L'inchino di Berrettini a re Federer (Scanagatta). Soldi facili e fama, cosa può turbare la crescita di Coco (Clerici). Berrettini travolto da Federer e tensione (Azzolini)

Rassegna stampa

L’inchino di Berrettini a re Federer (Scanagatta). Soldi facili e fama, cosa può turbare la crescita di Coco (Clerici). Berrettini travolto da Federer e tensione (Azzolini)

La rassegna stampa di martedì 9 luglio 2019

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L’inchino di Berrettini a re Federer (Ubaldo Scanagatta, Giorno – Carlino – Nazione Sport)

Povero Berrettini. Che lezione. Anche per chi scrive, dopo che al mattino aveva scritto su www.ubitennis.com «non mi illudo che possa vincere, ma non perderà 61 62 62». Il vostro cronista dovrebbe dimettersi. Ma Federer gli ha consigliato di aspettare ancora un paio di giorni. Non si poteva davvero immaginare, nonostante l’esordio sul centre court, nonostante il mito di Federer, suo idolo da sempre, che Matteo, campione sull’erba di Stoccarda, semifinalista sull’erba di Halle, n.20 del mondo, finisse così nel pallone, riuscisse a sbagliare 2 prime su 3 per tutti i primi due set, facesse appena cinque game in 3 set persi con la velocità di un jet, conquistando — si fa per dire — la miseria di un punto di media a game quando alla battuta era Federer: 11 punti in 11 game di servizio dello svizzero. È riuscito a perdere in appena 74 minuti. Toglieteci i cambi campo e capirete che l’inesistente partita è durata come un fulmine… abbattutosi sul malcapitato Berrettini. Nel 2012 Fabio Fognini perse qui da Federer 61 63 62 negli stessi identici 74 minuti! Non avrebbe dunque alcun senso infierire sul nostro giocatore che alla fine, stringendo la mano a Roger gli ha detto «Grazie per la lezione…». Matteo ha pagato insieme tutte le emozioni del mondo ma… «non ci crederete, io ci ho provato fino in fondo — avrebbe detto Matteo —. Le sveglie fanno bene… ero sul campo centrale, con Federer e non riuscivo nemmeno a pensare, lui ti toglie il tempo, anche quando sembra che rallenti». E Roger di rimbalzo: «È importante che Matteo non si abbatta, ha fatto una grande corsa, l’importante è che guardi avanti, io persi con Agassi 61 62 64… vai a casa e non capisci cosa è successo. Mi sono solo messo a lavorare di più». Nel torneo femminile è finita la favola della ragazzina della Georgia, Coco Gauff. Era già un miracolo che avesse raggiunto gli ottavi a quella età, la più giovane dai tempi di Martina Hingis nel ’96. La Halep, n.1 del mondo per tutto il 2018, non è la Hercog, battuta in rimonta da Coco. Ed è stato quindi 63 63 per la ragazza rumena. N.1 del mondo resterà anche dopo questo torneo l’australiana Barty sebbene ieri abbia perso 36 62 63 dall’americana Riske, n.51 ma sempre molto forte sull’erba. In campo maschile, come Federer, marciano come rulli compressori Rafa Nadal 62 62 62 al portoghese Sousa e Djokovic sul frandesino Humbert 63 62 63. Nei quarti Rafa domani troverà l’americano Querrey, temibile battitore che ha messo k.o. in 4 set il giustiziere di Fognini, Sandgren. Djokovic invece incontrerà il belga Goffin, che ha superato 76 26 63 64 Verdasco chi aveva eliminato il nostro Fabbiano. Federer avrà Nishikori.

Soldi facili e fama, cosa può turbare la crescita di Coco (Gianni Clerici, Repubblica)

La mia modesta conoscenza del Tennis non voleva che Coco Gauff continuasse a vincere. Avevo con me, a osservare la partita, un professore universitario che mi aveva chiesto: «Tu come giudicheresti una simile fiaba?» «Del tutto nuova», avevo risposto cercando al contempo sul dizionario, che si limitava al termine di favola. «Hai ricordi di una bambina eguale, o almeno simile?», aveva insistito lui. «Ho il ricordo di Suzanne Lenglen, cui la Grande Guerra aveva impedito per due mesi di viaggiare sino a Wimbledon, nonostante il papà Charles non fosse della stessa idea del signor Corey Gauff, e Suzanne avesse vinto tutti i tornei della Costa Azzurra che allora precedevano Queens e Wimbledon. Suzanne vinse il primo Wimbledon a vent’anni, Coco dovrebbe di certo riuscirci prima, se qualcosa non viene a turbarne la crescita. L’eccesso di denaro già offerto a papà, le abitudini di vita inadatte a una giovanetta, un improvviso fastidio per le necessità di una diva. Si è trovata davanti a chi diva non è proprio, ma solo campionessa di tennis, Simona Halep. Con uno zio adottivo come Ion Tiriac, un’agente come Virginia Ruzici che vinse il Roland Garros, un’assistenza invidiabile. Ma vediamo il punteggio, vediamo se la bambina o la giovanetta ha avuto una sola possibilità di vittoria. No, devo dire […] Che diventi n. 1 del mondo è probabile, ma non riguarda solo il Tennis. Vedrei bene uno psicologo a seguirla più di un coach. O meglio uno che abbia entrambe le qualità.

Berrettini travolto da Federer e tensione (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Non c’è rimedio al cuore che batte. Ti sconquassa da dentro e bussa, sempre di più e sempre più forte. Sembra quasi chiedere che qualcuno gli apra la porta, per andarsene via da quel corpo che s’è fatto troppo piccolo e non riesce più a contenerlo. Succede, anche ai migliori. Anche a Matteo Berretdni, che è giovane, e nel gruppo dei migliori ci sta arrivando, ma è esposto alle pulsioni forti, alle emozioni che vanno in circolo e che ancora non conosce. Così come non conosceva il Centre Court e la sua magia. Così come non aveva mai giocato contro Roger Federer, che è un mago grande, uno che sa combinare infiniti effetti speciali. E allora tutto va fuori registro, tutto esce dalle giuste proporzioni. Il magico Centro Court diventa enorme, il mago Federer anche di più, e il batticuore che ti porti dentro rulla a più non posso. Soltanto lui, Matteo, in mezzo a tutto quel tramestio, deve essersi sentito piccolo e inadeguato, e non c’era niente che potesse rimetterlo in carreggiata, niente che potesse consolarlo e restituirlo al match. Settantaquattro minuti in tutto, non record assoluto (per Roger 40′ con Falla), ma vicino, il primo set non più lungo di un caffè bevuto di corsa al bar prima di andare in ufficio. Si racconta che anche Fognini alla prima prova contro Federer sia durato lo stesso tempo, 74 minuti. Si tratta di capire quanto costa la lezione. Berrettini gli ha stretto la mano e glielo ha chiesto. Federer ha risposto con un sorriso. Ma la lezione un suo valore ce l’ha. Forse quella di aver fatto scoprire il lato emotivo di Matteo, che in molti vedevano come un tipo tutto d’un pezzo. Non lui, a dire il vero, che ha sempre ammesso di subire le mutevoli, sussultanti variazioni del suo stato d’animo, e come più volte anche nel recente passato sia stato costretto a farci i conti. Ma alla fine si è sempre ripreso, persino in breve, e senza subire conseguenze. Stavolta il batticuore ha fatto breccia per le condizioni particolari in cui si è trovato. Finiti fuori traccia i primi colpi tentati, Matteo si è come bloccato, irretito non soltanto dalla bravura di Federer, ma dalla stessa angoscia di essere in procinto di rimediare una figuraccia. Ha provato a ribaltare la situazione, e ha infilato altri errori che non sono da lui e non fanno parte del suo repertorio. E poi, se n’è accorto lui stesso, seppure nello stato gelatinoso in cui percepiva le sensazioni, Federer ha giocato bene, forse anche più che bene. «Sentivo molto la palla, e ho cercato di fare quelle due o tre cose che mi sembrava mettessero Berrettini maggiormente in difficoltà. Sono stato bravo a individuarle in fretta, e ho sempre avuto ben chiaro il tracciato della partita che dovevo giocare» […] Il primo set è volato via, lì Berrettini non è davvero riuscito ad arginare il tennis di Federer. Meglio nel secondo, del quale però si ricordano due occasioni gettate al vento dal nostro, entrambe nel modo più terribile: la prima su uno smash comodo, tirato a tutto braccio due metri di lato, l’altra su una demi volée giocata un po’ distrattamente da Federer, che si è trasformata in una palla innocua a metà campo, sulla quale Matteo si è avventato con il suo colpo migliore, il dritto, schiantandola a due passi dalla tribuna. Nel terzo set, la prima e unica palla-break per il Beretta, subito disinnescata da Roger, già avanti di un break. Tutta qui la cronaca. Resta la bella avventura erbivora vissuta da Matteo in queste ultime quattro settimane […] Resta infine, una profezia buttata lì da John McEnroe, al termine della sua telecronaca del match. «Non valutate il ragazzo italiano da questa prova, lasciate che faccia le sue esperienze. Ha colpi, ha gioco, ci sa fare. Sbaglierò, ma sono pronto a scommettere che Berrettini alla fine di questa stagione sarà già nella Top Ten. Nei tornei sul cemento, in America e in Asia, potrà fare molto bene, proprio come ha fatto sull’erba» […]

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