Fognini, con Zverev impresa mancata. Ma è quasi n. 10 (Scanagatta). Amaro Fognini, saluta Parigi e tifa Federer per la top-10 (Crivelli). Arrivederci Fabio, ma ti meriti il "10" (Grilli). Distrazione fatale, Fognini cede a Zverev (Rossi). La Halep contro le diciottenni (Azzolini)

Rassegna stampa

Fognini, con Zverev impresa mancata. Ma è quasi n. 10 (Scanagatta). Amaro Fognini, saluta Parigi e tifa Federer per la top-10 (Crivelli). Arrivederci Fabio, ma ti meriti il “10” (Grilli). Distrazione fatale, Fognini cede a Zverev (Rossi). La Halep contro le diciottenni (Azzolini)

La rassegna stampa di martedì 4 giugno 2019

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Fognini, con Zverev impresa mancata. Ma è quasi n. 10 (Ubaldo Scanagatta, La Nazione)

Fabio Fognini non ce l’ha fatta a ripetere l’exploit di Montecarlo, quando negli ottavi aveva battuto Sasha Zverev, n.5 del mondo. Stavolta, sempre in ottavi, ha perso in 4 set (36 62 62 76(5)) dal tedesco dopo aver vinto il primo e avere mancato due palle-break probabilmente decisive per approdare al quinto set. Ma la vittoria in 4 set di Khachanov contro del Potro spiana la strada per Fabio verso la posizione numero 10 Atp, quella che nessun italiano dopo Barazzutti, 40 anni fa, ha mai raggiunto. Solo Wawrinka può evitare questo obiettivo al ligure, ma lo svizzero dovrebbe vincere il torneo e già nei quarti incontrerà Federer, trovandosi poi eventualmente sulla strada di Nadal in semifinale e poi di Djokovic in finale. Purtroppo sul 6 pari del 4° set Fabio ieri ha giocato un tiebreak davvero brutto, con almeno 5 errori evitabilissimi. Il più grave è stato il minibreak sul 2-3 preso con un doppio fallo, ma già sul 2-1 aveva sbagliato un rovescio passante non difficile e poi l’ennesimo rovescio lungolinea, colpo che non gli è quasi mai entrato e che sarebbe stato importantissimo perché Zverev ha un rovescio formidabile per pesantezza, lunghezza e consistenza, ma un dritto piuttosto ballerino. Peccato. Nonostante la sconfitta, però, l’ingresso nella top-ten per Fabio è vicinissimo. Come detto, Khachanov ha battuto in 4 set Del Potro, e così il ligure ha superato l’argentino. A questo punto, solo una improbabile vittoria di Wawrinka nel torneo lo scalzerebbe dal decimo posto virtuale che al momento Fabio occupa.

Amaro Fognini, saluta Parigi e tifa Federer per la top-10 (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Il treno dei desideri stavolta va all’incontrario: l’animo farfallone del ragazzo tedesco si scopre d’un tratto affidabile e potente, mentre il genio italico di Fognini balbetta dimezzato e poco aggressivo quando la contesa richiederebbe un passo in più per rimanere vivi. Finisce qui: niente quarti, la corsa di Fabio a Parigi si interrompe di fronte a Zverev, nel rimpianto di qualche occasione perduta e nella consapevolezza che la fresca dimensione da big player ormai è realtà. Resta, favolosa consolazione, il quasi sicuro premio della top ten, perché il successo di Khachanov su Del Potro elimina l’ostacolo più arduo: a questo punto, solo una vittoria finale di Wawrinka toglierebbe al più forte italiano degli ultimi trent’anni (ora virtualmente n.10) il piacere della conquista. Fognini ieri ha giocato un’ora di grandissimo tennis, la prima: piedi sulla riga, è lui a comandare lo scambio, a cercare gli angoli più lontani, a picchiare duro mentre Zverev corre e arranca appeso alle tribune. Il primo snodo è in quel quinto game senza respiro del secondo set, che dura 22 punti e offre a Fognini quattro palle break per un allungo potenzialmente devastante, soprattutto per la psicologia del match. Ma Fabio non le sfrutta, anche per due ace di Sascha: «Da lì ho perso equilibrio e misura dei colpi e lui mi è scappato». Dopo una settimana di prodezze e sciocchezze, il numero cinque del mondo sceglie la strada sicura del tennis percentuale, ancorato a un servizio pesantissimo: riduce gli errori, cerca sempre la soluzione più logica. Eppure Fabio avrebbe potuto riaprire la partita, se avesse trasformato una palla break sul 4-4 e un’altra sul 5-5, sempre nel quarto set, invece di trascinarsi al tie break della condanna: «Probabilmente in quelle occasioni sono stato troppo prudente, non ho rischiato. E quando il match è così equilibrato conta tanto». Zverev torna nei quarti un anno dopo, confermando che il Roland Garros, almeno per ora, resta lo Slam più amico, anche se in vista c’è l’incrocio con un Djokovic in missione speciale. Il serbo si prende anche la benedizione di Mister Grande Slam Laver: «Può farcela a vincere tutti e quattro i Major in un anno». Tuttavia, non va sottovalutato il potere del sorriso ritrovato di Sascha: «Contro Fabio è stata una partita completamente diversa rispetto a Montecarlo, là giocai malissimo perché stavo vivendo un periodo tormentato». Il tedesco si è trovato all’improvviso solo a gestire la pressione dopo il trionfo al Masters, ha portato in tribunale l’ex manager Apey per una causa milionaria, ha rotto la relazione con la fidanzata russa Olga Sharypova, e perfino la collaborazione con super coach Lendl ha vacillato. Zverev però ha dissipato le ombre su un presunto allontanamento di Ivan dal team («Tornerà per la stagione sull’erba») e mostra nuove consapevolezze: «Finalmente nella mia vita tutto è tornato a funzionare per il meglio, adesso non c’è più nulla che possa preoccuparmi. Credo di averlo dimostrato anche nel match contro un avversario che all’inizio ha messo in campo tanta qualità: quando mi sono trovato a affrontare punti difficili, mi sono tolto dai guai io. Con Djokovic sarà una sfida interessante».

Arrivederci Fabio, ma ti meriti il “10” (Massimo Grilli, Corriere dello Sport)

« To play tennis, you need the balls», amava ripetere un certo Rod laver capace di completare per due volte il Grande Slam. Ecco, a forza di collezionare delusioni nei tornei più importanti – e di sentirsele rinfacciare in continuazione – Sascha Zverev ha deciso finalmente di tirarle fuori, le sue “balls”. E costretto all’angolo dall’attacco che sembrava decisivo di Fognini, ha sfoderato un passante di dritto lungolinea da applausi, probabilmente il colpo della svolta nel gioco più lungo del match, 22 punti, con quattro palle break annullate al ligure. Si era sul 2-2 del secondo set, e chissà come sarebbe andato a finire il match se Fabio, già dominatore della prima partita, avesse strappato il servizio al tedesco, che sembrava in chiaro affanno. Peccato per Fabio, che, malgrado condizioni fisiche non impeccabili (ieri ha chiesto l’intervento medico nel terzo set, facendosi bendare l’acciaccata caviglia destra) era reduce da tre convincenti partite nei turni precedenti. A parziale consolazione, è arrivata ieri sera la sconfitta di Del Potro, battuto in quattro set da un Khachanov insolitamente capace di reggere – con i colpi ma soprattutto con la testa – a ritmi altissimi per più di tre ore. Karen il moscovita aveva perso tutti e tre i precedenti con l’argentino ed ha centrato il primo “quarto” in un Grande Slam. Questo successo lo fa entrare na i top 10, per il momento al numero 9, ma regala speranze anche a Fognini, che da lunedì si troverà al decimo posto del ranking (terzo italiano nella Top Ten dell’era Open, dopo Panatta e Barazzutti) se oggi Wawrinka perderà contro Federer. I precedenti sono 22-3 per Roger, che però ha perso l’ultima sfida parigina, tre set a zero nei quarti del 2015. Ma quello era un altro Wawrinka. Contro Zverev, Fognini aveva cominciato alla grande la partita (con il primo set vinto 6-3) sballottando con il dritto il numero 5 del mondo, servendo bene e rispondendo meglio, e alternando micidiali smorzate a letali discese a rete. Poi è arrivato il quinto gioco del secondo set. Quel game vinto di puro orgoglio è stato il primo di una serie di 11 a 2 che ha messo al tappeto il nostro, improvvisamente falloso nel rovescio e non più capace di fare male, mentre Zverev avanzava la sua posizione e non concedeva più regali. Incitandosi ad ogni punto vincente, prendendosela con la racchetta e discutendo anche con l’angolo del tedesco, improvvisamente Fognini ha ritrovato il suo tennis nel quarto set, tornando a far impazzire Zverev con una serie strepitosa di smorzate. Sciupate due palle break delicatissime – una sul 4-4 e una sul 5-5 – il ligure è nuovamente calato nel tiebreak, condito da troppi errori, compreso un doppio fallo. Sul 3-6 ha reagito con un servizio vincente e un gran dritto, colpo che però l’ha tradito sul terzo match ball per Zverev. Sarà il tedesco a sfidare domani il numero 1 del mondo Djokovic.

Distrazione fatale, Fognini cede a Zverev (Paolo Rossi, La Repubblica)

Cosa resta alla fine? Gli elogi e gli ‘ohhh’ di meraviglia degli spettatori a certi suoi colpi spettacolari. Le porte del Roland Garros si chiudono a Fabio Fognini, prima che possa accedere ai quarti. L’ultimo italiano esce di scena, ed è un peccato. Perché il suo braccio avrebbe meritato ben altro. Invece avanza quel Sascha Zverev battuto a Montecarlo, il torneo che ha dato vita al Fognini 2.0. Per fortuna il regalo glielo fa Khachanov: il russo, superando Del Potro, consegna virtualmente a Fabio le chiavi della Top Ten. Solo Wawrinka, vincendo il torneo, può ancora privarlo dello storico n. 10 in classifica, ottenuto, nell’era Open, da Panatta e Barazzutti. Tornando al match di ieri sul ‘Suzanne Lenglen’, la gente è rimasta rapita di fronte ai gesti tecnici dell’azzurro, capace di esaltarsi, di velocizzarsi ulteriormente in condizioni di difficoltà, tanto che perfino Zverev è apparso stupefatto. Ma il risultato ha premiato il tedesco: 3-6, 6-2, 6-2, 7-6 (5). Che, preso a pallate all’inizio della partita, ha ritrovato il suo servizio con una media sui 200 kmh e una percentuale di prime palle del 77%, che gli ha restituito fiducia. «Sì, è stato così: Fabio era molto aggressivo, giocava colpi durissimi. Ho dovuto affidarmi a quello che so fare meglio» ha detto alla fine Zverev. In più il tedesco ha avuto l’alleato segreto, che ha destabilizzato probabilmente nel momento chiave Fognini: il suo fisioterapista. Quest’ultimo, seduto con il resto dello staff molto vicino al campo, ha finito per disturbare l’azzurro, che ha iniziato a battibeccare in spagnolo, spiegando dopo il perché: «Non si tratta di coaching, al quale io sono peraltro favorevole: è che se continui a dire certe paroline, e io le sento, non puoi che disturbarmi. Anche se so che sei un fisioterapista e non capisci di tennis: non vi dico il nome, ma sappiate che l’ho incrociato negli spogliatoi e gli ho spiegato – a modo mio – che cosa pensavo di lui». Il punto è che il risultato è stato ottenuto: perché Fognini ha iniziato a uscire dal match, e Zverev ha guadagnato tempo per trovare la strategia giusta, cosa che gli ha consentito di acciuffare il secondo e il terzo set. Il quarto set ha vissuto un equilibrio totale fino al tie-break poi perduto anche a causa di un paio di errori gratuiti dell’azzurro. […]

La Halep contro le diciottenni (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Tutte contro la Halep è assai più di un pronostico, è una invocazione. Ed è anche l’ultimo titolo giornalistico per tentare di interessare qualcuno a questo Roland Garros al femminile. La questione numero uno si è risolta in quattro e quatti otto, se l’è tenuto stretto Naomi Osaka che ancora non sa come si gioca sul rosso (e infatti è uscita al terzo turno). Simona Halep, quantomeno, è la campionessa in carica, è stata la numero uno fino a gennaio, e dunque può ancora salvare il torneo, altrimenti saremo costretti a puntare tutto sulla Barty, o sulla Vondrousova, magari sulla Martic, e sinceramente, ci manca il coraggio. Il rinnovamento del settore femminile è palese, ed è il dato più interessante. Marketa Vondrousova, ceca 19 anni, numero 38 del ranking, e Amanda Anisimova, statunitense prossima ai 18 anni (li compirà il 31 agosto), numero 51, hanno fatto molto bene fin qui e meritano attenzione per il futuro. Ma le altre, che già si davano da fare in Era Williams e hanno l’età giusta per prendere lo scettro e non mollarlo per un bel pezzo di strada, danno l’impressione di essere cresciute da “numero due”, come se la lunga militanza da ancelle della Williams le abbia convinte di non essere in grado di meritare la vetta. Discorso che vale per la Stephens, attesa dalla Konta, e per la Keys, raggiunta dalla Barty, le altre due che (con la Halep) in una finale Slam sono già approdate. Dunque, Simona favorita, ora che qualche problema fisico l’ha risolto, e mostra la voglia di combattere che è la sua dote migliore. Nei quarti è attesa da Amanda Anisimova, famiglia russa ormai radicata negli States, a Freehold nel New Jersey. È fra le “pro” già da due anni, ha già ottenuto una vittoria Wta a Bogotà e in questo Roland Garros non ha ancora perso un set.

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