Federer all'assalto dei grandi vecchi (Semeraro)

Rassegna stampa

Federer all’assalto dei grandi vecchi (Semeraro)

La rassegna stampa di giovedì 8 agosto 2019

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Federer all’assalto dei grandi vecchi (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Oggi sono 38: i magici, splendidi, indimenticabili anni di Roger Federer […] Solo altri due giganti dello sport, Pancho Gonzalez e Ken Rosewall, sono riusciti ad alzare la coppa di un torneo pro’ dopo i 38 anni. Gonzalez, nato nel 1928 e passato professionista a poco più di 21 anni dopo aver vinto due volte lo Slam americano, resta il più anziano vincitore di un titolo pro’: a Des Moines, nel 1972, a 43 anni, 8 mesi e 28 giorni. Fra l’altro lui e Rosewall sono gli unici ad aver raggranellato tornei anche dopo i 40 anni, ben sei Pancho e tre “Muscles”. Altri tempi, un altro tennis […] Federer ad Halle, e Feliciano Lopez al Queen’s, nel 2019 sono già andati oltre. Nessuno – si parla di era Open, cioè dal 1968 in poi – ha mai vinto uno Slam oltre la soglia dei 38. Il record, uno dei pochi che sfugge ancora a Federer appartiene a Ken Rosewall, trionfatore agli Australian Open a 37 anni e 2 mesi, sempre in quel 1972 molto Cocoon. Roger a Wimbledon è andato a un punto dal migliorarlo. Inevitabile chiedersi (tranquilli: non c’è risposta sicura…) se riavrà sulla racchetta un’altra occasione del genere. Rosewall a 39 anni suonati fu finalista sia a Wimbledon sia agli US Open, maltrattato dal 22enne Connors (ma l’anno seguente Ken fu ancora n.2 del mondo). Federer i Next Gen della sua epoca sa ancora tenerli a bada egregiamente, in compenso deve vedersela con i due ultratrentenni inferociti, Djokovic e Nadal, che da qui al 2020 meditano l’assalto finale al suo record di 20 Slam. La domanda, nascosta dentro uno dei pacchetti regalo, è sempre la stessa: quanto può ancora sperare di vincere, Ruggero? «Federer si fermerà solo per colpa di un abbassamento del rendimento fisico, che prima o poi arriverà anche per lui», assicura Claudio Mezzadri, l’ex pro’ oggi commentatore per la tv svizzera, che di Federer è stato il primo capitano di Coppa Davis e lo conosce benissimo. «Oppure se sua moglie Mirka si stancherà di viaggiare: ma per il momento non pare il caso. Certo, le gemelle ora devono andare a scuola, infatti Roger si sposta più spesso da solo, ma le sue motivazioni sono intatte. Anche se la sconfitta dell’ultimo Wimbledon è stata dura, la più dura di tutte». La sua longevità è figlia di una passione enorme per il tennis e di un fisico benedetto dagli dei… e da Pierre Paganini, il suo preparatore atletico. L’unico membro del suo staff che Roger non ha mai cambiato in tanti anni. Il mago dell’allenamento che ha saputo trovare l’equilibrio perfetto per gestire la magnifica “terza età” del genio dopo l’infortunio che nel 2016 lo tenne fermo sei mesi. «Da due sessioni di allenamento è passato ad una, ma più lunga, due-tre ore – spiega Mezzadri –Inoltre fa passare più tempo fra una sessione e l’altra: se si allena il lunedì mattina poi ricomincia il martedì pomeriggio. Paganini ha impostato alcuni blocchi di tornei con relativi richiami e alla fine di ciascun blocco Roger tira le somme: “Come sto? Vado avanti?”. Vive alla settimana, nemmeno lui sa quando smetterà. Però è contentissimo così. Dopo i successi in Australia ricordo che mi disse: “Pensavo di essere cotto, invece ora mi alleno meno, ho più tempo per stare con la famiglia e gli amici, e continuo a vincere! Che pacchia…”» […]

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