US Open, il via libera di Cuomo: «Si gioca, ma senza pubblico» (Cocchi). Tra dubbi e mugugni a New York si gioca (Semeraro). Venus, 40 anni da sogno: «E non smetto di giocare» (Semeraro)

Rassegna stampa

US Open, il via libera di Cuomo: «Si gioca, ma senza pubblico» (Cocchi). Tra dubbi e mugugni a New York si gioca (Semeraro). Venus, 40 anni da sogno: «E non smetto di giocare» (Semeraro)

La rassegna stampa di mercoledì 17 giugno 2020

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Us Open, il via libera di Cuomo: «Si gioca, ma senza pubblico» (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Dunque, si fa. Il Governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo ha dato l’ok e lo Us Open si svolgerà, a porte chiuse, nelle date previste in origine, ovvero dal 31 agosto al 12 settembre. Dopo settimane di attesa, incertezze, ipotesi, polemiche, si può tornare a parlare di Slam. Anche se senza pubblico e con misure di sicurezza molto severe. La notizia è stata data attraverso l’account Twitter di Cuomo: «Lo Us Open si giocherà al Queens, New York, senza spettatori, dal 31 agosto al 13 settembre. La Usta adotterà un protocollo di sicurezza molto severo per proteggere giocatori e staff». Ora manca solo l’ok definitivo del governo statunitense, ma il più è fatto e Flushing Meadows, che nei mesi caldi della pandemia era stato trasformato in ospedale da campo, tornerà finalmente a ospitare il tennis. Come era stato ipotizzato, anche il Masters 1000 di Cincinnati traslocherà a New York, per concentrare giocatori e misure di sicurezza tutte in uno stesso luogo. Quello che, a questo punto, sarà il primo Masters 1000 del 2020 partirà il 16 agosto e per questo salteranno le qualificazioni dello Slam. Una programmazione che non renderà felici molti dei giocatori che avrebbero potuto giocarsi un posto a Flushing Meadows. Per questo motivo la federtennis statunitense ha istituito un fondo per risarcirli dei mancati guadagni dovuti a questa decisione. Atp e Wta si occuperanno di distribuire le somme. Subito dopo l’annuncio di Cuomo, l’amministratore delegato della Usta, Mike Dowse ha ammesso la «tremenda responsabilità di ospitare uno dei primi eventi sportivi a livello mondiale. Cercheremo di fare tutto nella massima sicurezza, minimizzando ogni possibile rischio». Il che prevede test per tutti i giocatori e lo staff, una sola persona di accompagnamento insieme al giocatore, e tutti i partecipanti alloggiati nel medesimo hotel del Queens. Le stesse precauzioni che il numero 1 al mondo Novak Djokovic aveva definito «estreme», facendogli mettere in serio dubbio la partecipazione al secondo Slam dell’anno. Far disputare lo Us Open era fondamentale per la casse della federazione Usa. Se la Usta non potrà guadagnare dalla biglietteria e dagli eventi collaterali, è pur vero che almeno i 70 milioni di dollari (circa 63 milioni di euro) per i diritti televisivi della sola Espn, saranno regolarmente incassati. Ora si tratta solo di convincere i top player a volare oltre Atlantico. Del no quasi certo di Djokovic già si è detto, ma anche Nadal non è tanto convinto, come la n.1 Barty mentre la Halep è quasi certa di disputare tornei esclusivamente in Europa. L’asso nella manica sembra essere Roger Federer che, pur non partecipando causa ginocchio ri-operato, si dice stia tentando una difficile mediazione. Chi potrà resistergli?

Tra dubbi e mugugni a New York si gioca (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Gli US Open 2020 si giocheranno: nella data prevista dal calendario tennistico (31 agosto – 13 settembre) ma «senza pubblico e con misure di sicurezza straordinarie». Parola del governatore dello stato di New York, Andrew Cuomo, che ha dato ieri l’annuncio ufficiale. Sarà il secondo Slam dell’anno dopo gli Australian Open di gennaio, invece del quarto come al solito: Wimbledon è stato cancellato e il Roland Garms spostato al 28 settembre. Soprattutto sarà il primo Slam post Covid, con molte restrizioni negli spostamenti (e controlli sanitari) che hanno fatto alzare il sopracciglio ad alcuni dei più forti, a partire da Novak Djokovic. La stragrande maggioranza dei tennisti preferisce però ricominciare, non importa se a tribune deserte e dentro la “bolla” che ospiterà, sempre a Flushing Meadows, anche il Masters 1000 di Cincinnati. Se non altro per questione di soldi, considerato che non tutti possono contare sul patrimonio del Djoker; campione dei no vax e reduce da un weekend ad alto rischio a Belgrado (calcio, tennis e discoteca senza distanziamento sociale) durante il quale è stato a contatto con il cestista Nikola Jankovic, ala del Partizan Belgrado, positivo asintomatico al virus. Dominic Thiem, che con Djokovic si è abbracciato, è risultato negativo a un tampone al suo rientro in Austria, ma gli attacchi al numero uno del mondo non arrivano solo dal virus. «Novak è il rappresentante dei giocatori, trova il tempo per giocare a calcio ma non per le riunioni Atp», lo ha criticato duramente Noah Rubin, n.225 Atp, polemico verso i top player «che non si accontentano per due settimane dei fisioterapisti dell’Atp, anche se il torneo avrà il 95% dei montepremi». Sabato, a Todi, dopo mesi di clausura, scatteranno invece le qualificazioni del primo torneo italiano dopo la quarantena: i resuscitati Campionati Italiani Assoluti. Testa di serie numero 1 del torneo maschile, che inizierà lunedì, è Lorenzo Sonego, numero 46 Atp, l’unico dei dieci migliori italiani nel ranking a sfuttare l’occasione. Ci sarà Lorenzo Musetti, vincitore degli Australian Open U.18 del 2019. Nel femminile, assente Camila Giorgi, i nomi in cartellone sono quelli di Jasmine Paolini ed Elisabetta Cocciaretto. […]

Venus, 40 anni da sogno: «E non smetto di giocare» (Stefano Semeraro, La Stampa)

Venus Williams compie 40 anni, ma le divinità, lo sappiamo, non hanno anagrafe. E Venere, come le si addice, gioca con l’immortalità. «Chi smette di sognare vuol dire che ha finito i sogni, oppure che è morto. Io non faccio che sognare. Non credo che giocherò ancora a lungo come ho già fatto, vediamo come mi sentirò. Quando è finita, è finita. Ma ho ancora tanta voglia di vincere». Dopo 26 anni di tennis, 49 titoli, 7 dello Slam, 5 a Wimbledon, 4 ori olimpici il primo dei quali in singolare 20 anni fa a Sydney, la sua è una bella lezione ai campioncini, stanchi se gli tocca di giocare due tornei di fila. Campione è chi campione vuole continuare ad esserlo. Anche a costo di lottare contro la sindrome di Sjogren, la malattia autoimmune con cui lotta dal 2011 e che le provoca crisi di debolezza. L’eternità (relativa) di Venus, la prima numero 1 di famiglia ma sempre la «sister» di riferimento delle Williams, modello dichiarato di Serena, ha due o tre date di scadenza: le Olimpiadi di Tokyo, il Roland Garros, magari gli Australian Open. «Adoro le Olimpiadi, sono sempre state il sogno di mio padre. Mi piacerebbe vincere il Roland Garros, ci sono andata vicino, e anche gli Australian Open, dove ho avuto sfortuna (due finali, ndr)». In un quarto di secolo ha lasciato traccia anche per le sue battaglie fuori dal campo, contro il razzismo, a favore della parità di montepremi fra i sessi. Non ha mai sofferto i successi della sorellina, neppure oggi che è appena 67 del mondo. E’ sempre rimasta fedele a se stessa. Regina del tennis per appena 11 settimane, ma Venere per sempre.

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