Serena, mamma che forza (Garofalo). È tornata Serena (Crivelli, Marcotti, Azzolini, Piccardi, Rossi)

Rassegna stampa

Serena, mamma che forza (Garofalo). È tornata Serena (Crivelli, Marcotti, Azzolini, Piccardi, Rossi)

La rassegna stampa di mercoledì 10 luglio 2019

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Serena, mamma che forza (Antonio Garofalo, Nazione-Carlino-Giorno Sport)

PASSANO gli anni e Serena Williams, a quasi 38, è ancora in semifinale a Wimbledon, la n.37 negli Slam come Steffi Graf, a due vittorie dal 24° Slam e dal record di Margaret Court Smith. Ha battuto la connazionale Alyson Riske 64 46 63 e non è per nulla preoccupata per la multa di 10.000 sterline che l’All England Club le ha affibbiato (a Fognini invece 3.000 per aver invocato il lancio di bombe sull’odiato campo 14) per aver danneggiato un campo su cui si era allenata alla vigilia del torneo. «Mi piacerebbe sapere cosa ho fatto! Una buca tirando la racchetta sull’erba? Vabbè che sono superforte ma non so…». Ha guadagnato non meno di 1.000 milioni di dollari (90 milioni di dollari solo di premi ufficiali ma almeno 10 volte tanto fra sponsor ed esibizioni in 20 anni). Per Serena 10.000 sterline sono noccioline. Il primo premio qui, 2,3 milioni di sterline, non le interessa quanto il record dello Slam n.24 cui fa la caccia da quando, già incinta di Alexis Olympia Ohanian junior (nata l’1 settembre 2017) vinse a fine gennaio 2017 il suo ultimo Slam, il n.23 superando così i 22 di Steffi Graf. Rischiò la vita partorendo. Era poi ingrassata paurosamente. Da mamma non ha più vinto un torneo. «Ogni partita che vinco vale per cinque adesso…». Interviste, servizi completi su www.ubitennis.com.

A mente Serena (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Sognavano la regina. L’avranno. Almeno per un altro pomeriggio. Non siederà al Royal Box, come già fantasticavano i sudditi britannici immaginando l’apoteosi della resurrezione di Johanna Konta, con tanto di trionfo finale e premiazione dalle mani di Elisabetta II, replicando il 1977 di Virginia Wade. Piuttosto, starà ben salda in mezzo al Centre Court. La sua reggia. Inseguendo un nuovo diamante di una collana leggendaria, il 24° trionfo Slam, per colmare finalmente le distanze con Margaret Court, che però fece scorpacciate a Melbourne (11 vittorie) quando dall’altra parte del mondo non andava nessuno. Serena Williams è tornata, se mai se ne fosse andata. Perché è pur vero che non conquista un torneo da 2 anni e 7 mesi, da quando incinta senza saperlo si prese gli Australian Open del 2017, eppure la sua presenza, la sua debordante personalità e le sue battaglie per l’eguaglianza e contro i pregiudizi continuano a far scorrere linfa vitale in un circuito femminile altrimenti esangue. Finalmente sana Dal 1998, anno del debutto sui sacri prati di Wimbledon, il tennis delle donne è lei. Per ascendente e risultati. […] Dopo aver giocato appena 12 partite nell’anno prima di presentarsi a Church Road, ora non deve più convivere con il dolore (specialmente con un fastidio alle ginocchia che la tormentava da febbraio): «E la prima volta da gennaio che sto bene. Non riesco a quantificare la percentuale del mio stato di forma, però finalmente gioco libera da pensieri di salute e posso concentrarmi sull’allenamento, la tecnica, il gioco». E quando la contesa contro la coraggiosa Riske, 14 match vinti sull’erba in stagione, si incarognisce allungandosi al terzo set, riscopre le armi letali di sempre: il servizio (8 ace nel parziale decisivo, 19 in totale) e il carisma che atterrisce, passando di fianco alla rivale durante il cambio campo del primo game e fulminandola con lo sguardo, lei che di solito per scaramanzia attraversa dall’altra parte. Più che vecchia. La Williams timbra così il 97 match vittorioso a Wimbledon (le altre sette qualificate ai quarti ne avevano vinti 80 tutte insieme) e raggiunge l’11 semifinale ai Championships, la numero 37 negli Slam, eguagliando Steffi Graf. Un altro mito, Martina Navratilova, sostiene invece che con il trascorrere degli anni, e malgrado l’esperienza, diventi più difficile gestire le aspettative: «Sono completamente d’accordo – dirà Serena – più è passato il tempo e più mi sono resa conto che la pressione cresce molto rispetto a quando sei giovane. Per fortuna è un problema che non mi riguarda più, ormai sono più che vecchia e ho ottenuto tutto ciò di cui ho bisogno». La pace adesso è dedicarsi al defaticamento sulla cyclette tenendo in braccio la piccola Alexis,usufruire della nursery del torneo («Non immaginavo fosse così attrezzata») oppure divertirsi in doppio misto con Murray (i Murena, come si sono definiti su Twitter), mostrando innate doti da showgirl: «Andy e io non abbiamo ancora fatto giocare insieme le nostre figlie, credo sarebbero un duo molto dinamico. Però Alexis per adesso mi sembra più interessata al calcio». Verso la gloria. Certo la semifinale contro la Strycova, trottolino iperattivo e dalle soluzioni molto varie che nel 2013 prese sei mesi di squalifica per un integratore proibito, sarà una cosa seria, ma Serena la affronterà da grande favorita e quasi certamente con il supporto al Royal Box di Meghan Maride, la moglie del Principe Harry, amica di lunga data. E se Federer ha palleggiato con l’erede al trono George, lei potrebbe insegnare i primi rudimenti a Archie, il figlio dei Duchi del Sussex: «Però non me l’hanno ancora chiesto». Meglio concentrarsi una volta di più sul cammino della gloria, quello che porta dagli spogliatoi al Centrale: «Da nessun’altra parte si provano emozioni simili». Anche se sei una regina.

Non troppo Serena. “Quanta pressione” (Gabriele Marcotti, Il Corriere dello Sport)

Nonostante le 38 primavere che festeggerà tra pochi mesi. E nonostante siano ormai più di due decenni che vince ininterrottamente, ovunque nel mondo. Serena Williams conosce un solo modo per togliersi dai guai quando è in campo. «Lottare, lottare, lottare. Non penso ad altro, dimentico anche il piano tattico.L’unica cosa che conta in quei momenti è non arrendersi». E’ così che ieri è riuscita a tenere vivo il sogno di eguagliare il record di 24 Slam, detenuto da Margaret Court. Quando, sotto di un break nel set decisivo, la sette volte regina di Wimbledon ha cambiato marcia, superando anche Alison Riske per raggiungere – per la 12esima volta – la semifinale dei Championships. Ha sofferto più del previsto Serena, opposta ad un’avversaria prossima alle nozze e mai approdata così in alto sull’erba di Church Road, una sola volta in un quarto Slam (New York, 2013). […] «Non so dire come mi senta, di certo non ho avuto molto tempo per preparare questo torneo – le parole di Serena, favorita n.11 – Vivo alla giornata, di partita in partita, anche se è la prima volta dall’Australia che non sento dolori. Per me è una situazione strana, perché non ho mai sofferto grossi infortuni in carriera». Ma a complicare la sua stagione non sono solo gli acciacchi fisici, l’infortunio alla caviglia. «Più invecchio e più sento la pressione. Quando ero giovane non sentivo nulla. Al posto di giocare rilassata, sento una responsabilità ancora maggiore». Nel prossimo turno la attende la 33enne ceca Barbora Strycova, che a sorpresa ha battuto l’idola di casa Johanna Konta. Una partita a senso unico, dopo l’iniziale vantaggio dell’ultima britannica rimasta in tabellone (1-4): da li in avanti è cominciata un altro match, che – grazie ad un parziale di 11 game a tre – ha regalato alla ceca – mai oltre i quarti di finale in 52 prove dello Slam – la prima semifinale a Wimbledon. «Sto vivendo qualcosa di fantastisco, incredibile, non ci posso ancora credere, anche perché questo potrebbe davvero essere il mio ultimo anno nel tour», le parole di Strycova. Tre i precedenti tra le due, tutti vinti da Serena, in due set. Anche quello sull’erba di Wanbledon 2012. Solo una volta la ceca è riuscita a vincere cinque game in un set. Un pronostico – sulla carta – a senso unico. «Non vedo l’ora di scendere in campo perché affrontare Serena qui, a Wimbledon, è un onore incredibile. Voglio godermi questo momento», l’augurio della ceca. Nella parte bassa del tabellone, vittoria come da pronostico per Simona Halep, la più bassa testa di serie rimasta in tabellone (n.7) che supera in due set la cinese Shuai Zhang, eguagliando la semifinale del 2014. L’ultimo ostacolo per raggiungere la terza finale Slam in carriera, la prima sull’erba londinese, si chiama Elina Svitolina: in poco più di un’ora e mezzo la favorita n.8 ha liquidato la sorpresa ‘Carolina Muchova, la più giovane delle otto rimaste in tabellone. Meritandosi la prima semifinale Slam in carriera. Sette i precedenti, nessuno sull’erba: 4-3 il parziale a favore della ucraina, ma l’ultimo match è stato vinto da Halep, quest’anno a Doha.

La Williams esalta. E’ tornata Serena (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Gli occhioni timidi e un po’ inquieti, la piccola Olympia se ne sta avvinghiata alle braccia di una baby sitter che più bianca e bionda non si può. Anche la bimba partecipa alla conferenza stampa, quasi a rammentare a chiunque sia di breve memoria, che tutto ciò che mamma sta facendo è per lei, per darle un ricordo in più, quello della madre che alza la Coppa di uno Slam. Ne ha vinti 23, Serena, ma Olympia non c’era, seppure a uno abbia partecipato, sul campo, per vie indirette. L’ultimo, gennaio 2017 a Melbourne, quando Serena scoprì di essere incinta. Lei, Olympia, è nata asettembre, in una notte buia e tempestosa che Serena ama raccontare e riempire di particolari. Le lunghe ore del parto, il rischio trombosi, i medici impegnati su due fronti, a far nascere la bimba e salvarle la vita, poi il vagito lontano della piccola Olympia. Guarita, mamma, e di nuovo pronta alla lotta, per sé, per la figlia e, ovvio, per «tutte le donne del mondo», di cui Serena è sarà sempre la paladina. Il bello di Serena Williams è che ci crede, dunque massimo rispetto. È una gran donna, davvero, e non parliamo solo di muscoli. Una guerriera, sin dai tempi del Ghetto a Compton e delle bande della zona che la tenevano a balia, girando al largo quando le sorelle si allenavano sul campetto con le righe da basket. Ma dal rientro, il tennis«machista e sessista» l’ha obbligata a pedalare in gruppo, neanche fosse una delle tante. Ottavi a Parigi nel 2018, lo Slam del ritorno, dieci mesi dopo il parto (un rischio ,così presto), poi la finale a Wimbledon, senza colpo ferire, quasi un atto di sottomissione alla Kerber, e quella degli Us Open, tritata da Naomi Osaka ma a sua volta pronta a sottoporre a identico trattamento l’arbitro Carlos Ramos (lo stesso di Fognini contro Sandgren) che le aveva tolto un punto per coaching. Da lì il caos e ieri l’ammissione su un giornale e su Instagram: «Dopo il fatto non mi davo pace, sono andata in terapia. E mi scuso con Naomi, non vorrei mai togliere i riflettori da un’altra donne». Quest’anno peggio: un quarto a Melbourne e terzo turno a Parigi. Ma Wimbledon è il suo torneo e porta con sé una semifinale che la spinge a crederci. Il 24° Slam è di nuovo vicino. Vale il record di vittorie nei Major; sia pure alla pari con Margaret Court, la tennista oltranzista, impegnata per la famiglia, contro le donne con troppi grilli per la capa, contro i gay. L’esatto opposto di Serena. Forse anche per questo la Sister vuole agguantarla: non ama che lassù vi sia, solitaria, una che rappresenta tutto ciò che di politico lei odia di più. Così, eccola in lizza. È dimagrita, gioca anche in doppio misto con Andy Murray, solidale con lo scozzese che vorrebbe tornare nel circuito con la sua anca bionica. […] Batte la connazionale Allison Riske, figlia di poliziotti, e naturalmente soffre come solo a lei può capitare. Domina e s’incasina, va avanti e torna indietro. Ci rimette un set, il secondo, ma nel terzo vola Si fa riprendere un’altra volta e se la gioca sul filo del baratro. Ma li si riscopre coraggiosa, ritrova i colpi che nessuna nel circuito si sogna di possedere, firma 19 ace, che è roba da tabellone maschile. E in serata riceve multa per aver danneggiato un campo, in allenamento: 10.000 sterline, cui replica ironica: «Sono da sempre un’Avenger nel mio cuore. Forse sono troppo forte». C’è Barbora Strycova, in semifinale. È il torneo delle antiche campionesse che si ritrovano e delle ragazze mai spintesi così in alto. Barbora, la ceca di Plzen, 33 anni, mai oltre i quarti in 52 Slam, Elina Svitolina, ucraina, che porta l’amico Gael Monfils nel box dello staff, 24 anni, anche lei mai più in là dei quarti, due in Australia e due a Parigi. Sono le novità dei Championships. Barbora spegne le voglie britanniche e mette alla porta Johanna Konta, che c’è sempre, ma non vince mai. Elina tiene a distanza l’altra ceca, Karolina Muchova, stanca, e proverà a frenare la Halep, forse la più in forma, smaniosa com’è di riprendersi il numero uno. Ma su tutte, c’è lei, Serena, con bimba, marito, sorelle, baby sitter bianco latte, le sue storie, le sue voglie, i suoi 37 anni quasi 38. Infinita.

Serena vince e fa festa come Rapinoe. Nessuna paura dei giudizi maschilisti (Gaia Piccardi, Il Corriere della Sera)

Le ragazze non hanno più paura del giudizio, vincono e festeggiano da uomini. L’urlo di Serena Williams sul centrale rimbomba da Wimbledon alla City: ammainata la visiera della connazionale Riske in tre set, l’ex numero uno si assicura la 37esima semifinale Slam (contro la ceca Strycova) sulla strada del 24esimo trionfo Major (come Margaret Court). È tutta la vita che le dicono che gioca come un maschio: «C’è qualcosa che non mi torna. Perché se un uomo piange in campo è sensibile e se lo fa una donna è isterica? Perché se abbiamo l’ambizione di sfidarlo diventiamo pazze?». Le grandi domande della nuova Serena — visibilmente più magra, meno ansiosa, reduce dallo psicologo per metabolizzare l’incidente con Osaka all’ultimo Us Open, con extension inedite e truccatissima se nel Royal Box appare la sua amica Meghan Markle in Windsor — ripropongono il tema lanciato su un’altra erba dalla Nazionale Usa femminile di calcio, capace di conquistare il quarto titolo mondiale. Non solo Megan Rapinoe e Alex Morgan, capocannoniere del torneo con 6 reti, hanno festeggiato ogni gol con pose statuarie (Megan) o ironiche (Alex), ma poi insieme alle compagne si sono scatenate in una festa sguaiata a base di birra, champagne e twerking, atterrando a New York (sede della parata celebrativa di oggi) completamente ubriache. […] «L’accusa più insensata che abbia mai sentito. Siamo ragazze di parola: avevo promesso alla Casa Bianca che avremmo vinto e ho mantenuto» scherza dall’America la capitana dai capelli rosa. A un passo dalla storia di Wimbledon a 37 anni (sarebbe l’ottavo titolo, il primo da mamma), anche Serena ha qualcosa da dire: «La squadra di calcio americana mi è stata di grandissima ispirazione durante tutto il torneo. Sono una grande fan e appoggio tutte le battaglie che le calciatrici combattono ogni giorno per l’affermazione di se stesse e dei propri diritti. Non ha senso che guadagnino meno degli uomini. Le sento vicine». Anche Serena ha dovuto lottare. Per uscire viva dal ghetto di Compton, Los Angeles, per salire in cima al ranking con un tennis non raffinatissimo ma super atletico, per diventare la più grande di ogni tempo in un ambiente wasp come Wimbledon con pochissimi precedenti di campionesse o finaliste afroamericane (Ora Mae Washington, Althea Gibson, Zina Garrison, Venus Williams). Dentro il megafono dell’All England Club, Serena è l’ultrà fasciata di bianco che con un tweet concede l’endorsement alle calciatrici che ribadiscono di non voler andare da Trump alla Casa Bianca, è la mamma di Olympia che scende in campo con un cerottino Disney sul braccio e, dopo aver battuto la Riske, zompa sulla cyclette con la bambina in braccio, è la diva che si prepara alla recita (ultima?) nominando sul campo la strepitosa 15enne Coco Gauff come erede. Un’altra che gioca a tennis da maschio, gender free.

Serena mamma stakanovista. “Con l’età sento meno pressioni” (Paolo Rossi, La Repubblica)

LONDRA — Ci sono delle cose che funzionano solo perché c’è lei. Non c’è niente da fare. Prendete il doppio misto, un torneo cui molti ignoravano perfino l’esistenza. […] È l’ombelico del tennis femminile, Serena: prendere o lasciare. Ieri per lei è stata giornata di straordinari, perché prima del doppio, aveva trionfato anche nel singolare, battendo la connazionale Alison Riske 6-4, 4-6, 6-3. «Oggi che sono più vecchia non sento più tante pressioni. Per Martina Navratilova era il contrario? Non per me: ho avuto una grande carriera, sono alla 37a semifinale Slam…». Ieri sono state definite le semifinali femminili: Svitolina vs Halep, Strycova vs Williams. Cioè: una ucraina, una romena, una ceca e lei, Serena. Sola contro le donne dell’Est, ma senza paura. «L’unica cosa importante è che ora sto bene, mi sento bene. Non so a che livello, ma più gioco e meglio va». Con Serena sono abolite mezze misure, in realtà non ci sono mai state. Prendete perfino il suo box: si perde il conto del suo entourage. Ma qui, a Wimbledon, oltre a mamma Oracene, e le sorellone Venus e Isha, c’è la tata della sua piccola, Alexis Olympia Ohanian Jr e anche Alexis senior. Mai visto marito più agitato in tribuna, e quanto si agitava. «Lo so quanto sia difficile vivere le partite nel box. E poi io non mostro le mie emozioni, preferisco non condividerle. Ma quanto è stato bello vedere il loro salto di gioia collettivo al momento della vittoria». Serena una mamma felice, orgogliosamente consapevole: «Io credo in me stessa. So che se sto bene posso essere un’ottima atleta nello sport che amo, per cui la chiave è non avere infortuni e poter giocare tutto l’anno». Godendosi sul campo anche la bimba, divertendosi a vederla, parlandone con le altre mamme-tenniste. «E perfino con Andy: ci siamo scambiati informazioni, penso che i nostri figli giocherebbero un doppio molto… dinamico». E giù una risata. La stessa, più rabbiosa, che ha avuto come reazione alla multa che le hanno comminato per aver lanciato la racchetta, e dunque danneggiato il prato, su un campo d’allenamento. «Cosa vi devo dire? Ho solo lanciato una racchetta e mi hanno chiesto 10 mila sterline… evidentemente ho i superpoteri, ho sempre saputo di una essere una degli `Avengers’dentro di me…». Per lei una multa più di salata di quelle rifilate a Kyrgios (per il match contro Nadal, 8000 sterline) e a Fognini per le “bombe”: 3000 sterline. Ovviamente Serena si rifarà ampiamente con il prize money, e con il viatico dei precedenti a favore contro Strycova: 3-0. Mentre oggi, dalle 14 in poi, c’è il `Men Day’ con i quarti: Djokovic-Goffin e Nishikori-Federer sul Centrale, sul Campo 1 iniziano Pella e Bautista Agut e dopo Querrey-Nadal. The show must go on.

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