Toni Nadal: "Il mio Rafa eterno. Next gen spenta però Berrettini picchia forte" (Cocchi)

Rassegna stampa

Toni Nadal: “Il mio Rafa eterno. Next gen spenta però Berrettini picchia forte” (Cocchi)

La rassegna stampa di mercoledì 11 settembre 2019

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Toni Nadal: “Il mio Rafa eterno. Next gen spenta però Berrettini picchia forte” (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

Questo Us Open l’ha visto dalla tv, zio Toni Nadal […] Suo nipote è quello che ha vinto più Slam dopo i 30 anni: in cosa è cambiato? «In niente. Mi spiego: c’è una cosa che non è cambiata ed è la più importante: la volontà. Di vincere ancora. Di lottare. Lui è riuscito ad adattare questa voglia alla diversa condizione fisica e mentale». Il discorso vale anche per Medvedev? «No, lui è il più serio, il migliore della nuova generazione: allo Us Open e durante tutta l’estate abbiamo visto che è quello con la maggiore voglia di lottare per arrivare a uno Slam e di mettere pressione a chi gli sta davanti. Mi è sembrato completissimo, con un gran controllo della palla: è davvero difficile fargli punto. Di Zverev si diceva che fosse destinato a vincere uno Slam subito, e invece è crollato. La differenza la fa la voglia di dare tutto, la passione per questo sport». Quello che abbiamo visto è il miglior Rafa di sempre? «Credo che quello del 2008 o del 2010 fosse migliore perché era più giovane, esplosivo. Adesso forse è più completo nei colpi, ma quello di dieci anni fa aveva maggiore forza. Vale lo stesso anche per Federer: lui e Rafa hanno cambiato alcuni aspetti del loro gioco perché sanno che non possono correre quanto dieci anni fa». Ha parlato di Federer, ormai è a un passo: quanto è importante per Rafa superarlo nel numero degli Slam? «Per lui l’importante è essere sempre competitivo al livello massimo. Certo, poter superare Federer, diventare il migliore della storia, è una buona motivazione. Ma quello che conta è continuare a essere felice con una racchetta in mano, voler fare un passo in più ogni giorno». E il nostro Berrettini come lo ha visto? «Lo ho osservato bene contro Monfils e poi contro Rafael: è molto bravo, ha potenzialità grandissime. Non avevo mai visto uno colpire con tanta forza, il suo dritto ha un’accelerazione e un impatto che danno grande velocità alla palla. Berrettini ha dimostrato di stare con merito tra i migliori del mondo e adesso dipenderà da lui, dalla sua voglia e dalla determinazione. Quando tutto va bene è facile, ma la differenza la fai quando hai qualche problema: in quei momenti devi conservare la stessa voglia di lottare e vincere. Se ce l’avrà starà in alto». In particolare in cosa deve migliorare? «Tutti possono migliorare, sempre e tutto: forse gli manca un pochino di tranquillità in alcuni momenti della partita, ma ha un dritto potentissimo, un buon rovescio tagliato e serve molto bene. Giocando anno dopo anno sul circuito farà passi avanti, potrà perfezionare sempre più il rovescio e la volée» […] Molti li ha visti da vicino: quali sono i 3 Slam più belli tra i 19 vinti da suo nipote? «Il primo ha un sapore diverso, quindi dico il Roland Garros del 2005. Poi il primo Wimbledon, nel 2008, e il primo Us Open vinto nel 2010, che completava il nostro Grande Slam. E poi ce n’è uno che non deve essere sottovalutato: nel 2010 Rafael ha vinto a Parigi dopo la sconfitta dell’anno prima. Dimostrò subito che non si sarebbe arreso». Senta, dicono che in realtà suo nipote piangesse perché era conscio di aver conquistato l’ultimo Slam da scapolo… «Tranquilli! Dopo New York ne arriveranno altri, saprà vincere anche con la fede al dito».

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