Sinner, prima notte da Maestro (Crivelli, Mastroluca, Azzolini, Piccardi)

Rassegna stampa

Sinner, prima notte da Maestro (Crivelli, Mastroluca, Azzolini, Piccardi)

La rassegna stampa di mercoledì 17 novembre 2021

Pubblicato

il

Sinner, Gran Riserva (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Glaciale. Scolpito nella roccia delle sue montagne, Jannik Sinner si fa scivolare addosso due giorni di nervi arricciati non dipendenti dalia sua volontà e irrompe nelle Finals, da riserva, con la forza selvaggia del tornado. Berrettini, dopo l’infortunio patito domenica, deve lasciare il torneo con il cuore spezzato e solo a metà pomeriggio il Rosso di Sesto Pusteria conosce il suo destino, diventando il quarto italiano di sempre a giocare il Masters (ci sono stati anche Panatta e Barazzutti). Ebbene, invece di essere schiacciato dalla tensione e dalla responsabilità, occupa la scena per intero, dominando Hurkacz, prendendosi la rivincita di Miami e concedendogli appena quattro game, annichilendolo con un dritto che non si può prendere mai. È la seconda vittoria azzurra di sempre nel consesso dei Maestri, che segna un’altra tappa storica: con i 200 punti del successo, Sinner rientra definitivamente in top ten e mai il nostro tennis aveva avuto due giocatori nei primi 10 alla fine di una stagione. In un clima elettrico, Jannik aggiunge un’altra perla a una stagione favolosa Ora può addirittura sperare di qualificarsi per le semifinali, se domani batte Medvedev già primo e qualificato e Zverev perde dal polacco. Impresa ardua, alla quale Sinner penserà nelle prossime ore dopo aver regalato brividi omaggiando Berrettini con la frase di rito sulla telecamera («Matteo, sei un idolo») e poi con le parole a bordo campo: «Ora il mio torneo è tutto per lui, che è un grande campione e un grande uomo. Sapevo di dover giocare bene, stare qui è un sogno e in questi mesi ho accumulato esperienza sufficiente per non farmi trovare impreparato». Ieri pomeriggio Berrettini aveva rivelato la decisione di ritirarsi dal torneo affidando a un post su Instagram le sue emozioni e I suoi sentimenti travolti dalla tristezza: «Ho pensato, riflettuto, pianto e alla fine deciso… Le mie Finals finiscono qui, sono distrutto, mai avrei pensato di dover rinunciare all’evento tennistico più importante mal tenutosi in Italia in questo modo. La verità è che per quanto io avessi voluto giocare davanti a voi ancora una volta, ho sentito e quindi deciso che il mio corpo non è pronto ad affrontare le sfide che ho davanti. Dire che sono triste non renderebbe giustizia allo stato d’animo in cui sono, mi sento derubato di qualcosa che ho conquistato con anni di sforzi e sudore. Non è stata una decisione facile, ma sono convinto che sia la migliore per me e per la mia carriera. Grazie del vostro continuo sostegno e delle migliaia di messaggi che mi avete mandato, mi avete emozionato». […] Ma il tourbillon dei subentrati potrebbe non essersi esaurito con ringresso di Sinner: ieri infatti, dopo cinque minuti contati di allenamento, Tsitsipas ha lasciato i campi dello Sporting con il braccio destre in fiamme e torna di nuovo in dubbio per il match serale contro Ruud, dopo giorni di ombre e schiarite sulle sue condizioni. Nel caso, sarebbe pronta la seconda opzione degli alternate, Cameron Norrie, mentre l’Atp si è affrettata a chiamare a Torino il russo Karatsev, perché le riserve devono sempre essere almeno due. Avanti c’è posto.

Sinner, strepitoso e perfetto (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Viene, vede, vince. Jannik Sinner prende il posto di Matteo Berrettini alle Nitto ATP Finals e, sportivamente parlando, le suona all’amico Hubert Hurkacz, uno dei suoi migliori amici sul circuito. In meno di un’ora e mezza gli rifila una lezione, 6-2 6-2, e dedica la vittoria a Berrettini sull’obiettivo della telecamera. «Questo torneo lo giochiamo per Matteo, proviamo a fare del nostro meglio. Matteo è nel nostro cuore, speriamo si riprenda. È un campione, è stato sfortunato tante volte nella vita» ha detto, commosso, nell’intervista a caldo. L’empatia con il pubblico del Pala Alpitour è immediata e totale. Al terzo punto, Sinner prova subito il vincente. Scioglie il braccio, che va. Eccome se va. Il rimbalzo basso lo facilita, gli permette di colpire subito dopo il rimbalzo e imporre un pressing costante e ad alto ritmo da fondo. Sinner mette in discesa la partita con un break per set, all’inizio dei due parziali. I tifosi si esaltano, lui ne assorbe l’energia e si carica a suon di pugnetti e incitamenti. Con la prima, l’altoatesino fa male quando cerca il corpo o il diritto del polacco che da quel lato ha un movimento di preparazione elaborato e fatica a impattare in anticipo. Se si entra nello scambio, è il primo ad accelerare da entrambi i lati. Ha solo qualche incertezza nelle chiusure a rete. La parte centrale del primo set è la chiave del parziale. Sinner piazza due break di fila nel terzo e nel quinto game, e vola fino al 5-2 e servizio. Dal 40-0 manca tre set point di fila, senza mai mettere in campo la prima, ma azzera subito ogni sogno di rimonta. Il secondo segue uno schema simile. Hurkacz perde presto campo, sembra muoversi in ritardo. Sinner invece, è come un pesce rosso (ogni riferimento al colore dei capelli è puramente voluto) dentro la sua vasca. Perfettamente a suo agio, è sempre lui a decidere cosa fare nello scambio, a dettare ritmi e geometrie. Sinner potrebbe entrare nella storia delle Nitto ATP Finals. Mai nessun giocatore, infatti, è riuscito a qualificarsi per la semifinale subentrando come riserva a torneo in corso. L’azzurro ha la possibilità di farcela, ma ha una sola combinazione possibile di risultati: deve battere Daniil Medvedev già qualificato come primo e sperare che Zverev perda contro Hurkacz. Così lui e il russo sarebbero gli unici due giocatori con due vittorie. Con questa vittoria, che vale da sola 200 punti, si riprende anche la Top 10.

Quel pugno alzato per conquistare il “suo” pubblico (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Non è un vezzo quel pugno che si piazza bene in vista, ripetuto, continuo, dopo ogni colpo vincente. Fa parte dello show, e del linguaggio dell’ultimo arrivato a questo Master, Jannik Sinner. E’ l’amo che egli offre al pubblico, nella speranza che i più se ne sentano attratti e siano con lui. E’ cresciuto, il giovane Semola. L’aveva detto mister Riccardo Piatti, all’inizio della stagione, «spero che Jannik possa giocare un anno da 60 incontri, saranno quelli a fare la differenza, e a dettare i tempi di crescita del ragazzo». Ed eccola qua, la stagione della consacrazione, Sinner la sta ancora giocando. Ieri ha firmato la sessantasettesima partita dell’anno. Ha accumulato esperienze sotto forma di sconfitte, 21 finora, di continenti visitati, quattro, di città raggiunte, ventidue, e di trofei sollevati, quattro. A Melbourne prima del via agli Australian Open, poi a Washington il primo ATP500, e di nuovo a Sofia (dove ha confermato il titolo vinto un anno fa) e infine ad Anversa. È stato premiato nella classifica, nella quale per quattordici volte ha battuto il suo best ranking, migliorandolo fino all’ingresso nella Top Ten, avvenuto lo scorso 1 novembre, al nono posto. Poi si è visto rimbalzare fuori, due posti indietro, fino all’attuale numero undici, già ritrasformato nell’oro di un posto nella Top Ten proprio grazie alla vittoria rimediata contro l’amico Hurkacz in questo Master del Pala Alpitour, al quale era stato invitato come riserva. Va capito, dunque, quel bisogno di misurare subito il feeling con questo pubblico che aveva sognato di innamorarsi di Matteo Berrettini. Un pugno ben in vista per condividere con tutti i momenti migliori della partita. “Matteo, sei un idolo”, scrive Semola sulla lavagnetta dove i vincitori appongono il loro timbro. E subito, rivolto al pubblico, rivisita il concetto: «Sono qui grazie a lui». Magari, del tutto vero non è, ma va bene lo stesso. Jannik non ha intenzione di passare per un usurpatore, però, alla fine, in uno strano gioco di staffette non previste e nemmeno annunciate, Jannik e Matteo si riuniscono in un unico simbolo, quello di un tennis che grazie a loro è cresciuto moltissimo in questa stagione, che ha scritto pagine intense, che ha assorbito le sfortune di Berrettini trasformandole nelle fortune di Jannik.

Sinner la riserva è subito un big (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

La riserva si alza dalla panchina e gioca subito da fuoriclasse, come natura l’ha creato sulle montagne della Val Fiscalina, prima che la palla di neve rotolasse giù verso il mare di Bordighera, l’accademia di coach Piatti, i court di mezzo mondo e questo centrale futurista inondato di luce azzurrina. Le Atp Finals perdono il gigante buono e fragile, Matteo Berrettini, ma trovano il bambino magico, Jannik Sinner. Il barone rosso, cappellino e pizzetto d’ordinanza, a vent’anni debutta tra i maestri nel Master made in Italy con l’autorevolezza da veterano con cui ha scalato il ranking fino ai top 10, la vittoria schiacciante su Hubert Hurkacz gli assicura la fine dell’anno tra i migliori dieci e gli allunga la vita nelle Atp Finals orfane del connazionale, che affida la resa per infortunio a un post su Instagram zeppo di malinconia: «Sono distrutto, dire che sono triste non renderebbe giustizia allo stato d’animo in cui sono, mi sento derubato di qualcosa che ho conquistato con anni di sforzi e sudore». L’erede Sinner, cinque anni più giovane di Matteo, avanza a grandi passi fedele al mantra di Piatti: mai commettere lo stesso errore due volte. E così, avendo perso da Hurkacz lo scorso aprile la finale del Master 1000 di Miami, a Torino gli lascia un totale di quattro game: l’inizio è macchinoso, ma poi Jannik si scioglie, comincia a manovrare gli scambi con il dritto, spezza l’equilibrio nel terzo game, vola 3-1, 5-2, poi è tutta discesa. 6-2, 6-2, con dedica scritta («Matteo sei un idolo») sulla telecamera e discorsetto in due lingue: «So che questa non è la maniera giusta di partecipare alle Atp Finals, Berrettini se le era meritate e se non si fosse ritirato io non sarei qui: questo torneo lo gioco per lui. E’ una bella persona e un grandissimo giocatore, mi dispiace però proverò a fare del mio meglio». E’ partito con il piede giusto, Jannik, ma per regolamento eredita la storia del compagno: la sconfitta e il set perso da Berrettini con Zvereve. Ciò significa che, anche se domani battesse Medvedev, per uscire vivo dal girone potrebbe non bastare. Hurkacz eliminato, infatti, dovrebbe battere Zverev nell’ultimo match.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement