Naomi Osaka e le superfici

Al femminile

Naomi Osaka e le superfici

Ad appena 23 anni Osaka vanta già quattro titoli Slam, vinti però solo sul cemento. Riuscirà a conquistare successi importanti anche su erba e terra?

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Naomi Osaka - Madrid 2019 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

Con il successo all’Australian Open 2021 Naomi Osaka non ha solo vinto il quarto titolo Slam della carriera ma, per quanto riguarda i Major raccolti, si è staccata da tutte le tenniste in attività, ad eccezione delle sorelle Williams e Kim Clijsters (se consideriamo Kim ancora attiva). Non solo. Nel tennis degli anni Duemila, facendo riferimento a tutti gli Slam assegnati, solo quattro tenniste hanno vinto più Major di Naomi: Serena e Venus, Henin e Sharapova. A quattro titoli la affianca Clijsters.

Ricordo che Osaka ha solo 23 anni (è nata nell’ottobre 1997), e quindi non è affatto escluso che possa aumentare il numero di successi. Se ragioniamo in termini di età in rapporto al quarto titolo, ancora una volta, solo le sorelle Williams l’hanno chiaramente sopravanzata, mentre Henin le è davanti di pochissimo, e Sharapova dietro. Infatti, se non ho sbagliato i conti, questa è l’età nella quale sono arrivate al quarto Slam le protagoniste citate: Serena quarto titolo a 20 anni e 11 mesi, Venus a 21 anni e 4 mesi, Henin a 23 anni esatti. Poi c’è Osaka (23 anni e 5 mesi). Sharapova ha raggiunto il quarto Slam a 25 anni e 1 mese, mentre Clijsters a 27 anni e 8 mesi.

Insomma, Osaka si sta costruendo una carriera eccezionale, anche se con alcuni limiti da considerare. Il primo è che a dispetto dei quattro grandi trofei già conquistati, negli altri tornei del circuito WTA è arrivata ad “appena” tre titoli: Indian Wells 2018, Pechino 2019 (entrambi Premier Mandatory), Tokio 2019 (torneo Premier). Anche per questo sino a oggi ha comandato la classifica mondiale per poche settimane, 25 in totale. In sostanza Osaka si è dimostrata più capace di notevoli picchi di gioco, ma limitati nel tempo, che di continuità nell’arco di tutta la stagione. Con una frase fatta si potrebbe dire: più qualità che quantità.

Ma il dato tecnicamente più interessante, a mio avviso, riguarda la distribuzione delle superfici sulle quali ha vinto: esclusivamente sul cemento. E anche prendendo in considerazione i tornei nei quali è arrivata in finale senza vincere (Tokio 2016, Tokio 2018, NewYork/Cincinnati 2020) il responso è sempre lo stesso: cemento.

Abbiamo ancora dubbi? Verifichiamo allora un dato più ampio, quello della percentuale di vittorie sul circuito maggiore (tornei WTA, Slam, Fed Cup). Osaka ha vinto 173 partite e ne ha perse 88, così distribuite:

69,4% sul cemento (136 vinte / 60 perse)
59,5% sulla terra (rossa e verde) (25/17)
52,2% sull’erba (12/11)

In sostanza, da qualsiasi punto la si osservi, la situazione appare chiara e univoca: il rendimento di Naomi cambia, e di parecchio, in rapporto alle superfici. Come mai?

Visto che questa tendenza è emersa ormai da anni, la spiegazione che mi ero dato già da alcune stagioni è legata alla sua formazione da ragazzina. Osaka infatti non ha compiuto la classica trafila da junior di successo, che viaggia per il mondo con un calendario che, almeno per gli Slam, ricalca quello delle professioniste. No, Naomi è cresciuta senza disputare tornei junior, affrontando direttamente gli ITF; quelli americani soprattutto. Questo significa che rispetto alla concorrenza non si è costruita un sufficiente bagaglio di esperienza sull’erba e sulla terra rossa.

Qualche settimana fa ha confermato lei stessa questa tesi, nella conferenza stampa tenuta al termine della vittoria all’Australian Open. Le viene chiesto: “Hai vinto quattro Slam solo sul cemento. Quale sarà il primo al di fuori, terra o erba?” Inizialmente Naomi risponde con una battuta: ”Spero sulla terra, perché arriva prima” (il Roland Garros 2021 precede Wimbledon in calendario). Poi però tratta più estesamente della propria formazione:

E qui ci dice che nel 2019 aveva cominciato a sentirsi meglio sulla terra, mentre ritiene di avere pochissima esperienza sull’erba. I numeri lo confermano, anche se da giovanissima ha giocato un paio di ITF sull’erba in Giappone (non ho verificato nel dettaglio, ma non escludo si trattasse di erba sintetica); mentre nel 2015 era arrivata in finale nell’ITF 50K di Surbiton (hinterland londinese), perdendo contro Diatchenko, in un tabellone che vedeva al via, fra le altre, Hsieh, Kontaveit, Cetkovska, Minella, Paszek, Buzarnescu.

In ogni caso stiamo parlando di pochi match, che avvalorano le parole di Naomi. Stabilito questo, è inevitabile chiedersi se Osaka sarà capace di superare le difficoltà su terra ed erba per trasformarsi in una giocatrice più completa. Magari così completa da essere in grado di vincere gli Slam europei. Prima di affrontare il tema, penso sia utile considerare qualche precedente di giocatrici con situazioni simili, e valutare come sono andate le cose.

a pagine 2: I precedenti nel tennis recente

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