Interviste
Piatti frena gli entusiasmi: “Sinner deve migliorare tanto, la classifica non mi interessa”
Tante esperienze, tanto tennis. Nessun compromesso. Questo il mantra del tecnico comasco, impegnato a formare una delle già grandi speranze del tennis italiano

Gli allenatori più bravi sono quelli capaci di ridimensionare il peso di una sconfitta ma anche, al contempo, di frenare gli entusiasmi dopo una vittoria. Riccardo Piatti è certamente un bravo allenatore di tennis, forse il più bravo di tutti persino. E dunque, di certo, non si fa influenzare quando il 17enne Jannik Sinner, suo grande pupillo nonché una delle grandi speranze del tennis italiano per gli anni a venire, spedito nello sperduto Kentucky per farsi le ossa sul cemento americano, va a vincere il suo secondo Challenger in carriera.“Dopo la finale ho chiamato Jannik per fargli i complimenti. Ma gli ho anche detto che avrebbe dovuto vincere in due set (contro l’australiano Alex Bolt, testa di serie n.2 del seeding ndr). E che ha servito male in alcuni momenti”, ha detto Piatti in un’intervista a Il Corriere dello Sport. Che dire, sono i lati negativi, o forse positivi, del lavorare con un allenatore di questo calibro: non si scompone mai ed è sempre molto molto esigente.
Il percorso per Jannik è segnato. Migliorare e fare esperienza. Nulla, se non un evento clamoroso può sconvolgerlo. Figuriamoci una vittoria al Challenger di Lexington, che comunque lo fa salire al 135esimo posto della classifica mondiale. Ma di ranking il 60enne comasco non vuol sentire nemmeno parlare da lontano. “Io Jannik l’ho mandato negli USA proprio per evitare questi discorsi. A me classifica e risultati per ora non interessano. Anzi non me ne frega niente”, ha chiosato. “Ci penseremo quando avrà 22-23 anni, allora capiremo cosa davvero è in grado di fare. Adesso mi interessa che cresca, che arrivi a giocare al livello che ho in mente io. Deve nutrirsi di esperienze, non di punti”.
Esperienze come prendere une aereo appunto e andare a giocare un piccolo torneo nel centro degli Stati Uniti, invece di accettare una wild card offertagli dagli organizzatori del più ricco torneo di Kitzbuhel, un evento quasi di casa per Jannik che è nato a pochi chilometri dall’Austria, a San Candido. Ma non in linea con il progetto di Piatti. “Voglio che conosca il circuito americano, che migliori sul cemento”. Insomma, la ragione ogni oltre possibile sentimentalismo. Scelte difficili da sopportare, soprattutto se sei ancora un adolescente. E Jannik ogni tanto ne risente. “La scorsa settimana mi ha chiamato perché era nervoso. Non è tutto rose e fiori nei Challenger. La finale l’ha giocata mentre nel campo a fianco si giocava quella femminile. Deve fare la gavetta, imparare il mestiere. Ero contento che fosse nervoso”, ha rivelato Piatti, con la soddisfazione del padre (tennistico) severo, quello che vuole fare allargare le gracili spalle del proprio ragazzo da ogni punto di vista.
Il gioco di Sinner sembra già però molto solido. Anzi ciò che stupisce del suo tennis è proprio la completezza e la mancanza di punti deboli. Quindi quali sarebbero tutti questi miglioramenti dei quali parla il coach comasco? “Dritto, rovescio, servizio, volée tutto”, ha sottolineato Piatti. Insomma Jannik fa tutto piuttosto bene ma deve fare tutto meglio per competere ad un livello più alto. “Quando gioca con un avversario sotto il 120 del mondo, Jannick mette il 65% di prime e ne ricava il 75-80 per cento dei punti. Se gioca con un Sousa o con un Jarry, mette sempre la stessa percentuale di prima ma ci ricava il 60-65 per cento di punti. Nei Challenger vince con il servizio, ma ancora non ha il livello per giocare contro i migliori. Non sempre almeno”, ha spiegato.

Ma c’è anche spazio (mai troppo) per sottolineare i meriti del suo allievo in questa prima stagione piena sul circuito ATP, in cui ha già scalato oltre 350 posizioni. Come appunto la capacità di adattarsi ad ogni situazione rapidamente. “Tre, tornei sull’erba, due settimane di allenamento sul cemento, velocissimo, dell’Elba, poi è andato ad Umago, sulla terra e ha vinto il primo turno (contro il portoghese Sousa ndr) e ha giocato un’ottima partita contro Bedene. Jannick è una spugna. Ha una grande capacità di apprendere e risolvere i problemi in campo. Per questo bisogna mettergli dentro tanti contenuti”, ha detto. Ma anche la concentrazione e la disponibilità al sacrificio durante gli allenamenti. “Quando vedi che si allenano con intensità, che stanno sempre lì, lo sai che sono destinati ad arrivare. Devi solo dargli tempo”, ha proseguito.
Insomma, il percorso di Sinner continua, senza scossoni. Con la consapevolezza di dover migliorare, e tanto, ma anche di farlo da delle basi straordinarie. A scandire le tappe è ancora Piatti, vero e proprio deus ex machina della situazione. “Il progetto è sempre quello. Adesso è in America con Andrea Volpini, il 14 lo raggiungerò io. Deve imparare a viaggiare con preparatore e fisioterapista, spendendo anche i soldi necessari. Per migliorare sempre. Dopo gli US Open giocherà ad Istanbul, poi San Pietroburgo, poi la tournée asiatica”. Con gli occhi puntati sulle partite di tennis e non sul ranking. “Deve confrontarsi, capire. Poi fra un paio d’anni riparliamo di classifica”. E chissà che quando ne riparleremo non sia per farlo in termini di un certo rilievo. Probabilmente è quello che ha già in mente Piatti. Anche se non vuole ammetterlo.
Flash
Roland Garros, Arnaldi analizza la sconfitta con Shapovalov: “Sono mancato nei momenti importanti”
“La partita è girata su pochi punti” dichiara Matteo Arnaldi. “Ma giocare contro ex top ten mi aiuta a crescere”

Matteo Arnaldi può reputarsi soddisfatto del suo Roland Garros. Intanto, perché ha portato a casa la prima vittoria in un Major in carriera, e poi perché ha strappato un set al n° 32 ATP Denis Shapovalov al secondo turno, in un incontro, poi perso in quattro parziali, che forse con un pizzico di esperienza e malizia in più avrebbe potuto allungare ulteriormente. Presentatosi alla stampa nel post-match, di seguito riportiamo le sue dichiarazioni.
D. Matteo, qual è stata la difficoltà maggiore?
MATTEO ARNALDI: “Mah, non saprei dirtelo in questo momento. Sicuramente non era una partita semplice. Lui è molto discontinuo perché alterna fasi in cui gioca molto bene ad altre in cui commette qualche errore, e per questo non mi ha dato continuità. Ha giocato meglio nei momenti importanti, mentre io in quei frangenti non sono riuscito a fare la differenza. Alla fine il match è girato su un break per ogni set. Io potevo prendere vantaggio nel terzo e quello poteva significare un risultato finale diverso, ma va detto che lì è stato bravo anche lui”.
D. Una curiosità. In questi giorni in cui ti stai allenando a Parigi e vedi altri giocatori nella loro quotidianità, c’è qualcosa che hai carpito da loro nella routine, nel modo di approcciare le partite? Qualcosa che ti possa essere utile per progredire.
MATTEO ARNALDI: “Sinceramente mi faccio un po’ gli affari miei (ride, ndr). Io e il mio team abbiamo le nostre idee. Certamente mi sto abituando a stare in questo ambiente, nel quale non sono solito trovarmi. Ma sinceramente faccio le mie cose come sempre”.
D. Senti, invece secondo te cosa è mancato per fare di più?
MATTEO ARNALDI: “Sono mancato nei momenti topici, semplicemente. È ciò che ha fatto pendere l’ago della bilancia in suo favore. In più, lui certamente ha fatto una buona partita, mentre io no. Se fossi riuscito a comportarmi meglio in qualche frangente, saremmo qui a parlare di un altro match e forse di un altro punteggio. Meriti suoi, senz’altro, ma anche qualche demerito mio”.
D. Abbiamo visto che, soprattutto nel terzo set, insistevi parecchio sul dritto di Shapovalov. L’avevate preparate così?
MATTEO ARNALDI: “Senza dubbio lui stava commettendo diversi gratuiti con il dritto. Per questo ho cercato di insistere un po’ di più da quel lato”.
D. Cosa ti porti via di buono da questo Roland Garros?
MATTEO ARNALDI: “Intanto la prima vittoria a livello Slam e tanta esperienza. Poi ho giocato i primi match tre su cinque, e questi sono i fattori più importanti. E mi ha fatto bene anche disputare partite contro tennisti di un certo valore, come Shapovalov stesso, ex n° 10 ATP. Ciò mi darà più consapevolezza per i prossimi match e tornei”.
D. VANNI GIBERTINI (Ubitennis) – Qual è il tuo rapporto con l’erba?
MATTEO ARNALDI: “Non l’ho mai vissuta tanto in realtà. Ci ho giocato quando ero Junior e l’anno scorso ho disputato una sola partita. Al momento non abbiamo programmato di giocare tanti tornei prima di Wimbledon, anche perché non so ancora se lì sarò direttamente in tabellone oppure no. Cercherò di racimolare ancora qualche punto in qualche Challenger in Italia, credo su terra, e poi si vedrà”.
Flash
Djokovic e la frase che fa discutere. “Il Kosovo è il cuore della Serbia, fermate la violenza”
In seguito agli scontri accaduti in Kosovo in seguito alle elezioni, Djokovic ha manifestato il suo supporto alla Serbia. Critiche da parte del governo francese

La situazione geopolitica in Europa non è delle migliori. Da oltre un anno prosegue l’invasione della Russia in terra ucraina, la cosiddetta operazione militare speciale secondo il gergo utilizzato da Putin. Ad aggiungere tensione nel vecchio continente è quanto sta accanto nei territori dell’ex Jugoslavia. É, infatti, cresciuta la tensione negli ultimi giorni in Kosovo, in seguito alle elezioni locali tenutesi nel nord del paese.
A porre ulteriore attenzione sulla tematica, aumentandone la risalta a livello mondiale è stata la frase scritta da Novak Djokovic sulla telecamera, in seguito alla vittoria nel suo match di primo turno contro lo statunitense Aleksandar Kovacevic. “Il Kosovo è il cuore della Serbia, fermate la violenza”.
La Serbia non ha mai riconosciuto la dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo dalla Serbia avvenuta nel 2008. Il Kosovo, infatti, è oggi ancora considerata come una regione autonoma della Repubblica serba. Si tratta di un’area caratterizzata da tensioni politiche con le forze NATO che sono presenti nel territorio kosovaro da oltre venti anni.
Il messaggio di Djokovic segue quanto accaduto nella città kosovara di Zvecan, uno dei comuni situato nel distretto di Kosovska Mitrovica, e a grande maggioranza serba. Nella città si sono verificati degli scontri nei giorni scorsi. Questo è avvenuto dato che la polizia ha utilizzato gas lacrimogeni per disperdere una folla di cittadini di origine serba che si erano ritrovati davanti agli uffici municipali. Tale assembramento avevo lo scopo di impedire l’accesso nel suo ufficio al sindaco neoeletto di origine albanese.
“Non sono un politico e non ho intenzione di entrare nel dibattito politico“, ha dichiarato un emozionato Djokovic, parlando ai media serbi. “Questo argomento è molto delicato… Come serbo, tutto ciò che sta accadendo in Kosovo mi fa molto male.”
“Questo gesto è il minimo che avrei potuto fare.” – ha dichiarato Djokovic, che non ha nascosto il peso emotivo che ha percepito davanti a questa questione.
“Sento la responsabilità come personaggio pubblico, non importa in quale campo, di mostrare il mio sostegno. Soprattutto come figlio di un uomo nato in Kosovo, sento il bisogno di dare il mio sostegno a loro e alla Serbia. Non so cosa porterà il futuro per il popolo serbo e per il Kosovo, ma è necessario mostrare sostegno e dimostrare unità in questo tipo di situazioni”.
Djokovic ha sottolineato con orgoglio quanto fatto: “Ho sentito che ci sono state tante obiezioni, rispetto al mio gesto sui social. Io non voglio né nascondermi, né trattenermi. Lo rifarei di nuovo”. Alla richiesta dei media serbi su eventuali pressioni degli organizzatori in seguito a quanto fatto, il tennista serbo ha sottolineato come nessuno si è avvicinato a lui per parlare del tema e che spera la cosa rimanga così.
“La mia posizione è chiara: sono contro le guerre, la violenza e ogni tipo di conflitto, come ho sempre affermato pubblicamente. Sono una persona che comprende bene e che mostra empatia con tutte le persone, ma la situazione relativa al Kosovo è un precedente nel diritto internazionale. Sono molto dispiaciuto per la situazione in cui ci troviamo: il Kosovo è la nostra casa, la nostra roccaforte, i nostri monasteri più importanti sono lì… “.
Situazione che ha generato polemiche non solo nel mondo dei social. Gli organizzatori hanno rilasciato un comunicato interlocutorio. Si evidenziava, infatti, come le notizie relative ad eventi che avvengono a livello globale possano avere impatti su quanto accade nel torneo. Tuttavia, hanno rassicurato che gli organizzatori e i supervisor monitoreranno il rispetto delle regola stabilite dal Grand Slam Board.
Al contrario il ministro dello sport francese Amelie Oudea-Castera si è dimostrata molto critica. Ai microfoni di Telematin, su France 2, dichiarando quanto accaduto un episodio non appropriato, manifestando il disappunto del governo su quanto accaduto.
Flash
Monfils si ritira da Parigi per un problema al polso. “Quanti altri Roland Garros giocherò?”
Amaro ritiro per il francese che saluta Parigi per un problema al polso emerso durante la sfida con Baez. Avanza al terzo turno senza giocare Rune

Si chiude con un finale amaro uno degli ultimi Roland Garros della carriera di Gael Monflis. Il trentaseienne campione francese ha dovuto chiudere in anticipo la sua esperienza a Bois de Boulogne a causa di un problema al polso che era emerso durante l’epica rimonta contro Sebastian Baez. Salta quindi il match che avrebbe dovuto animare la sessione serale del Philippe Chatrier, con Holger Rune che beneficia del ritiro e approda senza fatica al terzo turno, dove affronterà il vincente della sfida tra qualificati che vedrà in campo il nostro Vavassori e l’argentino Olivieri.
Un brutto colpo per Monflis che dopo quella da lui definita come la vittoria più bella della sua partita ha dovuto fare i conti col suo corpo. Problemi fisici che continuano a mettere in difficoltà il corpo di Monfils con lo stesso francese che ha definito la sua carriera appesa ad un filo in caso di nuovo infortunio, minando il sogno rappresentato dalle Olimpiadi di Parigi 2024. Non sembra essere questo il caso, con il francese che si sottoporrà a nuovi esami ma mantiene ancora vive le speranze di scendere in campo già sull’erba di Wimbledon.
L’annuncio del ritiro è arrivato nella serata di ieri con il francese che ha convocato una breve conferenza stampa, di seguito riportata.
D. Gael, dispiace sentire il tuo annuncio. Qual è la situazione? È legato a quanto è successo un paio di sere fa, per la durata e la tensione di quel match? È un altro infortunio?
GAEL MONFILS: “In realtà, fisicamente, sto abbastanza bene. Ero abbastanza felice stamattina. Mi sono svegliato abbastanza bene, ma ho avuto il problema con il mio polso che non riesco a risolvere. L’ho sentito durante la partita. Il dottore dice che non è stato positivo per il mio corpo giocare con un infortunio di questo genere. In realtà è stato molto rischioso, e per questo è arrivata la decisione di rinunciare a proseguire il torneo”
D. Si tratta di un problema al polso quindi? Quando te ne sei reso conto?
GAEL MONFILS: “Si tratta di una lesione al complesso triangolare di fibrocartilagine (TFCC) del mio polso sinistro. Ieri faceva male, e c’è stato un momento in cui ho chiamato il fisioterapista per un paio di secondi, e poi ho pensato posso gestirlo da solo, non ne ho necessariamente bisogno. La partita è proseguita e l’ho ultimata con tanta adrenalina in corpo e molto altro per la testa. La sera è tornato il dolore e abbiamo usato subito il ghiaccio. Ho pensato che potesse essere sufficiente. Quando mi sono svegliato la mattina dopo il match, ho preso degli antinfiammatori, ci siamo allenati un po’ e faceva ancora male. Ci siamo allenati nuovamente nel pomeriggio e la situazione era ok. Ma sentivo che faceva ancora male. Quindi abbiamo dovuto rimandare di nuovo gli esami, con il dottore che non era del tutto d’accordo con noi. Poi è arrivato il suo consiglio di non giocare e di sottopormi subito ad una risonanza magnetica.”
D. Gael, sei preoccupato per l’inizio della stagione sull’erba? Quanto starai fuori dal campo?
GAEL MONFILS: “Ottima domanda, so che domani mi sottoporrò alla risonanza magnetica in modo da sapere esattamente i tempi di recupero. Penso si tratterà di poche settimane, non molte. Può essere un recupero veloce come potrebbe volerci più tempo. Penso che se fosse stata una lesione completa si sarebbe trattato di un infortunio più serio, ma è parziale. Quindi, dopo la visita, saprò di più sul periodo di tempo in cui sarò fuori dai campi, ma il dottore ha detto che spera di potermi rivedere in campo sull’erba.”
D. Dopo il folle scenario che abbiamo visto nel match contro Baez, non sei deluso di lasciare il Roland Garros in questo modo a causa di infortunio?
GAEL MONFILS: “Non sono davvero sicuro di cosa provo, ma di certo è molto più che semplice delusione. Quanti Roland Garros giocherò ancora? Questa è la vera domanda. Non so quale sia la risposta. Quanti ne giocherò? Ho scoperto da poco dell’infortunio e per il momento sto cercando di digerire questa notizia.”