Nuovo corso (Cocchi). Sinner, quella fretta di migliorarsi e la voglia di talent. E'crisi con Piatti (Piccardi). Sinner, un rovescio inatteso. Divorzia dall'allenatore Piatti (Rossi). Tra Sinner e Piatti divorzio vicino. Crisi di crescita e giallo supercoach (Semeraro)

Rassegna stampa

Nuovo corso (Cocchi). Sinner, quella fretta di migliorarsi e la voglia di talent. E’crisi con Piatti (Piccardi). Sinner, un rovescio inatteso. Divorzia dall’allenatore Piatti (Rossi). Tra Sinner e Piatti divorzio vicino. Crisi di crescita e giallo supercoach (Semeraro)

La rassegna stampa del 12 febbraio 2022

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Nuovo corso (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

La notizia della crisi più imprevista dello sport italiano parte come un sussurro: Jannik Sinner e il suo mentore e coach Riccardo Piatti sarebbero sull’orlo del divorzio. Una voce che diventa sempre più forte man mano che nell’arco della giornata si aggiungono i pezzi a un puzzle sempre più chiaro, e che in serata è quasi una conferma. Il numero 2 del tennis italiano, il ragazzino prodigio arrivato dalle nevi della Val Fiscalina a Bordighera per diventare un tennista, potrebbe annunciare forse già in questo fine settimana quale sarà il suo futuro. Con o senza lo storico tecnico italiano che da diamante grezzo ne ha fatto una gemma? Incontri decisivi Tutto dipenderà dalle prossime ore, dalle parole che si diranno Jannik e il suo entourage e il team Piatti nel fine settimana. Riconciliazione, o divorzio consensuale? Con o senza supercoach? E se si, quale? Le domande sono tante, e arrivano tutte insieme ad annebbiare l’orizzonte del top 10 italiano che, dopo la positività al Covid, sarebbe tornato ad allenarsi a Montecarlo. Insieme a lui nessuno dei coach che si sono sempre occupati di lui a Bordighera. Né Piatti, né Volpini e nemmeno Brandi. Non ci sono neppure Dalibor Sirola e Claudio Zimaglia, che lo seguono nella parte atletica e nella fisioterapia. Jannik, che dopo aver rinunciato a Rotterdam per il virus ha scelto di non giocare nemmeno l’Atp 250 di Marsiglia, si sta preparando per il rientro a Dubai (dal 21 febbraio) nel Principato con Simone Vagnozzi. […] Vagnozzi è grande amico di Alex Vittur, consigliere di Sinner e legato da una vecchia amicizia con Andreas Seppi, primo idolo di gioventù del giovane Jannik. Super coach Ma se il divorzio da Piatti dovesse consumarsi, per seguire il 20enne altoatesino oltre a Vagnozzi arriverà anche il famoso super allenatore. Il nome più accreditato nelle ultime ore è quello di Boris Becker, uno che non ha bisogno di presentazioni. […]. Ma il suo potrebbe non essere un arrivo immediato. Il tormentone del supercoach era nato durante l’Australian Open quando Sinner aveva parlato di un nuovo ingresso nel team. II primo indiziato era stato John McEnroe, con cui Riccardo Piatti aveva ottimi rapporti. Big Mac, da parte sua, aveva subito accettato con entusiasmo l’idea, proponendosi part time come consulente del top 10 da lui più volte considerato un predestinato. La questione, tuttavia, è stata messa da parte dopo pochi giorni, derubricata a divertissement giornalistico. La crisi I malumori che hanno minato definitivamente il rapporto tra il bambino d’oro e il suo mentore, colui che con un tocco di racchetta magica l’ha trasformato da talento dello sci a fenomeno precoce del tennis mondiale, sarebbero deflagrati all’Australian Open. Già durante il match contro Taro Daniel, al terzo turno, si era visto un gesto di nervosismo da parte di Sinner verso il suo angolo, con il coach invitato in un paio di occasioni a “stare calmo”. La questione, comunque, era stata spiegata dal giocatore dopo la partita: «Succede, anche io sono nervoso e a volte ho bisogno di buttare fuori qualche emozione. È una cosa che in un certo senso mi carica». Poi, la netta sconfitta contro Tsitsipas nei quarti di finale ha aperto ancora la ferita: «È stata una lezione – aveva detto Sinner dopo la batosta -. La sconfitta mi fa capire che mi manca ancora tanto. Devo avere più soluzioni in partita, imparare a fare cose diverse. Tsitsipas si è mosso meglio, ha servito meglio, ha fatto tutto meglio di me», lasciando intendere che forse, per crescere, aveva bisogno di altro.

Sinner, quella fretta di migliorarsi e la voglia di talent. E’ crisi con Piatti (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

<<Io la uso la testa, ma tu devi stare calmo!». Lo sfogo di Melbourne contro il suo angolo, alla fine di un primo set con il giapponese Taro Daniel che si era complicato oltre il previsto, è diventato un mal di pancia fastidioso. E di certo la positività al Covid appena rientrato in Italia (ritirato da Rotterdam e Marsiglia) non migliora l’umore. Qualcosa si è rotto tra il top io più giovane della classifica mondiale, Jannik Sinner, e il coach che l’ha portato per mano là in cima, una volta che la palla di neve era rotolata giù dalle montagne dell’Alto Adige verso l’accademia di Bordighera. […] Non sempre gli obiettivi che coincidono producono matrimoni duraturi e i mal di pancia si possono guarire, è vero ed è auspicabile, però un problema c’è. E va risolto in fretta. La chiave, o il casus belli, ruota intorno alla figura del super coach, il grande ex di cui i migliori si sono dotati negli ultimi anni (Lendl con Murray, Edberg e Ljubicic con Federer, Becker e Ivanisevic con Djokovic, Moya con Nadal, Enqvist è appena entrato nel team di Tsitispas), spesso e volentieri un vincitore Slam, una figura più di sostegno psicologico che un aiuto tecnico, qualcuno insomma che sia in grado di spiegare al giocatore come comportarsi sulla palla break nella finale di un Major non per sentito dire, per esserci passato. L’irresistibile progressione del classe 2003 Carlos Alcaraz (un anno e 262 giorni più giovane di Sinner) guidato dalla stella cometa Juan Carlos Ferrero, re di Parigi e finalista all’Open Usa nel 2003, ha convinto Jannik della necessità di un tutor di lusso, desiderio incassato un po’ a denti stretti da Piatti, che se non perderebbe la centralità nel progetto Sinner vedrebbe comunque una voce ulteriore ronzare nelle orecchie del suo pupillo. E stato proprio Jannik a scatenare il polverone a Melbourne («Presto saprete chi entrerà in squadra…») con un’uscita ingenua, la disponibilità e le chiacchiere offerte da John McEnroe sono state accolte con un certo fastidio da Piatti, che ama i fatti più delle parole, e l’understatement più dei titoli a nove colonne. Ma insomma il barone rosso costretto ai box dal Covid in coda a un veloce blitz dai genitori a Sesto Pusteria frigge, l’Atp 500 di Dubai (senza l’obbligo di vaccino: negli Emirati infatti è atteso il rientro del numero uno Djokovic dopo l’espulsione dall’Australia) incalza, il tennis non aspetta nessuno, nemmeno il ragazzo predestinato a grandi cose, ultimamente un po’ troppo condizionato dai like e dalle ugge dei follower su Instagram. Se in un mondo perfetto sarebbe sensato che Sinner continuasse a lavorare e crescere con Piatti, l’uomo giusto al posto giusto che lo conosce da quando aveva 14 anni, il toto-coach impazza. Uno svedese (Norman), uno spagnolo (Bruguera), quel geniale caciarone di Mac, il grande ritorno di Lendl, una new entry che non ci aspettiamo? II nome sulla bocca di tutti, Ivan Ljubicic, fa sapere di non partecipare al casting. E ancora, ufficialmente, il coach di un anziano Federer sull’orlo del ritiro, è il manager di Matteo Berrettini, che diventi il super coach di Sinner, magari facendo fuori con un parricidio il suo ex allenatore Riccardo Piatti, sembra in effetti troppo. Anche per un romanzo di formazione come questo

Sinner, un rovescio inatteso. Divorzia dall’allenatore Piatti (Paolo Rossi, La Repubblica)

Un parricidio nella famiglia felice. È come un fulmine a ciel sereno immaginare Jannik Sinner che prende le valigie e fa “ciao ciao” a Riccardo Piatti. Clamoroso. […]. Quasi da romanzo di formazione: il vecchio e il giovane, quest’ultimo che lascia la famiglia in montagna per il mare di Bordighera prima e quello di Montecarlo dopo. Sembra un secolo fa. Il ribaltamento ha spiazzato tutti: “Ma che ci volete fare/Non vi sembrerò normale/Ma è l’istinto che mi fa volare/Non c’è gioco ne finzione/Perché l’unica illusione/E’ quella della realtà, della ragione”. Questo muove Sinner, e le parole di Edoardo Bennato sembrano descrivere perfettamente lo stato dell’arte di un ragazzo che ha cominciato a crescere e, dopo l’iniziale fiducia cieca, ha cominciato ad annusare, a guardarsi attorno. […]. Altro che McEnroe. Ma quale coach invisibile. I dolori del giovane Sinner hanno cominciato a incunearsi nel rapporto con il mentore che è diventato soltanto coach: prima qualche dissapore, poi qualche screzio. Infine qualche litigio, sempre con rispetto delle parti, che però si sono allontanate. Quanti sono i rapporti nella storia del tennis che si sono logorati semplicemente per una sola e semplice parola? «Crescita». Che comporta evoluzione, cambiamenti. Tennistici, ma non esclusivamente. Anche di vita. «Ho imparato tanto, anche come persona, in questo ultimo anno» ha detto a Melbourne Jannik, tipo che centellina le parole, le pesa, non mente mai e dice sempre la verità su quel che pensa. «McEnroe? Quando ci sarà ve lo dirò…» disse, mentre stava rimuginando una rivoluzione personale. Sarà stata l’esperienza in Coppa Davis, poi nell’Atp Cup, ma deve aver capito che anche Riccardo Piatti, per quanto saggio ed esperto, non è perfetto. Forse la sconfitta con Tsitsipas ha sciolto gli ultimi lacci. Per cui, a meno di ancor più sorprendenti passi indietro o laterali, il progetto prevede per la definitiva consacrazione di Sinner un coach straniero tipo, per capirci, Magnus Norman, con un altro giovane italiano che potrebbe essere, tanto per fare un nome, Simone Vagnozzi (era il coach di Marco Cecchinato nella gloriosa semifinale del Roland Garros 2018).

Tra Sinner e Piatti divorzio vicino. Crisi di crescita e giallo supercoach (Stefano Semeraro, IL Secolo XIX)

C’è crisi fra Jannik Sinner e il suo storico coach Riccardo Piatti, e non è escluso (anche se onestamente poco auspicabile) che fra i due si arrivi alla rottura. I mal di pancia del numero 10 del mondo vanno avanti da mesi, ma in Australia la situazione è peggiorata, come testimoniato anche da un video in cui Jan reagiva bruscamente in campo alle raccomandazioni dell’allenatore («Io gioco con la testa, ma tu calmati, c… o»). Sinner non è uno che perde facilmente la calma, già da tempo – sette o otto mesi – ha chiesto a Piatti di essere più presente al suo fianco. Riccardo ha saltato Wimbledon e altri tornei, l’allievo non l’ha presa bene. In ballo c’è anche la questione del supercoach, che dovrebbe risolversi a breve. A Melbourne si era parlato di un ruolo da “consigliori” per McEnroe, che si è detto disponibile part time e “a progetto”, ma è probabile, e comprensibile, che il team cerchi una figura con una cultura e una mentalità più europea, anzi nordeuropea. Il profilo più centrato sembra quello di Boris Becker, anche se di altri contatti ce ne sono stati parecchi, da Carlos Moya, oggi al fianco di Nadal, al capitano di Davis spagnolo Sergi Bruguera, ai due ex pro svedesi Magnus Norman (ex coach di Wawrinka) e Mikael Tillstroem. Ivan Ljubicic, coach di Federer e manager dell’altro azzurro Matteo Berrettini, tirato in ballo dai “rumors” ha invece smentito seccamente: «Non sarò io il coach di Sinner, perché non sono disponibile». La questione centrale, però, è un’altra. […] Vorrebbe che Piatti lo seguisse in più tornei; in alternativa ha chiesto al suo fianco un tecnico di qualità di cui ha stima (si parla di Simone Vagnozzi, l’uomo che fece rinascere Cecchinato), che però avrebbe fatto storcere il naso a Piatti. La netta sconfitta con Tsitsipas in Australia e i giorni passati da Sinner a casa con addosso il malore da Covid non hanno aiutato, in queste ore si incrociano le riunioni, le trattative (anche legali), gli scambi di idee: «C’è un po’ di confusione, stanno discutendo», dice chi è vicino ai due. […] La vera pausa arriva ora, quando però si tratta di impostare la stagione, decidere la programmazione, capire in quanti e quali tornei Jan avrà bisogno di più assistenza sul campo. Soprattutto c’è bisogno che il “padre” e il “figlio” – tennisticamente parlando, s’intende… – si chiariscano. A Piatti non ha sicuramente fatto piacere lo “scatto” australiano dell’allievo, Sinner da parte sua sente di essere cresciuto, di «non avere più 16 anni». Vuole decidere in prima persona, e sotto la patina di freddezza nasconde un carattere forte. Nel conto entrano anche le norme del contratto. Resta la speranza, esile, che più di un divorzio si tratti di un – fisiologico – bisticcio in famiglia.

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