stessa protagonista.
Dalle immagini si coglie come tutto non sia accaduto in una cornice di particolare prestigio: due campi ravvicinati per un ITF da venticinquemila dollari, un primo turno tendenzialmente anonimo tra l’attuale numero 479 del mondo (ma col best ranking 145 a maggio 2017) e la francese, che naviga al 201 WTA. La rimonta di Moore ha però guadagnato attenzione mediatica con il passare delle ore, a partire dai social dove anche gli scommettitori non hanno potuto trascurare l’eccezionalità di quanto accaduto. Senza neanche poter malignare, perché lo sviluppo dei due match point ha reso tutto terribilmente realistico.
Moore l’ha trascinata al terzo set chiudendo il secondo al tie break 9-7, per poi avere la meglio in scioltezza quando i nervi dell’avversaria erano ormai logorati (agli atti resta 0-6, 7-6, 6-3). La storia è finita anche sui principali media britannici, che però si mantengono cauti nella catalogazione della rimonta visto che mancano i riscontri statistici ufficiali da parte della federazione internazionale.
In attesa di capire se mai arriveranno, abbiamo pescato nel nostro archivio qualche precedente più illustre (guardando al contesto). Senza cimentarci in gerarchie, solo per allenare la memoria storica. Anzi, sono ben accetti ulteriori spunti dai nostri lettori.
NEL LONTANO 1930 – Le cronache impolverate della finale Interzonale della Coppa Davis tra Stati Uniti e Italia (giocata a Parigi, stadio Roland Garros, dal 18 al 20 luglio 1930) non saranno infallibili, ma narrano di 18 match point salvati dallo statunitense Wilmer Allison contro l’azzurro Giorgio de Stefani (da 1-5 a 10-8 nel quinto e decisivo set).
DUE RICORDI DI JANA – È il 1993 quando nella finale di Wimbledon Jana Novotna spegne la luce. Avanti 4-1 e 40-30 nel terzo set, la ceca va in tilt al servizio infilando una serie di errori che portano di peso il trofeo nelle mani di Steffi Graff. Novotna scoppia in lacrime quando le viene consegnato il trofeo per il secondo posto, ma si rifarà trionfando ai Championships cinque anni più tardi. Due anni più tardi invece, stavolta al terzo turno del Roland Garros, la “campionessa di cristallo”, prematuramente scomparsa nel 2017, avanti 5-0 40-0 nel set decisivo butta all’aria ben nove match point fino a farsi superare 8-6 da Chanda Rubin.

QUANDO IL 5-1… NON BASTA – Nel primo anno in cui si giocano partite in notturna a Flushing Meadows (è il 1975), Guillermo Vilas domina i primi due set della semifinale contro Manuel Orantes. L’argentino perde il terzo ma nel quarto parziale allunga 5-0. Sul 5-1 e servizio ha due match point. Orantes annulla il primo con un vincente di rovescio e ribalta la partita. Dal 5-0 vince sette giochi di fila e allunga al quinto, dove passerà 6-4. Rimanendo on fire, in finale riuscirà a strappare il titolo a Jimmy Connors. Nel 1993 (Roland Garros, quarti di finale) è ancora un’argentina ad essere, suo malgrado, protagonista.
Contro Mary Joe Fernandez, Gabriela Sabatini sembra infatti avere un piede in semifinale sul 6-1 5-1, quando perde il controllo del servizio e iniziano a fioccare i doppi falli. Si conteranno cinque match point sprecati dalla quattro volte campionessa del Foro, che a Parigi non è mai riuscita a giocare una finale. Sabatini già nel 1991 si vide scivolare dalle mani la finale di Wimbledon, servendo inutilmente per il titolo contro Steffi Graf. Un vantaggio di 5-1 nel quinto e decisivo set sarà invece fatale a Todd Martin, che a Wimbledon (semifinale del 1996) subisce la rimonta del connazionale MaliVai Washington (finirà 5-7 6-4 6-7 6-3 10-8), al quale lo spirito da combattente non basterà però in finale contro Richard Krajicek.
SERENA SÌ, SERENA NO – Dal 2003 al 2019, sempre di Australian Open si tratta, ma la conclusione è decisamente diversa. Dall’1-5 sotto, con vittoria, al 5-1 sopra, con sconfitta. Nella semifinale del 2003, l’avversaria, Kim Clijsters, butta all’aria due match point sul 5-1 nel terzo set e si consegna nelle mani di Serena, rianimandola al punto da farle vincere sei game consecutivi. Resta agli atti la serenità della belga nel commento a caldo: “Non posso essere delusa, quando gioca il suo miglior tennis è difficile batterla ed è quello che ha fatto sul finale di questo match“.
“Mi sentivo già negli spogliatoi”, sarà invece il commento di Karolina Pliskova al termine del quarto di finale che l’ha vista letteralmente ribaltare Serena Williams quest’anno a Melbourne. 16 anni dopo cambia tutto per Serena. Sul 5-1 e servizio, stavolta è lei ad “incartarsi” clamorosamente: la statunitense commette fallo di piede e subisce una piccola distorsione alla caviglia. Quanto basta per farle del tutto annebbiare la vista e finire ko con quattro match point sprecati.

DALL’INCUBO… AL SOGNO – Sulla strada verso l’agognato primo titolo Slam della carriera, Caroline Wozniacki deve scansare un ostacolo del tutto inaspettato al secondo turno dell’Australian Open 2018. Al set decisivo la croata Jana Fett (del tutto sfavorita alla vigilia) arriva a un passo dal trionfo: settimo game (5-1 Fett e servizio) punteggio sul 40 a 15 e due match point da giocare. Entrambi falliti. Da lì in poi, break immediato e solo Wozniacki, in tutti i sensi. Pochi giorni dopo sarà infatti la giocatrice danese ad alzare l’ambito trofeo sul centrale di Melbourne.
Flash
Rybakina critica la WTA: “Grazie per aver cambiato le regole all’ultimo momento”
Niente bye a Elena Rybakina al WTA di Tokyo nonostante sia la terza testa di serie, “sorpassata” da Sakkari e Garcia in virtù di una regola non nuova ma forse neanche esistente

Non fortunatissima con ranking, tabelloni e seeding, Elena Rybakina, che non ha ricevuto uno dei quattro bye al primo turno del WTA 500 di Tokyo nonostante fosse – e sia – la terza testa di serie al Toray Pan Pacific Open in programma a partire da lunedì 25 settembre. Esclusione che ha commentato piccata su Instagram.
Già lo scorso anno Rybakina aveva detto di non sentirsi la vincitrice di Wimbledon per via dei 2000 punti mancanti in seguito alla decisione della WTA di non assegnarli all’AELTC. Di conseguenza, niente balzo in classifica né Finals, con l’ulteriore beffa che, a differenza del regolamento ATP, quello del Tour femminile non prevede un posto al Master per la vincitrice Slam tra arrivata tra l’ottava e la ventesima posizione. Quest’anno, invece, aveva puntato il dito contro la WTA a Montreal dopo il suo match con Kasatkina, iniziato dopo le 23 e terminato quasi alle 3. “Poco professionale da parte – non direi del torneo perché penso che il ruolo fondamentale sia della WTA in questo caso” aveva detto al riguardo. “La dirigenza è debole al momento, ma speriamo che cambi qualcosa perché quest’anno ci sono state molte situazioni che proprio non capisco”. Elena sarebbe poi stata sconfitta nella semifinale canadese, al secondo match in quel di Cincinnati e al terzo turno (dopo un walkover) allo US Open, ultimo torneo disputato.
Decisamente meno pesante come conseguenze eppure piuttosto ambiguo dal punto di vista regolamentare è appunto l’episodio di questi giorni, sempre a seguito di una decisione dell’Associazione del Tennis delle Donne. Terza testa di serie a Tokyo, dicevamo, Elena giocherà il primo turno contro Linda Noskova invece di partire dal secondo turno, ciò a dispetto dei quattro bye inseriti in tabellone e che, naturalmente, vanno assegnati alle teste di serie secondo l’ordine discendente. “Performance bye” ha commentato su un storia di Instagram sopra al tabellone di Tokyo. “Grazie per aver cambiato le regole all’ultimo momento. Fantastiche decisioni come sempre @WTA”. Con tanto di applauso, clown e tendone del circo…

La spiegazione di quanto accaduto risiede nelle prime due parole della kazaka: a Sakkari e Garcia, dietro di lei in classifica, sono stati assegnati due “perfomance bye” in quanto semifinaliste a Guadalajara e i due restanti sono andati alle prime due del seeding, Swiatek e Pegula. Sakkari, quarta del seeding, sarebbe stata esentata dal primo turno anche senza questo tipo di bye; Garcia invece è quinta. Ma cos’è un performance bye?
È quello, chiariscono le WTA Rules aggiornate al 19 settembre scorso, “assegnato alla giocatrice sulla base della prestazione della settimana precedente, come stabilito dalla WTA in fase di approvazione del calendario e delle dimensioni dei tabelloni”. Quindi non sembrano un’invenzione dell’ultimo momento, anzi, in passato erano previsti anche per le finaliste di Anversa che avrebbero preso parte al Premier 5 di Dubai. Andando però a leggere il Regolamento WTA aggiornato al 19 settembre scorso, nell’articolo relativo ai bye si legge solo di quattro perfomance bye da assegnare alle semifinaliste del 1000 di Wuhan (peraltro, se Pechino è tornato in calendario quest’anno, Wuhan continua la sua assenza). Nessun accenno a Guadalajara/Tokyo.
Nell’inevitabile discussione su Twitter è intervenuta la doppista top 20 Nicole Melichar-Martinez, obiettando che “le regole non sono cambiate all’ultimo momento. L’informazione del performance bye era scritta nella scheda informativa del torneo…”.
Nella scheda di Guadalajara, almeno nel classico articolo della WTA “draws, dates, prize money and what you need to know”, non c’è traccia dei performance bye. Se ne parla invece in quella del Toray Pan Pacific Open, datata 15 settembre: “Le prime teste di serie, da quattro a sei (in attesa dei performance bye in base ai risultati di Guadalajara), riceveranno un bye al primo turno”. Per prima cosa, dunque, che fine ha fatto la parte per cui sarebbero state sei? Inoltre, siamo moderatamente sicuri che esista una differenza tra “le regole” citate da Rybakina e Melichar-Martinez e un’informazione contenuta nella di quell’evento.
Ancora nessuna precisazione da parte della WTA, che tuttavia, poche ore dopo, ha twittato una foto di Elena: “La sua prima qualificazione alle WTA Finals. Elena Rybakina sarà a Cancun!”.
ATP
ATP Zhuhai: Khachanov vince in rimonta su McDonald. Ok Korda
Terza semifinale in stagione per il tennista russo. Rullo compressore Korda che lascia solo tre game ad Etcheverry

Lo sfalsamento del calendario dei tornei cinesi che vedranno disputare le loro finali nella giornata di martedì hanno trasformato la giornata di domenica in quella dedicata ai quarti di finale.
La sessione mattutina dell’Huafa Properties Zhuhai Championships, torneo ATP in corso di svolgimento nella città cinese di Zhuhai ha delineato i primi due semifinalisti: la testa di serie numero 1 Karen Khachanov e la numero 4 Sebastian Korda.
[1] K. Khachanov b. [6] M. McDonald 4-6 6-4 6-4
Aveva saltato l’intera stagione su erba e tutta la preparazione per lo US Open per una frattura da stress alla schiena. Si era presentato negli Stati Uniti non al massimo, venendo spazzato via in tre set dal tennista di casa Mmoh. La trasferta cinese ci permette di ritrovare in campo una versione in forma di Karen Khachanov. Il russo dopo il doppio 6-4 rifilato a Bolt all’esordio, trova un altro successo, stavolta soffrendo e lottando in tre set sullo statunitense MacKenzie McDonald.
La testa di serie numero 1 del torneo cinese ha impiegato 2 ore e trentotto minuti per avere la meglio del numero 6 del seeding McDonald, conquistando la terza semifinale stagionale, dopo l’Australian Open e Miami, la diciannovesima a livello ATP in carriera.
Condizioni non semplici in Cina con caldo e umidità. Khachanov riesce a recuperare da una partenza ad handicap dopo aver perso il primo set a causa di scarse percentuali al servizio e ai pochi vinti in risposta, solo 6, quattro dei quali nel settimo gioco (break ottenuto a zero).
Il secondo set si rivela una battaglia durata oltre un’ora. Break e controbreak tra secondo e terzo game. Poi si alternano game veloci a game maratona. Nel nono gioco arriva lo strappo decisivo, Khachanov riesce ad ottenere il break a zero ed è poi una formalità chiudere per 6-4. Anche il terzo set si rivela una battaglia con Khachanov che fa la differenza grazie all’alta percentuale di punti con la prima di servizio, nonostante i tre doppi falli.
“È stato un match molto duro“, ha detto Khachanov. “Una sfida sia a livello mentale che fisico. Io mi sono trovato ad inseguire, quindi dovevo cercare di spingere e portare tutta l’energia per cambiare l’inerzia e l’andamento della partita. Penso che nel secondo set dal 4-4 sono riuscito spingere per vincere il secondo set. Mi ha dato più fiducia e nel terzo set sono riuscito ad assumere una posizione di comando verso la fine della partita che mi ha permesso di vincere.”
[4] S. Korda b. [5] T. M. Etcheverry 6-1 6-2
Si rivela una formalità il quarto di finale di Sebastian Korda. Dopo l’eliminazione all’esordio allo US Open per mani di Marton Fucsovics, Korda ritrova il giusto passo in Cina collezionando la vittoria numero 18 di una stagione, che ad inizio anno lo ha visto spingere sino ad un punto dalla vittoria del titolo in quel di Adelaide.
Korda ha dominato il match mettendo a segno ventidue vincenti a fronte di solo 6 errori forzati e non condendo nessuna palla break al suo avversario. Al contrario sono stati quattro i break piazzati dallo statunitense, che ha inoltre a messo a referto 9 ace. Ottima anche la prestazione a rete con 7 punti vinti su 9 contro un avversario che incassa la seconda sconfitta in altrettante sfide con Korda.
Per il numero 33 ATP è la sesta vittoria contro tennisti argentini nel circuito ATP e l’undicesima vittoria contro un Top 50 in stagione. Per Korda si tratterà della nona semifinale a livello ATP, la terza stagionale dopo Adelaide, Queen’s e Winston Salem.
Etcheverry, d’altro canto, conferma le difficoltà contro i top-50 sul duro collezionando la settima sconfitta in 8 match nel circuito ATP. Unico successo arrivato contro l’allora numero 39 Karatsev, al primo turno di Tel Aviv.
ATP
ATP Chengdu: Zverev rimonta un ottimo Kecmanovic. Anche Dimitrov in semifinale
Alexander Zverev esce vincitore da una maratona di quasi tre ore contro Miomir Kecmanovic. In semifinale trova Grigor Dimitrov, vincitore sull’australiano O’Connel

[1] A. Zverev b. [7] M. Kecmanovic 5-7 7-5 6-2
Al Chengdu Open Alexander Zverev trova la settima semifinale stagionale venendo a capo di un match tutt’altro che semplice contro la settima testa di serie Miomir Kecmanovic . Il serbo è stato a due punti dalla vittoria nel secondo set, ma si è visto respingere dalla grande carica agonistica di Zverev che con un paio di punti da grande campione è riuscito a strappare di slancio la vittoria nel secondo parziale per poi involarsi nel set decisivo.
IL MATCH- Sin da subito aggressivi in risposta ambo i giocatori, con un forcing costante e tanti scambi lunghi e pesanti. D’altronde entrambi amano trovare un buon ritmo per cercare poi l’accelerazione vincente, specie Kecmanovic, tra i due il meno provvisto di qualche jolly nel suo gioco. Annulla due palle break nel game d’apertura, se ne fa annullare una nel successivo, subendo uno Zverev offensivo. Il primo a strappare il servizio, nel quarto gioco, è però il serbo, nettamente superiore sulla diagonale destra, dove riesce sempre a trovare un colpo pesante che gli apra il campo o forzi l’errore di Sascha. Il tedesco rimane però una macchina da fondo, e quando la tds n.7 non riesce a muoverlo o mandarlo fuori tempo è lui a comandare lo scambio, soprattutto da centro con il rovescio, e così, approfittando anche di qualche errore, subito Zverev recupera il break. Proseguendo il match si trova stabilità nei servizi, tra i due è il tedesco a tenere in mano le redini del gioco. Ma, quando il tie-break sembra ormai imminente, e dopo aver sprecato una fondamentale palla break nell’undicesimo gioco, nel dodicesimo Zverev vacilla e crolla. Un paio di errori di manovra, con un ritmo un po’ scialbo nello scambio, conducono Kecmanovic a set point. Applausi poi per il serbo che aggancia con una risposta di dritto in allungo quello che era ormai un ace, e manda la pallina all’angolo del rettangolo del servizio, mettendo a segno il colpo della partita, che gli vale il primo set per 7-5.
Il n.1 del seeding è però bravo a non scomporsi, e inizia il secondo parziale a testa alta, partendo a dettare il ritmo sin da subito, impedendo a Kecmanovic di far suo il palleggio. La palla break arriva nel terzo game, subito capitalizzata al termine di uno scambio lunghissimo, giocato da entrambi in contenimento, con il serbo che è il primo a cercare di uscirne, incappando nell’errore. Il quarto game è un manifesto della differenza tra i due giocatori: il n.47 al mondo ha due chance di contro-break, ottenute trovando coraggio nello scambio. Ma Sascha su entrambe serve forte, quasi al limite, intessendo poi lo scambio più lungo dell’incontro sulla seconda, attendendo l’errore, per rimanere avanti. Tre palle break consecutive nel gioco successivo sembrano una definitiva condanna per il serbo, ma improvvisamente ritrova il meglio del suo gioco e, con una mano anche dal servizio, rimane attaccato. E, su questa scia, offrendo un tennis più contenitivo, e attingendo anche dal menu delle variazioni, opera il contro-break portandosi sul 4-4, mettendosi stavolta lui ad attendere l’errore che lo premi. Arriva poi anche a due punti dal match Miomir, sul 5-4, ma l’agonismo di Zverev, e la classe, tornano. Come si vede nell’undicesimo gioco, in cui, con un passante di rovescio in corsa quasi in tribuna va a strappare il servizio all’avversario, dopo una serie di punti giocati con massima spinta e precisione. Infine, con una prima vincente, di rabbia e foga, e dopo aver anche annullato una pericolosa palla break, Zverev chiude un secondo set in cui ha sofferto, ma ha alzato non di poco il proprio livello.
L’inerzia è chiaramente cambiata, tornando verso il tedesco, che apre con un break il terzo parziale, tramite un fantastico passante di dritto in corsa a cui, ad onor del vero, Kecmanovic si concede con un attacco un po’ casuale e con poco da offrire. Zverev appare avanti, e gioca a braccio sciolto, cercando di caricare la tensione sul serbo, che reagisce bene, annullando con coraggio una palla del doppio break e tenendo un buon palleggio da fondo, abbinato ad inusuali drop shot che contribuisce a tenere alto e godibile il livello dell’incontro. Si percepisce come però la stanchezza abbia ormai attanagliato la tds n.7, che non può resistere al ritmo imposto dal primo favorito del seeding, che con un settimo game ruggente in risposta, in cui il dritto e il rovescio cantano melodie troppo acute per Miomir, va a prendersi il doppio break. Chiude, Zverev, annullando anche un’ennesima palla break ottenuta da Kecmanovic, per 6-2, in 3 ore precise di gioco. Bravo a rimontare e mantenere la calma per esprimere il meglio del suo gioco e lasciare poco spazio al serbo, che nel terzo set mai praticamente è stato in campo e capace di reggere il tedesco.
[3] G. Dimitrov b. C. O’Connell 6-4 6-1 (Andrea Binotto)
Match agevole per Grigor Dimitrov, fresco del suo raggiungimento a quota 400 vittorie nel circuito ATP. Gli è servita un’ora e venticinque minuti al tennista bulgaro per regolare l’australiano Christopher O’Connell con cui aveva due soli precedenti (entrambi vinti, quest’anno a Ginevra in tre lottati set e nel 2017 all’Australian Open, vittoria in tre set sempre per Dimitrov). Ora il n.20 ATP sfiderà la prima testa del seeding Alexander Zverev per un posto in finale, la possibile seconda dell’anno, e magari sperare in un titolo che manca da quasi sei anni.
IL MATCH: Nel primo parziale una palla break annullata per parte sembrava traghettare entrambi i giocatori verso un inevitabile tie-break, ma Dimitrov nel decimo gioco ha fatto valere la sua esperienza brekkando al momento giusto, e quindi portandosi a casa il primo set in quarantanove minuti. Della seconda frazione c’è poco da dire: il tennista bulgaro ha da subito preso il largo lasciando le briciole all’avversario, per poi chiudere il match in un’ora e venticinque minuti. Poche prime per la terza testa di serie, ma comunque grandi percentuali di realizzazione con il servizio in aggiunta a 20 vincenti, 2 soli gratuiti e risposte decisive sulla seconda avversaria, hanno permesso a Dimitrov di surclassare l’australiano, che esce dal campo sconfitto con 14 onestissimi vincenti e appena 3 errori.