Sinner, il sogno finisce tra gli applausi (Crivelli, Guerrini, Mastroluca). Il mistero di Peng Shuai (Cocchi, Modolo)

Rassegna stampa

Sinner, il sogno finisce tra gli applausi (Crivelli, Guerrini, Mastroluca). Il mistero di Peng Shuai (Cocchi, Modolo)

La rassegna stampa di venerdì 19 novembre 2021

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Ci hai fatto sognare (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Il treno è partito ed è inarrestabile. Perché le Finals casalinghe hanno definitivamente illustrato alll’Italia, e soprattutto al mondo, quale diamante grezzo sia Jannik Sinner, cui basterà solo qualche sgrossatura per marchiare indelebilmente il tennis del futuro più prossimo. Anche se sostanzialmente, dopo aver sperato che fosse il passaporto per la semifinale delle Finals ad appena vent’anni e da riserva, ti ritrovi a giocare un’amichevole, seppur di lusso. Il successo di Zverev nel pomeriggio contro Hurkacz priva infatti il numero 10 del mondo della possibilità di scrivere una splendida pagina nella fresca storia della sua carriera nascente, ma giocarsi sul campo due match point contro il secondo giocatore del mondo e prendersi un’altra debordante ondata di affetto dal pubblico è un’iniezione di fiducia e autostima che verrà buona per le prossime partite, a cominciare dalla Davis per approdare fino in Australia a gennaio, al primo Slam stagionale. Certo, Medvedev era già primo e qualificato e dunque non aveva nulla da chiedere alla partita. Da ieri sera, però, l’Orso russo si sarà reso conto che non si può scherzare con Jannik, con la sua forza mentale, con la sua volontà di giocarsi alla pari fino all’ultimo punto una sfida contro un big conclamato. Perché quel satanasso rosso di capelli si è guadagnato il rispetto che si deve a un campione. E che campione. Devi avere dentro qualcosa di speciale, infatti, per rimettere fuori la testa dall’abisso dopo un bruciante 6-0 per l’altro in appena 25 minuti. Ma la mazzata serve a svegliare tutti: dopo una breve e ristoratrice sosta al bagno di Jannik, comincia un altro match. Se nel primo set l’allievo di Piatti era stato sommerso dal servizio e dal ritmo di Daniil, adesso negli scambi da fondo trova il giusto mix tra angoli velenosi e botte al centro che non consentono all’avversario di aprirsi il campo come preferisce, mentre il rendimento al servizio è cresciuto come una valanga incontenibile. L’equilibrio ritrovato restituisce il sacro fuoco a Sinner, pugnetto in resta e urlo gladiatorio ad ogni punto, mentre la gente di Torino finalmente si lascia coinvolgere. Medvedev prova a esorcizzare il momento delicato con gli atteggiamenti da istrione, come gli sbadigli al cambio campo che dovrebbero segnalare la noia per una partita per lui senza pathos, ma quando perde il tiebreak del secondo set e si riutrova sotto 4-2 nel terzo, recupera l’orgoglio della nobiltà e compila un paio di game davvero autorevoli. Eppure la partita si allunga di nuovo al tiebreak, dove Jannik si conquista il primo match point sul 6-5 ma l’altro glielo annulla con una seconda a velocità folle, si procura un’altra chance per l’apoteosi, incenerita da uno schiaffo al volo dell’altro. E quando l’Orso, infastidito dagli applausi contrari dopo un errore, ha il secondo match point, fa valere le ragioni della classe sopraffina con un micidiale rovescio lungolinea dopo uno scambio in apnea. Chapeau. Ma quegli applausi per Jannik sono il cuore di un paese ai suoi piedi.

Viva Sinner! (Piero Guerrini, Tuttosport)

Ci vuole un fisico bestiale per resistere agli urti della vita. E anche a quelli fisici e psicologici di Daniil Medvedev, il russo obliquo, il futuro n. 1 se solo ne avrà voglia – su questo a guardarlo gio care ci sono pochi dubbi. E Jannik Sinner ha dimostrato di averlo questo fisico. Preso a schiaffi per un 6-0 mortificante in 25′ cui ha contribuito pure lui con un avvio spento, Jannik ha pensato bene di resistere, riportando la folla dalla sua parte. Forse decisivo è stato un toilet break. Al rientro l’azzurro ha scatenato il suo pubblico sull’1-1 andando 40-40. Li ha alimentati con il break del 4-2. Medvedev, già primo nel girone rosso, avrebbe preferito una comoda passeggiata verso le docce. Invece ha dovuto nell’ordine sentire di nuovo questo pubblico ostile che dall’alto della sua nobiltà (vera? acquisita?) non gradisce per nulla. Si ribella sbuffando e provocando, replicando con applausi ironici a chi esulta sui suoi errori. Non comprendendo le ragioni del tifo e della passione, come se ne fosse estraneo. Una prima volta ha pensato bene di mettersi lì e recuperare. Fino al tie break del secondo set. E poco prima si è esibito nel punto dellapartita e forse della settimana, replicato nel terzo set: lo sbadiglio mimato al cambio campo mentre Jannik passava a fianco. Uno sbadiglio rivolto al giovane e/o al pubblico in fiamme. Oscar dell’antipatia e del genio messi in saccoccia, salvo che poi Medvedev si è scocciato, ha perso il controllo e con esso il tie break. La partita che nulla contava dopo il comodo successo di Zverev su Hurkacz che aveva eliminato artiineticamente il nostro ragazzo d’oro, ha preso l’aspetto di un romanzo, e un’opera da teatro dell’assurdo per Medvedev. Laddove il tema della solitudine un mezzo alla moltitudine era perfettamente mostrato attraverso un incedere dinoccolato, uno scambio tirato a tutta e uno buttato via. Una prima a mezza rete e una seconda a 208 orari. Un doppo fallo per i break di Sinner un controbreak favorito da un paio di errori di Jannik. Un altro tie break con due match point per parte, il primo per Sinner annullato da un’altra seconda in apparenza folle ai 206 orari da Daniil. L’ultimo risolto da una schioppettata di rovescio lungo linea che ha lasciato tutti senza parole. Jannik compreso fino a quando ha visto Medvedev andare dalla sua parte a salutarlo e ha risposto con un gesto della testa. […] Alla fine Medvedev rende merito al ragazzo non soltanto andadogli incontro per spiegarsi e congratularsi della partita, ma anche con le parole in mondovisione: «Doveva essere un match che non contava niente, invece ci siamo battuti per due ore e mezza. È stato molto importante, la partita è stata bellissima e mi sono davvero divertito molto. Sinner? È molto forte. La prima volta che lo incontrai l’anno scorso lo indicai subito come top ten. Avrebbe potuto essere già negli otto quest’anno. Sono contento di essere riuscito a indovinare il pronostico».

Sinner saluta Torino da campione (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Un viaggio su una nave scuola. Jannik Sinner saluta Torino e dà appuntamento ai tifosi per la Coppa Davis con una partita manifesto. Nell’ultima sfida del girone cede 6-0 6-7 7-6 contro Daniil Medvedev, che salva anche due match point nel tiebreak finale. La sfida vale 200 punti e 173 mila dollari. Sportivamente non ci sono obiettivi: il russo è già primo, l’altoatesino già eliminato. Ma non se ne accorge nessuno. Il numero 2 del mondo non la prende solo come una ricca esibizione. È evidente già da come si scalda nella pancia dello stadio, con la concentrazione che ci si aspetta a pochi minuti da una sfida importante. Dopo un primo set da incubo, che Sinner cede 6-0 dopo aver vinto due dei primi dodici punti del match, la storia cambia. L’entusiasmo, l’energia all’interno del Centrale del Pala Alpitour diventano un fattore che sposta gli equilibri. Torino è sportivamente innamorata di Jannik. […] L’esperienza di Torino gli ha dato la misura dell’affetto che è riuscito a generare, senza sforzarsi mai di apparire forzatamente simpatico, ma con la forza di un’empatia naturalmente trasmessa. La partita contro Medvedev gli ha dato la misura del gap che ancora lo separa dall’altissimo livello. Ma allo stesso tempo lo rassicura, gli dice quanto, anche solo rispetto a un anno fa, quel gap sia oggi più ridotto. Dal secondo set, Sinner ha giocato alla pari. La partita si è trasformata in una lotta punto a punto, che ha fatto emergere quanto l’azzurro stia imparando a difendere sempre meglio. Il risultato va oltre le attese. Il russo perde il vantaggio competitivo. Sinner si esalta, esulta, urla e si porta dietro il pubblico. L’azzurro ci mette del suo, vince il punto del match per salire 5-4 e le tribune tremano. Poi gioca e vince un tiebreak da campione, per interpretazione e concentrazione. Sono tutti coinvolti, l’aria diventa elettrica. Nel terzo set, Sinner firma il primo break ma perde lo svantaggio nel meno convincente dei suoi turni di battuta, primo set a parte. Si torna al tiebreak, e Medvedev fa rivivere la definizione che Del Potro diede del russo Davydenko nella finale dell’edizione 2009: gioca come alla PlayStation. Sinner non vince, ma in due ore e mezza suggerisce tutto quello che può diventare.

Caso Peng Shuai. Pechino oscura i social della Osaka (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Il mistero di Peng Shuai, la cinese ex numero 1 di doppio sparita nel nulla da circa un mese dopo aver denunciato gli abusi sessuali dell’ex vicepresidente cinese Zhang Gaoli, assume sempre di più i contorni di una questione geopolitica. Dopo la presunta mail inviata alla Wta dalla donna, in cui negava le accuse di molestie e sosteneva di essere a casa a riposarsi, il mondo del tennis ha preso posizioni ancora più nette contro la Cina. Naomi Osaka è stata oscurata dal social cinese Welbo. Naomi pochi giorni fa era intervenuta sul caso: «Un’amica tennista è scomparsa poco dopo aver rivelato di essere stata abusata. La censura non va mai bene. Sono scioccata dalla situazione e le mando amore e luce». E invece sembra che la censura abbia colpito proprio la giocatrice giapponese, sparita dal social. Ieri sera anche l’Ufficio Affari Esteri del Senato statunitense ha scritto un tweet durissimo: «La sparizione di Peng Shuai mostra al mondo la brutalità del Partito Comunista Cinese. Questa donna coraggiosa ha denunciato pubblicamente gli abusi subiti e ora, come molti altri in Cina, è sparita. Il Partito Comunista cinese è senza vergogna». Intanto ieri pomeriggio ha iniziato a circolare sempre con più frequenza l’hashtag #WherelsPengShuai (dov’è Peng Shuai). Trai giocatori che l’hanno rilanciato anche Fabio Fognini e Benoit Paire oltre a Sara Errani. E pure Serena Williams ha twittato la sua: «Sono scioccata e devastata, spero che la mia amica Peng Shuai venga ritrovata presto e stia bene. Non dobbiamo stare in silenzio, bisogna indagare». Poco dopo la pubblicazione della lettera della presunta Peng Shuai, Steve Simon, numero 1 della Wta, ha diffuso un ulteriore comunicato in cui mette in dubbio la veridicità del testo: «La dichiarazione rilasciata dai media statali cinesi su Shuai Peng – ha detto – non fa che aumentare le mie preoccupazioni. Non credo che Shuai abbia scritto la mail, la Wta e il mondo hanno bisogno di una prova verificabile che sia al sicuro».

Il mistero di Peng. Dubbi sull’email della tennista sparita (Gianluca Modolo, La Repubblica)

Lo screenshot di una mail, pubblicato dalla tv controllata dallo Stato, che sa tanto di un messaggio fabbricato ad arte. È l’ultimo tassello del giallo di Peng Shuai, la tennista cinese ex numero uno al mondo nel doppio, sparita da più di due settimane dopo che a inizio novembre aveva denunciato di essere stata molestata dall’ex vicepremier, Zhang Gaoli. Mai un’accusa del genere era arrivata così in alto, toccando i vertici del potere comunista. Un primo caso di #MeToo dritto al cuore dell’élite rossa. A pochi mesi dalle Olimpiadi. «Quelle accuse di violenza sessuale non sono vere. Non sono scomparsa, non sono in pericolo. Mi sto riposando a casa e sto bene. Spero di poter promuovere il tennis cinese con voi se ne avrò l’opportunità in futuro. Grazie per il vostro interessamento», si legge nella mail, firmata da Peng e indirizzata alla Wta (la Women’s Tennis Association) pubblicata ieri notte dall’account Twitter della Cgtn, il braccio internazionale della tv pubblica Cctv. Frasi che sembrano scritte da un burocrate di Partito. Ad aumentare i dubbi, in molti sui social — dove è stato lanciato l’hashtag #WherelsPengShuai — hanno fatto notare come nel messaggio ci sia il segno del cursore del mouse che appare in mezzo al testo: perché si vede? Chi ha fatto quello screenshot e quando? Chi lo ha spedito? E infatti il primo a capire che c’era qualcosa che non andava è stato Steve Simon, numero 1 della Wta. «Faccio fatica a credere che Peng abbia scritto l’email che abbiamo ricevuto. Ho provato a contattarla in vari modi senza risultati. Le dichiarazioni rilasciate dai media cinesi aumentano ancora di più le mie preoccupazioni sulla sua sicurezza. Peng deve poter parlare liberamente, senza intimidazioni». Incalzato dalla stampa straniera, il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, ha detto di non sapere nulla del caso. Storia chiusa per Pechino, non per il resto del mondo. Tantissimi gli appelli delle stelle del tennis di oggi e di ieri: da Novak Djokovic a Naomi Osaka fino a Billie Jean King e Martina Navratilova. Le accuse di Peng, pubblicate in un lungo post il 2 novembre su Weibo, versione cinese di Twitter, avevano mandato in tilt la macchina della censura. Nel giro di 20 minuti era stato fatto sparire. Se si digita il suo nome sui motori di ricerca compare la scritta “Risultato non trovato”. A un certo punto perfino la parola “tennis” era scomparsa dal web mandarino. Sparita nel nulla, come lei. «So che non hai paura, ma come un uovo che si scontra sulla roccia o una falena che si lancia verso una fiamma, dirò la verità su di te», scriveva Peng. Secondo il racconto della vincitrice di Wimbledon e Roland Garros, i due ebbero una relazione più di 10 anni fa, quando lui era capo del Partito a Tianjin. Quando viene eletto al Comitato permanente del Politburo (dove siedono i 7 uomini più potenti del Paese) e poi vicepremier, Zhang tronca ogni comunicazione. Fino al 2018, quando va in pensione e la ricontatta. La invita a casa ed è lì che sarebbe avvenuto lo stupro, «mentre sua moglie faceva la guardia. Volevi fare sesso con me. Perché sei tornato e mi hai costretta ad avere un rapporto con te?». Chi non è tornata dopo quelle accuse è lei.

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