Il pragmatismo di Feliciano Lopez: “Bisogna ripartire, lo US Open non dipende dai big"

Flash

Il pragmatismo di Feliciano Lopez: “Bisogna ripartire, lo US Open non dipende dai big”

Secondo il n.56 del ranking e organizzatore del combined di Madrid la ripartenza è necessaria per far sopravvivere il tennis. I giocatori si dovranno accontentare di montepremi più bassi. Porte chiuse? “Senza spettatori tornei non vanno in pareggio”

Pubblicato

il

 

Feliciano Lopez in questo momento difficile per il tennis professionistico si trova in una posizione pressoché unica, quella di giocatore di alto livello e, contemporaneamente, direttore di uno dei tornei combined più prestigiosi dell’intera stagione, il Mutua Madrid Open. Una posizione che da una parte lo porta ad essere particolarmente sensibile sia alle istanze dei tennisti, peraltro variegate tra di loro, che alle necessità delle istituzioni dei tennis e degli organizzatori dei tornei. Da questa prospettiva e dalla sua lunga militanza sul tour, Lopez può forse meglio di tanti altri soppesare pro e contro riguardo alla ormai più che possibile ripartenza del circuito ad agosto, in occasione della stagione nordamericana sul duro. 

Pur condividendo le perplessità di tanti top player, in primis Novak Djokovic e Rafa Nadal, il n.56 del ranking ATP spiega che il tennis ha bisogno di ripartire dal punto di vista economico. E che tutti devono fare un passo indietro, mettendo da parte interessi ed egoismi, per il bene dello sport. “Ora non penso sia il momento di concentrarsi su due o tre giocatori. Penso sia tempo di pensare a tutti e non solo ai giocatori. Intendo dire ai tornei, all’ATP. Ricordiamoci che è la stessa ATP ad andare in difficoltà economica se il circuito non va avanti Ed è già fermo da quattro-cinque mesi. Un tempo molto lungo”, afferma il 38enne di Toledo. 

Con il Roland Garros e Wimbledon già saltati, ora tutta l’attenzione è sullo US Open. Secondo alcuni, la decisione dei giocatori più importanti di non andare a New York alle condizioni imposte dagli organizzatori potrebbe portare alla decisione di rinunciare anche all’ultimo Slam stagionale. Lopez però non è di questo avviso. “Personalmente, andrò là e giocherò. Penso che lo US Open sia cosciente che diversi giocatori potrebbero non partecipare. Sono già consapevoli di questo scenario. Ma il fatto che gli US Open si giocheranno non dipende solo da presenza dei Top Players. Ci sono un sacco di altri fattori in ballo che decideranno il destino del torneo”, spiega il giocatore iberico. “Rispetto la decisione di  Roger, Rafa o Novak di non giocare lo US Open in queste specifiche condizioni. Penso che sia giusta da un certo punto di vista. Ma allo stesso tempo penso che si debba giocare. Sarebbe buono per il tennis e per la maggioranza dei giocatori. Lo so che non saranno proprio le condizioni ideali ma è quello che abbiamo”. 

Lopez è ben consapevole delle implicazioni della crisi economica derivante dal lockdown e dalle misure in corso per limitare la diffusione del virus sul circuito. “Le aziende ora hanno meno soldi e la prima cosa che potrebbero voler tagliare sono le sponsorizzazioni. E questo avrà un effetto pesante sul tennis”, sottolinea lo spagnolo, che in carriera ha raggiunto per ben tre volte i quarti di finale a Wimbledon. “Dobbiamo capire che il tennis non sarà lo stesso, almeno per uno, due o tre anni. Non so per quanto. Ma dobbiamo sopravvivere a questo momento ed essere uniti”. E per stare uniti si intende anche saper fare delle rinunce. Ad esempio, sull’ammontare dei montepremi dei tornei. “Come giocatori dobbiamo accettare che ci sarà una riduzione del montepremi”, dice con grande senso di responsabilità Lopez. Secondo lui, sia in questo eventuale ultimo scampolo di 2020 che nel 2021 i prize money saranno ridotti. Anche a causa dell’inevitabile riduzione dei biglietti venduti. “Il tennis senza spettatori non va avanti. I tornei non riescono a sopravvivere. I numeri non tornano. Quindi penso che ci sarà una riduzione nel montepremi sia quest’anno che il prossimo. Parlo in questo momento non solo da giocatore ma anche da organizzatore di torneo. Anche con il 40 per cento di capienza è difficile andare in pareggio. I giocatori devono capirlo”, prosegue.

E cosa succederà al torneo di Madrid? Per il momento si ipotizza di far svolgere il torneo dopo lo US Open e prima del Roland Garros, che è stato spostato a fine settembre. Lopez conferma che si sta lavorando in questa direzione. Ma i nodi da sciogliere sono ancora molteplici. “Ci sarà probabilmente una riduzione del montepremi. E dobbiamo capire se potremo disputare il torneo con parte degli spettatori o completamente a porte chiuse”, sostiene. Nonostante lo spostamento di data, “Feli” rimane ottimista riguardo al fatto che i migliori tennisti al mondo faranno tappa nella capitale spagnola anche quest’anno. “Sono convinto che la maggior parte dei giocatori vorrà giocare a Madrid. Anche se il calendario non è il massimo. Ma la situazione è quella che è”, dice. Lopez è insomma speranzoso, oltreché pragmatico. L’atteggiamento più consono a questa situazione. 

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement