Peng Shuai intervistata da L'Equipe: "La mia vita quotidiana? Niente di speciale"

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Peng Shuai intervistata da L’Equipe: “La mia vita quotidiana? Niente di speciale”

L’atleta cinese annuncia il ritiro e lancia un messaggio di speranza: “Auguro a tutti di affrontare meno insidie e più pace”. Si fa un po’ di luce sulle comunicazioni avvenute negli ultimi mesi ma restano tanti dubbi

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Peng Shuai - Indian Wells 2017
 

Dopo il 2 novembre dello scorso anno la vita di Peng Shuai e l’attenzione mediatica su di lei non è più la stessa. In un post pubblicato su un social cinese aveva denunciato di aver subito violenze sessuali dall’ex vicepremier cinese Zhang Gaoli, ma dopo trenta minuti il messaggio era stato rimosso. Da quel momento è iniziata un’odissea che ha visto la tennista cinese ricoprire il ruolo di protagonista fantasma e a fatica si sono riuscite ad ottenere informazioni su dove si trovasse e sulle sue condizioni. La WTA ha preso una posizione forte annullando tutti i tornei sul suolo cinese (manterrà la decisione alla luce di questa intervista?) mentre il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach, dopo averci parlato un paio di volte in video-chiamata l’ha invitata a Losanna.

L’ultima apparizione di Peng Shuai intanto risaliva a metà dicembre in compagnia, tra gli altri, dell’ex stella NBA Yao Ming e in quell’occasione c’era stata anche una prima (discutibile per i modi e le interazioni) intervista a Zaobao, testata di Singapore, in cui la doppista cinese aveva fermamente smentito di aver subito qualsiasi forma di violenza. Ora questa storia si arricchisce di un nuovo preziosissimo capitolo fornitoci dal quotidiano sportivo francese L’Equipe il quale, in occasione delle Olimpiadi invernali in svolgimento a Pechino, è riuscito ad intervistare Peng Shuai domenica 6 febbraio. Come si legge sulle pagine del giornale, la richiesta di incontro era stata mandata lo scorso 18 gennaio direttamente al presidente del COC Comitato Olimpico Cinese, Gou Zhongwen, e la risposta positiva è giunta lo scorso giovedì con le seguenti condizioni: l’atleta avrebbe risposto alle domande in cinese e avrebbe ricevuto le domande in anticipo. L’Equipe ovviamente ha accettato, facendo sapere comunque che l’articolo non sarebbe passato a revisione da parte del COC prima della pubblicazione.

La scelta di rivolgersi al Comitato Olimpico Cinese si è comunque rivelata vincente perché la testata francese, essendo l’unica ad aver intrapreso questa strada, è stata ritenuta la più autorevole e dunque la sola ad aver ricevuto l”ok’ per intervistare Shuai. Alla fine l’incontro, avvenuto nel soggiorno di una suite di un hotel, è andato ben oltre la mezz’ora stabilita e la tennista, sempre indossando la mascherina ad eccezione del momento delle foto, ha risposto anche a domande che non erano presenti nella lista iniziale.

L’argomento iniziale della prima intervista ad una testata internazionale ed indipendente di Peng Shuai dall’inizio dello scandalo non poteva che essere il post pubblicato sul social Weibo e l’enorme reazione internazionale che ha scatenato. “Non credo di essere stata a conoscenza di tutto perché non guardo molto le notizie dei media stranieri” ha subito affermato Peng. “Non so leggere in inglese ma ne ho sentito parlare. In primo luogo, vorrei ringraziare tutti i tanti giocatori ATP e WTA, sportivi e personaggi di spicco che si sono preoccupati per me. Non avrei mai pensato che ci sarebbe stata una tale preoccupazione“.

Queste invece le parole circa il suo post accusatoria e il motivo della sua cancellazione: “Cos’è successo… Ho già risposto a questa domanda in un’intervista a Shanghai, in un’e-mail che ho inviato alla WTA e molte altre e-mail. C’è stato un enorme malinteso nel mondo esterno dopo questo post. Non voglio più che il significato di questo post venga distorto. E non voglio altro interesse mediatico su di esso.[…] Non ho mai detto che qualcuno mi ha molestata sessualmente in nessun modo”. Sulla domanda diretta del perché quel post sia svanito lei ha risposto con fermezza di averlo cancellato per sua stessa volontà.

Una delle principali preoccupazioni immediate all’insorgere di questo caso era sapere dove si trovasse Peng Shuai, tanto che si iniziò persino a parlare di sparizione. Lei però anche qui vuole mitigare qualsiasi sensazionalismo: “Non sono mai scomparsa. È solo che molte persone, come i miei amici o persone del CIO, mi hanno mandato messaggi ed era semplicemente impossibile rispondere a così tanti messaggi. Ma sono sempre stata in stretto contatto con i miei amici più cari. Ho parlato con loro, ho risposto alle loro e-mail, ho parlato anche con la WTA… Ma alla fine dell’anno il sistema informatico di comunicazione del loro sito web è stato modificato e molti giocatori hanno avuto difficoltà ad accedere. Ma io e i miei colleghi siamo sempre rimasti in contatto. Ecco perché non so perché si è diffusa la notizia che ero scomparsa”.

Alla domanda sulla sua libertà di movimento la risposta è stata un po’ vaga e marchettistica: “Prima di tutto vorrei dire che i sentimenti, lo sport e la politica sono tre cose ben distinte. I miei problemi sentimentali, la mia vita personale non devono essere mescolati con lo sport e la politica. E lo sport non deve essere politicizzato perché quando succede, il più delle volte significa voltare le spalle allo spirito olimpico e va contro la volontà del mondo sportivo e degli atleti. […] Com’è la mia vita dal 2 novembre? Come dovrebbe essere: niente di speciale…”.

“In primo luogo, vorrei che le persone capissero davvero chi sono: sono una ragazza perfettamente normale, una tennista perfettamente normale. A volte sono serena, a volte sono felice, a volte mi sento triste. Posso anche sentirmi molto stressata o molto sotto pressione… Qualunque siano la normale sensazioni e reazioni che le donne hanno, le provo e le sento anch’io. Mi stai chiedendo se posso viaggiare. Prima, se viaggiavo all’estero, era o per competere o per prendermi cura del mio ginocchio…”.

A questo punto la conversazione si sposta sulla sua carriera tennistica e ciò che si apprende è che è praticamente terminata. “Nel mio cuore io sarò sempre una giocatrice di tennis professionista. Sempre”. Ma quando le viene chiesto se la rivedremo nel circuito si lascia andare in una risata: “Forse in una squadra senior!” “Il tennis ha cambiato completamente la mia vita. Mi ha portato gioia, sfide e molto altro ancora. A volte è difficile dire addio e andare in pensione. Molte persone mi stanno facendo la stessa domanda. Anche se non partecipo più alle competizioni professionistiche, sarò sempre un tennista. Questa improvvisa pandemia ha annullato tutti i nostri progetti. Stiamo tutti soffrendo per questa pandemia, che è una sfida enorme. Non avremmo mai pensato che un giorno avremmo affrontato una cosa del genere. Molte gare sono state annullate, tutto è in fermento”.

Queste nel dettaglio le motivazioni che l’hanno spinta a chiudere la sua carriera a 36 anni: “Se prendi la mia età, i miei molteplici interventi chirurgici e la pandemia che mi ha costretto a smettere di giocare per così tanto tempo, penso che sarebbe molto difficile tornare al livello in cui stavo fisicamente. Ho avuto bisogno di iniezioni nel ginocchio per una dozzina di anni e ho subito due interventi chirurgici circa sette anni fa. Negli ultimi cinque anni ho subito altre tre operazioni. Questo è un grave infortunio. Prima della pandemia, volavo a Monaco ogni due o tre mesi per farmi le iniezioni. Ora, con la pandemia, non possiamo più fare progetti. Devi viaggiare, mettere in quarantena, allenarti. È praticamente impossibile tornare ad allenarsi normalmente, recuperare e tornare a gareggiare. […] Quando è arrivata la pandemia, ero in convalescenza da circa un anno dopo l’intervento chirurgico ed era difficile sapere se potevo davvero tornare al livello in cui ero. Ecco perché la mia partecipazione ai grandi tornei era già molto diminuita”. Terminato l’argomento tennis si è tornato a parlare del suo periodo di ‘isolamento’.

Domanda: Perché hai scelto di comunicare con il presidente dell’CIO Thomas Bach piuttosto che con la WTA? “Non ho scelto niente. Come tutti, te compreso, ho visto la dichiarazione sul sito ufficiale della WTA. Prima di allora, avevo ricevuto solo un’e-mail dal team di supporto psicologico della WTA; nessun collega si era messo in contatto con me. Quando sono venuta a conoscenza della dichiarazione WTA, ho ricevuto una seconda e-mail e un messaggio di testo dallo stesso team di supporto psicologico. Questo è stato molto insolito per me. Perché dovrei aver bisogno di supporto psicologico o qualcosa del genere? Non sapevo come prenderla… Ma se gli psicologi WTA non sono riusciti a raggiungermi e (per questo motivo) pensavano che fossi scomparsa, penso sia un po’ eccessivo. Quindi, dopo aver letto quella dichiarazione, ho risposto personalmente al presidente della WTA, Steve Simon. Sono state inviate diverse copie e ho scritto io stessa quelle e-mail. Era una mia dichiarazione personale. L’ho inviata quella stessa notte ai miei colleghi giocatori tramite WeChat per confermare di persona che avevo effettivamente scritto le e-mail inviate dalla mia casella di posta di lavoro. Poi, tutti mi hanno visto partecipare a un evento promozionale di tennis per giovani. È stato dopo quell’evento che ho ricevuto la notizia che il presidente dell’CIO, il signor Thomas Bach, desiderava chattare in video con me. Alla fine, abbiamo deciso di chiacchierare quella sera stessa”. E poi è arrivata anche la conferma dell’avvenuta cena tra i due, Peng Shuai e Thomas Bach, un paio di giorni prima dell’intervista.

Durante l’intervista, trovandosi sempre in presenza di membri del Comitato Olimpico Cinese era praticamente impossibile per l’ormai ex-tennista poter fare qualsiasi dichiarazione che esulasse dalla narrativa impostagli (sempre che lei ne abbia ancora intenzione), e consapevole di ciò l’intervistatore de L’Equipe ha provato fino alla fine a leggere tra le parole. Questa è stata infine l’ultima domanda: Cosa possiamo augurarti adesso? “Se intendi quello che spero, spero che le contese tra paesi del mondo con culture e sistemi diversi siano meno numerosi e la loro comprensione reciproca più profonda. Spero che ognuno di noi possa vivere nella gioia e nella felicità. Auguro a tutti di affrontare, nel proprio percorso di vita, meno insidie ​​e più pace. Spero anche che ogni atleta che gareggerà in questi Giochi Invernali possa dare il meglio di sé, e anche… Ovviamente auguro vivamente che gli atleti cinesi vincano molte medaglie!” Queste dolci e speranzose parole di Peng Shuai fanno calare definitivamente il sipario sulla questione?

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