Sinner tenta l'impresa contro Bautista Agut (Grilli, Crivelli, Dotto, Bertellino, Semeraro)

Rassegna stampa

Sinner tenta l’impresa contro Bautista Agut (Grilli, Crivelli, Dotto, Bertellino, Semeraro)

La rassegna stampa di venerdì 2 aprile 2021

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Sinner, la normalità di un vero fenomeno (Paolo Grilli, La Nazione)

E se il segreto di Jannik Sinner fosse quello di essere proprio… umano? II kazako Alexander Bublik, sconfitto dalla stella 19enne nei quarti a Miami, ha avanzato dubbi, in merito, nel complimentarsi con lui a fine partita. E il nostro ha risposto con un sorriso spontaneo e un po’ timido. Quello di un ragazzo che, ormai al numero 24 Atp, vede già le vette mondiali del tennis. Ecco perché Sinner può umanamente ambire al top. Vada come vada la semifinale di oggi contro lo spagnolo Bautista Agut (inizio non prima delle 19 italiane), già battuto a Dubai due settimane fa dopo una battaglia durata tre set. Partiamo dal gioco. Jannik ha una potenza rara, nonostante una muscolatura non scultorea. Servizio, dritto e rovescio sono fluidi ed efficaci, senza punti deboli evidenti. La risposta è solidissima. E a rete può ancora migliorare tanto. Poi c’è la mentalità. Jannik è saldissimo di nervi. Contro l’estrosissimo Bublik ha vinto due set in cui era sotto di un break. Una sfida in apnea punto a punto è il suo habitat naturale. Nell’ultimo Roland Garros è l’unico ad aver davvero impensierito il re Nadal, quasi soffiandogli un set. Il coach Riccardo Piatti afferma che Jannik è unico perché l’allenamento lo diverte, in ogni sua forma. Il gusto di fare fatica, l’umiltà che si fa sempre risorsa. A chi nutrisse dubbi sull’effettivo valore dell’azzurro, sarebbe utile sapere che Sinner ha vinto il suo primo torneo Atp, l’anno scorso a Sofia, a un’età inferiore a quella in cui Roger Federer conobbe il suo primo trionfo, a Milano nel 2001. E a Miami, proprio lo svizzero e Rafael Nadal raggiunsero la loro prima semifinale ‘Masters 1000’: solo lo spagnolo, però, a un’età inferiore a quella di Jannik. Dei 7 teenager già giunti come lui in ‘semi’ a Miami nella storia, 5 sono diventati poi numeri 1. Come Djokovic.

Jannik inquadra i miti (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

C’è un alieno tra noi. Benvenuti sul pianeta Sinner. Che non sia umano, lo ha capito perfino Bublik, cui non sono bastati i trucchi da illusionista della racchetta per scalfire la granitica solidità di Jannik il marziano, ormai più di una semplice, meravigliosa promessa. Perché a ogni sua vittoria si accompagna un passo deciso verso la completezza tecnica e mentale che distingue il fuoriclasse dal buon giocatore. Non sono soltanto i dettagli del gioco, dalla ricerca più meditata della rete alla lettura tattica dei punti deboli dell’avversario, ma anche la perfezionata abilità di alzare la qualità delle esecuzioni nei momenti chiave del match e l’ostinato rifiuto della sconfitta. Così, se dopo la vittoria delle Next Gen Finals a Milano nel 2019 fu normale vaticinargli un possibile futuro da stella conclamata, la capacità di Jannik di anticipare i tempi adesso gli mette di fronte orizzonti ben più luminosi. Lo dice perfino la storia, diventata la pietra d’angolo con cui misurare le sue ambizioni: anche Federer e Nadal, come lui, giocarono la loro prima semifinale di un Masters 1000 a Miami. Roger nel 2002, a 20 anni e 7 mesi, perdendo poi in finale da Agassi; Rafa nel 2005 a 18 anni e 9 mesi, sconfitto per il titolo proprio dallo svizzero in una delle più belle partite di sempre. Sinner inquadra i miti, insomma. L’allievo di Riccardo Piatti è ambizioso come si conviene a un talento di tale portata, seppur con il consueto stile low profile: «La miglior settimana della mia carriera? Non so dirvelo adesso, vedremo alla fine del torneo. Dipende da come andrà, anche se non si deve giudicare un ragazzo di 19 anni da una vittoria o da una sconfitta. Ovviamente sono contento di poter giocare una semifinale così importante». Dall’altra parte della rete, alle 19, ci sarà Bautista Agut, numero 12 del mondo, giustiziere di Medvedev e sconfitto due settimane fa negli ottavi di Dubai, ma il precedente non deve ingannare: affrontarlo è come trovarsi davanti a un muro. Spagnolo atipico, perché predilige il veloce, è un tenace e paziente tessitore che ti fa sempre giocare un colpo in più e non ti regala nulla. Pure lui ha già messo Jannik nel radar: «Se non lo è già, diventerà uno dei più forti del mondo». […]

Sinner, se davvero non fosse umano? (Giancarlo Dotto, Corriere dello Sport)

E se davvero non fosse umano? Quel mattacchione di Alexander Bublik ha messo a segno la sua volée più eccentrica a fine match, allargando µn sorriso che non aveva senso e, dunque, uno dei più belli di sempre. «Hei tu, non sei mica umano, hai 15 anni e giochi così….». Inusuale in assoluto, quando di solito i due sfidanti si scambiano sbrigativi se non ostili convenevoli perché strernati o straniti, inusuale più che mai se il tipo che stai omaggiando ti ha appena sbattuto fuori in due set da un quarto di finale di un Masters 1000. Il suo slancio naif a microfoni aperti ha messo in buca molte questioni, a parure da quel concetto di “alieno”. Insinuazione, tanto per dirne una, riferita nel tennis del dopoguerra solo a quattro tennisti, Borg, Federer, Nadal e Djokovic. Allo stesso tempo, il russo naturalizzato kazako ha stampato un titolo per i media italiani e aperto un varco interessante nella mente di tutti noi italiani. Che c’interrogavamo perplessi da più di un anno su questo “alieno” con la racchetta in mano. Un cicognone di madrelingua tedesca, dalle gambe sproporzionate, la chioma rossa e il nome, Sinner “peccatore” in inglese. Lo seguiamo da tempo attratti e circospetti questo diciannovenne “irriconoscibile”, vogliosi di amarlo ma indecisi se farlo, proprio perché così poco capaci di decifrarlo. Ci voleva il mattacchione venuto dalla Russia per amare il Rosso. Un alieno che ci regala emozioni e orgoglio che risalgono alla notte dei tempi, alla morbida sagoma di Adriano Panatta. Un ragazzo serio, uno che si è messo a scavare passo dopo passo il suo tunnel per la gloria. E nulla, ma proprio nulla lo distoglierà. […]

Sinner, fai come a Dubai (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Sarà la prima di una lunga serie, come da tempo si sostiene, ma rappresenta in ogni caso un nuovo step nell’ancora giovanissima caniera di Jannik Sinner, 19 anni da San Candido. E’ la semifinale Masters 1000 di Miami, primo torneo stagionale di categoria, che giocherà questa sera, dalle 19, contro l’esperto spagnolo Roberto Bautista Agut: «Significa molto -ha detto Jannik al termine del quarto di finale pirotecnico vinto contro Aleksandr Bublik – perché è anche la prima volta che gioco qui a Miami. Il nervosismo lo proviamo tutti noi tennisti, personalmente cerco di mascherarlo e gestirlo. La felicità per quanto sto facendo è molta ma il torneo non è ancora finito». Guanto di sfida dunque a Bautista Agut, 32 anni e numero 12 del ranking, con best di numero 9 datato 4 novembre 2019. Uno solo il precedente nel circuito maggiore, risalente a due settimane fa a Dubai, con vittoria per 7-5 al terzo set del sempre più emergente azzurro. La speranza è che il giocatore, allenato da Riccardo Piatti e seguito nella circostanza da Andrea Volpini, possa ripetersi. Non sarà facile perché Bautista Agut gioca bene sul ritmo e Sinner ha proprio nella ricerca del tennis tambureggiante da fondo campo una delle principali caratteristiche. L’azzurro sta però dimostrando torneo dopo torneo di essere in fase di costante evoluzione, tecnica e mentale. Ha inserito le soluzioni di volo nel proprio gioco ed alcune iniziano a sortire anche colpi d’autore. Sarà determinante il servizio, da una parte e dall’altra, perché se una pecca si può trovare nel gioco dell’iberico è la forza della seconda palla, attaccabile e sulla quale Sinner potrebbe cercare di farsi subito aggressivo per comandare gli scambi. Così come sarà fondamentale per l’azzurro mettere in campo un’alta percentuale di prime palle per raccogliere più punti diretti con la battuta e limitare il numero di scambi prolungati. Sinner intanto si è già assicurato un nuovo best ranking, ancora da definire in base all’esito delle prossime eventuali sfide in terra californiana. Al momento è entrato per la prima volta nei top 30 ATP (n. 24 e+7 rispetto alla posizione 31 d’avvio torneo) e non pare intenzionato a fermarsi.

“Sinner, ma sei umano?”. Il tennis mondiale ai piedi del nuovo fenomeno (Stefano Semeraro, La Stampa)

«Ma sei umano? Non è possibile, hai 15 anni e giochi così…». La frase stupita di Alexander Bublik dopo la straniante sconfitta contro Jannik Sinner ha fatto il giro del mondo, ed è spassosa perché dice il vero pur essendo completamente falsa. Primo, perché Jannik Sinner, che stasera si gioca un posto in finale nel Masters 1000 di Miami contro il 32enne Roberto Bautista Agut, di anni non ne ha 15, ma 19. E poi perché è umano, molto umano. Anzi, come sostiene il suo coach Riccardo Piatti, «Jannik è normalissimo: gli piace il tennis e pensa solo a quello. Sono gli altri a essere complicati». Sotto sotto dice il vero, Bublik, perché Sinner davvero ha numeri da sturbo. Se le Atp Finals di Torino si giocassero oggi, Jan sarebbe dentro visto che nella Race è già virtualmente numero 8. E se il ranking Atp non fosse surgelato – valgono ancora i punti guadagnati pre-pandemia – oggi Sinner sarebbe 11 del mondo. Attorno al ragazzo meraviglia si addensano paradossi gioiosi e promesse di lunga felicità. «Sinner è un fenomeno, unisce colpi strepitosi ed equilibrio mentale davvero invidiabile», dice l’ex ct azzurro Barazzutti. […]

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