L'incredibile rimonta di Tara Moore (e qualche illustre precedente)

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L’incredibile rimonta di Tara Moore (e qualche illustre precedente)

All’ITF di Sunderland la britannica riesce a ribaltare il match a un passo dal doppio 6-0 contro Jessica Ponchet. In Inghilterra è già star dei social

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Tara Moore (foto via Twitter, @TaraMoore92)
 

Mancano ancora tutti i controlli incrociati per stabilire l’ordine di grandezza, ma Tara Moore all’ITF di Sunderland ha firmato un’impresa tra le più significative della storia del tennis. Sotto 0-6 0-5 30-40, a un punto dal rotondissimo doppio bagel contro la francese Jessica Ponchet, la britannica nata a Hong Kong (26 anni) ha ripescato dalla spazzatura la partita riuscendo alla fine a spuntarla in tre set. A tenerla in vita, sul primo dei due match point salvati sul suo servizio, ha contribuito anche il nastro che ha mantenuto in campo sulla linea laterale uno smash all’indietro diventato già virale sui social. “Mai in dubbio“, ha ironizzato la stessa protagonista.

Dalle immagini si coglie come tutto non sia accaduto in una cornice di particolare prestigio: due campi ravvicinati per un ITF da venticinquemila dollari, un primo turno tendenzialmente anonimo tra l’attuale numero 479 del mondo (ma col best ranking 145 a maggio 2017) e la francese, che naviga al 201 WTA. La rimonta di Moore ha però guadagnato attenzione mediatica con il passare delle ore, a partire dai social dove anche gli scommettitori non hanno potuto trascurare l’eccezionalità di quanto accaduto. Senza neanche poter malignare, perché lo sviluppo dei due match point ha reso tutto terribilmente realistico.

Moore l’ha trascinata al terzo set chiudendo il secondo al tie break 9-7, per poi avere la meglio in scioltezza quando i nervi dell’avversaria erano ormai logorati (agli atti resta 0-6, 7-6, 6-3). La storia è finita anche sui principali media britannici, che però si mantengono cauti nella catalogazione della rimonta visto che mancano i riscontri statistici ufficiali da parte della federazione internazionale.

In attesa di capire se mai arriveranno, abbiamo pescato nel nostro archivio qualche precedente più illustre (guardando al contesto). Senza cimentarci in gerarchie, solo per allenare la memoria storica. Anzi, sono ben accetti ulteriori spunti dai nostri lettori.

NEL LONTANO 1930 – Le cronache impolverate della finale Interzonale della Coppa Davis tra Stati Uniti e Italia (giocata a Parigi, stadio Roland Garros, dal 18 al 20 luglio 1930) non saranno infallibili, ma narrano di 18 match point salvati dallo statunitense Wilmer Allison contro l’azzurro Giorgio de Stefani (da 1-5 a 10-8 nel quinto e decisivo set).

DUE RICORDI DI JANA È il 1993 quando nella finale di Wimbledon Jana Novotna spegne la luce. Avanti 4-1 e 40-30 nel terzo set, la ceca va in tilt al servizio infilando una serie di errori che portano di peso il trofeo nelle mani di Steffi Graff. Novotna scoppia in lacrime quando le viene consegnato il trofeo per il secondo posto, ma si rifarà trionfando ai Championships cinque anni più tardi. Due anni più tardi invece, stavolta al terzo turno del Roland Garros, la “campionessa di cristallo”, prematuramente scomparsa nel 2017, avanti 5-0 40-0 nel set decisivo butta all’aria ben nove match point fino a farsi superare 8-6 da Chanda Rubin.

QUANDO IL 5-1… NON BASTA – Nel primo anno in cui si giocano partite in notturna a Flushing Meadows (è il 1975), Guillermo Vilas domina i primi due set della semifinale contro Manuel Orantes. L’argentino perde il terzo ma nel quarto parziale allunga 5-0. Sul 5-1 e servizio ha due match point. Orantes annulla il primo con un vincente di rovescio e ribalta la partita. Dal 5-0 vince sette giochi di fila e allunga al quinto, dove passerà 6-4. Rimanendo on fire, in finale riuscirà a strappare il titolo a Jimmy Connors. Nel 1993 (Roland Garros, quarti di finale) è ancora un’argentina ad essere, suo malgrado, protagonista.

Contro Mary Joe Fernandez, Gabriela Sabatini sembra infatti avere un piede in semifinale sul 6-1 5-1, quando perde il controllo del servizio e iniziano a fioccare i doppi falli. Si conteranno cinque match point sprecati dalla quattro volte campionessa del Foro, che a Parigi non è mai riuscita a giocare una finale. Sabatini già nel 1991 si vide scivolare dalle mani la finale di Wimbledon, servendo inutilmente per il titolo contro Steffi Graf. Un vantaggio di 5-1 nel quinto e decisivo set sarà invece fatale a Todd Martin, che a Wimbledon (semifinale del 1996) subisce la rimonta del connazionale MaliVai Washington (finirà 5-7 6-4 6-7 6-3 10-8), al quale lo spirito da combattente non basterà però in finale contro Richard Krajicek.

SERENA SÌ, SERENA NO Dal 2003 al 2019, sempre di Australian Open si tratta, ma la conclusione è decisamente diversa. Dall’1-5 sotto, con vittoria, al 5-1 sopra, con sconfitta. Nella semifinale del 2003, l’avversaria, Kim Clijsters, butta all’aria due match point sul 5-1 nel terzo set e si consegna nelle mani di Serena, rianimandola al punto da farle vincere sei game consecutivi. Resta agli atti la serenità della belga nel commento a caldo: “Non posso essere delusa, quando gioca il suo miglior tennis è difficile batterla ed è quello che ha fatto sul finale di questo match“.

“Mi sentivo già negli spogliatoi”, sarà invece il commento di Karolina Pliskova al termine del quarto di finale che l’ha vista letteralmente ribaltare Serena Williams quest’anno a Melbourne. 16 anni dopo cambia tutto per Serena. Sul 5-1 e servizio, stavolta è lei ad “incartarsi” clamorosamente: la statunitense commette fallo di piede e subisce una piccola distorsione alla caviglia. Quanto basta per farle del tutto annebbiare la vista e finire ko con quattro match point sprecati.

DALL’INCUBO… AL SOGNO Sulla strada verso l’agognato primo titolo Slam della carriera, Caroline Wozniacki deve scansare un ostacolo del tutto inaspettato al secondo turno dell’Australian Open 2018. Al set decisivo la croata Jana Fett (del tutto sfavorita alla vigilia) arriva a un passo dal trionfo: settimo game (5-1 Fett e servizio) punteggio sul 40 a 15 e due match point da giocare. Entrambi falliti. Da lì in poi, break immediato e solo Wozniacki, in tutti i sensi. Pochi giorni dopo sarà infatti la giocatrice danese ad alzare l’ambito trofeo sul centrale di Melbourne.

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