Matteo Gigante e la strada del professionismo: "Devi lasciare tutto il resto e pensare solo al tennis" [ESCLUSIVA]

Interviste

Matteo Gigante e la strada del professionismo: “Devi lasciare tutto il resto e pensare solo al tennis” [ESCLUSIVA]

Giocare il maggior numero di partite nei Challenger è l’obiettivo: “Contro i grandi è più stimolante. Mi manca un po’ di esperienza nei punti importanti”. Un pronostico su Sinner e Musetti: “Jannik nei primi 3, Lorenzo in top 20”

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Matteo Gigante - ATP Challenger Bergamo 2020 (foto Antonio Milesi)
 

Matteo Gigante (n.563 ATP) è un altro dei giovani emergenti del tennis italiano, forse leggermente in ritardo rispetto a Sinner e Musetti ma, a parer nostro, uno dei più promettenti in assoluto. Ci si accorge subito che la palla gli esce dalla racchetta con la velocità del predestinato e che le sue variazioni di ritmo metteranno in croce non pochi avversari. Il 4 gennaio compirà 19 anni, ne abbiamo allora approfittato per fargli gli auguri e scambiare due chiacchiere. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente subito dopo Natale.


Buongiorno Matteo, hai passato un buon Natale? E soprattutto a tavola ti sei comportato da atleta?
Sì grazie, ho passato un Natale sereno, con la famiglia. Invece per quanto riguarda la tavola, direi che ho decisamente esagerato.

E come pensi di rimediare?
Appena chiudo la telefonata vado a fare atletica (ride, ndr).

Hai già programmato l’inizio della prossima stagione?
Sinceramente no, dobbiamo ancora vedere con il maestro. In ogni caso continuo con la preparazione invernale per almeno due settimane.

Hai appena cambiato circolo, hai lasciato la ‘Rome Tennis Academy’.
Sì, sono tornato al Centro Sportivo Eschilo 2, dove ero sempre stato. Non che sia successo niente, anzi sono rimasto in buoni rapporti. Semplicemente volevo riprendere il rapporto con il mio storico maestro Alessandro Galli.

Dunque Flavio Cobolli (della Rome Tennis Academy, ndr) rimane il tuo ‘migliore amico’?
Assolutamente sì, come ti dicevo, sono rimasto in buoni rapporti. Flavio è una delle persone che sento con maggior piacere, anche se in realtà vado d’accordo con tutti, soprattutto con quelli che sono stati junior con me. Con i ‘vecchioni’ ho un bellissimo rapporto con Luca Vanni che gioca assieme a me la Serie A2 a Sinalunga. Poi, considerando che sto entrando appena ora nel circuito, avrò modo di ampliare le mie conoscenze.

Dimmi di Sinalunga.
È un circolo piccolissimo vicino a Siena, pensa che ha solo tre campi. Mi contattarono quando ero ancora under 14 e lì sono rimasto perché mi hanno sempre trattato con un calore incredibile.

A Parma 2 col belga Coppejans, vincitore nel 2012 del Roland Garros junior ed ex top 100, te la sei giocata alla pari (7-5 3-6 3-6). Ti senti già a quel livello?
Da un punto di vista tecnico penso senz’altro di sì.

Cosa ti manca ancora?
Direi un po’ di esperienza nei punti importanti, devo imparare a gestire bene i momenti. Manca ancora questo piccolo tassello.

Sempre a proposito di livello, a Perugia, subito dopo il lockdown, hai giocato un torneo incredibile, battendo in sequenza Cobolli, Fabbiano e Bonadio.
La soddisfazione più grande è stata con Fabbiano con cui avevo perso la settimana prima a Todi agli assoluti, giocandomela fino al super tie-break. La rivincita mi ha dato grande soddisfazione e mi ha fatto capire che su quel palcoscenico posso starci.

Sicuramente Thomas è d’accordo. Ci è rimasto talmente male che, subito dopo quella partita, si è preso un periodo sabbatico.
Vuoi farmi sentire in colpa? (ride, ndr). Non credo che sia stato solo per quello.

E sul servizio soffri il fatto di essere meno alto (1,78) della concorrenza?
Diciamo che è il colpo in cui devo migliorare di più, compensando con la tecnica il fatto di non essere altissimo. Considerando poi che sono mancino il servizio può diventare una vera arma letale.

Ti piace viaggiare?
Sono solo due anni che ho iniziato a girare per tornei, contrariamente a tanti coetanei che lo facevano fin da piccoli. E prima della pandemia il mettermi in viaggio mi creava qualche problema. In questo senso il lockdown mi ha aiutato molto: ho avuto modo di pensare e di capire che voglio davvero fare il professionista. E viaggiare fa parte del pacchetto.

Quando sei in viaggio riesci a fare anche un po’ di turismo?
Dipende, se mi fermo nello stesso posto un paio di settimane (caratteristica del circuito Future, ndr) e nel primo torneo vado male allora mi ritrovo con un sacco di tempo libero e ne approfitto. Altrimenti preferisco stare concentrato sul campo.

Quando non giochi e non ti alleni che fai?
Dormo (ride, ndr). In Turchia il mio maestro è rimasto stupito nel vedere come potessi addormentarmi a qualsiasi ora del giorno.

Forse eri ancora un po’ assonnato quando hai giocato contro Holger Rune che ti ha dato una bella rullata (6-1 6-1).
Temo che tu abbia ragione, anche se bisogna dire che il danese (vincitore nel 2019 del Roland Garros junior, ndr) è sicuramente un giocatore dal grande potenziale.

Riformuliamo la domanda, quando non giochi, non ti alleni e non dormi come passi il tuo tempo?
Non sono un grande appassionato di Netflix, contrariamente a molti altri. Guardo un po’ di video su YouTube, mi rilasso con Instagram e Facebook, ma niente di che.

Prima di entrare in campo hai qualche rito scaramantico?
Assolutamente no, non faccio caso a queste cose.

Tu viaggi sempre col maestro Galli, economicamente come riesci a gestire la cosa?
Per fortuna la Federazione mi sta dando una mano, altrimenti sarebbe durissima.

Il posto più orribile dove hai giocato?
In Algeria dove due anni fa disputai un torneo junior. Il cibo era terribile, non si riusciva a mangiare nemmeno il riso in bianco. I campi in terra avevano degli avvallamenti che potevi scambiare per trincee. E per rimanere in tema vicino al Circolo si sparavano. Mi hanno detto che era in corso una specie di guerra civile ma non ho mai voluto approfondire (ride, ndr).

Hai mai giocato con i giovani italiani che stanno scalando le classifiche?
Mi sono allenato con tutti loro, Berrettini, Sinner e Musetti.

Allora sono obbligato a chiederti un pronostico secco sui loro best ranking.
Escludendo Berrettini che è già in cima, direi Sinner nei primi tre, senza ombra di dubbio, e Lorenzo in top 20 perché ha una sensibilità di tocco clamorosa.

Loro la transizione da junior a pro l’hanno terminata molto velocemente, la tua esperienza?
Io mi trovo meglio a giocare con i grandi rispetto ai miei coetanei perché mi sento più stimolato. Poi sono consapevole che non sarà una strada né breve né semplice.

La scuola?
Ho preso la maturità scientifica in un istituto privato.

Ti sono mancati i compagni di classe, quella che potremmo definire un’adolescenza ‘normale’?
Un po’ sì ma se vuoi intraprendere questa strada devi lasciare tutto il resto e pensare solo al tennis.

Segui qualche altro sport?
Il calcio, sono tifoso della Juve. Con Flavio (Cobolli grande tifoso della Roma e un tempo promettente calciatore del vivaio, ndr) ero sempre io a gioire. Poi talvolta gioco a padel anche se devo dire che non mi fa impazzire.

Recentemente hai detto ‘mai darsi obiettivi troppo alti’. Il tuo obiettivo?
L’obiettivo è diventare un giocatore professionista, che nell’immediato significa giocare il maggior numero di partite a livello Challenger. Possibilmente entrando per merito di classifica e non con una wild card.

Come festeggerai il compleanno?
A casa, in famiglia. Casomai inviterò qualche amico. Non tanti se no chiamano i Carabinieri e finisco sui giornali per il motivo sbagliato (ride, ndr).

Matteo grazie del tuo tempo, auguri per l’anno nuovo e per i tuoi 19 anni.
Grazie a voi e buon 2021 a tutti.

Segui su Instagram: @massimogaiba

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