Caso Djokovic, il motivo dell'esclusione: Tennis Australia accetta l'esenzione per positività al COVID-19, il governo no

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Caso Djokovic, il motivo dell’esclusione: Tennis Australia accetta l’esenzione per positività al COVID-19, il governo no

Lunedì in programma il ricorso di Djokovic, al momento in quarantena in hotel. Il governo federale avrebbe fatto sapere in più occasioni a Tennis Australia che non avrebbe accettato questo tipo di eccezione

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Novak Djokovic - Australian Open 2021 (foto © Peter Staples_ATP Tour)
 

Ancora non si è conclusa del tutto l’infelice storia di Novak Djokovic in Australia. Nella giornata di mercoledì il serbo è arrivato poco prima della mezzanotte (le 13.30 circa in Italia) all’aeroporto di Tallemarine di Melbourne, salvo poi essere stato respinto al confine al termine di un’attesa lunga quasi 9 ore in cui a lungo è rimasto isolato, senza poter parlare con nessuno né utilizzare il telefono. All’indomani di quella che poteva sembrare la conclusione della vicenda c’è tanta confusione sui motivi per cui – molto probabilmente – il numero 1 del mondo non potrà giocare a Melbourne Park quest’anno.

A fare un po’ di chiarezza ci sta pensando il quotidiano locale The Age, che dall’inizio sta riportando in maniera fedele e tempestiva gli sviluppi del “Novak-gate”. The Age chiarisce che, in contrasto con quanto riportato inizialmente, il visto non c’entra nulla con la decisione di fermare Djokovic al confine e rimandarlo indietro. Infatti il serbo sarebbe in possesso di un visto assegnatogli attorno al mese di novembre, così come a tutti i tennisti presenti in Australia. Si tratta di un visto per atleti, grazie al quale tutti i tennisti – assieme ai loro team – hanno potuto superare il controllo dell’Airport Border Force ed entrare nel Paese.

Il motivo per cui Djokovic non ha potuto fare lo stesso è un altro. Il numero 1 mondiale non avrebbe infatti dimostrato alle autorità di aver completato il ciclo vaccinale, condizione necessaria per poter entrare in Australia secondo le norme federali attuali, salvo esenzioni mediche. Tra queste possibili esenzioni, non è accettata dall’Australian Border Force una recente infezione da Covid-19 (nei 6 mesi precedenti alla partenza). L’Australian Technical Advisory Group on Immunisation (ATAGI) ha dato questa spiegazione il 14 dicembre scorso: “Evidenze scientifiche confermano che aver contratto il virus riduce il rischio di re-infezione per almeno 6 mesi e per questo potrebbe essere considerato un motivo di esenzione dal vaccino”. Viene però precisato che “non essendo l’avvenuta infezione nei 6 mesi passati una controindicazione per ricevere il vaccino, le condizioni per essere considerato completamente vaccinato sono le due dosi”.

Ora, è chiaro che l’applicazione della normativa da parte dell’ABF va a collidere con quella di Tennis Australia, che collabora con il governo dello stato del Victoria per la realizzazione degli eventi (su tutti l’Open d’Australia il cui tabellone principale partirà il 17 gennaio). Stando a quanto si è letto nelle ultime 48 ore, Tennis Australia avrebbe concesso l’esenzione medica a Djokovic sulla base di una sua infezione da Covid-19 nei 6 mesi scorsi. Infezione della quale il mondo del tennis e dello sport non sapeva nulla, non avendola lui stesso comunicata (nell’estate 2020 aveva invece comunicato di aver contratto il Covid durante il tanto criticato Adria Tour da lui organizzato).

C’è stata evidentemente un’incomprensione tra Tennis Australia, Governo del Victoria e ATAGI. Quest’ultimo organo – come detto – ha stabilito che aver contratto il virus non sia un motivo valido per non essere vaccinati, mentre per Tennis Australia invece lo è. Il problema è che, sempre secondo The Age, il governo federale ha comunicato a Tennis Australia per iscritto, e in più circostanze, che non avrebbe accettato questo tipo di esenzione:

Sembrerebbe pertanto inspiegabile una tale discrasia normativa fra due organi che, soprattutto durante la pandemia, dovrebbero aver stabilito un costante rapporto di comunicazione interna.

E su questa base si è creato un ulteriore intoppo che porterà a ulteriori sviluppi. Infatti, stando a quanto riportano diverse fonti australiane e non, un gruppo molto ristretto di giocatori ha ottenuto l’esenzione per giocare in Australia nel 2022 giustificando la mancata vaccinazione con il fatto di aver contratto il Covid-19 nei sei mesi scorsi. A differenza di Djokovic (al centro di un caso politico internazionale, anche per via del suo status di miglior tennista del pianeta) gli altri atleti che hanno ottenuto l’esenzione hanno potuto superare il confine ed entrare in Australia, anche se non ci sono ancora conferme ufficiali a riguardo.

Per questo motivo Nole ha presentato ricorso contro l’iniziale espulsione dal Paese; è infatti ancora in Australia in un hotel per la quarantena. Gli avvocati del giocatore serbo hanno tempo fino alle 14 di sabato (le 4 del mattino in Italia) per portare prove sufficienti a supporto dell’ingiunzione. Entro le ore 20 locali di domenica il team del Ministro degli Esteri Karen Andrews sarà chiamato a fare lo stesso per giustificare la decisione di aver negato l’accesso a Novak.

La stessa Andrews ha dunque concesso a Djokovic di restare temporaneamente in Australia, nell’hotel-quarantena (Park Hotel di Carlton) dove si sono raggruppati alcuni suoi tifosi con bandiere serbe e cartelli al seguito, che Nole ha ringraziato dalla finestra della sua camera come si vede nel video qua sotto. La corte tornerà a riunirsi lunedì 10 gennaio alle ore 10, quando mancherà una settimana al via dell’Australian Open e Djokovic per quasi una settimana non avrà potuto allenarsi. Solo allora, forse, potremmo mettere veramente la parola fine su questa incredibile storia.

Nelle ultime ore, Sasa Ozmo (giornalista che conosce bene l’ambiente di Djokovic) ha scritto che il giocatore avrebbe fatto richiesta di essere spostato in un appartamento con il suo team, richiesta che sarebbe stata negata. Ozmo aggiunge che Nole sarebbe tuttora privo di portafogli e che ci sarebbero delle cimici (insetti, non microfoni) nella sua camera d’hotel:

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