Coronavirus: scompare il Professore del tennis

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Coronavirus: scompare il Professore del tennis

Viviano Vespignani, un uomo piccolo con una grande passione: il tennis dei giovani. Un ricordo di Raffaella Reggi e Andrea Gaudenzi

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La copertina del libro 'Italiani Grande Slam', pubblicato nel 2007
 

Lo chiamavamo tutti Professore, il caro Viviano Vespignani che ieri il coronavirus, a 85 anni, ci ha portato via. Un uomo buono, una persona per bene, sempre gentile cui non ho mai sentito alzare la voce.

È stato a lungo direttore di ‘Matchball, una delle due riviste di tennis con le quali ho cominciato a collaborare da giovanissimo. L’altra, la primissima, era stata ‘Tennis Club’, la rivista mensile diretta da Rino Tommasi.

Ebbene sia Viviano sia Rino, quasi coetanei (Rino è del febbraio ’34: “Stesso anno di Rosewall!”, diceva immancabilmente) erano ‘malati’ di statistica, di numeri e raccoglievano risultati, tabelloni, teste di serie con una costanza, una meticolosità incredibile. Non so quanti giorni, mesi, anni abbiano entrambi passato ore e ore a scrivere a mano numeri e risultati su quadernoni giganteschi… che Gianni Clerici, assolutamente refrattario a tutto ciò che era numerico, chiamava “i geroglifici del tennis”. “Ma che fate con tutti quei puntini?”.

Del resto Rino diceva sempre, con l’abituale modestia che lo contraddistingueva – ma era in realtà autoironia –  “Prima di Internet…Internet ero io!”. Citando sempre Arthus Ashe che gli aveva detto in giorno: “Rino, se non ci fossi tu non avrei mai saputo quante volte di fila mi ha battuto Rod Laver!”. Viviano, più timido, schivo, riservato, una frase così non l’avrebbe mai pronunciata, però di fatto senza di lui chissà quanti risultati, dati, profili di tennisti dal primo Novecento in poi sarebbero andati persi.

Ha sempre vissuto a Faenza e a Faenza si era occupato come un padre di Gianluca Rinaldini, dopo che l’ex Davisman azzurro era stato vittima di un terribile incidente che gli aveva spezzato le vertebre dorsali costringendolo a una sedia a a rotelle. Viviano lo aveva ospitato in casa sua, con la moglie. Ma d’altra parte era stato lui a scoprirlo, un po’ com’era successo anche con un’altra tennista faentina, Raffaella Reggi.

D’altra parte a Viviano piaceva soprattutto il tennis dei giovani, il mondo junior. Piccolo di statura, con quell’accento romagnolo inconfondibile, con  quegli occhialini, mi è venuto in soccorso mille volte quando cercavo un dato. Ad esempio sui giovani che erano stati convocati al centro di Tirrenia dal 2004 a un paio d’anni fa, quando mi aveva detto di sentirsi stanco, perché era appena uscito da una pesante malattia. E poi l’udito aveva cominciato a dargli dei problemi. Ma di quei giovani lui aveva tutto e di più, quando erano arrivati a Tirrenia, fino a che punto erano saliti in classifica… e gli dispiaceva tanto che salvo Giannessi (e per un breve periodo) nessuno fosse riuscito ad affacciarsi fra i primi 100. Ma per ritrovare risultati del Bonfiglio, dell’Avvenire, facevi una chiamata al Professore e dopo pochissimo ti arrivavano tutte le risposte che ti servivano. Sempre senza mai seccarsi. Anzi ti dava proprio la sensazione che gli facesse piacere potersi rendere utile.

Ho sentito Raffaella Reggi: “Lo conoscevo da quando avevo cinque anni, dal ’70 quando Gianluca Rinaldini stava con Manuela Zoni che veniva a casa nostra a Faenza. Ricordi ne avrei tanti, tantissimi. Quello che si staglia di più è quando tornavo nei miei viaggi dagli USA e lui veniva con penna e calamaio a sentire tutte quelle che erano state le mie esperienze di due tre mesi da Bollettieri e in giro. Poi lanciammo una rubrica su Matchball, mi pare si chiamasse “Lettere a Raffi”, rispondevamo insieme ai lettori. Qualche mese fa l’ho visto ancora nella piazza di Faenza, lui che camminava sempre con le braccia dietro la schiena. So che era stato ricoverato all’ospedale COVID di Lugo, ma credo che non l’abbiano nemmeno potuto intubare dopo quel malanno pesante che aveva avuto 3 anni fa”.

Anche Andrea Gaudenzi, faentino come Vespignani, ha condiviso con noi il suo ricordo: “Mi ricordo di Viviano sin da quando ero piccolo e frequentavo il TC Faenza, circolo tennis fondato da mio nonno. Era una persona sempre gentile, disponibile e sorridente con una vera passione per questo sport. Ho solo bei ricordi di Viviano. I miei pensieri vanno alla sua famiglia e a tutte le persone vicino a lui”.

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