Racconti
Uno contro tutti: il biennio 1993-1994, da Jim Courier a Pete Sampras
Ventisei uomini diversi hanno occupato il trono di numero uno del mondo. L’undicesimo nome è quello di Pete Sampras, che inizierà una lunga monarchia

Terminato il 1992 in testa alla classifica mondiale, Jim Courier sceglie di non giocare alcun torneo prima degli Australian Open. A Melbourne difende il titolo conquistato l’anno precedente battendo in finale Stefan Edberg e il risultato si ripete pressoché identico dodici mesi più tardi. Il n.1 arriva in finale senza aver perso alcun set e domina lo svedese per metà partita; poi Edberg si riprende, fa suo il terzo e nel quarto spreca diverse occasioni per trascinare il rivale al tie-break prima di arrendersi per 7-5. Due settimane dopo, a Memphis, Jim allunga la sua striscia ma stavolta è chiamato a risolvere diverse situazioni complicate e in finale il connazionale Todd Martin sfiora il colpaccio. Neanche il tempo di gioire che dal Tennessee è già ora di spostarsi a Philadelphia e lì Courier perde al primo turno con Derrick Rostagno.
Il ragazzo, di origini italiane ma nato a Hollywood, è famoso soprattutto per essersi trovato avanti di due set a zero contro Boris Becker al secondo turno degli US Open 1989 e di aver avuto due match-point a favore nel tie-break del quarto set, il secondo dei quali annullato dal tedesco – che poi avrebbe vinto il titolo – con l’ausilio del nastro. In Pennsylvania però Rostagno non trema e porta a casa la sua unica vittoria in carriera contro un numero 1 del mondo, carriera che si chiuderà con un solo titolo all’attivo (New Haven 1990) ma diverse vittorie contro tennisti di primissimo livello.
Il ko di Philadelphia ha dato modo a Courier di rifiatare e gli effetti si vedono subito a Indian Wells, dove arriva il terzo titolo stagionale battendo Ferreira in finale ma la sensazione è che la programmazione del numero 1 sia troppo intensa, tanto che a metà aprile sono già otto i tornei disputati. Il settimo, di questi tornei, gli è però fatale. Dopo aver perso con Woodforde a Miami e con Mansdorf a Osaka, è Tokyo la città del sorpasso. Nella capitale del Giappone Courier si fa sorprendere al terzo turno da Jonathan Stark mentre Pete Sampras mette le mani sulla coppa e gli soffia la prima posizione nel ranking ATP. Il cambio della guardia avviene il 12 aprile ma Courier, che da numero 2 otterrà ottimi risultati (le finali al Roland Garros e Wimbledon e i titoli di Roma e Indianapolis), avrà l’opportunità di aggiungere le ultime tre settimane al suo regno in prossimità e durante gli US Open. A New York, Jim perde negli ottavi con Pioline e il francese lo sostituisce in finale dove però rimedia solo undici giochi con Pete Sampras. In totale il regno di Courier è durato 58 settimane, durante le quali ha giocato 100 incontri (79 vinti) e 25 tornei (6 vinti).

Per chiudere il discorso relativo a Jim Courier, abbiamo cronologicamente trascurato i primi giorni della lunga monarchia di Pete Sampras. Ancora una volta, lo scettro mette pressione al detentore e nemmeno Sampras si sottrae alla regola. Vero è che, dopo il debutto vittorioso a Hong Kong (battendo proprio Courier in finale), Sampras si sposta sulla superficie meno amata (la terra) ma il ko di Atlanta con l’olandese Jacco Eltingh, n.87 del mondo, è duro da digerire mentre è più comprensibile la sconfitta in semifinale a Roma con Ivanisevic. Alla vigilia del Roland Garros il nuovo n°1 decide di continuare il rodaggio partecipando con gli USA alla World Team Cup di Dusseldorf e aggiunge un trofeo alla sua lista battendo Stich nella vittoriosa finale con la Germania. L’unica nota negativa della settimana è stata la pesante sconfitta con Bruguera (6-3 6-1), antipasto del replay che avviene a Parigi nei quarti di finale, dove Sampras lotta un po’ di più ma perde in quattro set dal futuro vincitore del torneo.
L’impatto con l’erba, ovvero il terreno che gli darà le maggiori soddisfazioni negli anni a venire, è a dir poco traumatico. Al Queen’s, Pete esce subito per mano di Grant Stafford; il sudafricano è appena il settimo tennista classificato oltre la centesima posizione del ranking ad aver battuto il re in quasi vent’anni di classifiche stilate dal computer. Peraltro, dopo tante settimane passate a “pedalare” sul rosso, un ingresso zoppicante sull’erba ci può anche stare; l’importante è non perseverare e infatti Sampras fuga subito ogni dubbio alzando la coppa di Wimbledon dopo aver eliminato nei quarti il campione uscente Agassi e in finale di nuovo Jim Courier in quattro set.
Forse appagato, Sampras rimedia quattro sconfitte in preparazione agli US Open ma se a Montreal, con Brett Steven, si arrende in due partite, nelle altre tre occasioni gli è fatale il tie-break del terzo set: con Krajicek a Los Angeles, con Edberg a Cincinnati e infine con Patrick Rafter (altro over-100) a Indianapolis. Ma, come abbiamo ricordato in precedenza, quando arriva lo Slam Pete cambia marcia e a New York gli unici a strappargli un set sono Daniel Vacek e Michael Chang; troppo poco per impedirgli di tornare sul trono degli US Open (tre anni dopo la prima volta) e su quello mondiale. Il settennato di Pete non sarà esente da minacce e in questo lungo periodo Sampras si vedrà usurpare il trono ben 11 volte e conoscerà sette nuovi re ma non perderà mai di vista quello a cui tiene maggiormente, ovvero essere in testa alla fine della stagione.
La prima delle sei consecutive (1993-1998) che chiude al comando è dunque quella in corso, la cui coda sul sintetico lo vede protagonista in Europa. I titoli di Lione a Anversa mitigano la prematura eliminazione a Stoccolma (battuto da Carlos Costa) e il ko rimediato nei quarti a Bercy per mano di Ivanisevic. I due Masters in terra tedesca lo vedono favorito ma sia a Francoforte che a Monaco il trofeo lo alzano altri; nell’ATP World Tour Championship conquista la finale imbattuto ma due tie-break lo condannano alla sconfitta con Michael Stich (7-6 2-6 7-6 6-2) e ancora peggio va nella semifinale della Grand Slam Cup in cui Korda si impone 3-6 7-6 3-6 7-6 13-11 dopo aver salvato ben cinque match-point.
L’inizio del 1994 fa ben sperare gli avversari del n.1 del mondo. A Doha, Sampras diventa il secondo leader ATP a perdere da un tennista classificato oltre la duecentesima posizione mondiale: a eliminarlo al debutto è infatti il marocchino Karim Alami (205), qualificato e già in procinto di partire per Jakarta, dove avrebbe dovuto disputare le qualificazioni. Sampras inizia bene ma, come ammetterà lui stesso, “ad un certo punto ho perso il servizio e non l’ho più ritrovato”. C’è anche chi sostiene che Pete, incassato l’ingaggio, non si sia impegnato più di tanto per rimanere a lungo nel caldo umido del Qatar e quanto succede in Australia parrebbe corroborare questa tesi. Tra Sydney e Melbourne, infatti, lo statunitense torna padrone del vapore e solo un giovane russo, al secondo turno dello slam di Flinders Park, lo fa tremare tenendolo in campo fino al 9-7 del quinto set: Yevgeny Kafelnikov. Per il resto, battendo Todd Martin in finale Sampras entra nei libri di storia quale secondo tennista nell’Era Open capace di aggiudicarsi tre Slam consecutivi e questo gli darà ulteriore motivazione per ben figurare al Roland Garros.
Anche se Parigi è lontana quasi cinque mesi, Sampras sembra intenzionato a tenere un ritmo elevatissimo e, dopo aver perso di nuovo con Eltingh a Philadelphia (peraltro con lo stesso score di Atlanta 1993, ovvero 7-6 6-4), il n.1 spazza via la concorrenza per cinque tornei consecutivi: Indian Wells, Miami, Osaka, Tokyo e Roma. Il Sampras che travolge Becker 6-1 6-2 6-2 nella finale degli Internazionali d’Italia può legittimamente aspirare a far centro anche al Roland Garros e non è certo la sconfitta subita a Dusseldorf in World Team Cup contro Stich ad abbassarne la fiducia. In Francia, i primi quattro turni non presentano grosse difficoltà ma nei quarti è l’orgoglio di Jim Courier a interrompere il sogno del “Sampras-Slam” alimentando l’idiosincrasia di Pete nei confronti del major parigino.
Nonostante la sconfitta in finale al Queen’s per mano del connazionale Todd Martin, l’erba ridona il sorriso a Sampras che si conferma campione a Wimbledon perdendo appena un set – proprio contro Martin in semifinale – nell’intero torneo. Dopo una complicata sfida di Davis a Rotterdam, in cui gli Stati Uniti battono l’Olanda 3-2 ma è Jim Courier a rimediare alla sconfitta di Pete con Krajicek nella terza giornata, il n.1 salta l’intera stagione americana a causa di una tendinite e si presenta agli US Open a corto di condizione. Sperando di trovare la forma nel corso del torneo, Sampras supera i primi tre turni senza eccessive difficoltà ma in un caldo e afoso pomeriggio di ottavi di finale si fa trascinare al quinto set dal peruviano Jaime Yzaga, tennista in cui il talento e la rapidità hanno sopperito a un deficit di potenza. La sfida resterà negli annali del torneo e Sampras, pur dando fondo a tutte le sue energie, deve cedere con lo score di 3-6 6-3 4-6 7-6 7-5. Negli spogliatoi, Pete trova l’amico Gerulaitis a dargli conforto senza sapere che sarà il loro ultimo incontro; Vitas morirà tragicamente un paio di settimane più tardi, avvelenato dal monossido di carbonio di una stufa difettosa.
Nel rush finale del 1994, Sampras deve vedersela quattro volte con Magnus Larsson. Riesce a batterlo in Davis Cup (dove però gli USA cedono in trasferta alla Svezia), a Stoccolma e nella finale di Anversa ma nell’ultimo torneo stagionale, la Grand Slam Cup, lo scandinavo gli nega l’impresa di aggiudicarsi entrambi i Masters battendolo in finale 7-6 4-6 7-6 6-4. Certo, la vittoria nell’ATP World Tour Championship ha maggiore rilievo (anche perché ottenuta battendo Becker in finale dopo essere stato sconfitto dal tedesco nel round-robin) ma la doppietta sarebbe stato un risultato di grande spessore. L’appuntamento però è solo rimandato di qualche anno; ne riparleremo nella prossima puntata.
TABELLA SCONFITTE N.1 ATP – TREDICESIMA PARTE
ANNO | NUMERO 1 | AVVERSARIO | SCORE | TORNEO | SUP. |
1993 | COURIER, JIM | ROSTAGNO, DERRICK | 67 16 | FILADELFIA | H |
1993 | COURIER, JIM | WOODFORDE, MARK | 36 62 26 | MIAMI | H |
1993 | COURIER, JIM | MANSDORF, AMOS | 57 67 | OSAKA | H |
1993 | COURIER, JIM | STARK, JONATHAN | 46 26 | TOKYO | H |
1993 | SAMPRAS, PETE | ELTINGH, JACCO | 67 46 | ATLANTA | C |
1993 | SAMPRAS, PETE | IVANISEVIC, GORAN | 67 26 | ROMA | C |
1993 | SAMPRAS, PETE | BRUGUERA, SERGI | 36 16 | WORLD TEAM CUP | C |
1993 | SAMPRAS, PETE | BRUGUERA, SERGI | 36 64 16 46 | ROLAND GARROS | C |
1993 | SAMPRAS, PETE | STAFFORD, GRANT | 75 57 46 | QUEEN’S | G |
1993 | SAMPRAS, PETE | STEVEN, BRETT | 67 36 | CANADA OPEN | H |
1993 | SAMPRAS, PETE | KRAJICEK, RICHARD | 46 63 67 | LOS ANGELES | H |
1993 | SAMPRAS, PETE | EDBERG, STEFAN | 76 57 67 | CINCINNATI | H |
1993 | SAMPRAS, PETE | RAFTER, PATRICK | 67 76 67 | INDIANAPOLIS | H |
1993 | COURIER, JIM | PIOLINE, CEDRIC | 57 76 46 46 | US OPEN | H |
1993 | SAMPRAS, PETE | COSTA, CARLOS | 67 62 16 | STOCCOLMA | S |
1993 | SAMPRAS, PETE | IVANISEVIC, GORAN | 67 57 | PARIGI BERCY | S |
1993 | SAMPRAS, PETE | STICH, MICHAEL | 67 62 67 26 | MASTERS | S |
1993 | SAMPRAS, PETE | KORDA, PETR | 63 67 63 67 1113 | GRAND SLAM CUP | S |
1994 | SAMPRAS, PETE | ALAMI, KARIM | 63 26 46 | DOHA | H |
1994 | SAMPRAS, PETE | ELTINGH, JACCO | 67 46 | FILADELFIA | S |
1994 | SAMPRAS, PETE | STICH, MICHAEL | 63 67 26 | WORLD TEAM CUP | C |
1994 | SAMPRAS, PETE | COURIER, JIM | 46 75 46 46 | ROLAND GARROS | C |
1994 | SAMPRAS, PETE | MARTIN, TODD | 67 67 | QUEEN’S | G |
1994 | SAMPRAS, PETE | KRAJICEK, RICHARD | 62 57 67 57 | DAVIS CUP | H |
1994 | SAMPRAS, PETE | YZAGA, JAIME | 63 36 64 67 57 | US OPEN | H |
1994 | SAMPRAS, PETE | EDBERG, STEFAN | 36 RIT. | DAVIS CUP | S |
1994 | SAMPRAS, PETE | BECKER, BORIS | 46 46 | STOCCOLMA | S |
1994 | SAMPRAS, PETE | AGASSI, ANDRE | 67 57 | PARIGI BERCY | S |
1994 | SAMPRAS, PETE | BECKER, BORIS | 57 57 | MASTERS | S |
1994 | SAMPRAS, PETE | LARSSON, MAGNUS | 67 64 67 46 | GRAND SLAM CUP | S |
Uno contro tutti: Nastase e Newcombe
Uno contro tutti: Connors
Uno contro tutti: Borg e ancora Connors
Uno contro tutti: Bjorn Borg
Uno contro tutti: da Borg a McEnroe
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Uno contro tutti: le 157 settimane in vetta di Ivan Lendl
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Uno contro tutti: la prima volta in vetta di Edberg, Becker e Courier
Uno contro tutti: sale sul trono Jim Courier
ATP
Insider Expeditions sceglie i fratelli McEnroe come icone per un viaggio in Tanzania
I fratelli McEnroe ambasciatori del tennis in Tanzania: la storia

Un progetto di integrazione tra sport e conoscenza dei territori sarà attuato da Insider Expeditions nel prossimo dicembre. L’azienda, leader nell’organizzazione di viaggi internazionali per lavoro o divertimento, ha annunciato una partnership con John e Patrick McEnroe per portare queste due leggende del tennis in Tanzania. In collaborazione con il governo, i fratelli McEnroe saranno accompagnati da ben 120 appassionati di tennis durante uno speciale viaggio di otto giorni che includerà l’inaugurazione di un nuovo campo da tennis nella pianura di Serengeti.
“Siamo entusiasti di dare il benvenuto a John e Patrick McEnroe e ai loro ospiti in Tanzania per questo evento speciale di dicembre 2023”, ha affermato Samia Suluhu Hassan, la presidente della Tanzania. “Il nostro paese – prosegue – continua a crescere grazie a sforzi come questo, tesi a mettere in evidenza i territori e le tipicità locali. L’aggiunta di un elemento speciale come il tennis ci aiuterà anche nel diffondere altre discipline sportive oltre al calcio. Serve dare nuove possibilità ai giovani, fornire loro testimonianze di altri stili di vita . E’ il calcio a farla da padrone in quelle fasce d’età, ma ovviamente l’esperienza di queste leggende potrebbe aiutarci tantissimo a far crescere uno sport come il tennis”.
John McEnroe si dice entusiasta dell’iniziativa: “Io e la mia famiglia non vediamo l’ora di fare un viaggio molto emozionante in Tanzania, dove avremo la possibilità di far consocere il tennis ai giovani, probabilmente per la loro prima volta”.
Il viaggio di lusso includerà una partita di tennis tra i fratelli McEnroe nel mezzo del Serengeti, una delle destinazioni più iconiche dell’Africa. L’itinerario comprende i migliori parchi nazionali della Tanzania tra cui il cratere di Ngorongoro e il Serengeti che ospitano numerosi uccelli e rettili.
Fauna selvatica impareggiabile, culture locali e paesaggi mozzafiato si uniscono per produrre quella che viene spesso descritta come la vacanza da sogno. Realizzare questo percorso accanto a leggende del tennis arricchirà l’esperienza in maniera esponenziale.
ATP
ATP Rotterdam: Omar Camporese nel 1991 unico italiano vincitore in Olanda, fu il primo titolo del bolognese
Prima di Jannik Sinner, solo il bolognese aveva raggiunto l’ultimo atto. Memorabile la finale vinta contro l’allora n. 3 mondiale Ivan Lendl. L’azzurro rimontò vincendo due tie-break consecutivi con tanto di match point cancellato nel terzo set

Nella storia del torneo di Rotterdam (qui l’intero albo d’oro), denominato ufficialmente con la dicitura ABN AMRO Open e appartenente alla categoria dei ‘500’, solo un tennista azzurro si era spinto sino all’ultimo atto prima di Jannik Sinner – come abbiamo già ricordato anche sulla nostra pagina Instagram. Si tratta di Omar Camporese, al quale non solo l’impresa nel 1991 riuscì ma addirittura fu enfatizzata dalla conquista del titolo. Per il bolognese, quella in terra olandese fu la seconda finale della carriera a livello ATP; la prima l’aveva disputata un anno prima vicino casa a San Marino perdendola contro l’argentino – nativo di Tandil come Juan Martin Del Potro – Guillermo Perez-Roldan. Successivamente, l’ex n. 18 ATP – suo best ranking – ottenne fino al termine della sua vita di professionista della racchetta – che appese nel 2001- una sola altra finale: nel febbraio del 1992, quando a Milano sconfisse Goran Ivanisevic alzando al cielo meneghino il secondo ed ultimo trofeo della sua carriera.
All’inizio dell’evento orange, Omar era n. 54 del ranking mondiale: vinse il primo turno in tre parziali contro il tedesco Eric Jelen, a cui invece seguirono due successi senza perdere set ai danni dell’austriaco Alex Antonitsch e del ceco Karel Novacek. Dopodiché fu la volta della grande battaglia in semifinale con l’idolo di casa Paul Haarhuis, che attualmente ricopre il ruolo di Capitano di Coppa Davis dei tulipani, sconfitto al tie-break del terzo.
In finale ad attenderlo, c’era il n. 3 del mondo e prima testa di serie del tabellone Ivan Lendl, già vincitore delle sue 8 prove dello Slam: l’ultima nel 1990 in Australia contro Stefan Edberg. Perso il primo set, Camporese vinse il secondo 7 punti a 4 nel sempre dirimente dodicesimo gioco ed infine dopo aver anche cancellato un match point sul 5-4 e servizio; si aggiudicò pure il tie-break finale – ancora per 7-4 – che suggellò il suo primo storico trionfo in carriera sublimato dall’essersi dimostrato superiore nel confronto, valevole per il titolo, con uno dei mostri sacri della storia di questo sport.
Ma soprattutto, quello storico successo italico maturato a Rotterdam 32 anni fa assunse connotati emotivamente ancora più intensi grazie alle voci che accompagnarono le gesta di Camporese nel suo straordinario cammino e che fanno riecheggiare tutt’oggi il ricordo delle emozioni vissute nel cuore di quelli appassionati che ebbero la fortuna di poter assistete all’evento o che l’hanno recuperato successivamente tramite la piattaforma di YouTube – per quei pochi che non l’avessero fatto, potrete rimediare a fine articolo -. Al commento, infatti, di quell’incredibile finale contro il campione ceco in postazione telecronaca, rigorosamente dal vivo sul posto e non da tubo – come si suol dire in gergo giornalistico – per Tele+ c’erano il Direttore di Ubitennis Ubaldo Scanagatta e il compianto Roberto Lombardi.
(match completo con commento lo trovate nel video in basso)
I followers Instagram di Ubitennis potranno seguire il “Punto di Ubaldo” in un minuto a caldo appena conclusa la finale odierna.
Circa 30 minuti dopo la conclusione, Ubitennis pubblicherà sul sito e sul canale YouTube di Ubitennis un commento più articolato del direttore.
evidenza
A volte il tennis è un gioco di attesa. Il segreto è aspettare e aspettare
Le partite possono durare a lungo, e i giocatori in attesa di scendere in campo per il match devono trovare il modo di mantenere l’intensità

Di Stuart Miller, NY Times, 13 gennaio 2023
Quando Felix Auger-Aliassime ha vinto i primi due set del suo quarto di finale contro Daniil Medvedev agli Australian Open dello scorso anno, Gonzalo Escobar ha iniziato a prepararsi per la sua semifinale di doppio misto, la partita successiva in programma sulla Rod Laver Arena. Con il procedere del terzo set, Escobar e la partner di gioco Lucie Hradecka, insieme agli avversari Jason Kubler e Jaimee Fourlis, hanno cominciato a scaldarsi.
Ma Medvedev si è portato a casa il terzo set aggiudicandosi il tie-break, costringendo i giocatori di doppio a “cambiar marcia”. Si sono sdraiati e si sono coperti per stare al caldo. All’inizio hanno chiacchierato. In seguito, Hradecka si è messa ad ascoltare musica, mentre Escobar ha parlato con la moglie prima di guardare la partita.
Con Auger-Aliassime in vantaggio nel quarto set, i giocatori di doppio sono tornati silenziosi e seri, riprendendo la preparazione fisica. Ma Medvedev ha prevalso nuovamente. “È stato molto faticoso”, ha detto Escobar.
Ancora una volta, si sono sdraiati. Escobar ha mangiato una banana, barrette energetiche e gelatine per mantenere carburato il corpo. Il quinto set è durato un’altra ora, chiudendosi con la vittoria di Medvedev. Escobar ha raccontato che quando i giocatori di doppio sono finalmente entrati in campo, Medvedev “ci ha guardato e ha detto: ‘Scusate ragazzi’”.
Nella maggior parte degli sport, gli atleti conoscono l’orario di inizio del match. Il tennis, invece, è un gioco a incastro: la partita precedente può finire in un’ora o durarne tre. L’incertezza aumenta negli Slam perché gli atleti giocano al meglio dei cinque set, invece che tre, come avviene negli altri tornei. Le partite più lunghe danno luogo a battaglie più altalenanti, costringendo i giocatori in attesa di scendere in campo a modificare continuamente la loro routine fisica e la loro preparazione mentale.
Anche una partita apparentemente vicina alla fine può riservare delle sorprese.
“Ci si può trovare con un giocatore in vantaggio due set a zero e avanti 5-4 e servizio nel terzo. Potrebbe finire in cinque minuti, oppure potrebbe durare più di due ore”, ha affermato Craig Boynton, che allena Hubert Hurkacz. “Si fanno valutazioni e si osserva, ma sono tutte congetture“.
Boynton allenava John Isner nel 2010, quando Isner ha battuto Nicholas Mahut a Wimbledon in un quinto set che si è protratto per più giorni e con un punteggio finale di 70-68, costringendo gli ufficiali di gara a spostare i giocatori in attesa su altri campi. Sempre Boyton rivela: “Sono felice che ora tutti gli Slam prevedano il tie-break al quinto set”. Così si impedisce ai set finali di protrarsi all’infinito.
Alex de Minaur, che al primo turno dello US Open del 2022 è sceso in campo dopo che l’incontro precedente era durato cinque set e quattro ore di gioco, ha detto che la chiave è stata quella di essere “mentalmente versatile“. “Devi fare di tutto per prepararti, come se la partita prima della tua dovesse durare tre set, e poi adattarti”, ha affermato. “Non si può lasciare che questo abbia un impatto negativo e non bisogna sprecare troppe energie, anche se è più facile a dirsi che a farsi”. Per evitare questo problema molti allenatori richiedono il primo incontro della giornata, ha detto David Nainkin, che allena Brandon Holt (il figlio di Tracy Austin, che vinse gli US Open nel 1979 e 1981). “Il terzo incontro è il più difficile: si può scendere in campo a qualsiasi ora, dalle 14.00 alle 18.00”.
Alcuni match sono più prevedibili, ha detto Peter Polansky, coach di Denis Shapovalov. Se Novak Djokovic o Rafael Nadal sono in svantaggio di due set a uno rispetto al 50° classificato, Polansky direbbe “aspettiamo”, ma se una delle due superstar è in vantaggio di un set, è più probabile che sia il momento di entrare in “modalità di massima allerta” per prepararsi a giocare. Ma passare ripetutamente da una modalità di “massima allerta” all’altra può essere estenuante, ha detto Austin, la cui finale dello US Open del 1981 contro Martina Navratilova seguì i cinque set della semifinale maschile tra John McEnroe e Vitas Gerulaitis. Austin non voleva sentirsi pressata all’ultimo momento e quindi, prevedendo la fine del match, si è fasciata i piedi e si è vestita.
“Ero pronta a partire e mi sentivo carica, ma poi la partita si è prolungata”, ha detto. Quando il match di singolare maschile era giunto al termine, la Austin si è sentita “un po’ spossata dalle montagne russe emotive” e ha perso il primo set per 6-1, ma si è ripresa per poi vincere la partita. Gli scenari mutevoli danno ai giocatori esperti un vantaggio, ha detto Austin. “È un processo di apprendimento graduale. In queste situazioni si sviluppano metodi e routine”. Ha inoltre detto che un fattore chiave è capire se si preferisce stare in mezzo alla gente o in uno spazio tranquillo e in solitudine.
Dopo aver atteso per cinque set prima di poter scendere in campo per il suo incontro di quarto turno allo US Open, Caroline Garcia ha raccontato di aver trascorso parte del suo “limbo” leggendo, prima di preparare le racchette e di andare in palestra per “darsi la giusta carica”. Alcune giocatrici meditano o addirittura sonnecchiano quando la partita si prolunga, ha detto Polansky, anche se è difficile perché un set finale può filare via con un rapido 6-1. Invece, molti giocatori si riuniscono con il loro team e giocano a carte o a giochi da tavolo.
“E’ opportuno non fare nulla che affatichi la mente”, ha detto Polansky, sottolineando che passare troppo tempo a fissare il telefono mentre le partite si prolungano può essere dannoso. Quando una partita arriva improvvisamente al quarto o al quinto set, Nainkin ha detto che alcuni giocatori in attesa “cambiano aria”, magari lasciando lo spogliatoio per la hall, “solo per resettare mentalmente e uscire dalla modalità ‘pronti a partire’ per 30 minuti”.
Se i momenti finali della partita sono avvincenti, molti giocatori la guardano mentre si preparano, il che li aiuta anche a ritmare il riscaldamento. Alcuni giocatori, invece, si limitano a far seguire il punteggio ai loro allenatori. “Il compito dell’allenatore è quello di tenere d’occhio la partita, in modo che il giocatore possa staccare completamente nel caso la partita vada al quinto set”. Anche la tempistica dell’assunzione di cibo è fondamentale, ha detto Garcia. “Non si vuole mangiare troppo, ma se si arriva al quinto set è necessario fare un altro spuntino nell’attesa”.
Ma bisogna anche tenere conto di numerosi piccoli dettagli. “Alcuni giocatori vogliono che le caviglie siano fasciate subito prima dell’inizio della partita, in modo che siano più rigide, altri vogliono camminare e fare un po’ di rodaggio”, ha detto Boynton. “Alcuni vogliono essere più sciolti e avere i muscoli “caldi” e poi sfruttare gli ultimi minuti per studiare il piano di gioco, altri la pensano diversamente“. In un quarto set combattuto, ha aggiunto, Hurkacz sale sul tapis roulant e fa degli sprint, poi si slaccia le scarpe, fa un po’ di stretching e aspetta. Durante un tie-break, si allaccia di nuovo le scarpe, ma se la partita va al quinto set, se le toglie e chiede un altro giro di riso e verdure.
“Ognuno ha il suo metodo e parlarne sembra folle, ma per noi è normale”, ha detto Boynton. “Non devi essere il migliore nel gestire l’attesa, devi solo essere migliore del tuo avversario”.
Traduzione di Alice Nagni