Federer: "Quando lasciai la scuola, mio padre mi concesse al massimo tre anni"

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Federer: “Quando lasciai la scuola, mio padre mi concesse al massimo tre anni”

Lunga intervista di Roger Federer a Zeit Magazin. Nell’estratto che vi proponiamo, parla dei suoi inizi. E c’è un aneddoto su papà Robert che vale la pena conoscere

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Mentre gli altri tennisti si scontrano, cautamente sul campo per qualche esibizione o meno cautamente fuori dal campo, Roger Federer resiste in una bolla. Reduce da due interventi allo stesso ginocchio in pochi mesi, ha dato appuntamento al 2021 per recuperare al meglio e nel frattempo si gode la famiglia, collabora alla creazione di un paio di scarpe e rilascia una lunga intervista a Zeit Magazin.

Quando parlo in tedesco ho sempre la sensazione di dover fare più attenzione perché non lo parlo spesso, sono fuori allenamento” esordisce Roger. Tedesco e ‘svizzero tedesco’, sono infatti due lingue diverse. “Con i miei figli, mia moglie, il mio allenatore (si riferisce a Luthi, ndr) e il mio fisioterapista parlo in svizzero tedesco. Con il mio team parlo inglese, mia mamma viene dal Sudafrica quindi parlo inglese anche con lei”. E i sogni, come molte persone bilingui, li fa sia in inglese che in svizzero tedesco.

Il tennis è uno sport speciale. Ecco perché a volte ti ritrovi a parlare con te stesso“. Ed è uno sport solitario, dove capita persino di esagerare e urlare a se stessi. Quando Roger era poco più che uno junior promettente, gli capitava spesso: “I miei genitori stavano impazzendo. Mi dissero che se avessi continuato, non avrebbero più viaggiato con me“. Come per ogni tennista promettente, si tratta di un momento in cui i genitori sono costretti a investire parecchio: tra i 13 i 17 anni, mamma Lynette e papà Robert hanno dovuto scucire circa 30.000 franchi all’anno. Il giovane Roger, nel frattempo, tentava di sistemare tutti i pezzi del puzzle della sua psiche ma non ci riuscì subito, anzi, quando aveva 16 chiese quasi con timore ai suoi genitori di poter lasciare la scuola. “Ti concedo due o tre anni. Se non va bene, torni dritto a scuola“, fu la risposta del padre.

Dopo neanche un anno è già professionista, dopo tre anni gioca la prima finale ATP, dopo quattro vince il primo torneo e dopo sei anni, quando sta per compierne 22, è già campione di Wimbledon. La minaccia di papà Robert è servita.

A proposito di papà Robert, che da questo aneddoto sembra emergere come un uomo burbero, c’è invece da dire un’altra cosa assai romantica. Roger la racconta poco più avanti nel corso dell’intervista, parlando del suo rapporto con Nadal: “I primi a congratularsi con lui dopo la vittoria di Wimbledon 2008 furono i miei genitori“. E non si tratta di una boutade, come testimonia questa foto che abbiamo ritrovato in giro per il web. C’è Rafa al colmo della gioia intento ad abbracciare papà Sebastián, e accanto mamma Ana María e lo zio Toni; sulla sinistra, appena incluso nell’inquadratura, c’è un omino col cappellino rosso che sorride. Come se Wimbledon lo avesse vinto suo figlio. E se invece vi dicessimo che suo figlio, Wimbledon, lo ha appena perso dopo una finale mozzafiato?

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