Federer e Nadal agli ottavi (Nigro, Crivelli, Semeraro, Calabresi). Ora tocca a Caruso e Fognini (Crivelli, Azzolini, Semeraro)

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Federer e Nadal agli ottavi (Nigro, Crivelli, Semeraro, Calabresi). Ora tocca a Caruso e Fognini (Crivelli, Azzolini, Semeraro)

La rassegna stampa del 1 giugno 2019

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Federer batte Ruud jr, vent’anni fa era rivale del padre (Agostino Nigro, Il Resto del Carlino)

AL ROLAND GARROS gli sconquassi al tabellone per ora accadono solo nel torneo femminile. Le pochissime tenniste che potevano scalzare la giapponese d’Haiti Naomi Osaka dal trono del pianeta donne sono uscite di scena, Petra Kvitova testa di serie n.6 e Kiki Bertens n.4 si sono ritirate (la ceca per un problema al braccio sinistro, l’olandese per un virus), la n.5 Kerber è “saltata” subito mentre Karolina Pliskova, n.2 Wta ha preso ieri un inequivocabile 63 63 dalla croata Petra Martic. Di questo passo Serena Williams n.10 potrebbe anche vincere il suo quarto Roland Garros, ma non scalzerebbe la Osaka, campionessa degli ultimi due Slam. Fra gli uomini niente di tutto ciò, anche se Nadal (61 63 46 63) ha lasciato un set al belga Goffin. Rafa nel 2008-2010 e 2017 vinse questo torneo senza perderne uno. Roger Federer (foto Dell’Olivo), che dopo quattro anni senza Roland Garros, temeva un tantino l’impatto con la terra rossa, è in ottavi senza aver ceduto un set, sebbene al tiebreak del terzo contro il ventenne norvegese Ruud (il giustiziere di Berrettini) abbia dovuto annullare un setpoint per cogliere la vittoria 63 61 76 (10-8) nella sua quattrocentesima partita in uno Slam. […]. «Sono contentissimo. Qualche mese fa non sapevo cosa aspettarmi. Ora so qual è il mio livello. Non so dove sia il mio meglio assoluto, ma sento che potrei esserci… o forse no». Il programma odierno, ore 11 sul Lenglen, si apre con Fabio Fognini che affronta lo spagnolo Bautista Agut, 31 anni e n.21, battuto 6 volte su 8. Inedito invece il confronto del secondo match sul centrale Philippe Chatrier, fra Salvatore Caruso che tenta il “miracolo Cecchinato” contro Novak Djokovic. Su www ubitennis.com le interviste complete di Federer, Nadal, aneddoti e curiosità

Nadal e Federer, 400 volte insieme agli ottavi (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Record e ricordi, ma sempre a braccetto. Dieci anni fa, il 31 maggio 2009, Nadal perdeva negli ottavi con Soderling la prima partita della carriera al Roland Garros,
lasciando così la strada libera dell’amato arcinemico Federer. Rafa battezza la giornata a modo suo, piegando Goffin e vincendo l’89° match nello Slam
del rosso, mentre Federer festeggia il decennale di gloria con scarpette speciali che portano stampigliati l’anno di grazia e la Tour Eiffel, prima di rimettere a posto il norvegese Ruud e i suoi ambiziosi vent’anni. Con questa, sono 400 partite giocate negli Slam: «Una bella cifra — sorride Roger – e mi fa piacere averla raggiunta a Pari-
gi, anche se magari non è lo Slam dove mi sono tolto le soddisfazioni maggiori. Certo se devo essere sincero mi ero emozionato di più quando avevo vinto la millesima in carriera». Ottavi da primato. Numeri iperbolici, che nella loro titanica grandezza i due più fenomenali rivali della storia del tennis e forse dello sport rendono clamorosamente normali. Intanto, ovviamente insieme, lo svizzero e lo spagnolo approdano agli ottavi parigini per la 14′ volta, un altro primato, sottratto dalla coabitazione con Budge Patty, che riuscì nell’impresa in 13 occasioni tra il 1946 e il1958. Ere geologiche, mentre il presente appartiene ancora ancora a questa coppia meravigliosa e al terzo Fab, Djokovic. Certo, Nadal nella corsa al 12° trionfo cede il primo set del suo torneo, eppure si fa i complimenti: «Credo di aver giocato un primo set al limite della perfezione, mi entrava tutto. Poi lo sport è bello perché esistono anche gli avversari, e Goffin nel terzo set è stato migliore di me. Perciò ho ottenuto una vittoria di valore». Nel quarto turno, il maiorchino incrocerà l’argentino Londero che a febbraio ha – conquistato il primo torneo della vita a casa sua, a Cordoba: fino ad allora, non aveva mai vinto una partita sul circuito. E gaucho sarà pure l’avversario di Federer, quel Leo Mayer che interrompe la favola del trentasettenne Mahut, giustiziere di Cecchinato. Il Divino si sente come un giovane esploratore: «Sono molto felice, fino a pochi mesi fa questo torneo per me rappresentava un’incognita. Non so se sono al mio livello più alto, ma credo che il top non sia lontano. Intanto ho raggiunto gli ottavi, e dopo quattro anni è un eccellente risultato: adesso voglio continuare a giocare libero da ogni pressione». Loro vincono, gli altri guardano: è l’eterna storia di Roger e Rafa.

Federer, 400 partite e non sentirle. Batte Ruud e avanza a braccetto con Nadal (Marco Calabresi, Il Corriere della Sera)

Roger Federer (foto) ha fatto cifra tonda. Il 6- 3, 6-1, 7-6 sul norvegese Casper Ruud (che nel secondo turno aveva eliminato l’azzurro Matteo Berrettini) è arrivato nella partita numero 400 in uno slam per lo svizzero. Un dato che fa spavento. A 37 anni Federer, che nel prossimo turno affronterà l’argentino Leonardo Mayer che ha sconfitto il francese Nicolas Mahut, raggiunge nuovamente gli ottavi di finale del Roland Garros (il più anziano dai tempi di Nicola Pietrangeli), torneo a cui mancava da quattro anni. Dopo i primi due set chiusi in scioltezza, ha dovuto soffrire nel terzo: Ruud (dopo essersi visto annullare un set point) lo ha portato al tie-break, vinto 10-8 dal campione svizzero, che la prima partita in uno Slam la giocò proprio sulla terra di Parigi, 23 anni fa. […]. E quattro set ci sono voluti anche a Rafa Nadal (che il Roland Garros lo ha vinto ben 11 volte) per sbarazzarsi del belga David Goffin: sembrava tutto in discesa per Io spagnolo, avanti di due set (6-1, 6-3), ha subito il break di Goffin nel nono game del terzo set, che lo ha costretto a uno sforzo ulteriore. Oggi tocca agli italiani: Salvatore Caruso sul Centrale contro Novak Djokovic, Fabio Fognini sul Suzanne Lenglen contro lo spagnolo Roberto Bautista Agut. Tra le donne, eliminata Karolina Pliskova, vincitrice degli Internazionali, battuta con un doppio 6-3 dalla croata Petra Martic.

Roger se la prende anche con i bambini (Stefano Semeraro, Il Corriere dello Sport)

Roger Federer si starà chiedendo se non ha sbagliato, e parecchio, a non giocare a Parigi negli ultimi due anni (nel 2016 era infortunato). Ieri ha vinto il suo terzo match di fila in tre set, 6-1 6-4 7-6 al ventenne norvegese Casper Ruud, figlio d’arte che potrebbe essere anche figlio suo. […]. La vittoria lo trasloca negli ottavi di finale, per la 14° volta a Parigi proprio come Rafa Nadal il padrone della terra, che però ieri un set contro David Goffin lo ha lasciato per strada. Roger è il più anziano dai tempi del 38enne Nicola Pietrangeli nel 1972, a fare tanta strada al Roland Gans, il grande torneo che ha vinto solo una volta, giusto dieci anni fa in finale su Soderling. Nello Slam il precedente da citare è quello di Jimmy Connors, semifinalista a 39 anni appena compiuti nel 1991 agli Us Open, ma insomma di tutti questi record ci si può anche stancare (ah: Federer da ieri è anche l’unico ad aver vinto 400 match nei major…), piuttosto vale la pena di iniziare a chiedersi dove può arrivare, lo splendido vecchietto svizzero, che i 38 li festeggerà l’8 di agosto. Sul rosso in fondo è cresciuto, e negli ultimi 20 è stato anche il secondo miglior giocatore da terra dopo NadaL Al prossimo turno lo attende Leo Mayer; brasiliano, 32 anni, numero 68 Atp, che ha messo fine alla Favola tenera di un altro papà coetaneo di Federer, Nicholas Mahut, alla sua ultima recitia parigina. Non un impegno impossibile MARATONE. Fra i piccoli brividi di Nadal e molti match molto lunghi – dopo le quattro ore e 33 minuti del derby Paire-Herbert ieri sono arrivate anche le quattro ore di Klizan-Pouille e le 4 e 29 di Nishikori-Djere, nel femminile le 3 e 21 di Sevastova-Mertens -, il torneo continua a vivere di molta Francia. Usciti di scena Mahut e íl giovane Moutet, sconfitto dall’argentino Londero, nel torneo restano il veterano Gael Monfils e la novità Frederick Hoang, 23 anni, di origini vietnamite, ambidestro e con una laurea in sport che oggi si trovano uno contro l’altro. E poi la scheggia incontrollabile Paire, il Kyrgios di Avignone, n.38 Atp, garanzia nel bene o nel male di spettacolo. Quando non ne ha voglia butta le partite, quando è in vena gioca un tennis alieno, intagliando smorzate imprendibili. Quando si stanca del tennis va in vacanza, e pazienza se nel bel mezzo della stagione. «Sono dieci anni che faccio questo mestiere. Il problema è trovare le motivazioni. Dopo la sconfitta al primo turno ad Indian Wells ero a Los Angeles senza nessuna voglia di giocare a tennis, e mi sono detto che per svuotarti la testa dovevo prendermi uno stop. Così sono partito per le Bahamas. “Ma cosa fai, non è professionale!”, mi ripete la gente. Ma bisogna capire che non per tutti il tennis è tutto. Anche per Fabio (Fognini, ndr) è così, o per Nick (Kyrgios, ridr). Ogni tanto è bello uscire e farsi una bevuta in compagnia. Qualcuno potrà pensare “Benoit è un talento sprecato, non è mai entrato nei primi dieci…” Ma a me la mia carriera piace un sacco così come è

“Sono goloso e testardo. Ora il mio posto è qui” (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Ti ringrazia prima di concedersi all’intervista. Solo da questo particolare si comprende lo spessore umano di Salvatore Caruso. Oggi, sul Centrale del più importante torneo al mondo sulla terra, affronterà Djokovic. Comunque vada, sarà un successo. Salvatore, come si batte Djokovic? «Giocando meglio di lui a tennis». Sembra facile, in effetti. «L’anno scorso sarei morto di paura, ma adesso sono molto più maturo. Il tennis è il mio lavoro e la cosa che so fare meglio, quindi ce la giochiamo sullo stesso terreno, anche se lui è il numero uno del mondo». Come si vive uno Slam da protagonista inatteso? «In Australia, nel 2018, fu tutto troppo veloce: giocai l’ultimo match delle qualificazioni la domenica e il primo turno il lunedi. Qui invece ho avuto tre giorni e devo dire che mi sono reso conto che in questo ambiente ci posso stare pure io». […]. Nell’ipotesi più plausibile, lei perde con Djokovic. Poi? «Che la fame viene mangiando. Questa settimana sarà stata inutile se dovessi sentirmi arrivato». Ora è attorno al numero 120 del mondo, il sogno prima di Parigi era di entrare nei 100. Per come stanno andando le cose, non le sembra un obiettivo al ribasso «Se vinco il torneo arrivo al 15 e quindi il problema non si porrebbe più… Scherzi a parte, la top 100 resta il primo traguardo: ti consente di cambiare scelte e prospettive». Lei iniziò a giocare a sei anni. Quando si rese conto di poter diventare qualcuno? «Non c’è stato un momento specifico, so solo che il tennis è sempre stato un chiodo fisso, ho trasformato la passione in lavoro». E se non avesse funzionato, c’erano sempre i pizzi e i merletti del negozio di papà Enzo. «Non è mai stata un’opzione e i miei genitori non me l’hanno mai prospettata. Anzi papà in fondo era orgoglioso di un figlio sportivo. Comunque nel caso mi ero già iscritto a Scienze Motorie a Roma, pagando pure le tasse». Quando non è in giro per il mondo, vive a Avola? «Si, a Avola antica, quella che noi chiamiamo la Montagna. Sono molto legato alla mia città, all’inizio viaggiare era un peso. Però la carriera da tennista non è eterna, quello che perdi mentre giochi lo recupererai quando smetti». È vero che ogni giorno chiama sua sorella Rossella, che lavora a Milano? «Ci sentiamo spesso. Soprattutto bombardiamo di messaggi papà, che risponde sempre: “Quando mi scrivete, è perché ci sono dei casini”». Un pregio di Caruso? «Amo tutti i dolci siciliani, in particolare le cassatine. il secondo è che sono caparbio». E il difetto? «La caparbietà a volte diventa testardaggine. E con la mia testa dura ci metto più tempo a imparare le cose che servono». Ora che ha guadagnato almeno 143.000 euro, coach Cannova vorrà l’aumento? «Per quello che sta facendo per me, dovrei regalargli almeno due palazzi in centro». Davvero non si toglierà nessuno sfizio? «La cosa di cui vado più orgoglioso è l’indipendenza economica: i soldi devono servire a rispettare se stessi. Forse potrei prendere la patente per la moto, mio padre ha una Suzuki 1250 che mi piacerebbe guidare. Ma il coach non me lo permetterà, da 5 anni non posso neanche giocare a calcetto con gli amici». E quando non vedremo più la barba? «Dopo il torneo. Per adesso, barba e capelli non si toccano. Una volta, in un Futures, andai dal parrucchiere prima di un match e persi di brutto. Da allora, si arriva alla fine senza metterci mano». Con quale colpo le piacerebbe chiudere il match della vita? «Un rovescio lungolinea sulla riga con l’avversario che chiama l’arbitro per controllare, ma la palla è buona». E per quanti anni si vede ancora nel tennis? «Almeno dieci. Ho del tempo da recuperare»

Salvo è la tua ora (Daniele Azzolini, Tuttosport)

La questione, secondo Mats Wilander, è tipicamente floreale. C’è chi ha giocato con i cactus, e chi con i lillà. […]. Ne consegue, secondo lo svedese un tempo stakanovista oggi opinionista, che se il primato del tennis è composto di sudore e fatica, abnegazione e sacrifici, e non soltanto di talento, predisposizione, alti pensieri e glutei immensi, allora è giusto che Novak Djokovic raggiunga Federer nel numero degli Slam incassati e lo superi nell’iconica classifica dei candidati Goat, dove la capra sta per Greatest Off All Time, il più grande di sempre. «Perché Nole ha giocato con i tre cactus più pungenti, e Federer solo con gli arrendevoli lillà». Così parlò Wilander, chiudendo a suo modo la discussione. Game set and Mats, appunto. Libero di pensarla come vuole, ovviamente, meno invece di dimenticare che Federer, vincitore di Slam dal 2003, ha avuto dal 2004 la spina Nadal, dal 2006 l’aculeo Djokovic, dal 2007 il pruno Murray, e prima di loro ha dovuto maneggiare con cura i triboli di Roddick e Hewitt, Agassi e persino Sampras. Eppure, di questo si discute, nel giorno in cui Roger ritrova un posto negli ottavi dello Slam dimenticato (da lui), e Rafa lascia il primo set alla concorrenza (Goffin), dimenticandosi di mostrare i muscoli com’è tornato a fare da Roma, con tutte le conseguenze psicologiche del caso fra i suoi avversari meno avveduti. Ma lo sapete, si tratta di una discussione ormai infinita, che tutti affrontano convinti che nessuno riuscirà a fargli cambiare parere. Mai! E dire che noi italiani, nel nostro piccolo, ci accontenteremmo di meno, alla vigilia di un nuovo match che vedrà in campo uno del gruppo tricolore con il Goat votato da Wilander. Ci piacerebbe, per esempio, che questa sensazione di ineluttabilità, che ci coglie di fronte a questo tipo di sfide, si anestetizzasse fra argomenti ottimistici e più rosei pensieri. Purtroppo non ci aiutano le “stat” a corredo dell’evento. Da quando soldatino Nole è nel circuito, dai Future in su, a salire fino ai tornei dello Slam, solo tre dei nostri sono riusciti a piegarlo, Marco Cecchinato l’anno scorso proprio su questi campi rossi, Filippo Volandri in tempi ancora recenti, e per primo Manuel Jorquera, che lo colse bambino alla seconda esperienza in un Future. Djokovic non è tipo da concedere granché alla concorrenza, e questo va detto, anche per non sentirci troppo soli nel settore dei condannati a prescindere, certo è che con gli italiani si è permesso di dilagare fino al punto di cancellare per intero una generazione di tennisti, quella dei Seppi e dei Fognini, dei Bolelli e dei Lorenzi. Una lunga striscia di confronti, 27 addirittura, senza l’ombra di un tentennamento da parte del serbo, e senza che in soccorso dei nostri sia mai venuto il Divo Gluteo, che come abbiamo visto fa parte del paniere degli elementi valutativi di un qualsivoglia Goat. Otto a zero con Fognini, 12-0 con Seppi, 4-0 con Bolelli e 3-0 con Lorenzi. Djokovic batte da solo la Davis azzurra in tutte le sue possibili combinazioni. Con questi presupposti dovrà misurarsi oggi Salvatore Caruso, anche se la scelta giusta potrebbe rivelarsi quella di non tenerne conto, anzi, di non pensarci proprio. Sabbo si sente pronto e su Djokovic è disposto a misurare i progressi fin qui compiuti. Un buon viatico gli giunge da Gilles Simon, il francese battuto in secondo turno. «Però, che tipo il Caruso», ha detto agli amici, «anche quando ho provato a fargli lo sguardo cattivo, mi ha sorriso e ha continuato a massacrarmi»

Fognini sfida Bautista Agut con vista sui Top Ten (Stefano Semeraro, La Stampa)

«Al Roland Garros può succedere di tutto», dice Fabio Fognini. Anche rivedere un italiano nella top-10 del tennis, quarant’anni dopo Corrado Barazzutti. Il candidato è proprio il Fogna, se batterà oggi lo spagnolo Roberto Bautista Agut, guadagnandosi un posto negli ottavi, avrà letteralmente i piedi sulla soglia del Paradiso (del tennis). […]. Vincere un turno in più del russo Karen Khachanov lo farebbe approdare addirittura al numero 9, il successo su Bautista gli garantirebbe l’accesso a meno di congiunture fra l’improbabile e l’impossibile – esempio: Monfils finalista, – la cui più verosimile è l’approdo ai quarti di Juan Martin Del Potro e Borna Coric (che sulla strada ha Djokovic). Caruso contro Djokovic. Per ora nel recinto dei migliori di azzurri nell’era Open ne sono entrati solo due: Adriano Panatta, n.4 nel 1976, e Barazzutti, n.7 nel ’78, Fognini dopo la vittoria a Monte-Carlo se lo meriterebbe e Parigi, dove ha raggiunto il suo unico quarto nello Slam (2011), peraltro senza riuscire a giocarselo per un infortunio, è il luogo ideale. «Sto attraversando il miglior momento della mia carriera», ammette. «So che non tutto dipende da me, ci sono tanti fattori, anche la tensione che a questo livello è inevitabile». Contro Bautista, 31 anni, numero 21 Atp, ha vinto 7 volte su 10, «ma mi aspetto un’altra battaglia». A Salvatore Caruso, n.147 Atp, siciliano di Avola l’altro italiano al 3° turno, tocca invece Novak Djokovic, il n.1 del mondo. Una condanna, se non fosse per l’allergia di Nole ai siciliani (vedi Cecchinato 2018 edition). A Parigi, in fondo, può succedere (quasi) di tutto

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