Nadal nella leggenda (Crivelli, Mastroluca, Azzolini, Panatta, Piccardi)

Flash

Nadal nella leggenda (Crivelli, Mastroluca, Azzolini, Panatta, Piccardi)

La rassegna stampa di lunedì 31 gennaio 2022

Pubblicato

il

Il sorpasso (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Eternità, spalanca le tue braccia. E accogli nel tuo grembo Rafael Nadal Parera, l’eroe senza confini capace di attraversare le epoche e di estrarre linfa vitale dai tanti viaggi sul ciglio del baratro. Mille volte è caduto, tormentato da una litania di infortuni, mille e una si è rialzato, sfidando le leggi del tempo e dell’usura. Ma il successo agli Australian Open 2022, il secondo nel suo palmarès a 13 anni di distanza dal primo, maturato dopo 5 ore e 24 minuti di battaglia contro Medvedev, il faro della nuova generazione, rappresenta sicuramente la perla più luminosa della carriera. Intanto, perché gli consegna lo Slam numero 21, il numero magico con il quale sorpassa Federer e Djokovic, in una corsa entusiasmante tra i tre più grandi interpreti della storia del tennis. E poi perché arriva da lontano, spremuta da una volontà ferrea di non arrendersi alla cattiva sorte e poi alla sconfitta. Questi Australian Open erano cominciati come il torneo del Djoker e della sua assenza. Un fenomeno assoluto li ha trasformati nella personale apoteosi, cancellando dal romanzo dello sport le tristi pagine della vigilia. La vittoria di Rafa a Melbourne, del resto, è il simbolo plastico e perfetto della sua vita agonistica: la resurrezione oltre l’abisso. A settembre, postava una foto in stampelle dopo la pulizia ossea del piede sinistro, a dicembre annunciava di essere positivo al Covid: in mezzo, addirittura il dubbio di non poter più ritornare su un campo. Ma è spalle al muro che il maiorchino matura la trasfigurazione da uomo a dio, come accade anche all’inizio del terzo set della finale, quando è già sotto di due (anche se avrebbe meritato il secondo) e si ritrova 0-40 nel sesto game. Medvedev sembra inarrestabile, e invece da lì comincia l’ascesa di Nadal. Daniil cala di intensità, fisica e tecnica, cerca soluzioni rapide che non sono nelle sue corde, non argina più il dritto letale dello spagnolo e non risponde più alla sua velenosa battuta. Il quinto set è di una bellezza feroce, Rafa serve per il match sul 5-4, l’altro in un sussulto gli strappa il game, ma il successivo controbreak del maiorchino scava il solco decisivo. L’Australia è ai piedi del Rafa piangente: «Non ero preparato per questa vittoria, non ero nelle condizioni fisiche per ottenerla. Ma era una situazione speciale, e dovevo tirare fuori tutto quello che avevo. Per il momento della mia carriera, per la situazione che si era venuta a creare, per il palcoscenico, credo che questa sia la rimonta più straordinaria che mi sia capitata nella vita. Medvedev? È un grande campione, ha accettato con sportività una sconfitta durissima. Non so se il tifo contro del pubblico lo abbia condizionato, ma sono sicuro che ha un grande futuro davanti a sé, e pure lui avrà il sostegno che merita». Fair play mostrato anche durante il match, quando a più riprese ha chiesto alla gente di non tifare contro il rivale. Daniil ha trasformato la conferenza stampa in un monologo amaro: «Durante il match ho smesso per sempre di sognare come facevo da bambino. Da ora in poi giocherò solo per me, per mantenere la mia famiglia, per le persone che mi vogliono bene. Sono deluso dalla mancanza di rispetto del pubblico, sono arrabbiato. Se parliamo di tennis, Rafa è stato fenomenale. Fenomenale. A fine match gli ho chiesto se per caso non fosse stanco. È stato irreale». La questione sul più grande di sempre sembra interessare poco Nadal. «Il più forte di sempre? Non voglio cambiare la mia opinione proprio oggi. Dico solo che questo titolo Slam per me significa tanto. Negli ultimi 6 mesi ho lottato, ho dato tutto, ci ho creduto dopo aver rischiato di non giocare più. E non mi interessa molto il discorso del migliore di sempre, non è una cosa che sento importante. Stavolta non ho sentito alcun dolore, e questo mi ha dato fiducia. Rispetto al primo Slam, forse sono addirittura più felice. Perché quando vinci a 19 anni vivi una grande emozione, ma in fondo sai che continuando a lavorare potrai avere altre chance. Quando arrivi alla soglia dei 36, non sai mai quale sarà la tua ultima occasione. Per questo, vincere ora ha un sapore speciale. Sento di poter competere ancora ad alto livello per un po’, e sono felice…».

Colosso pure in fair play. Ha calmato il pubblico che fischiava Medvedev (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Ci sono immagini che spiegano meglio di mille parole l’epica del momento. E Rod Laver, l’uomo dei due Grandi Slam, come sempre immancabile in tribuna nell’arena a lui dedicata, che a fine partita inforca il cellulare e fotografa la premiazione di Nadal, indica che l’impresa dello spagnolo ha trasceso la semplice favola sportiva. «The Rocket» sarà anche uno dei primi a twittare le sue sensazioni e i suoi complimenti al vincitore: «Una finale di proporzioni erculee. Due corone Australian Open e 21 Major: dato tutto quello che hai sopportato, questa vittoria storica è cosi speciale, Rafa. È stato un privilegio vederti fare ciò che ami. Congratulazioni». Ovviamente, non appena Nadal ha messo a terra l’ultimo punto, e stato un ribollir di social in tutto il mondo. Perfino la famiglia reale, in un tweet ufficiale, ha celebrato il momento :«Rafa, siamo a corto di parole. Non esistono ostacoli per coloro che non si pongono limiti. Tu rappresenti il meglio del tennis mondiale». A proposito di grandi rivali sportivi, tra i primi a congratularsi con lui ci sono stati Federer e Djokovic, appena scalzati dalla vetta dei successi Slam che condividevano con lui. Molto appassionato quello di Roger (che lo chiama amico, non a caso), più istituzionale quello del Djoker: «Congratulazioni a Rafa Nadal per il 21° Slam. Incredibile risultato. Sempre ammirevole lo spirito combattivo». Ma sostanzialmente nessuno si è sottratto a un commento sulle piattaforme social. Significativo ii tweet del cestista Pau Gasol, un’altra gloria di Spagna: «21 Slam, non è niente rispetto all’eredità che tu accumuli ogni giorno». Un chiaro riferimento, tra l’alto, al fair play mostrato da Nadal nel momento decisivo della partita, nel cuore del 3° set, quando ha zittito con un gesto della racchetta il pubblico che stava infastidendo Medvedev a ogni errore. La dimostrazione di una qualità umana che ne fa davvero il campione di tutti. E da ieri, probabilmente, anche il più grande di tutti. Questo è il pensiero dell’ex numero 1 Mats Wilander: «Era arrivato al torneo con basse aspettative per lui. Immagina di vincere 21 Slam e poi di andare in un posto (il Roland Garros, ndr) dove hai vinto 13 volte: questi saranno i migliori 3 o 4 mesi della sua carriera di questo periodo. Essere in grado di allenarsi, essere in salute e poi entrare nella stagione della terra battuta. Non è mai stato in testa alla classifica del più grande giocatore di tutti i tempi, lì c’è sempre stato Federer. Sul serio è ancora così?». Un’analisi condivisa pure da Boris Becker: «E’ stata una giornata che ha fatto la storia del tennis. Non avevamo Nadal in cima alla nostra lista 15 giorni fa. È stato infortunato per 6 mesi e ora ha battuto il record di Federer e Djokovic. Facciamo un errore se continuiamo a chiamarlo il re della terra battuta. Ha vinto su ogni superficie e ogni torneo del Grande Slam almeno due volte, è il giocatore di maggior successo di tutti i tempi, ora possiamo dirlo forte e chiaro». E cosi sia. 

La leggenda di Nadal (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Tutto in cinque e are ventiquattro minuti. Spirito battagliero, rifiuto della sconfitta, mentalità vincente, fine strategia, completezza tecnica e tattica oltre ogni immaginazione. La finale dell’Australian Open. La seconda più lunga in un major ha incoronato Rafa Nadal come l’unico uomo capace di vincere 21 Slam, e il quarto nella storia a conquistarli almeno tutti due volte dopo Novak Djokovic, Roy Emerson e Rod Laver, emozionato nell’arena che porta il suo nome a tal punto da scattare una foto per immortalare il momento dell’esultanza con il telefonino. Il maiorchino ha superato Daniil Medvedev 2-6 6-7(5) 6-4 6-4 7-5: non si vedeva una rimonta da sotto di due set in finale in Australia dal 1965. «Il bambino che sognava in grande oggi dentro di me non c’è più. Per me sarà difficile continuare a giocare – ha ammesso sconsolato Medvedev -. Da ora in poi giocherò solo per me stesso, per mantenere la famiglia, per le persone che mi vogliono bene e per i russi». «Credo che questa sia la rimonta più straordinaria che mi sia capitata nella vita» ha detto Nadal, che in uno Slam non ribaltava due set ci svantaggio dal 2007, una vita fa. Eppure pochi l’avrebbero creduto possibile dopo averlo visto sotto di due set. La breve interruzione per l’invasione di un tifoso con uno striscione che chiedeva la liberazione dei rifugiati non sembra spostare gli equilibri. Forse solo i tifosi più accaniti di Rafa avrebbero sperato nella rimonta quando Medvedev ha avuto tre palle break di fila per salire 4-2 e servizio nel terzo. Il russo però si ingarbuglia in un match che non è il suo. La sua percentuale di prime di servizio in campo continua a scendere dal primo al quinto set. Gli scambi si allungano, e questo favorisce Nadal. Medvedev incassa la seconda rimonta da due set sopra in carriera e diventa il secondo giocatore sconfitto da Nadal in una finale Slam al quinto set dopo Roger Federer. «È stata la mia vittoria più matura e sorprendente – ha detto Nadal -. Le cose, come ho detto in passato, possono cambiare rapidamente, anche sotto il profilo fisico. Stavolta non ho sentito alcun dolore al piede, e questo mi ha dato fiducia. Adesso sento di poter competere ancora ad alto livello per un po’, e questo mi rende felice».

Eterno! (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Forse Rafa Nadal non esiste, altrimenti l’infinito farebbe parte della dimensione umana. Però è lì, davanti ai nostri occhi, fatto di carne e ossa, di umanissima volontà e mistica dedizione, e gronda sudore. Ha una marmotta in testa, pettinata alla Mascagni, e sembra più stanca di lui che ha 35 anni e 7 mesi portati da campione. Ma esiste, Rafa. Non è una visione. È in piedi e si stringe il volto fra le mani, lasciando spazio a un’espressione di meraviglia. Sembra chiedersi come sia potuto succedere. Lo sa benissimo, come. Ma questa volta dubitava anche lui, che ne ha viste e passate di ‘ogni’ l’ultima ha un nome, Muller-Weiss. Una sindrome dolorosa al piede, con cui Rafa ha convissuto dall’inizio della carriera. Si è operato a settembre, e per settimane si è chiesto se avrebbe mai rivisto un campo da tennis. Poi ha fatto come avrebbe fatto Rafa, il Rafa di sempre. È partito per l’Australia e ha vinto. Due volte. Prima nel torneo di ouverture, poi lo Slam. Un miracolo? No, sarebbe appartenere a un altro mondo, anche questo. Mentre Nadal è sempre li, e ora esulta, incapace di piangere ma commosso fino a esserne zuppo dentro. Non è infinito, né miracoloso. È semplicemente immenso. Ecco la sua dimensione. L’immensità delle vittorie sportive che vanno oltre ogni spiegazione, al di là dei pronostici. Talmente grande da accogliere tutti quanti, e farci sentire un po’ Rafa. perché siamo instancabili nella voglia di vederlo vincere. Lui ci appaga. Quando l’ultima zampata di Medvedev finisce a balzelloni verso la rete, il messaggio di Roger Federer è già su Instagram. «Congratulazioni al mio amico e grande rivale per il 21° Slam della carriera. Pochi mesi fa parlavamo del fatto che entrambi eravamo in stampelle. Mai sottovalutare un grande campione. La tua incredibile etica del lavoro, la dedizione e lo spirito combattivo sono un’ispirazione. Sono orgoglioso di condividere questa Era con te e onorato di aver avuto un ruolo nel migliorarti sempre di più, la stesso hai fatto tu con me negli ultimi 18 anni»; Bello no? c’è amicizia e grande rispetto, ma non invidia. E c’è una grande verità. Mai sottovalutare un grande campione. Daniil non ha peccato nella sottovalutazione del suo avversario, neanche quando si è trovato due set avanti. Piuttosto, se n’è angosciato. E ha commesso l’errore di pensare che difendere il vantaggio fosse il modo migliore di condurlo in porto. E’ successo dopo il sesto game del terzo set, quando Daniil non è venuto a capo di tre palle break (0-40) che forse gli avrebbero dato la vittoria. Rafa l’ha rimontato, implacabile. […]

Ci hai regalato una vittoria da pelle d’oca (Adriano Panatta, Tuttosport)

Vittorie così fanno venire la pelle d’oca. Ti costringono a fare i conti con la realtà, che è diversa dal numero del titoli vinti in una carriera, ma è fatta di umanità e di volontà, di momenti bui e di altri sfolgoranti di luce. Come questo. Rafa costringe tutti noi a dirgli grazie, a sentirsi dalla sua parte, a essere con lui nel momento in cui alza il trofeo. il ventunesimo. Uno più dell’amico Federer, che tramite social gli invia uno splendido messaggio, e uno più di Djokovic. Ha ancora senso pariare del Più Grande? Forse no. Net tennis è successo che una generazione di fenomeni se ne sia impossessato e lo abbia trascinato oltre i confini. Ne arriveranno altri al loro posto, uno di questi sarà certo Daniil Medvedev, che molto ha dato e molto ha sbagliato in questa finale lunga cinque ore e ventiquattro minuti, ma nessuno potrà mai essere come loro, ripetere le imprese che hanno collezionato, e nemmeno vincere allo stesso modo. Nadal appena sei settimane fa era lì a chiedersi se ce l’avrebbe fatta ancora una volta a impugnare una racchetta e a giocare. Non aveva risposte da darsi, solo l’infinita voglia di provarci. E’ stato operato e si è rimesso in piedi, ha ritrovato subito la forma , è tornato a vincere, ed è già al secondo torneo che lo vede sollevare il trofeo. Come sia stato possibile è scritto nel suo dna.

Il collezionista (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

Alla quota a cui il resto del genere umano diventa grande — ventuno —, un signore spagnolo stempiato ma ancora vigoroso torna bambino nel giardino di casa, il campo da tennis. A 35 anni e 241 giorni Rafael Nadal, cresciuto impavido sull’isola di Maiorca dai modi bruschi di zio Toni, si fa beffe del buonsenso drenando di energie in 5 ore e 24′ lo scacchista russo di dieci anni più giovane, Daniil Medvedev, e annettendosi in 5 set (2-6, 6-7, 6-4, 6-4, 7-5) il 21° titolo Slam, la conquista che gli consente di sparigliare la santissima Trinità, quel luogo dello spirito che ci illudevamo, forse per un mal riposto senso di giustizia, potesse restare per sempre in equilibrio. E invece no. Invece quello dei tre fuoriclasse che all’inizio di questo fogliettone a puntate lungo oltre tre lustri era considerato il più agonista ma il meno tennista ha saputo crescere fino a diventare uno straordinario tattico, intelligente gestore di risorse (proprie) e angosce (altrui), con il talento e l’esperienza capace di regalarsi quasi fuori tempo massimo una primizia nascosta dentro l’ennesima impresa, considerata la tempistica con cui arriva forse la più grande: mai, prima d’ora, a Nadal era riuscita una rimonta da due set a zero sotto in una finale Slam (in carriera ne ha giocate 29). «Il risultato più inaspettato, una serata indimenticabile: a 19 anni sapevo che avrei vinto altri Slam, oggi lo apprezzo di più perché non so se avrò altre chance» dirà senza rivelare da quale anfratto del suo inconscio proviene quella volontà di rimanere attaccato ai dettagli della vita, fosse anche solo un minuscolo 15, quando la morte sportiva ti chiama a gran voce, l’avversario è 3-2 40-0 sul tuo servizio. Che si sia fatto operare a Barcellona al piede sinistro a settembre e abbia avuto il Covid, da vaccinato, a dicembre, è storia recente. Non era sicuro di poter partire per Melbourne, poi in aereo ha meditato di affrontare questo Australian Open come fosse l’ultimo («E invece tornerò» ha promesso al pubblico, che lo adora), da quando è atterrato down under non ha perso un match. Non c’è niente di razionale che cl aiuti a spiegare l’insostenibile leggerezza dell’essere Rafa Nadal. «II segreto? Non ne ho: passione per il gioco, salute, le persone giuste intorno. Non mi serve altro». Nel 2005, in canottiera, bermuda e con la zazzera lunga, ha vinto il primo Major, Parigi, lasciandoci credere che fosse il solito rude terraiolo. Niente di più sbagliato. Seguiranno altri 12 Roland Garros, è vero, ma anche 2 Wimbledon e 4 Us Open. II 21° Slam significa che Rafa è il più grande di ogni tempo? Secondo lui non necessariamente: «Ci sono stati momenti recenti in cui mi sono chiesto se ero ancora un tennista. Ho fatto di tutto per tornare, senza avere la certezza di riuscirci. Non pensavo di essere pronto per una battaglia. Ecco, il numero 21 mi dice che ce l’ho fatta, che ho ancora voglia di allenarmi e giocare, non mi dice affatto che fossi lo quello che lo meritava di più. Tutti facciamo sacrifici, tutti lavoriamo sodo, tutti ce lo meritiamo».

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement