Djokovic, n. 1 quasi blindato ma l'amico Medvedev ci prova (Crivelli). Soltanto lampi di Fognini, la stagione è un naufragio (Mastroluca). Due italiani fra i top 10. Torino chiama Sinner alle finali dei Maestri (Rossi)

Rassegna stampa

Djokovic, n. 1 quasi blindato ma l’amico Medvedev ci prova (Crivelli). Soltanto lampi di Fognini, la stagione è un naufragio (Mastroluca). Due italiani fra i top 10. Torino chiama Sinner alle finali dei Maestri (Rossi)

La rassegna stampa di martedì 2 novembre 2021

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Djokovic, n. 1 quasi blindato ma l’amico Medvedev ci prova (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Chissà se dopo le due ore di scambi ad alta intensità Nole gli avrà impartito il perdono papale per la notte infernale di New York in cui quel russo sghembo e dinoccolato gli spezzò il sogno del Grande Slam, oppure si sarà limitato a spiegargli come si vincono 20 Major nella stessa epoca di Federer e Nadal, con la possibilità concreta di staccarli da qui alla fine delle rispettive carriere. Certo non accade tutti i giorni che il numero uno e il numero due del mondo si allenino insieme e poi immortalino il momento nell’ormai immancabile post sui social, ma il pomeriggio trascorso faccia a faccia all’inizio della settimana scorsa all’Accademia di Mouratoglou, ovviamente favorito dalla comune residenza a Montecarlo, sigilla il rispetto che accompagna il rapporto tra Djokovic e Medvedev.

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il Djoker e l’Orso moscovita, infatti, restano ancora in lotta per il numero uno di fine stagione e Parigi Bercy, dove sono di nuovo entrambi in tabellone per la prima volta da New York, può chiudere la contesa ovvero rinfocolarla. Djokovic, che ieri ha festeggiato la settimana numero 345 al vertice del ranking, sarebbe sicuro di chiudere l’annata al primo posto per il settimo anno in carriera (un record, perché staccherebbe Sampras, che è a quota sei come lui) se vincesse il torneo a prescindere dal cammino di Medvedev Ci sono pure altri incastri possibili per garantirgli la certezza del primato e in ogni caso il serbo è in una posizione assolutamente privilegiata dall’alto dei suoi 800 punti di vantaggio, anche perché il rivale, per continuare a sperare, deve almeno raggiungere i quarti in Francia, giacché un’eliminazione precoce gli impedirebbe qualsiasi rimonta. D’altro canto, Daniil non può permettersi di fare calcoli: il traguardo potrebbe materializzarsi quasi solo annettendosi prima íl Masters 1000 parigino e poi le Atp Finals, impresa che peraltro gli è riuscita già l’anno scorso.

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Mistero Australia Oltre alla fresca amicizia, però, c’è un altro filo rosso che lega Medvedev a Djokovic: il viaggio in Australia e l’obbligo del vaccino. Stessa lunghezza d’onda: «Sono d’accordo con Novak – rivela il russo – che si tratti di un vaccino o di un mal di testa, tutto ciò che riguarda la salute deve rimanere personale e dunque non vi dirò nulla in merito. Ovviamente io voglio giocare in Australia, ma al momento non so se mi vedrete a Melbourne, anche se lo spero». Uno Slam in una puntura.

Soltanto lampi di Fognini, la stagione è un naufragio (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Una partita da vorrei ma non posso. All’esordio a Parigi-Bercy Fabio Fognini perde in lotta una partita iniziata male, in cui però ha anche servito per la vittoria. In chiaroscuro, come per tutta la stagione, il ligure rimane a metà del guado. L’ambizione, la motivazione, la serietà nell’allenamento che gli viene riconosciuta poi non si traduce in risultati. La fotografia di questa discrasia sta proprio nella sconfitta di ieri contro Marton Fucsovics, la sua nona consecutiva nel Masters 1000 d’autunno nella Parigi dove ha ottenuto, al Roland Garros, il suo miglior risultato Slam in carriera. L’ungherese ha finito per prevalere 6-1 6-7(6) 7-6(5) contro l’azzurro che ha commesso 63 errori gratuiti, lanciato una racchetta senza essere penalizzato nel terzo set e mostrato lampi luminosi del suo tennis spettacolare. LA PARTITA. Il primo set di fatto non esiste. Fognini ha problemi a respirare e alla fine del parziale chiede un medical time-out. Nel secondo la storia cambia. Due volte sotto di un break, l’ex numero 1 azzurro recupera sempre lo svantaggio e nel debreak sfodera alcuni dei colpi più belli della partita. I tifosi a questo punto ci credono.

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Va a servire per il match sul 5-4, ma non ha la fiducia nella prima e la freddezza di un Berrettini. L’ungherese piazza due ottime risposte, l’azzurro sbaglia una volée dolorosa e la sfida torna di nuovo in discussione. NIENTE SFIDA A MOLE. Artefice del suo destino ogni volta che scende in campo, Fognini paga due errori di diritto nel tiebreak decisivo e rimane solo con i rimpianti per il big match saltato al prossimo turno contro Novak Djokovic, ancora incerto sulla sua presenza all’Australian Open 2022.

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TERZO FIGLIO IN ARRIVO. Oscurato da Berrettini e Sinner, dall’ascesa di Lorenzo Sonego e del suo amico Lorenzo Musetti, Fognini pregusta la gioia per la nascita del terzo figlio con Flavia Pennetta, candidata per la Hall of Fame. La paternità, ha raccontato a Elena Vesnina in un video congiunto ATP-WTA della serie “Tennis United: CrossCourt”, lo ha cambiato in meglio. «In campo dai il massimo per raggiungere i tuoi obiettivi, ma poi quando torni a casa ti lasci tutto alle spalle.

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2021 DELUDENTE. Ha vinto 22 partite e ne ha perse 24. Tolta l’ATP Cup, la competizione a squadre di inizio stagione in cui ha contribuito a portare l’Italia in finale poi persa contro la Russia, ha giocato 22 tornei. Ma solo in cinque di questi ha passato almeno due turni: Australian Open (ottavi), Montecarlo (quarti), Roland Garros (terzo turno), Wimbledon (terzo turno), Olimpiadi (ottavi). Troppo poco, soprattutto per salvare la seconda parte della stagione. Il cambio di allenatore, la scelta di “divorziare” da Alberto Mancini presa a settembre, non sta dando i risultati sperati. Resta la Coppa Davis, in cui ha spesso fatto la differenza per l’Italia, come ultima chance per riscattare la stagione.

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Due italiani fra i top 10. Torino chiama Sinner alle finali dei Maestri (Paolo Rossi, La Repubblica)

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Quando abbiamo avuto due azzurri contemporaneamente in campo in quello che una volta si chiamava Masters? Mai. Ecco. Sinner oggi sarebbe qualificato, ma c’è ancora l’incognita di Parigi-Bercy, il Masters 1000 cominciato ieri e che assegna gli ultimi, decisivi punti nella Race che promuove i migliori otto dell’anno: Jannik entrerà in gioco nel secondo turno, domani, contro il giovane talento spagnolo Alcaraz o il francese Herbert. Aspettate, c’è dell’altro per entusiasmarsi. Subito dopo le Finals, la capitale del tennis resterà Torino: c’è la Coppa Davis, con una squadra che può ambire ad arrivare al 5 dicembre, alla finale di Madrid che regala l’Insalatiera. Potrebbe esserci uno scenario più bello per chiudere la stagione? L’anno 2021 ha visto per la prima volta un azzurro in finale a Wimbledon (Berrettini) e un altro finalista a un Masters 1000 (Sinner a Miami) oltre a sette trionfi individuali. È il miglior risultato di sempre: per ritrovare così tanti successi bisogna tornare indietro al 1977 (furono sette i tornei vinti anche allora). E nemmeno in quello che viene considerato l’anno d’oro della racchetta italiana — il 1976, con la vittoria nella Davis a Santiago del Cile — arrivarono più titoli nel circuito: PanattaeC si fermarono a sei. Ma questo 2021 ha registrato un altro record, raggiunto ieri, e ci ha reso testimoni di cose che noi umani non avevamo mai vissuto. Due italiani insieme nella Top Ten: Berrettini n. 7, Sinner n. 9 del mondo.

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Quindi tutti a Torino per le Atp Finals (14-21). Poi, sempre a Torino, la Coppa Davis: il 26 Italia-Usa e il 27 Italia-Colombia. Quarti, semifinali e finale previsti a Madrid: si chiude il 5 dicembre. Fognini, Berrettini, Sinner, Sonego, Cecchinato e a tutti gli altri fratelli. La verità è che non ci fossero stati questi ragazzi oggi forse saremmo diventati un popolo di padellisti, lo sport di tendenza. Per questo la Fit — che a fine anno organizza la tradizionale festa — dovrà pensare a qualcosa di qualità: non un pennello grande ma un grande pennello, per suggellare una stagione fantastica che ha ucciso definitivamente i luoghi comuni sugli italiani talentuosi ma mammoni, senza voglia di viaggiare e di sudare. Ecco perché Madrid, 5 dicembre, è un appuntamento simbolico per il movimento guidato da un visionario, Angelo Binaghi, che ebbe la lungimiranza di investire in una tv (Supertennis) per riportare questo sport in chiaro, suscitando sguardi straniti. E che poi, lavorando sotto traccia, ha aiutato l’organizzazione di tornei Challenger in Italia per i giovani.

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