La lunga rincorsa di Andy Murray

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La lunga rincorsa di Andy Murray

Lo scozzese a Zhuhai ha dato buoni segnali di ripresa e si gode il momento senza illusioni. “Ho rischiato di non giocare mai più, ora voglio vedere fin dove posso arrivare”

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Andy Murray - Zhuhai 2019 (foto via Twitter, @ZhuhaiChampions)
 

A Zhuhai, Andy Murray ha compiuto un altro piccolo passo sulla strada del ritorno alle competizioni. Lo scozzese lascia il torneo con una vittoria e una sconfitta nel bagaglio, ma al di là del risultato quello che interessava davvero, sia allo scozzese che al pubblico e agli addetti ai lavori, era capire qualcosa di più sulle sue condizioni fisiche. Il corpo sembra aver risposto bene e, nonostante le cinque ore e venti di battaglia spalmate su due incontri, Murray non ha avuto particolari strascichi. “Penso che i miei movimenti siano molto migliori di sei settimane fa o di otto settimane fa. È bello finire un match lungo e non avere dolore all’anca o problemi a dormire. Non è una cosa che mi preoccupa ormai“.

Il braccio viaggiava alla grande come sempre, mentre le gambe, un tempo tra le più veloci del circuito, lo hanno assistito più a intermittenza, un po’ per ritardo di condizione e un po’ per circospezione dello stesso Murray. “Ho la sensazione di aver giocato molto bene a tratti, ma non ero in grado di mantenere quel livello. Nel secondo set sono calato e anche nel terzo, rispetto al primo. Ci sono stati dei buoni punti, ma fisicamente stavo soffrendo e cercavo di accorciare gli scambi“, ha dichiarato Andy dopo la sconfitta contro de Minaur.

La stanchezza ha costretto Murray a cambiare piani durante la partita, ma anche la routine fuori dal campo non è e non può essere la stessa di prima. “Ieri (ovvero prima dell’incontro con De Minaur, ndr) è stata la prima volta in tutta la mia carriera che non mi sono allenato il giorno prima di un incontro. Ero stanco dopo il primo turno e ho cercato di riposarmi e recuperare il più possibile. Sto cercando nuovi modi per dare un po’ di pausa al mio corpo, cosa che probabilmente non avrei fatto in passato“.

Un nuovo Murray dunque o forse soltanto un Murray che, da giocatore e persona intelligente qual è, ha capito di aver bisogno di tempo e di doversela prendere con calma, perché non può tornare ai livelli di prima in un battito di ciglia. Anzi, chissà se mai potrà raggiungere di nuovo le vette a cui era abituato. Andy non si illude e non ha fretta, nemmeno osservando da lontano Djokovic, Nadal e Federer ancora sul podio del tennis mondiale. “Loro non hanno dovuto subire un’operazione come la mia, non sto pensando di tornare a battermi a quel livello“, ha dichiarato a Stefano Semeraro per La Stampa. “Ho rischiato di non giocare mai più, ora sto cercando di sentirmi sempre meglio per capire dove posso arrivare“.

Come per gli altri tre quarti dei Fab 4, Murray vede in maniera più netta l’orizzonte ultimo della propria carriera e sta recuperando quella dimensione di genuino amore del tennis che probabilmente era rimasta un po’ schiacciata sotto il peso e la pressione dei successi. Giocare per il semplice gusto di farlo, ma con un occhio di riguardo per altre priorità, su tutte la famiglia. Uno degli obiettivi di Murray ora è quello di provare ancora vincere e divertirsi sotto gli occhi delle proprie figlie. “Sarebbe bello: iniziano ad avere un’età (tre anni e mezzo e quasi due, ndr) in cui capiscono quello che faccio. Ma è anche vero che dopo tutto quello che è successo il tennis non è più la mia priorità assoluta“.

Per Andy la strada è appena iniziata e il mondo del tennis non vede l’ora di scoprire dove lo porterà. A prescindere da tutto, vederlo in campo con quella grinta negli occhi è un immenso piacere, oltre che un onore insperato.

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