Federer, ritorno che emoziona (Mastroluca). Riecco Federer, l'attesa è finita (Bertellino). «Un 15enne sta battendo tutti...». Così baby Federer incantò Prato (Bernardini)

Rassegna stampa

Federer, ritorno che emoziona (Mastroluca). Riecco Federer, l’attesa è finita (Bertellino). «Un 15enne sta battendo tutti…». Così baby Federer incantò Prato (Bernardini)

La rassegna stampa di mercoledì 10 marzo 2021

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Federer, ritorno che emoziona (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

L’attesa è finita. Dopo quattordici mesi, Roger Federer torna in campo. Nella settimana in cui Novak Djokovic ha superato il suo primato da numero uno del mondo in carriera, gli occhi del mondo tornano sullo svizzero. Oggi, non prima delle 16 italiane, fa il suo esordio al Qatar Open, l’ATP 250 di Doha che ha vinto tre volte in carriera. Lo aspetta il numero uno di Gran Bretagna Daniel Evans, con cui si è allenato a lungo nelle ultime due settimane a Dubai. «Abbiamo giocato diversi set, ed era molto competitivo anche se in partita è sempre diverso — ha detto in conferenza stampa il numero 28 del mondo — Sembra ovvio dirlo, ma Roger lavora durissimo. A volte ci siamo allenati per tre ore, altre per un’ora e mezza. E il suo livello è più alto di quello di tanti giocatori. Se dovessi vincere, sarebbe splendido. Ma perdere non sarebbe una tragedia». Evans ha incontrato Federer quattro volte, senza mai vincere un set. Lo svizzero in queste due settimane ha studiato l’avversario e le sue condizioni, ma evidentemente non gli è bastato. Federer ha infatti seguito dalle tribune la vittoria di Evans al primo turno contro il francese Jeremy Chardy. «Roger ha ancora grandi ambizioni, non rientra per accontentarsi di vincere un ATP 250» ha detto ancora Evans, che si trova nella stessa situazione di quattro anni fa. Nel 2017, infatti, il britannico fu il primo avversario di Federer dopo i sei mesi di stop per l’infortunio al ginocchio. Allora tornò in Hopman Cup, il torneo a squadre miste che si disputava a Perth a gennaio. Vinse 6-3 6-4 senza mai perdere il servizio. Poche settimane dopo avrebbe conquistato il suo diciottesimo Slam, trionfando all’Australian Open dopo una finale destinata a restare nella storia contro Rafa Nadal. Federer, sorridente anche in allenamento, non vede l’ora di tornare in campo. Il tennis, ha spiegato, è come la bicicletta: una volta che impari, poi non dimentichi più come si fa. Anche se dopo oltre un anno di assenza e due operazioni al ginocchio, è facile scoprirsi cambiati. Quello che dello svizzero spesso si sottovaluta, ha spiegato il suo storico preparatore Pierre Paganini a febbraio al quotidiano svizzero Tages Anzeiger, è la pazienza. Virtù dei forti, come saggezza popolare insegna. Per il rientro, ha optato per la strada più lunga ma con più garanzie. Continua a spingere il suo limite sempre un po’ più in là, perché la passione che lo porta a fare quel che ama sempre meglio non si è ancora spenta. A Doha, Federer mantiene basse le sue aspettative. «Vediamo adesso come andranno le partite ufficiali. Il mio obiettivo è essere al 100% per Wimbledon e per le Olimpiadi, che sono un obiettivo importante per me. Sfortunatamente, non ho potuto giocare a Rio per un infortunio al ginocchio sinistro. Spero di poter tornare a Tokyo» ha spiegato. […]

Riecco Federer, l’attesa è finita (Roberto Bertellino, Tuttosport)

L’attesa è finita. Oggi Roger Federer (non prima delle 16), nel suo primo match dalla semifinale degli Australian Open 2020 (persa contro Novak Djokovic), tornerà in campo a Doha (ATP 250), terreno amico sul quale lo svizzero ha debuttato 18 anni fa, vincendo poi il titolo in tre occasioni. Affronterà il britannico Daniel Evans, che al 1° turno ha sconfitto Jeremy Chardy in tre set e con il quale si è spesso allenato nell’ultimo periodo: «Sono felice di poter tornare a giocare un torneo. E’ passato tanto tempo, non pensavo che avrei dovuto aspettare così a lungo – ha detto l’ex numero 1 del mondo -. L’obiettivo è giocare senza pressione. Vediamo come vanno le partite. Si tratta di allenarsi per essere più forte, più veloce e più in forma Spero di arrivare al 100% a Wimbledon. A quel punto, la mia stagione inizierà sul serio». Contro Evans il bilancio è ovviamente favorevole allo svizzero e riporta di un secco 4-0. Il britannico ha un gioco aggressivo e proprio questa potrebbe essere la nota da tener maggiormente presente in casa Federer, poiché dopo tanta inattività agonistica trovarsi un rivale spesso a rete potrebbe voler dire doversi subito calare nella parte. L’aspetto positivo è quello di conoscere bene le caratteristiche dell’avversario. A Marsiglia la giornata sarà importante invece in chiave azzurra, con il ritorno in campo di Jannik Sinner reduce dalla battaglia vincente di lunedì contro il francese Gregoire Barrere. Troverà un altro giocatore di casa, Hugo Gaston, estroso e mancino, classe 2000, che se da un lato ha poca esperienza a livello ATP dall’altro ha momenti nei quali è in grado di mettere in difficoltà chiunque come ha dimostrato lo scorso anno arrivando da perfetto sconosciuto al quarto turno al Roland Garros. Così Sinner dopo la vittoria contro Barrere: «Sarà un incontro del tutto differente rispetto a quello di 1° turno per le caratteristiche del mio avversario: è mancino ed è dotato di notevole talento, un ottimo giocatore, come abbiamo avuto modo di ammirare al Roland Garros. Ora però devo pensare prima di tutto a recuperare». […]

«Un 15enne sta battendo tutti…». Così baby Federer incantò Prato (Giorgio Bernardini, Corriere fiorentino)

Un rovescio divino si spegne all’incrocio delle righe del centrale del Circolo del Tennis di Prato: è dentro! Un colpo liberatorio per Luka, diciottenne croato che da mezz’ora sta vivendo il suo incubo peggiore: esser preso letteralmente a pallate da un avversario di tre anni più piccolo, ingiocabile. Sei zero, game set e match per il quindicenne svizzero con il ciuffo che gli copre gli occhi. «Ma come fa?», dicono quelli appoggiati alla recinzione. Con il senno di poi e con il passare degli anni Luka Kutanjac deve essersi fatto una ragione di quella sconfitta. Non tanto perché lui non sia mai riuscito ad affacciarsi al tennis che conta, quanto per il fatto di essere incappato in quello che i più definiscono il miglior tennista di sempre. Se di rammarico si può parlare, semmai, rimane l’amarezza di essere stato la prima vittima del Re in una finale. Ora che Roger Federer si appresta a tornare in campo a Doha dopo oltre un anno di stop si riavvolge il nastro per ricordare dove tutto è cominciato: a Prato, nel maggio del 1997, quando Sua Maestà vince la prima finale e il primo torneo tra gli Juniores. Ci aveva provato due settimane prima sulla terra battuta delle Cascine, a Firenze. Ma niente, al primo turno aveva ceduto il passo malamente. Pochi giorni per riprendere fiato, e Federer arriva a Prato con una wild card concessa dalla federazione internazionale. Deve fare le qualificazioni, dove si mangia prima l’italiano Giunior Ghedina, poi il russo Zoyko. Roger lascia una manciata di game sul campo ma non fa avvicinare nemmeno per scherzo gli avversari. A Prato si sparge la voce. «Attorno al campo dove c’era la sua partita c’era sempre più gente, perché giocava ad un altro livello, ammazzava le partite», spiega il presidente del Tc Prato Riccardo Marini. Un match al giorno, lo svizzero batte tutti gli altri avversari del tabellone senza perdere nemmeno un set. E arriva in finale con una promessa di gioco che vale il seguito del romanzo sportivo. Massimo Bardazzi, allora direttore sportivo del circolo, si organizza per girare un dvd della finale, che ancora oggi è conservato nella splendida sede: «Quella volta capimmo che stava nascendo un giocatore vero. Ma avendo saputo quale meravigliosa carriera lo avrebbe atteso — spiega — saremmo stati ancora più attenti. Non ci sono molti aneddoti per questo…». Un aneddoto in realtà c’è. La domenica Federer straccia Kutanjac sotto il sole di Prato, vince la coppa e uno scooter rosso fornito dalla Piaggio, tra gli sponsor del torneo. Ma non sa come riportarlo in Svizzera: da buon quindicenne si raccomanda in ogni modo possibile con gli organizzatori per farselo spedire a casa, immaginando le scorribande future per le strade di Basilea. Chissà se ci ha mai fatto davvero un giro: a giudicare dal prosieguo della sua scalata è difficile che ce ne sia stato il tempo. L’anno dopo la sua prima vittoria Federer tornò in Toscana, a Firenze, per riprendersi quello che aveva mancato, vincendo il torneo delle Cascine contro Filippo Volandri. Era la primavera del 1998. Pochi giorni dopo, a Prato, si presentò un altro giovane, un certo Ivan Ljubicic. Che seguì nell’albo d’oro del torneo Roger Federer e ne divenne, 15 anni più tardi, l’allenatore.

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